Mobili piemontesi in Sicilia

di Andrea Bardelli

Sono rari, ma ogni tanto compaiono sul mercato mobili come questi [Figure 1 e 2], classificati come siciliani perché caratterizzati da un tipico decoro in cui alcune ampie riserve – risparmiate alla laccatura eseguita spesso in tinte “pastello” e quasi sempre delimitate sulla fronte da cornici a rilievo in pastiglia dorata – sono dipinte con bouquet di fiori.

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Figura 1. Bottega siciliana, cassettone, prima metà del XVIII secolo, Semenzato febbraio 2000 n.77.

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Figura 2. Bottega siciliana, cassettone, prima metà del XVI secolo, Sotheby’s New York 22 maggio 1993 n. 265.

I più tipici cassettoni siciliani che presentano il tipo di decoro appena descritto sono databili attorno alla metà del Settecento circa e sono del tutto diversi per quanto riguarda le forme [Figure 2 e 3]. Sono caratterizzati da gambe alte e incurvate e dalla ancor più tipica “bavaglia” con un elemento centinato centrale su cui convergono due protuberanze laterali.

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Figura 3. Bottega siciliana, cassettone, metà circa del XVIII secolo, Sotheby’s New York 29 settembre 1990 n. 289.

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Figura 4. Bottega siciliana, cassettone, metà circa del XVIII secolo, Semenzato giugno 2001 n.657.

Ai cassettoni siciliano laccati di metà Settecento avevo dedicato un articolo pubblicato sulla rivista Cose Antiche n. 127 dell’agosto 2003, riproposto su Antiqua in versione anastatica [Leggi].
In quell’occasione, a proposito del cassettone qui riprodotto in Figura 1, facevo notare come questa forma fosse riscontrabile nei mobili piemontesi della stessa epoca e rimandavo a un articolo sugli stessi pubblicato su Cose Antiche n. 125 del giugno dello stesso anno, anch’esso ripreso su Antiqua [Leggi]. Alludevo a una tipologia della quale disponiamo di un’ampia casistica; in questa sede mostro sia un classico esemplare in noce [Figura 5], sia uno laccato [Figura 6].

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Figura 5. Bottega piemontese, cassettone, prima metà del XVIII secolo, Il Ponte novembre 1998 n.135.

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Figura 6. Bottega piemontese, cassettone, prima metà del XVIII secolo, Semenzato aprile 1991 n. 339.

Quest’ultimo e altri piemontesi laccati a esso simili, sono molto diversi sul piano decorativo da quelli siciliani (vedi ancora Figure 1 e 2) per cui la possibilità di confonderli non si presenta.
Sul piano morfologico, invece, le affinità sono molte – con particolare riferimento allo spigolo arrotondato che si prolunga nel piede a mensola allungata – e commentandole nel 2003 scrivevo che, poiché i Savoia ricevettero nel 1713 la Sicilia, l’artefice siciliano che aveva realizzato il cassettone di cui alla Figura 1 potesse essersi imbattuto in “qualcosa” di piemontese” prima di concepirlo.

Da allora è rimasto il desiderio di approfondire la questione.
Il trattato di Utrecht che pone fine alla guerra di successione spagnola, determinando il netto ridimensionamento dei domini spagnoli in Italia, viene sottoscritto tra il marzo e l’aprile 1713, ma solo nel giugno dello stesso anno la Spagna firma il documento con il quale cede la Sicilia ai Savoia.
Tuttavia, solo cinque anni più tardi, nel 1718, la Spagna invade la Sicilia senza che i piemontesi siano in grado di opporre un’adeguata resistenza.
Con un accordo stipulato nel dicembre 1718 tra i Savoia e la Quadruplice Alleanza (Austria, Inghilterra, Francia e Paesi Bassi), formatasi lo stesso anno in funzione anti spagnola, la Sicilia viene scambiata con la Sardegna. L’accordo resta sulla carta fino alla definitiva sconfitta della Spagna 1720 quando Vittorio Amedeo II viene incoronato Re di Sardegna e la Sicilia passa sotto il dominio dell’Austria.
Alla prova dei fatti, tornando alla questione dei mobili, tutto è possibile, ma è altamente improbabile – e ne faccio eventuale ammenda – che in soli cinque anni, dal 1713 al 1718, l’ebanisteria siciliana abbia potuto subire l’influsso di quella piemontese.
Come si spiegano allora le indubbie affinità di tipo morfologico sopra riscontrate?
Vanno ricercate in una matrice comune che possiamo identificare nell’ebanisteria francese.
Si veda in proposito una tipica commode francese in stile Luigi XIV [Figura 7] e un esemplare provinciale in massello, scelto per rimarcarne le affinità con quelli piemontesi [Figura 8].

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Figura 7. Bottega francese, cassettone, inizidel XVIII secolo, Sotheby’s New York 9 novembre 2007 n. 19.

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Figura 8. Bottega francese, cassettone, prima metà del XVIII secolo, mercato antiquario.

Questo riscontro è plausibile, in considerazione del predominio della Francia in termini di stile durante il Settecento.
Tuttavia, l’influenza francese, determinante per quanto riguarda l’ebanisteria piemontese, costituirebbe un’eccezione per la Sicilia, notoriamente improntata, durante lo stesso secolo, al gusto inglese con poche eccezioni.

NOTA
La presunta influenza piemontese in Sicilia, anteriore all’unificazione del Regno d’Italia nel 1860, sembrava trovare riscontro nel fatto che in alcune zone della Sicilia si parla ancora un dialetto che ricorda quello parlato in Monferrato. La questione però risale al Medioevo.
Sebbene non abbia nulla a che vedere con i mobili, per chi fosse interessato all’argomento [Vedi].

Ottobre 2020

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