Antonio e Luigi Mascarone (o Mascaroni) ebanisti neoclassici

di Andrea Bardelli e Manuela S. Carbone

Ciò che si sapeva sui Mascarone fino a qualche tempo fa è stato magistralmente riassunto nel catalogo della mostra Maggiolini & Co. tenutasi a Milano dal 13 al 21 febbraio 2021 presso la sede di Cambiago di Di Mano in Mano (Maggiolini & Co., pp. 54-67).

Antonio Mascarone
Il primo mobile ad essere stato identificato è un secrétaire firmato sull’ovale al centro dell’anta “Antonio Mascarone di Cesano fece nell’año 1802” (G. Palacios 1966 pp. 82-83 e 88; G. Palacios 1986, vol. I, p. 174, vol. II, pp. 300 nn. 621-625), il secondo, anch’esso un secrétaire, reca sul pannello inferiore sinistro “A.M.F. Cesano 1804” e, nel pannello superiore “A.M. Cesano” (Civiltà del legno, n. 17, p. 85 e ss., scheda di Giovanni Villani) [Figure 1 e 2].

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Figura 1. Antonio Mascarone, secrétaire, 1802, già mercato antiquario.

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Figura 2. Antonio Mascarone, secrétaire, 1804, Genova, Galleria Palazzo Bianco.

La seconda fonte rende noti anche quattro pannelli intarsiati raffiguranti scene marinaresche. Il primo è siglato “A.M.F.” e presenta, con qualche variante, la stessa scena porto visibile sull’anta superiore del secrétaire di Palazzo Bianco [Figura 3], il secondo è anch’esso siglato “A.M.F.” [Figura 4], mentre i due restanti sono siglati rispettivamente “IN CISANO A.M.F. MDCCCIV” e “IN CISANO A.M.F. 1804.” (Civiltà del legno, pp. 87-89).

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Figure 3 e 4. Antonio Mascarone, pannelli intarsiati, già mercato antiquario.

Nel 1996, Enrico Colle attribuisce correttamente ad Antonio Mascarone un tavolo intarsiato che si conserva presso le Civiche Raccolte d’Arte del Castello Sforzesco di Milano, in quanto sul piano compare lo stesso Trionfo di Bacco intarsiato sull’anta ribaltabile del secrétaire del 1802 di cui alla Figura 1 (Colle 1996, n. 617, p. 346, illustrazioni p. 349 e 351) [Figure 5 e 5bis].

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Figure 5 e 5bis. Antonio Mascarone, tavolo, Milano, Civiche Raccolte d’Arte del Castello Sforzesco, inv. n. 567.

Nel 2005, Giuseppe Beretti rende noti due mobili.
Il primo è un tavolo scrittoio a due cassetti che si conserva presso la Soprintendenza ai Beni Storici e Artistici di Milano. I pannelli intarsiati sul piano raffigurano, rispettivamente, La morte di Clorinda e Il sogno di Tancredi, soggetti tratti dalla Gerusalemme Liberata. In uno dei due si legge “IN CESANO F.”, mentre le iniziali che precedono sono indecifrabili, ma Beretti ipotizza che siano quelle di Antonio Mascarone, senza contare che le scene raffigurate sugli stessi pannelli ricordano quelle intarsiate sugli ovali delle ante inferiore del secrétaire di Figura 1 (Beretti 2005, p. 120-124) [Figure 6 e 6bis].

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Figure 6 e 6bis. Antonio Mascarone, tavolo intarsiato, 1802-1804 circa, prov. Palazzo Reale di Monza, Milano, Soprintendenza ai Beni Storici e Artistici.

Del secondo, un secrétaire in collezione privata, viene mostrato solo la cartella circolare al centro dell’anta ribaltabile raffigurante un putto che cavalca un delfino, su cui compaiono sia la data 1793, sia l’iscrizione “A.M.F.” (Beretti 2005, pp. 120-127) [Figura 7].

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Figura 7. Antonio Mascarone, particolare di un secrétaire, 1793, collezione privata.

L’intarsio è tratto da un disegno attribuito a Giuseppe Levati che faceva parte della dotazione della bottega di Giuseppe Maggiolini (G. Beretti-A. Gonzales Palacios 2014, p. 113, n. B115115bis) e da lui utilizzato in qualche occasione, come per decorare la fronte di un cassettone pubblicato da Beretti nel 2010 (Beretti 2010, n. 140, p. 356 n. 140) [Figura A, nota 1].

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Figura A. Giuseppe Maggiolini, cassettone, collezione privata.

Ricomposto questo corpus delle opere di Antonio Mascarone (Wegher in Maggiolini & Co., pp. 54-57), la mostra Maggiolini & Co. e il relativo catalogo presentano un inedito, un tavolo scrittoio che può essere messo a confronto con i tavoli di cui alle Figure 5 e 6 ed essere attribuito senza riserve ad Antonio Mascarone [Figure 8 e 8bis].

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Figure 8 e 8bis. Antonio Mascarone, tavolo intarsiato, mercato antiquario.

Non sarà sfuggito che l’intarsio al centro del piano raffigurante il Trionfo di Bacco è lo stesso collocato sull’anta ribaltabile del secrétaire di Figura 1 e sul piano del tavolo di Figura 5.
In chiusura al commento sul tavolino, viene riportata la notizia di due cassettoni in collezione privata, datati 1802, su cui compaiono alcune scritte incomplete: su uno “Concordia coniugali 1802…F.” e sull’altro “ficem uxoriam” (farò la moglie) che si ritiene siano stati eseguiti da Antonio Mascarone (E. Sala in Maggiolini & Co., pp. 60-61). Purtroppo, non si dispone di alcuna immagine.

Aggiunte al corpus di Antonio Mascarone
Tutto ciò premesso, un contributo all’accrescimento del catalogo, ancora esiguo, di Antonio Mascarone è fornito da due mobili.
Il primo è un cassettone passato in asta da Capitolium a Brescia, di cui disponiamo solo di una brutta immagine [Figura 9], in cui è riconoscibile lo stesso intarsio con Il sogno di Tancredi che sul lato destro del piano nel tavolo di Figura 6 (vedi Figura 6bis). La scelta e la disposizione dei legni nel comporre sia l’impiallacciatura, sia gli intarsi è immediatamente riscontrabile nella produzione finora esaminata.

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Figura 9. Antonio Mascarone (qui attribuito), cassettone, Capitolium, asta 191 n. 76.

Il secondo è stato pubblicato nel 1990 da Giacomo Wannenes (Wannenes 1990 p. 147a) [Figura 10], qui attribuito ad Antonio Mascarone per diverse ragioni. Il decoro delle lesene è molto simile a quello dei due secrétaire, i medaglioni con teste di profilo sul primo cassetto sotto il piano si ritrovano sulla mazzetta dei tavoli di cui alle Figure 6 e 6 e, infine, l’intarsio architettonico al centro della fronte – di soggetto indecifrabile dall’immagine – può ricordare, sebbene all’interno di una cornice rotonda e non poligonale, le scene marinaresche intarsiate sull’anta ribaltabile del secrétaire di Figura 2 e sui pannelli di cui alle Figure 3 e 4.

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Figura 10. Antonio Mascarone (qui attribuito), cassettone, già mercato antiquario.

Luigi Mascaroni
Di Luigi Mascaroni erano già stati resi noti da Giuseppe Beretti due pannelli intarsiati con scene tratte dalle incisioni del pittore milanese Francesco Londonio (1723-1783), su cui compaiono le scritte “Francesco Londonio inv.” e “Luigi Mascaroni Fece” (Beretti 2005, pp. 128-133; Wegher in Maggiolini & Co., pp. 58-59) [Figure 11 e 12].

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Figure 11 e 12. Luigi Mascaroni, coppia di pannelli intarsiati, collezione privata.

Un breve saggio di Alessandro Wegher, contenuto nel catalogo della mostra Maggiolini & Co. rende nota un altro lavoro certo di Luigi Mascaroni, conservata a Bergamo nella chiesa dei santi Bartolomeo e Stefano, un pannello intarsiato dal titolo La benedizione dei fanciulli, su cui compaiono le scritte “Gius. Diotti inv.” e “Luigi Mascaroni Fece” [Figura 13].

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Figura 13. Luigi Mascaroni, La benedizione dei fanciulli, pannello intarsiato, Bergamo, chiesa dei santi Bartolomeo e Stefano.

L’intarsio è tratto da un’opera del pittore cremonese Giuseppe Diotti (1779-1846), più precisamente un affresco eseguito attorno al 1833-34 per la Cattedrale di Cremona (Wegher in Maggiolini & Co., pp. 62-63).
In occasione della stessa mostra Maggiolini & Co. sono stati presentati ben sei pannelli inediti, raffiguranti altrettante divinità romane, che vengono attribuito a Luigi Mascaroni. [Figura 14].

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Figura 14. Luigi Mascaroni, gruppo di pannelli intarsiati con scene mitologiche, mercato antiquario.

Su tutti compaiono le scritte “Raffaello Sanzio Urbino” e “Luigi Mascaroni Fece”. Le immagini sono, infatti, fedeli trasposizioni dei disegni realizzati dal pittore lucchese Stefano Tofanelli (1752-1812) su invenzioni di Raffello. Nella scheda di commento ai sei pannelli, a corredo delle poche informazioni su Luigi Mascaroni, gli viene attribuito, senza purtroppo mostrarne l’immagine, un tavolo intarsiato “di gusto eclettico nel disegno architettonico”, siglato “L. M. F. 1843”, in cui “sono inserite a intarsio diverse scene mitologiche e bucoliche, eseguite con gli stessi materiali che riscontriamo nei quadri descritti, seppur di qualità più imprecisa e veloce (Simone in Maggiolini & Co., pp. 64-67).

Aggiunte al corpus di Luigi Mascaroni
A sostegno dell’ipotesi che Luigi Mascaroni non abbia eseguito solo pannelli intarsiati, attività in cui eccelleva, ma anche mobili, citiamo due cassettoni che in questa sede gli vengono attribuiti.
Il primo è un cassettone siglato “L. M. F.” e datato 1811, passato in asta presso la Meeting Art di Vercelli senza alcun riferimento a Luigi Mascaroni [Figura 15].

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Figura 15. Luigi Mascaroni, cassettone intarsiato, siglato L.M.F. e datato 1811, Meeting Art 31.10-8.11.2020 n. 300.

A favore di un’attribuzione a Luigi Mascaroni depone non solo la stessa sigla segnalata sopra a proposito di un tavolino, ma anche l’utilizzo della scena con Il sogno di Tancredi che abbiamo già incontrato sui mobili di Antonio Mascarone. Sul rapporto tra Antonio e Luigi torneremo nella parte finale dell’articolo (nota 2).
Del secondo, un cassettone a ribalta, disponiamo solo di immagini frammentarie, ma non per questo meno eloquenti [Figure 16a e 16b]. Sul primo cassetto vediamo dei piccoli paesaggi intarsiati all’interno di riserve circolari, mentre i cassetti sottostanti mostrano una corolla floreale al centro, due pappagalli intarsiati entro riserve circolari e intarsi floreali agli estremi.
Sul piano della ribalta, all’interno di una riserva ovale con ai lati due cornucopie è raffigurata una scena di caccia (a un mostro?) in cui si legge “L.M.F. 1796” [Figura 16bis].

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Figure 16a e 16b. Luigi Mascaroni, cassettone a ribalta intarsiato, siglato L.M.F. e datato 1796, ubicazione ignota.

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Figura 16bis. Sigla sul cassettone a ribalta di cui alle Figure 16a e 16b.

Sulla base di quest’ultimo confronto siamo in grado di assegnare a Luigi Mascheroni un cassettone inedito, proveniente da una collezione privata, che presenta la stessa distribuzione della fronte e identici decori a rosoni e racemi fogliati [Figura 17 e 17bis].

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Figure 17 e 17bis. Luigi Mascaroni (qui attribuito), cassettone intarsiato, collezione privata.

Ci sentiamo di attribuire a Luigi Mascaroni anche un altro cassettone, transitato abbastanza di recente sul mercato antiquario [Figura 18].

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Figura 18. Luigi Mascaroni (qui attribuito), cassettone intarsiato, mercato antiquario.

L’attribuzione si giustifica per vari elementi: la scena galante ritratta all’interno del rombo al centro della fronte richiama, nello stile, le scene raffigurate sia sul mobile di Figura 15, sia su quelli di Antonio Mascarone e i piccoli paesaggi entro rombi sul primo cassetto rimandano agli ovali collocati nella stessa posizione nella ribalta di Figura 16. Riscontriamo una certa affinità nella produzione di entrambi i Mascarone/Mascaroni anche nella disposizione dell’impiallacciatura e nel colorismo, con particolare riferimento al legno tinto di verde.

Cronologia e parentela
Si sarà notato come Antonio compaia con il cognome Mascarone, mentre Luigi con quello di Mascaroni.
Varie di affinità stilistiche, confermate anche dal presente lavoro, fanno affermare a Wegher che “non è forse una suggestione pensare che i due ebanisti possano essere legati da una stretta parentela” (Maggiolini & Co., p. 59).
Beretti osservava, a proposito dei due pannelli di cui alle Figure 11 e 12, che sulla “e” compare un “pallino”, trasformandola in una “i” e suggellando la transizione da Mascarone a Mascaroni (Beretti 2005, p. 130) [Figura 12bis]. Poco dopo, ipotizza che Luigi possa essere un figlio di Antonio (Beretti 2005, p. 132).

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Figura 12bis. Dettaglio di Figura 12.

Per quanto riguarda Antonio, la data più antica che si registra è il 1793 che compare sul secrétaire di cui un dettaglio in Figura 7, mentre il resto della produzione nota si concentra entro il 1804.
Di Luigi si sapeva che fosse ancora attivo addirittura nel 1843 quando sigla il tavolo “di gusto eclettico nel disegno architettonico” di cui si diceva sopra (nota 3).
Notizie su Luigi Mascaroni si possono trovare in varie pubblicazioni ottocentesche, quali l’Almanacco di commercio 1821, dove compare tra gli Ottonaj come “fabbr. ed intarsiatore d’ogni sorta d’ornamenti in metalli, vicolo di s. Protaso 2232”. Compare anche nell’L’interprete milanese ovvero Guida 1821, oppure ancora nell’ Utile giornale ossia Guida per Milano 1827, in cui risulta Intarsiatore ornatista, specializzato “… ornamenti in metallo di figura, d’ornato, caratteri, cifre, numeri, trofei, ec. per ogni sorta di mobilia, vicolo di s. Protaso, al Foro 2232, all’insegna del Parrucchiere”.
Rispetto a quanto si sapeva di lui, la sua figura si arricchisce di questa nuova abilità nell’eseguire intarsi e decorazioni in metallo, secondo una moda che, per i mobili, inizia a diffondersi in epoca Impero.
Enrico Colle, in articolo dal titolo Dipingere con l’intarsiatura …, pubblicato sulla Rassegna di Studi e Notizie del Castello Sforzesco di Milano cita un Luigi Mascheroni, intarsiatore “sì in legno che in metalli”, attivo almeno dal 1842 al 1850, ricavando l’informazione dalle Guide di Milano per gli anni 1842, 1844, 1846, 1848, 1849, 1850 (Colle 1995, p. 139, nota 38 a p. 146).
Se si tratta dello stesso Luigi, dobbiamo estendere la sua attività fino alla metà dell’Ottocento, avvalorando l’ipotesi di Giuseppe Beretti di un rapporto di parentela padre-figlio.
Contro quest’ipotesi gioca la data 1796 apposta sulla ribalta siglata L.M.F. di cui alle Figura 16bis che, se messa in relazione al tavolino di Antonio (di cui si hanno solo notizie) datato 1793, avvalorerebbe l’idea che i due fossero fratelli.
Per aver siglato nel 1796 un mobile, un almeno sedicenne Luigi doveva essere nato non dopo il 1780 ed avere quindi settant’anni quando risulta attivo nel 1850. Tutto può essere, ma si fatica a crederlo. Possiamo al più ipotizzare che l’autore della ribalta nel 1796 fosse effettivamente il nostro Luigi e che la sua bottega (Maggiolini docet) possa essere proseguita dagli eredi a suo nome all’indirizzo di “vicolo di s. Protaso, al Foro 2232, all’insegna del Parrucchiere”.

NOTE

[1] Lo stesso intarsio compare anche al centro dell’anta ribaltabile di un secrétaire passato in asta presso Semenzato nel novembre 1990 [Figura B].

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Figura B. secrétaire neoclassico intarsiato, Semenzato, Napoli novembre 1990 n. 122.

Non si tratta, ovviamente, del mobile appena citato e, nonostante alcune affinità con i secrétaire di cui alle Figure 1 e 2, con particolare rifermento al decoro delle lesene, non ci sentiamo di avanzare un’attribuzione all’ambito dei Mascarone. Questo secrétaire è stato, per ora, classificato nel contesto di una bottega che nulla ha a che vedere con la produzione Mascarone finora identificata.

[2] Per quanto riguarda alcuni aspetti morfologici e decorativi, il cassettone trova diversi riscontri in una famiglia di mobili finora classificati sotto l’etichetta puramente convenzionale di “Bottega dell animale fantastico” che vanta diversi esemplari piuttosto eterogenei. Allo stato attuale degli studi è tuttavia prematuro anche solo ipotizzare che questi mobili possano confluire nel catalogo di Luigi Mascaroni.

[3] Non compare invece nell’Interprete milanese o sia Guida Generale del Commercio e dei ricapiti di Milano per l’anno 1827 a cui abbiamo dedicato l’articolo Falegnami e mobilieri a Milano nel 1827 (giugno 2016) [Leggi], dove figura invece, come unico intarsiatore tra tanti falegnami e mobilieri, Mascheroni GiovanniPremiato dall’I. R- Istituto, orna mobili, bigliardi, pavimenti ecc., tanto in ottone, quanto con cemento di diversi colori, c. del Leoncino alla cinque Vie 2532”. Nell’articolo, lo si metteva in relazione a Luigi e Antonio, ma ora sappiamo che l’indirizzo è diverso da quello in cui negli stessi anni operava Luigi.

Bibliografia citata
-E. Colle, Dipingere con l’intarsiatura in legno appunti sul mobile intarsiato lombardo, in Rassegna di Studi e Notizie, Castello Sforzesco, Milano A. 1995, p. 105-146.
-A. Gonzales Palacios, Dal Direttorio all’Impero, Fabbri, Milano 1966.
-AAVV, Civiltà del legno, mobili delle collezioni di Palazzo Bianco e del Museo degli ospedali di San Martino), Sagep, Genova 1985.
– A. Gonzales Palacios, Il tempio del gusto. Il Granducato di Toscana e gli Stati Settentrionali, Longanesi, Milano 1986.
-G. Wannenes, Mobili italiani del Settecento, Leonardo, Milano 1990.
-G. Beretti-A. Gonzales Palacio, Giuseppe Maggiolini. Catalogo ragionato dei disegni, Inlimine, Milano 2014.
-Maggiolini & Co. Il successo dell’intarsio neoclassico nella Milano napoleonica (con testi di Enrico Sala, Giuseppe Beretti, Alessandro Wegher e Valentina Simone), Anticonline, Milano 2020.

Marzo 2023

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