Cassettoni neoclassici romagnoli e l’ebanista che si firma “MRACH”

di Andrea Bardelli

Nel suo fortunato libro sul mobile neoclassico italiano, Enrico Colle pubblica un cassettone di manifattura emiliana – di cui non mostriamo l’immagine perché irrilevante ai fini del discorso che stiamo iniziando – collegandolo giustamente alla produzione faentina divulgata da Ennio Golfieri nel 1970 (Colle 2005 p. 36). Parlando degli intarsi geometrici che ne decorano la superficie, Colle fa riferimento a due cassettoni passati in asta, tra loro in effetti molto simili e caratterizzati da un decoro “alla greca”.

Il primo, di cui siamo riusciti a reperire le immagini a colori originarie [Figure 1 e 1a], è transitato da Christie’s nel 2002 come mobile dell’Italia settentrionale, mentre Colle lo attribuisce più precisamente a manifattura emiliana. Si noti l’intarsio raffigurante un cesto fiorito che ritroveremo in altri esemplari utili al fine dello sviluppo della questione.

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Figure 1 e 1a. Cassettone neoclassico intarsiato, Faenza, Christie’s 10.6.02 n. 437 (ivi definito Italia settentrionale).

Il secondo è firmato “MICHELE MRACH.F.” e anche di questo siamo in grado di mostrare alcune immagini a colori [Figure 2, 2a e 2b].

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Figure 2, 2a e 2b.  Cassettone neoclassico intarsiato, firmato MICHELE M.RACH F., Faenza, Sotheby’s Londra 12.6.02 n. 343. Il cassettone è ricomparso in asta a Sidney nel 2010.

Affronteremo tra breve la questione della firma.
Da un punto di vista stilistico, a parte lo stesso decoro “alla greca” piuttosto diffuso nell’ebanisteria emiliana, i due mobile sono abbastanza simili per un certo colorismo e per la concomitanza di motivi geometrici e soggetti di tipo naturalistico. Nel cassettone “MRACH” spiccano paesaggi marini con scene di porto e piccole figure.
La didascalia che accompagnava in catalogo quest’ultimo mobile citava un altro cassettone venduto dalla stessa Sotheby’s nel 1993, in quella sede attribuito all’Italia settentrionale o alla Spagna [Figura 3].

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Figura 3. Cassettone neoclassico intarsiato, Faenza, Sotheby’s Londra 28.5.93 n. 245 (ivi definito Italia settentrionale o Spagna).

Il cassettone successivo è passato in asta da Semenzato nel 2004 con un’esplicita attribuzione a Parma, suscitando non poche perplessità se si pensa alla tipica produzione parmigiana in massello di noce di epoca Luigi XVI; interessante comunque aver suggerito una pista emiliana per un mobile abbastanza insolito.
Qui non compare la fascia “alla greca”, ma al suo posto troviamo un decoro “a graticcio” che compare pressoché identico sul piano del cassettone firmato “MRACH” [Figure 4 e 4a].

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Figura 4. Cassettone neoclassico intarsiato, Faenza, Semenzato febbraio 2004 n. 144 (ivi definito Parma).

Ricompare la greca in un cassettone passato in asta da Wannenes abbastanza di recente, senza una specifica indicazione di provenienza [Figure 5 e 5a]. A parte la riproposizione di un soggetto marinaro sul piano, il decoro floreale scuro su fondo chiaro, sia sul piano, sia sulla fronte, ricorda da vicino l’analogo decoro sulla fronte del mobile precedente di Figura 4.

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Figura 5. Cassettone neoclassico intarsiato, Faenza, Wannenes marzo 2019 n. 181.

Per tutto quanto precede, possiamo sostenere che i cinque mobili finora considerati siano di produzione romagnola, più precisamente faentina.
Proviamo quindi a sciogliere l’enigma dell’ebanista che firma il cassettone di Figura 2.
Michele in stampatello si legge senza ombra di dubbio, mentre tra la M e la R di “MRACH” si vede un peduncolo di non facile interpretazione [Figura 2c].

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Figura 2c.

A meno di non pensare ad artefice forestiero – benché il cognome Mrach non sia riscontrabile ad alcuna latitudine – possiamo ipotizzare che la M di MRACH abbia un significato particolare, sganciato da RACH. Potrebbe essere l’iniziale di un secondo nome oppure stare per “maestro”; in questo caso RACH. Potrebbe stare per Rachelli, cognome piuttosto raro, presumibilmente di origine ebraica, che si riscontra in Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna. Va da sé che F. sta per fece o fecit. Qui sono costretto a fermarmi, anche perché una ricerca sul cognome Rachelli tra gli artefici del legno non ha prodotto alcun esito.

Tornando ai cassettoni, le loro gambe sono diverse, ma riconducibili a modelli diffusi soprattutto in Toscana e sappiamo che questa regione, insieme alla Lombardia, influenza notevolmente l’ebanisteria faentina.
Come dobbiamo considerare allora questo cassettone presentato come toscano dalla casa d’aste Pitti di Firenze [Figura 6]?
Il mobile presenta la medesima idea di cesto di frutta, anche se risolta in modo diverso, che abbiamo riscontrato nel cassettone di Figura 1.

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Figura 6. Cassettone neoclassico intarsiato, Toscana, Pitti 1.3.1995 n. 724.

Lo stesso dicasi per una ribalta passata in asta da Sotheby’s nel 2007 [Figura 7] che condivide con il mobile precedente almeno tre elementi, il cestino fiorito, al centro della fronte, il decoro “a pendoni” che compare sulla fronte dei due cassetti piccoli e prosegue sul fianco, le scaglie embricate lungo le lesene.

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Figura 7. Cassettone a ribalta neoclassico intarsiato, Toscana, Sotheby’s 10.9.2007 n. 67.

Sono mobili toscani a cui guarda la Romagna, Faenza in particolare, oppure appartengono alla stessa famiglia di mobili che abbiamo finora analizzato?
Siamo propensi a considerare la prima ipotesi in attesa di effettuare ricerche più approfondite a caccia di conferme.
Mi sento invece di attribuire a “MRACH” e al suo ambito, seppure con qualche esitazione, un tavolo apparso sul mercato antiquario [Figure 8 e 8a].

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Figure 8 e 8a. Tavolo neoclassico intarsiato, Faenza o Toscana, mercato antiquario.

Sul piano compare il “solito” cestino fiorito, all’interno di una cornice ovale che ricorda molto da vicino quella che troviamo sul piano del cassettone di Figura 1. Inoltre, il decoro floreale scuro su chiaro che scontorna lo stesso piano rimanda ai cassettoni di Figure 4 e 5.
Con maggior convinzione, mi sento di contribuire alla formazione di un catalogo con un tavolino passato in asta da Finarte nel marzo del 2008 come proveniente dal Ducato di Parma e Piacenza, collegandosi all’attribuzione che era stata suggerita per il cassettone di Figura 4 [Figure 9 e 9a].

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Figure 9 e 9a. Tavolo neoclassico intarsiato, Faenza, Finarte marzo 2008 n. 66 (ivi definito Parma o Piacenza).

Anche questo tavolino ha un’impronta “toscaneggiante”, ma il decoro alla greca, le profilature e il “paesino” al centro del piano lo assimilano agli esemplari finora considerati.
Infine, segnalo una ribalta che si trova in un palazzo di Tirano (So), inserita nella catalogazione promossa dall’Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione (ICCD) [Figura 10]. Viene attribuita a bottega italiana dell’inizio del XIX secolo, sottraendola significativamente alla frettolosa definizione di “bottega locale” che caratterizza talvolta questo genere di classificazioni.

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Figura 10. Cassettone a ribalta neoclassico, Emilia-Romagna, Biblioteca di palazzo Pievani-Arcari a Tirano (So), fonte: ICCD scheda n. 00115377 (ivi attribuita a bottega italiana dell’inizio del XIX secolo).

Ritroviamo il decoro “alla greca”, le scene portuali al centro della fronte e sui fianchi, alcune piccole figure isolate all’interno di riserve circolari sull’asse esterna del piano ribaltabile.

Conclusione
È stato possibile identificare un gruppo di mobili caratterizzati da uno spiccato colorismo e da decori simili che si possono attribuire alla Romagna sulla scorta di quello che afferma Enrico Colle, il quale fa riferimento alla produzione faentina resa nota da Ennio Golfieri. Questi mobili ruotano attorno al nome di un ebanista che, in attesa di conferme, ipotizziamo possa chiamarsi Michele Rachelli.

Bibliografia
-E. Golfieri, La casa faentina dell’Ottocento. Parte seconda Arredamenti interni, Monte Credito su Pegno e Cassa Risparmio Faenza, Faenza 1970.
-E. Colle, Il mobile neoclassico in Italia. Arredi e decorazioni d’interni dal 1775 al 1800, Electa, Milano 2005.

Dicembre 2022

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