Il mobile lombardo di metà Settecento “a cornicette nere”. Metodologia di analisi.

di Andrea Bardelli

Scopo di questo articolo è di provare e determinare quali siano i dettagli morfologici e decorativi che possono aiutare a riunire per famiglie i mobili del genere “cornicette nere” prodotti in Lombardia attorno alla metà del Settecento (nota 1).
Applicando più o meno lo stesso metodo già sperimentato per il mobile neoclassico lombardo, sono stati identificati i seguenti parametri: forma del mobile, forma e decoro dello spigolo, forma dei piedi, forma e decoro della cimasa (per i trumò), decoro (cornicette) sulla fronte e sul piano della ribalta, decori marginali (fianchi, ante, ecc.).

Stessa forma e stesso decoro
È abbastanza facile sostenere che due mobili appartengono alla stessa famiglia quando si verifica una sostanziale identità di forme e decoro, pur in presenza di piccole varianti [Figure 1 e 2].

Figura 2. Cassettone a ribalta con alzata, Lombardia, metà circa del XVIII secolo, Finarte dicembre 1991 n. 482.

Figura 1. Cassettone a ribalta, Lombardia, metà circa del XVIII secolo, mercato antiquario.

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Figura 2. Cassettone a ribalta con alzata, Lombardia, metà circa del XVIII secolo, Finarte dicembre 1991 n. 482.

La ribalta e il trumò hanno la fronte decorata in modo pressoché identico; si riscontrano alcune differenze nella forma dei piedi e nello spigolo del corpo inferiore.
Anche nei due esemplari che seguono [Figura 3 e 4, nota 2], forma e decoro sono quasi del tutto identici, sia sulla fronte, sia sui fianchi, mentre si riscontrano differenze nello spigolo e nella forma dei piedi.

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Figura 3. Cassettone a ribalta, Lombardia, metà circa del XVIII secolo, mercato antiquario.

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Figura 4. Cassettone a ribalta, Lombardia, metà circa del XVIII secolo, mercato antiquario.

Le varianti possono essere più o meno significative e riguardare anche il decoro.
Si veda l’esempio di due ribalte, sicuramente appartenenti alla stessa famiglia [Figure 5 e 6], che divergono, anche se in modo marginale, per il decoro sull’asse della ribalta, oltre che per i piedi.

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Figura 5. Cassettone a ribalta, Lombardia, metà circa del XVIII secolo (pubblicato in Giorgio Wannenes, Mobili italiani del Settecento, Leonardo, Milano 1990 p. 60).

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Figura 6. Cassettone a ribalta, Lombardia, metà circa del XVIII secolo, Pandolfini giugno 2020 n. 158.

Nelle due ribalte successive [Figure 7 e 8] le differenze riguardano il decoro dell’asse ribaltabile (anche qui marginalmente) e i piedi, ma anche lo spigolo.

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Figura 7. Cassettone a ribalta, Lombardia, metà circa del XVIII secolo (pubblicato in AAVV, Arredi del Settecento, Artioli, Modena 2003 p. 212).

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Figura 8. Cassettone a ribalta, Lombardia, metà circa del XVIII secolo (pubblicato in W. Terni de Gregory, Vecchi mobili italiani, Vallardi, Milano 1953 p. 141 n. 136).

Vediamo ora due trumò sicuramente appartenenti alla stessa famiglia per la medesima impostazione e il decoro della fronte del corpo inferiore [Figure 9 e 10]; anche l’alzata è impostata allo stesso modo (profilo delle ante vetrate e lesene). Tuttavia, alcuni elementi risultano diversi come il decoro al centro della cimasa e le lesene del corpo inferiore; i piedi sono del tutto diversi, ma quelli di Figura 9 potrebbero essere frutto di un restauro.

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Figura 9. Cassettone a ribalta con alzata, Lombardia, metà circa del XVIII secolo, Finarte dicembre 1986 n. 133.

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Figura 10. Cassettone a ribalta con alzata, Lombardia, metà circa del XVIII secolo (pubblicato in Edi Baccheschi, Mobile europeo del Settecento, Fenice 2000, Milano 1994).

In sostanza, possiamo sin qui confermare che i mobili appartengono alla stessa famiglia se c’è una sostanziale rispondenza tra forma e decoro principale.

Stessa forma e decoro diverso
Il decoro, con particolare riferimento al disegno e alla disposizione delle cornicette nere, è la prima cosa a essere percepita visivamente; la forma si nota in seconda battuta.
Per quanto riguarda gli esemplari di eccellenza, è proprio la forma il criterio prevalente per identificare mobili appartenenti alla stessa famiglia. Gli artigiani tendevano a costruire i mobili di migliore qualità adottando forme simili ed eventualmente differenziando in parte il tipo di decoro.
Mostriamo due ribalte che hanno la stessa forma, ma si differenziano, questa volta in modo significativo, per il decoro della fronte; i piedi, lo spigolo e il decoro sull’asse della ribalta sono del tutto simili [Figure 11 e 12].

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Figura 11. Cassettone a ribalta, Lombardia, metà circa del XVIII secolo, Finarte ottobre 1986 n. 95.

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Figura 12. Cassettone a ribalta, Lombardia, metà circa del XVIII secolo, mercato antiquario.

La cosa può riguardare anche mobili di una certa qualità ma di forma meno eclatante [Figure 13 e 14]. Non vi sono dubbi che le due ribalte appartengano alla stessa famiglia, nonostante il “cuore” al centro della fronte sia molto diverso; per contro i due mobili sono uguali, oltre che nella forma, nel decoro sull’asse della ribalta, nei comparti laterali della fronte, nel cassetto sotto la ribalta, negli spigoli e nei piedi.

Figura 14. Cassettone a ribalta, Lombardia, metà circa del XVIII secolo, Finarte 17.10.98 n. 1106.

Figura 13. Cassettone a ribalta, Lombardia, metà circa del XVIII secolo, mercato antiquario.

Figura 14. Cassettone a ribalta, Lombardia, metà circa del XVIII secolo, Finarte 17.10.98 n. 1106.

Figura 14. Cassettone a ribalta, Lombardia, metà circa del XVIII secolo, Finarte 17.10.98 n. 1106.

All’estremo, possiamo affermare che due mobili appartengono alla stessa famiglia se la stessa forma ricorre in entrambi, anche se i decori eseguiti sono completamente diversi sia sulla fronte, sia sul piano della ribalta. Pertanto, la ribalta siglata TB, conservata nelle collezioni del Castello Sforzesco di Milano [Figura 15, nota 3] potrebbe essere associare a un mobile omologo passato in asta da Sotheby’s [Figura 16].

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Figura 15. Cassettone a ribalta, siglata TB, Lombardia, metà circa del XVIII secolo, Milano, collezioni del Castello Sforzesco inv. 623.

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Figura 16. Cassettone a ribalta, Lombardia, metà circa del XVIII secolo, Sotheby’s 11.12.08 n. 53.

Come si può osservare, il disegno delle cornicette è diverso, anche se condotto in modo analogo, ma la forma è simile in tutto e per tutto, compreso lo spigolo (ebanizzatura a parte) formato da una costolatura e interrotto dalla sagoma di base sotto la quale si innestano i piedi incurvati a ricciolo.

Forma diversa e stesso decoro
Esiste però anche la possibilità che sia il decoro, soprattutto se di tipo “eclatante”, a determinare l’appartenenza a una famiglia prevalendo sulla forma. Si vedano due ribalte [Figure 17 e 18, nota 4] che presentano un identico decoro a cornicette nere sulla fronte e sui fianchi, ma una forma diversa: l’una “bombata” sui fianchi in senso verticale, l’altra mossa sui fianchi in senso orizzontale (allargandosi verso lo schienale); in questo caso, sia lo spigolo, sia il piede differiscono in modo sensibile. Eppure, nessuno dubiterebbe che i due mobili siano stati eseguiti dallo stesso artigiano.

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Figura 17. Cassettone a ribalta, Lombardia, metà circa del XVIII secolo (pubblicato in Edi Baccheschi, Mobile europeo del Settecento, Fenice 2000, Milano 1994, p. 148).

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Figura 18. Cassettone a ribalta, Lombardia, metà circa del XVIII secolo, mercato antiquario.

Si tratta ora di dare il giusto peso ai dettagli minori, ossia quando i dettagli minori possono diventare molto significativi, se non determinanti, al fine di attribuire mobili diversi alla stessa famiglia.

Piede
Possiamo trovare lo stesso piede su mobili apparentemente molto diversi. È il caso di due ribalte aventi entrambe un piede “traforato” molto particolare (non il solito ricciolo o la solita pera rovesciata), ma forma e decoro diversi [Figure 19 e 20].

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Figura 19. Cassettone a ribalta, Lombardia, metà circa del XVIII secolo, collezione privata.

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Figura 20. Cassettone a ribalta, Lombardia, metà circa del XVIII secolo, mercato antiquario.

Eppure, i due mobili potrebbero essere usciti dalla stessa bottega perché, a parte il piede e la stessa idea di spigolo, essi presentano la stessa disposizione della lastronatura, con particolare riferimento alla radica di noce all’interno delle riserve delimitate dalle cornicette nere. Quello della disposizione della lastronatura, insieme a una miriade di dettagli costruttivi (incastri, connessioni, chiodature), è un elemento più difficile da accertare, se non attraverso un esame dal vero precluso nella presente analisi.
Tornando al piede, quindi, la sua forma, tanto più se particolare, potrebbe avere una funzione, se non decisiva, almeno segnaletica e foriera di un’analisi più sofisticata (nota 5).

 Spigolo
Anche il solo spigolo, quando è molto particolare, potrebbe segnalare, come sopra, l’appartenenza di due mobili alla stessa bottega, se non proprio alla stessa famiglia (nel senso indicato in nota 1).
Vediamo, ad esempio, due trumò che hanno lo spigolo concepito in modo identico: un elemento cilindriforme all’altezza del primo cassetto e due lesene ricciolute che “lasciano vedere l’aria” (per dirla in gergo) [Figure 21 e 22]. Non si può non accomunarli sebbene, per tutto il resto, siano completamente diversi (nota 6).

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Figura 21. Cassettone a ribalta con alzata, Lombardia, metà circa del XVIII secolo, Gazzada (Va), Collezione Cagnola inv. MO.20.

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Figura 22. Cassettone a ribalta con alzata, Lombardia, metà circa del XVIII secolo, Il Ponte marzo 2000 n. 369.

Lo stesso si può dire per due ribalte [Figure 23 e 24] che sono assai diverse, tranne che per alcuni elementi riuniti attorno allo spigolo del corpo superiore ed evidenziati dal cerchio rosso (lo spigolo stesso, il decoro sul fianco, un ricciolo appartenente alla formella al centro dell’asse ribaltabile), che fanno propendere per due mobili sicuramente appartenenti allo stesso ambito e, probabilmente alla stessa bottega/famiglia.

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Figura 23. Cassettone a ribalta, Lombardia, metà circa del XVIII secolo, archivio Semenzato.

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Figura 24. Cassettone a ribalta, Lombardia, metà circa del XVIII secolo, Finarte giugno 2002 n. 37.

Piede e spigolo
Le due ribalte successive appaiono del tutto diverse [Figure 25 e 26], ma spigoli e piedi risultano pressoché identici, in questo caso rispondenti a una soluzione molto semplice (che non presuppone l’ideazione di un designer).
L’appartenenza dei due mobili, magari non alla stessa famiglia, bensì alla stessa bottega (vedi ancora nota 1), potrebbe essere avvalorata anche per un modo simile di condurre la decorazione come si può notare in alcuni dettagli evidenziati nelle immagini.

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Figura 25. Cassettone a ribalta, Lombardia, metà circa del XVIII secolo, mercato antiquario.

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Figura 26. Cassettone a ribalta, Lombardia, metà circa del XVIII secolo, Pandolfini 16.6. 2020 n. 61.

Decori marginali
Passiamo a considerare alcuni decori che definiamo “marginali” perché non collocati in primissimo piano oppure perché meno evidenti.
Facciamo l’esempio di due ribalte sostanzialmente diverse nella forma [Figure 27 e 28], l’una curata nella fattura e nei dettagli, l’altra decisamente “basica”. Il decoro tripartito sulla fronte dei cassetti è riconducibile a una stessa “idea”, ma l’unico elemento che le unifica è l’identico decoro sull’asse ribaltabile.

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Figura 27. Cassettone a ribalta, Lombardia, metà circa del XVIII secolo, mercato antiquario.

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Figura 28. Cassettone a ribalta, Lombardia, metà circa del XVIII secolo, Finarte giugno 2001 n. 566.

Ci si chiede, senza per ora trovare una risposta esauriente, se il decoro sull’asse della ribalta sia sufficiente a identificare la stessa bottega o se almeno la stessa scansione nella decorazione dei cassetti sia almeno da riferire a una stessa area di provenienza.
Lo stesso dicasi per un decoro che troviamo sul fianco in mobili diversi, benché caratterizzati da una certa “aria di famiglia” [Figure 29 e 30].

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Figura 29. Cassettone a ribalta, Lombardia, metà circa del XVIII secolo, Il Ponte 6.6.02 n. 284.

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Figura 30. Cassettone a ribalta con alzata, Lombardia, metà circa del XVIII secolo, collezione privata.

Anche in questo caso, ci si domanda se si possa ritenere questo dettaglio sufficiente ad aggregarli, in assenza di più precise concordanze.
Gli esempi si potrebbero moltiplicare.
Più in generale, c’è da chiedersi se il ricorrere di certi dettagli minori, ad esempio la famosa “goccia” [Figura A], sia sufficiente, senza la concomitanza di altri fattori identitari, ad assegnare due esemplari alla stessa famiglia, a una stessa bottega o, almeno, alla medesima area di provenienza.

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Figura A. Decoro “a goccia” sull’asse di una ribalta lombarda, metà circa del Settecento.

Un decoro che esito a definire minore, se non altro per la sua vistosità, è il cosiddetto “ricciolone”, assunto nella denominazione di una “bottega” protagonista dell’articolo citato in nota 5. Anche in questo caso si impone una riflessione perché, guardando due ribalte contraddistinte da questo decoro, ma sostanzialmente diverse [Figure 31 e 32], si ha l’impressione che il ricciolone non sia una “griffe”, come ho sempre pensato, bensì uno dei tanti motivi decorativi condivisi da più botteghe. Valgano anche in questo caso le considerazioni espresse nella nota 6. Nella Figura 29 si vede anche la “goccia” (circolino verde) di cui si è appena detto.

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Figura 31. Cassettone a ribalta, Lombardia, metà circa del XVIII secolo (pubblicato in Clelia Alberici, Il mobile lombardo, Gorlich 1969, p. 107.

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Figura 32. Cassettone a ribalta, Lombardia, metà circa del XVIII secolo, mercato antiquario.

Cimasa
Concludiamo con alcuni particolari riferibili alla cimasa dei trumò, riprendendo alcuni concetti sopra esposti.
Prendiamo in esame due trumò del tutto diversi [Figure 33 e 34], se non per la sommità della cimasa impostata nello stesso modo, nonché per due decori centinati con ricciolo (nota 7).

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Figura 33. Cassettone a ribalta con alzata, Lombardia, metà circa del XVIII secolo, Finarte 17.10.98 n. 1368.

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Figura 34. Cassettone a ribalta con alzata, Lombardia, metà circa del XVIII secolo, mercato antiquario.

Difficile sostenere che i due mobili appartengano alla stessa famiglia, mentre è probabile che provengano dallo stesso ambito e forse dalla stessa bottega.
Lo stesso dicasi per altri due trumò [Figure 35 e 36], anch’essi molto diversi tra loro, in cui la parte sopra alle ante viene risolta nello stesso modo. I più attenti avranno notato che entrambi i mobili (soprattutto il secondo) si apparentano, per la forma della parte alta della cimasa, ai due esaminati in precedenza.

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Figura 35. Cassettone a ribalta con alzata, Lombardia, metà circa del XVIII secolo, Semenzato febbraio 1972 n. 224.

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Figura 36. Cassettone a ribalta con alzata, Lombardia, metà circa del XVIII secolo, Christie’s novembre 2000 n. 818.

Conclusione
Avevo concepito per questo articolo il sottotitolo “Diario di una sconfitta” perché si conclude con la difficoltà, se non l’impossibilità, di identificare alcuni parametri in base ai quali poter aggregare in modo sistematico mobili tra loro simili. C’è da dire che è stata prodotta un’infinità di esemplari di cassettoni, ribalte e trumò decorati con cornicette nere e che le botteghe perseguivano una certa differenziazione, a vari livelli di qualità, servendosi di un vasto repertorio morfologico e decorativo.
Ciò vale anche nel caso in cui a decidere forma e decoro non fosse il capo bottega, bensì un architetto designer.
Quindi, a parte alcuni casi in cui è evidente la concomitanza di forma e decoro, non è facile correlare i vari esemplari e ricondurli alla stessa famiglia/bottega, se non attraverso un’attenta osservazione, caso per caso, di alcune concordanze. Sicuramente è più semplice stabilire una provenienza da uno stesso ambito geografico, anche abbastanza circoscritto, se si assume che molti particolari siano stati prodotti dallo stesso “genius loci”.
Se non altro, ritengo questo articolo un’occasione per far vedere tanti bei mobili e un’opportunità di emendare alcune certezze esibite in articoli in precedenti.

NOTE

[1] Utilizziamo questa definizione di “famiglia” per indicare mobili che presentano una serie di caratteristiche comuni, identificabili con relativa facilità. Ciascuna famiglia si può identificare con una sola bottega oppure una bottega può aver prodotto mobili classificati in più famiglie, magari in tempi o circostanze diversi. Infine, mobili “isolati”, ossia non riconducibili ad alcuna famiglia (in base ai criteri che stiamo per esporre) possono essere però ricondotti al medesimo ambito locale.

[2] Un trumò caratterizzato da un identico decoro sulla fronte è stato pubblicato nell’articolo La bottega milanese dei Valentini (maggio 2010) [Leggi] e attribuito alla stessa bottega (ivi Figura 4). Oggi non sono più del tutto convinto di questa attribuzione e il catalogo della bottega Valentini sarà presto sottoposto a verifica.

[3] Le ribalte delle Figure 15 e 16 sono già state presentate in un articolo intitolato La bottega di “Appiano” (maggio 2012) [Leggi], ivi Figure 3 e 4.

[4] Analogamente a quanto scritto nella nota 2, una ribalta con lo stesso decoro sulla fronte veniva attribuita alla bottega Valentini, ivi Figura 3. Valga quanto sopra.

[5] Nonostante la forma dei piedi assai simile, non mi sento di avanzare una correlazione tra le ribalte delle Figure 19 e 20 e alcuni esemplari collocati in una bottega già esaminata: La bottega dei “riccioloni” (agosto 2010) [Leggi], ivi Figure 3 e 4.

[6] Una soluzione così originale potrebbe, in teoria, essere stata ideata da uno stesso architetto e affidata a due botteghe diverse.

[7] Lo stesso decoro centinato (senza ricciolo) è riscontrabile nel trumò di Figura 9.

Maggio 2022

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