Gli hausmaler su porcellana: un fenomeno complesso e ancora poco conosciuto. Parte I (La nascita del fenomeno e le botteghe di Augsburg)

di Alessandro Biancalana

Gli hausmaler, pittori a domicilio, o winkelmaler, pittori clandestini come venivano definiti a Vienna, si affacciano nel panorama artistico europeo nel corso del XVII secolo: dipingono prima su vetro e maiolica per passare poi, specie dopo la scoperta di Johann Friedrich Böttger (1682-1719) a Meissen, alla decorazione della porcellana: la sassone, in primo luogo, ma anche quella viennese del Du Paquier e quella cinese.
Non si tratta di artisti soltanto tedeschi di Bayreuth e Augsburg, prevalentemente, ma anche boemi, olandesi e inglesi.
Questo interessante fenomeno si sviluppa con la creazione di vere e proprie botteghe almeno fino alla Guerra dei Sette Anni (1756-1763), il conflitto che, una volta sconvolta l’intera Europa, coinvolgendo totalmente le potenze dell’epoca, andò via via scemando.
Tecnicamente tutte le decorazioni degli hausmaler erano sopra vernice, eseguite a piccolo fuoco, cioè con fuoco a bassa temperatura, e con una tavolozza di colori inizialmente molto ristretta: il nero, in primo luogo, il così detto “Schwarzlot“, e più raramente il rosso ferro e l’oro. Lo Schwarzlot è un pigmento composto da ossido di ferro e vetro in polvere; sebbene risulti opaco, se diluito ed applicato con abilità, può essere utilizzato come un colore ad acqua e sfruttato per la sua intrinseca traslucentezza. Con il passare degli anni la tavolozza si amplierà fino a comprendere un gran numero di colori, compresi quelli pastello.
Il primo hausmaler su vetro e maiolica è probabilmente Johann Schaper nato ad Amburgo ma operante a Norimberga (1621-1670): le sue decorazioni riprendono pienamente il repertorio di soggetti barocchi fatto di paesaggi, architetture, vedute di battaglia e scene tratte dalla mitologia classica. Il suo primo lavoro conosciuto e datato su vetro risale al 1664 [Figura 1, nota 1].

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Figura 1. Bicchiere in vetro, Norimberga. Decoro di Johann Schaper, 1664.

È interessante notare che in questi anni la città di Norimberga riusciva ad attrarre un buon numero di abili hausmaler: tra questi già intorno al 1678 lo svedese Hermann Benckert, o Benchert e anche Benkert (1652-1681 circa), che dipingeva prevalentemente su vetro (nota 2), e Abraham Helmhack (1654-1724), che si firmava con la sola sigla A. H. [Figure 2 e 3, nota 3].

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Figura 2. Bicchiere in vetro, Norimberga. Attribuito a Abraham Helmhack.

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Figura 3. Brocca in maiolica, manifattura di Hanau. Decoro di Abraham Helmhack. V&AM, Londra, C 199-1923.

Si ricordano anche Johann Heel (1637-1709) [figura 4], il monogrammista W.R., Wolf Rössler (1650–1717), del quale è nota una brocca con una ricca decorazione policroma che rappresenta l’Adorazione dei Magi, oggi al MET di New York (n. inv. 50.211.203) [figura 5]; e ancora il monogrammista M.S., probabilmente un certo Schmertzenreich (nota 4).

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Figura 4. Brocca in maiolica. Decoro di Johann Heel, 1680 circa. MET, New York, n. inv. 50.211.201 (sx).

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Figura 5. Brocca in maiolica. Decoro di Wolf Rössler, 1690 circa. MET, New York, n. inv. 50.211.203 (dx).

Una costante per tutti questi decoratori è il loro rapporto con l’incisione: nel solco dell’utilizzo di una fonte grafica presente già nella maiolica rinascimentale italiana, anche gli hausmaler attingono a piene mani da quel mondo, che sarà poi fatto proprio, nel giro di pochi anni, anche dai pittori ufficiali di fabbrica della porcellana.
Se è indubbio che l’utilizzo dell’oro si riscontra fino dagli inizi della produzione di Böttger a Meissen (nota 5), anche gli hausmaler fecero presto propria questa tipologia ornamentale.
Un primo artista che probabilmente decora in oro e argento il gres di Johann Friedrich Böttger tra il 1715 ed il 1720 è Martin Schnell (1675? – 1740?) (nota 6), già attivo a Dresda prima del 1710. Si tratta principalmente di un rinomato lacquer (laccatore) che per molti anni fu al servizio di Augusto il Forte (1670-1733) e della Corte di Sassonia e Polonia, partecipando attivamente alle decorazioni del Palazzo Giapponese di Dresda e di altre numerose residenze reali e nobiliari, nonchè a quelle di parte degli arredi. Un buon numero di oggetti è oggi attribuito a lui ed i decori variano dai tralci floreali [Figura 6], alle cineserie, ai fregi “alla Bérain” (nota 7), come quelli di un noto contenitore da tabacco o pomate, oggi allo Schloss Friedenstein a Gotha (n. inv. St. 327) (nota 8).

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Figura 6. Tazza a coppetta. Gres Böttger di Meissen, 1710-12. Decoro attribuito a Martin Schnell. 1715 ca. Mercato antiquario.

Le figure che credo sia anche opportuno nominare sono quelle di Georg Funke o Funcke (nota 9) e di suo figlio Johann Georg Funke (1701-1762): il padre, orafo e argentiere a Dresda dal 1691, viene menzionato nei documenti della sua Corporazione fino al 1727. La sua posizione già dal 1710, molto probabilmente, non è quella di un dipendente diretto della manifattura di Meissen, ma di un artigiano/artista (“Künstlern“), collaboratore di Böttger e pagato dalla fabbrica per l’attività di smaltatore (“Emallierer“) e doratore almeno fino al 17 giugno 1719 quando, dopo la morte di Böttger, è documentato un vero e proprio contratto a suo nome, che non sappiamo, però, se lo legasse in esclusiva alla manifattura di porcellane. Nel 1713, comunque, viene definito “Zulieferer der Königl. und Churf. Sächs. porcellan Handlung“, di fatto un fornitore ufficiale della casa reale sassone.
La sua opera non si limita alla pittura in oro per la quale viene ampiamente rifornito di monete da fondere (i talleri), ma utilizza anche cromie per decorare prevalentemente sottili tralci floreali e volatili; dunque questo artista, al limite tra l’hausmaler e il pittore e doratore di fabbrica, forse solo a cottimo, è il primo a decorare la porcellana bianca non solo con ricchi fregi barocchi ma anche con scenette asiatiche tutte in oro, non graffito, però, come accadrà ad Augsburg solo pochi anni dopo. Anche il figlio Johann Georg (nota 10) è un orefice e argentiere, già attivo nel 1719; forse prima affiancato al padre, dall’estate del 1727 ne prende di fatto il posto, continuando da solo l’attività paterna. Il 13 marzo 1728 nei documenti di archivio della manifattura sassone è definito “Emailbemalungen mit Golddekoren” (persona che dipinge a smalto con decorazioni oro), assieme ad altri due personaggi, Christoph Conrad Hunger (attivo dal 1717 al 1748), cioè, del quale parleremo più avanti e un certo Gabel, forse l’orafo Johann Jacob Gabel (1670 – ?): probabilmente tutti collaboratori di Johann Gregorius Höroldt (1696-1775) (nota 11).
Probabilmente ascrivibili a Georg Funke, sono, ad esempio, una coppia di becher con figurine di vita cinese [Figura 7], come pure i due porta tè esagonali conservati nella collezione di porcellane di Villa Cagnola [Figura 8, nota 12]; altre sono le porcellane che si può presumere siano state decorate da uno dei due Funke in quella che possiamo definire, credo, una vera e propria bottega, mantenendosi invariate le tipologie decorative: l’attribuzione all’uno o all’altro deve quindi avvenire in base alla datazione dell’oggetto, mantenendo fermo il 1727 come anno della morte del padre Georg [Figure 9 e 10].

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Figura 7. Coppia di becher, Meissen 1715 ca. Decoro di Georg Funke 1715-20. Raccolta privata.

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Figura 8. Coppia di porta tè. Meissen 1715 ca. Decoro di Georg Funke 1715-20. Villa Cagnola, Gazzada Schianno (Va).

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Figura 9. Teiera Meissen 1715-20. Decoro bottega Funke. 1720-25 ca. Mercato antiquario.

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Figura 10. Porta tè Meissen 1715-20. Decoro bottega Funke. 1720-25 ca. Mercato antiquario.

Nella città di Augsburg (Augusta) (nota 13), dove fioriva l’attività di numerosi orafi e argentieri, la decorazione della maiolica pare iniziare qualche anno dopo rispetto a Norimberga, forse successivamente al 1680 [figure 8-8a], ed uno dei primi e più importanti pittori a domicilio fu proprio quel Bartholomäus Seuter (1677-1754), che con il fratello minore Abraham Seuter (1689-1747) e con la loro bottega, sarà il creatore dello stile decorativo su porcellana delle cineserie in oro graffito, non disdegnando anche altre tipologie tipiche della cultura icononografica degli hausmaler e del travolgente gusto ormai imperante in Europa del rococò francese, in primo luogo Antoine Watteau (1684-1721) [Figure 11, 12, 13, 13 bis, 14, 14 bis, 15, 16, 17 e 18].

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Figura 11. Brocca in maiolica, manifattura di Hanau. Decoro di Bartholomäus Seuter, 1715-20. Mercato antiquario.

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Figura 12. Brocca in maiolica, manifattura di Hanau. Decoro di Bartholomäus Seuter, 1715-20. MET, New York, n. inv. 50.211.190.

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Figura 13 e 13 bis. Tazza in porcellana. Meissen 1720. Decoro attribuito a Bartholomäus Seuter, 1725 circa. Mercato antiquario.

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Figure 14 e 14 bis. Caffettiera, Meissen 1725. Firmata Abraham Seuter. 1735 ca. Mercato antiquario; firma di Abraham Seuter apposta sul collare del cane.

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Figura 15. Tazza con piattino del Berner Goldfondservice, Meissen 1720. Attribuita ad Abraham Seuter 1740. Mercato antiquario.

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Figura 16. Tazza con piattino, Meissen 1725. Attribuita a Abraham Seuter 1740. Mercato antiquario.

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Figura 17. Teiera con scena della Commedia dell’Arte da Antoine Watteau. Meissen 1723. Attribuita a Bartholomäus Seuter, 1735. Mercato antiquario.

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Figura 18. Teiera da incisione di Johann Elias Ridinger, Meissen 1723. Decoro attribuito a Abraham Seuter 1740. Mercato antiquario.

La bottega dei fratelli Seuter (erano cmplessivamente in sette), composta forse solo da Bartholomäus, Abraham, Johann Paulus II (1680-1735) e Johannes (1686-1719), pittore e incisore, per le proprie realizzazioni non utilizzò solo la porcellana bianca, ma anche quella con i decori in blu sottovernice denominati “Fels und Vogel” (“con rocce e uccelli”), e quella con fiori di pruno a rilievo, tutte di Meissen, mantenendo lo Schwarzlot e le monocromie quale elemento quasi costante, come pure i ricchi fregi barocchi. Ad Abraham, poi, viene anche attribuito il decoro di uno splendido boccale in gres rosso di Böttger con scene di vita cinese in oro, oggi conservato ad Amsterdam al Rijksmuseum (inv. n. BK-17321) ed eseguito dopo il 1725.
Due sono gli elementi che desidero sottolineare: il primo è che la porcellana è di solito quindici-venti anni precedente alla decorazione e, nel caso di Meissen, molto spesso si tratta di porcellana Böttger dei primi anni di produzione. Il secondo (e le poche immagini inserite lo dimostrano) è che risulta molto difficile, in mancanza di una firma o di una sigla, stabilire se la paternità del decoro possa essere di Bartholomäus o di Abraham o di qualcuno dei loro fratelli: si deve quindi parlare di attribuzioni, piuttosto che di certezze. Nel passato spesso tali attribuzioni non sono state univoche, venendo assegnato lo stesso oggetto a decoratori diversi anche al di fuori della stessa famiglia. Questo, come vedremo più avanti, avviene anche per alcuni hausmaler il nome dei quali ad oggi ci è ancora sconosciuto.
Come accennato, le produzioni principali dei Seuter (e quelle per la quali sono maggiormente ricordati) sono le cineserie in oro graffito [Figure 19 e 20]: la tecnica era quella del gold radiert (dal latino radere). Tale tecnica si avvicina a quella usata per l’acquaforte e, ripresa da doratori ed argentieri, si sostanzia nel raschiare via uno stato superficiale della sfoglia d’oro o argento brillante posta su una superficie liscia per evidenziarne il disegno voluto, dopo aver sottoposto l’oggetto ad un procedimento piuttosto complesso [Figura 21].

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Figura 19. Caffettiera, Meissen 1720 ca. Decoro bottega Seuter 1725-30. Mercato antiquario.

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Figura 20. Caffettiera, Meissen 1725 ca. Decoro bottega Seuter 1735 ca. Mercato antiquario.

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Figura 21. Oro graffito, particolare.

I Seuter non si limitarono però a riprodurre scenette asiatiche, ma utilizzarono la stessa tecnica per decorare volatili, scene di caccia e battaglie di stampo più tipicamente europeo [Figure 22, 23, 24 e 24 bis].

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Figura 22. Teiera, Meissen 1720 ca. Decoro bottega Seuter 1725-30. Mercato antiquario.

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Figura 23. Caffettiera, Meissen 1725 ca. Decoro bottega Seuter 1730-35. Mercato antiquario.

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Figure 24 e 24 bis. Parte di servizio e piattino dello stesso, Meissen 1725 ca. Decoro bottega Seuter 1730-35. Villa Cagnola, Gazzada Schianno (Va).

Un’altra grande bottega presente in questi stessi anni ad Augsburg era quella di Johann Auffenwerth, o Aufenwerth, o Aufen Wert e Aufm Werth (ca. 1670-1728), che inizia a decorare la porcellana di Meissen verso il 1718 [Figure 25 e 26]; originario di Augsburg, nominato mastro orafo nel 1693, ci lascia una sua prima opera da decoratore nel 1713 con un bicchiere ricoperto di argento dorato, che, oltre alla data, porta la sigla “J.J.A.W.“, oggi all’Historisches Museum di San Gallo in Svizzera.

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Figura 25. Caffettiera, Meissen 1720 ca. Decoro attribuito a Johann Auffenwerth, 1725 ca. V&AM, Londra C1956-1855.

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Figura 26. Caffettiera, Meissen 1720 ca. Decoro bottega Auffenwerth, 1725 ca. British Museum, Londra, n. inv. 1923, 0314.154.CR.

Nella bottega di Johann, però, oltre al padre, sono tre delle sue figlie ad essere le artiste più rappresentative [Figure 27, 27 bis e 27 ter] (in famiglia vi sono anche altre due sorelle e tre fratelli): in particolare Anna Elisabeth (1696-post 1750) coniugata con l’orafo e argentiere Gustav Wald nel 1722 (nota 14), Sabina (1706-1782), che sposa l’incisore ed editore Isaak Heinrich Hosennestel nel 1731, e, seppur più marginalmente, forse anche la primogenita Johanna (1693-1772), moglie dal 1714 dell’orafo Georg Lorenz Warmberger, rampollo di una delle più importanti famiglie di orafi e argentieri di Augsburg.

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Figure 27, 27 bis e 27 ter. Tazza, Meissen 1725 ca. Siglata in nero da un lato “A E/ W” per Anna Elisabeth Wald, e dall’altro l’iniziale “E” per Elisabeth; all’interno un tacchino con la sigla in oro “SAW” per Sabina Auffenwerth. Mercato antiquario.

Pur se l’utilizzo dell’oro e la presenza degli elaborati fregi barocchi, i Laub und Bandelwerke e i Lambrequin, sono molto copiosi anche da parte degli Auffenwerth, le loro tipologie decorative si discostano almeno parzialmente da quelle dei Seuter.
Controversa risulta la questione dell’utilizzo anche delle decorazioni in oro graffito: si conoscono, infatti, solo un numero abbastanza ridotto di oggetti certi dipinti in tale maniera e solo da Johann, come una serie di tazze con piattini, tutti siglati “I.A.W” [Figura 28, nota 15], due teiere ed alcune tazze questa volta, però, non siglate, che presentano tutte un tipico e poco comune fregio continuo con motivi a triangolo (nota 16), che si riscontra anche su alcuni becher con scene di caccia, anche questa volta non siglati [Figura 29]; lo stesso fregio si ritrova anche in un becher con piattino firmato da Johann che riporta una scena pastorale, oggi conservato al British Museum a Londra (nota 17). In altri casi ci sono state e ci sono ipotesi di attribuzione contrastanti, pur se prevalgono quelle di assegnazione di tali decori prevalentemente ai Seuter, mai comunque alle sorelle Auffenwerth.

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Figura 28. Sigla di Johann Auffenwerth.

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Figura 29. Tazza e piattino, Meissen 1720 ca. Decoro Johann Auffenwerth (?), 1720-25.

Le sorelle Auffenwerth, invece, paiono prediligere, oltre a rappresentazioni galanti ed immagini allegoriche, le scenette di vita, di figure e ambienti cinesi in policromia sulla scia di quelle che a Meissen aveva codificato per gli altri artisti della manifattura sassone il capo dei pittori Johann Gregorius Höroldt [Figure 30, 31, 32, 33, 34]; tali disegni sono oggi raccolti nel Codice Schulz, che porta il nome del loro scopritore Georg Wilhelm Schulz (1873-1945), oggi conservato al Grassi Museum für Angewandte Kunst a Lipsia (nota 18). Höroldt per questi schizzi trae spunto da opere precedenti, quali ad esempio il volume Die Gesantschaft der Ost-Indischen Geselschaft in den Wereinigten Niederlandern, an den Tartarischen Cham und nunmehr auch Sinischen Keyser di Joan Nieuhof (1618-1672), edito a Amsterdam nel 1666, il testo China Monumentis qua Sacris qua Profanis, nec non Variis Naturae e artis Spectaculis. Aliarumque rerum memorabilium Argumentis Illustrata del gesuita Johann Adam Shall von Bell (1592-1666), edito ad Amsterdam nel 1667, l’incisione Nobilissimus dominus Kiakouli in Villa sua / Der Hocht Edle Herr Kiakouli in seinem Lust Hause della serie Habitus et mores Sinensium. Sinesische Trachten und Gebrauche di Martin Engelbrecht (1694-1756), edita ad Augsburg nel 1720 (nota 19).

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Figura 30. Tazza con piattino, Meissen 1725 ca. Decoro attribuito a Sabina Auffenwerth 1730 ca. Mercato antiquario.

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Figura 31. Tazza biansata con piattino, Meissen 1725-30. Decoro attribuito a Sabina Auffenwerth 1730 ca. V&AM, Londra, n. inv. C 96&A – 1972.

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Figura 32. Teiera, Meissen 1725 ca. Decoro attr. a Elisabeth Auffenwerth 1730 ca. Mercato antiquario.

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Figura 33. Tazza con piattino, Meissen 1720-25. Decoro attribuito a Elisabeth Auffenwerth 1725-30. V&AM, Londra, n. inv. C 167&A – 1933.

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Figura 34. Tazza con piattino, Meissen 1720-25. Decoro attribuito a Johanna Auffenwerth (?) 1725 ca. Mercato antiquario.

D’altro canto, di Elisabeth Wald Auffenwerth e della sorella Sabina abbiamo numerosi esempi di pezzi con la loro sigla [Figure 35, 36 e 37], quasi sempre confusa, quasi affogata, negli elaborati fregi di contorno dei bordi o delle scene (nota 20).

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Figure 35, 36 e 37. Monogrammi usati da Elisabeth Wald (35) e da Sabina Auffenweth (36 e 37).

Segnalo anche che Elisabeth firma e data “Augsburg Anno 1748. Anna Elisabeth Waldin Eine geborne Auffenwerthin. RHR” un boccale in maiolica di Künersberg con una scena pastorale, oggi consevato al Bayerische Nationalmuseum a Monaco di Baviera, e che sempre a lei è ascrivibile una placca in maiolica sempre di Künersberg o di Göggingen raffigurante in schwarzlotIl Buon Pastore“, sempre databile attorno alla metà del secolo XVIII (nota 21).
Le cineserie in oro, però, non furono appannaggio solo degli hausmaler di Augusta, ma anche altre manifatture le eseguirono: in Germania, ad esempio, Furstenberg, Nymphenburg e Frankenthal, Tournay in Belgio e in Italia la manifattura Ginori a Doccia.
La manifattura di Furstenberg, però, pare utilizzare al suo interno la tecnica dell’oro graffito solo per eseguire decorazioni floreali [Figura 38].

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Figura 38. Bollitore, manifattura di Furstenberg 1765 ca. Mercato antiquario.

La manifattura di Nymphenburg, nei pressi di Monaco di Baviera, non solo realizza la decorazione a cineserie in oro in fabbrica tra il 1761 ed il 1764 ed il pittore di riferimento pare essere stato Ambros Hermansdorffer (1699-1781) (nota 22), ma anche alcuni decoratori indipendenti di Augsburg tra il 1765 ed il 1770 utilizzano porcellana bianca della manifattura bavarese per eseguirla. Si conoscono infatti sei pezzi di un solitaire (vassoio, caffettiera, teiera, lattiera e una tazza con piattino) con figure cinesi in oro graffito (Bayerische Nationalmusem, Monaco di Baviera, inv. n. B525a-f), opera forse dell’incisore Johann Jakob Haid (1704-1767) (nota 23), già vicino a Bartholomäus Seuter, che potrebbe aver forse continuato l’esperienza dei Seuter anche con l’apporto del figlio Johann Elias Haid (1739-1809), ampliando così lo spazio temporale di esecuzione di questo particolare stile decorativo pure su porcellane bianche di altre fabbriche e giustificando anche le notevoli differenze di qualità che si riscontrano in taluni casi sugli stessi pezzi di Meissen [Figura 39].

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Figura 39. Solitaire, manifattura di Nymphenburg 1765 ca. Decoro forse di Johann Jakob Haid. Bayerische Nationalmuseum, Monaco di Baviera, inv. n. B525a-f.

Frankenthal, infine, esegue tra il 1765 ed il 1772 sia oggetti con figure di asiatici nei modi delle botteghe di Augsburg, che si devono al pittore Johann Michael Appel (1724-1785), sia con personaggi di grandi dimensioni sempre in oro graffito [Figure 40, 41 e 42, nota 24].

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Figura 40. Solitaire, manifattura di Frankenthal. 1765 ca. Reiss-Museum, Mannheim, n. inv. 1977/1.

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Figura 41. Caffettiera, manifattura di Frankenthal 1772 ca. Mercato antiquario.

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Figura 42. Tazza con piattino, manifattura di Frankenthal 1772 ca. Mercato antiquario.

Differente, invece, è il rapporto della manifattura Ginori a Doccia con le cineserie in oro graffito. Quando il marchese Carlo Ginori (1702-1757) decide di affidare nel 1737 a Carl Wendelin Anreiter von Ziernfeld (1702-1747) la direzione della sezione di pittura della sua fabbrica e di assegnargli la guida della scuola dei giovani pittori e il ruolo di doratore certamente trasferisce a Firenze gli stimoli della cultura nord europea dei quali l’Anreiter era portatore. Carl Wendelin, del quale riparleremo anche più avanti per la sua attività viennese e non solo, è un abile artista, già hausmaler a Vienna e poi forse anche pittore ufficiale per la manifattura Du Paquier. Indubbiamente, specialmente agli inizi, le esperienze viennesi del Du Paquier in modo peculiare e più marginalmente quelle di Meissen si fanno sentire a Doccia. Le cineserie in oro, in particolare, appaiono una prima volta nel 1743 quando un elenco del Magazzino Sarti a Firenze si elencano “Una detta [chicchera] con figure d’oro e con piede e bordo di dentro dorate … Una detta con figure d’oro, piede dorato e tutta dorata di dentro” (nota 25) e quindi sono molto premature dal momento che la porcellana viene prodotta a Doccia a partire dall’estate 1739 (nota 26). Poco dopo, nel 1747, si elenca un “Servito … con figure d’oro alla Chinese primo” e poi un “Servito … con figure chinesi d’oro non tanto” (nota 27). I “Serviti” comprendevano ventinove pezzi: sei chicchere da cioccolata, sei da caffè con i relativi dodici piattini, un “Vaso da Caffè”, un “Vaso da Tè”, un “vaso per le foglie del tè”, una zuccheriera ed una ciotola.
Nell’importante elenco redatto nel 1757 a Doccia alla morte di Carlo Ginori si riscontrano ancora “38 chicc[her]e del N. 7 dipinte tutte a oro ricchissime da cioccolatta. 22 dette da caffè simili. 28 piattini d[etti]. n. 15 del N. 7 dorate … 5 Caffettieri, Tettieri e Tazze simili” [Figure 43, 44 e 45, nota 28].

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Figura 43. Teiera, manifattura Ginori a Doccia 1745 ca. Raccolta privata.

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Figura 44. Tazza e piattino, manifattura Ginori a Doccia 1750-55. V&AM, Londra, n. inv. C. 85&A-1929.

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Figura 45. Tazza, manifattura Ginori a Doccia 1755-60. Raccolta privata.

L’ultimo riferimento che si ha in relazione a questa tipologia si riscontra, appunto, nella “Tariffa dei prezzi delle Porcellane della Fabbrica di Doccia ” redatta da Jacopo Rendelli attono al 1760: “bianco con figure tutte in oro” (nota 29). Questo a dimostrazione che la tipologia pur incontrando un buon successo, venne poi abbandonata sia per la difficoltà esecutiva sia per il cambiamento del gusto.
Alla partenza di Anreiter, o forse anche prima, altri artisti vennero impegnati a dipingere questi soggetti in oro, primo fra tutti Giuseppe Nincheri (detto il Monachina, attivo in fabbrica tra il 1739 e il 1759 e Capo dei Pittori dal 1747 al 1759) in quanto nei primi mesi dell’anno 1754 dipinge “un Caffettiere ed una zuccheriera chinese d’oro” (nota 30). Lo stesso Giuseppe Nincheri, fra l’altro, è chiamato a dorare (nota 31), come avveniva per tutti i Capi dei Pittori, tale era la delicatezza dell’incombenza.
Poiché alcune realizzazioni di Doccia hanno una qualità pittorica molto elevata, non sempre riscontrabile tra i non molti esemplari conosciuti con questo decoro (nota 32), è ipotizzabile che sia stato proprio Carl Wendelin ad eseguire con la tecnica radiert le prime porcellane di tal genere a Doccia, in particolare quelle che presentano anche l’interno completamente dorato (nota 33), non potendo dimenticare che Carlo Ginori volle l’Anreiter a Doccia anche “per dorare“, come espressamente recita il contratto stipulato tra il marchese e il pittore di Bolzano [Figura 46, nota 34].

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Figura 46. Tazza, manifattura Ginori a Doccia 1740-45. Decoro forse di Carl Wendelin Anreieter. Raccolta privata.

NOTE

[1] STÖHR 1920, pp. 296-297.

[2] STÖHR 1920, p. 298.

[3] STÖHR 1920, p. 299.

[4] Per altri riferimenti ai pittori su vetro e maiolica, SEMAN 2010.

[5] GRIMM 2010, tavv. 71-80. La duchessa Franziska Sybilla Augusta di Sassonia-Lauenburg (1675-1733) può essere definita una amante e la prima collezionista della porcellana di Meissen, da lei raccolta tra il 1710 e il 1725 e oggi conservata nello Schloss Favorite a Rastatt nei pressi di Baden Baden, unitamente a molti altri arredi.

[6] den BLAAUWEN 2000, pp. 23-25, cat. 5.

[7] Jean Bérain il vecchio (1640-1711), capo disegnatore del re Luigi XIV di Francia (1638-1715), aveva fornito alle arti decorative francesi spunti tali da far divenire il suo nome un vero e proprio stile, desunto da quello “a raffaellesche” di Raffaello Sanzio (1483-1520), che a sua volta lo aveva mutuato dalle grottesche romane della Domus Aurea a Roma.

[8] EBERLE 2011, p. 73, cat. 91.

[9] RUCKERT 1990, p. 80.

[10] RUCKERT 1990, pp. 146-148.

[11] den BLAAUWEN 2000, p. 201.

[12] AA.VV. 1999, p. 250, cat. 60.

[13] DUCRET 1971.

[14] DUCRET 1970.

[15] PAZAUREK 1971, I, pp. 133-135, tavv. 108-110; DUCRET 1971, I. p. 110, tavv. 51a-53b.

[16] DUCRET 1971, I, pp. 111-113, tavv. 54-60.

[17] WEINHOLD 2000, pp. 180-181, tav. 141.

[18] Exotische Welten 2010.

[19] BIANCALANA 2018, p. 9.

[20] DUCRET 1971, I, p. 259, tav. 348.

[21] DUCRET 1970, tavv. 5-6-7.

[22] ZIFFER 1997, pp. 196-197.

[23] ZIFFER 1997, pp. 232 e 236-237.

[24] Carl Ludwig Fuchs in Die Solitaires 1993, p. 30. cat. 3.

[25] AGL, I, 2, f. 37, Fabbrica delle Porcellane di Doccia. Scritture e Documenti, fasc. 4.

[26] BIANCALANA 2009, p. 27.

[27] AGL, XV, 2, f. 138, Manifattura di Doccia. Documenti vari, fasc. 6, c. 484 e seg.

[28] AGL, I, 2, f. 37, Fabbrica delle Porcellane di Doccia. Scritture e Documenti, fasc. 6, p. 7.

[29] AGL, XV, 2, f. 138, Manifattura di Doccia. Documenti vari, fasc. 6, c. 502.

[30] AGL, XV, 2, f. 138, Manifattura di Doccia. Documenti vari, fasc. 17bis, c. 855.

[31] AGL, XV, 2, f. 138, Manifattura di Doccia. Documenti vari, c. 300r/v.

[32] STAZZI 1964, p. 22, tav. 11; GINORI LISCI 1963, p. 46, fig. 18; Alessandro Biancalana, in Lucca e le porcellane 2001, p. 87, cat. 15; BIANCALANA 2009, p. 154.

[33] BIANCALANA 2009, pp. 127-138.

[34] AGL, I, 2, f. 39, Fabbrica delle porcellane di Doccia. Scritture e documenti, cc. 1r/v – 2.

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Riferimenti archivistici
– AGL             Archivio Ginori Lisci, Firenze

Musei
– Bayerische Nationalmuseum, Monaco di Baviera
– British Museum, Londra
– Grassi Museum für Angewandte Kunst, Lipsia
– Historisches Museum, San Gallo (CH)
– MET – Metropolitan Museum, New York
– Reiss Museum, Mannheim
– Schloss Favorite, Rastatt
– Schloss Friedenstein, Gotha
– V&AM – Victoria and Albert Museum, Londra
– Villa Cagnola, Gazzada Schianno (VA)

Gennaio 2021

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