Mobili lombardi attribuiti ai Ravelli. Parte seconda
ovvero La “Bottega dell’anforetta”

di Andrea Bardelli

Dopo esserci occupati di un cassettone e di un secretaire intarsiati che si trovano presso l’Ambasciata italiana a Vienna (nota 1) rivolgiamo la nostra attenzione a due cassettoni conservati nella Palazzina di Caccia di Stupinigi (To), anch’essi attribuiti in passato, come i mobili precedenti, agli intarsiatori vercellesi Ravelli.
Che non siano da ascrivere alla bottega dei Ravelli e che non siano nemmeno piemontesi, bensì lombardi, era già stato intuito da Roberto Antonetto il quale, ravvedendosi rispetto a quanto scritto nel 1985 e sgomberando il campo dagli equivoci creati dalla letteratura precedente, nel suo testo del 2010 (R. Antonetto, Il mobile piemontese nel Settecento, Allemandi, Torino 2010) non solo li elimina dal catalogo di Ignazio e Luigi Ravelli, ma li esclude anche dai capitoli dedicati alla produzione piemontese anonima (nota 2).
Fatta questa premessa, a noi interessa verificare se è possibile inquadrare più esattamente i due cassettoni in discorso nell’ambito della produzione neoclassica lombarda.
Facciamoli finalmente entrare in scena analizzandoli nei dettagli.
Il primo cassettone conservato a Stupinigi [Figura 1] ha il primo cassetto sotto il piano decorato da una serie di tralci fioriti e, nello spazio ai lati dello stesso cassetto, vediamo un vaso fiorito. Il decoro delle lesene parte da un’anfora collocata alla base e sale in un susseguirsi di figure stilizzate di gusto classicista. I due cassetti più grandi, privi di elementi separatori, sono riquadrati da una fitta sequenza di foglie lanceolate sovrapposte e centrati da un medaglione circolare raffigurante una scena interpretata come Marte e Venere con Amore, ma che potrebbe invece essere decifrata diversamente (nota 3). La gamba è costituita da una mazzetta decorata da una corolla circolare, da una mensolina arcuata con fregi vegetali e da un piede troncopiramidale con fregi fitomorfi.

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Figura 1. Cassettone neoclassico intarsiato, Stupinigi (To), Palazzona di Caccia (per gentile concessione).

Attraverso una serie di passaggi incentrati, di volta in volta, sulla sovrapponibilità di alcuni dei dettagli decorativi evidenziati, si riesce a raccordare questo mobile a una serie piuttosto nutrita di esemplari. Ad esempio, il decoro ai lati del primo cassetto, il disegno della lesena e la gamba consentono di associarlo al cassettone seguente [Figura 2].

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Figura 2. Cassettone neoclassico intarsiato, Sotheby’s 4 marzo 2007 n. 66 (presentato con un’attribuzione a GBM).

Quest’ultimo si distingue per il medaglione centrale (raffigurante il ratto di Europa) e il primo cassetto, dove compare una successione di anforette biansate, pendoni fioriti e medaglioni, dettaglio quest’ultimo che ha consentito di assegnare alla “bottega” il nome convenzionale e provvisorio di “Bottega dell’anforetta” (nota 4).
All’interno della stessa bottega troviamo numerosi cassettoni assai simili – molti dei quali caratterizzati da un medaglione centrale raffigurante due personaggi spesso identificati come Marte e Venere (vedi ancora nota 3) – che possono differire tra loro per alcuni dettagli come il disegno della lesena, la sequenza “anforette, medaglioni, pendoni” sul primo cassetto, il decoro ai lati dello stesso (una sorta di lira sormontata da una fiaccola anziché il vaso fiorito di cui sopra), oppure la riquadratura dei due cassetti più grandi, costituita, talvolta, da una sequenza di tralci di vite, anziché di foglie lanceolate sovrapposte [Figura 3].

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Figura 3. Cassettone neoclassico intarsiato, Boetto, settembre 1996 n.265.

Ritroviamo una lesena del tutto simile a quella degli esemplari di cui alle Figure 1 e 2 nel cassettone successivo che ha il primo cassetto decorato da una sequenza di medaglioni, perline e vasetti fioriti [Figura 4].

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Figura 4. Cassettone neoclassico intarsiato (pubblicato in P. Manazza- G. Civardi, Di che stile è?, De Vecchi, Milano 1988, p. 102).

Questo mobile è più elaborato rispetto a quelli finora visti, ma pensiamo sia uscito dalla stessa bottega, presumibilmente eseguito per una committenza di rango elevato. Avevamo pubblicato un cassettone praticamente identico a questo in un articolo del giugno 2020 [Leggi], escludendo che facesse parte del gruppo di mobili “con decoro a medaglioni, perline e vasetti” ivi esaminato, ma che fosse invece da inserire in un altro contesto, cosa che siamo in grado di fare in quest’occasione.

Un po’ più complessa si presenta la classificazione del secondo cassettone conservato a Stupinigi [Figura 5].

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Figura 5. Cassettone neoclassico intarsiato, Stupinigi (To), Palazzina di Caccia (per gentile concessione).

Possiamo riassumere i suoi caratteri salienti come segue: il primo cassetto sotto il piano è decorato da una serie di tralci fioriti che si dipartono da un vaso posto al centro; nello spazio ai lati dello stesso cassetto, vediamo un vaso a coppa fiorito; il decoro delle lesene, costituito da elementi vegetali stilizzati si diparte da un analogo vaso a coppa collocato alla base; i due cassetti più grandi, privi di elementi separatori, sono riquadrati da una sequenza di racemi raccordati sugli angoli da una foglia e al centro troviamo un medaglione rettangolare con un paesaggio architettonico intarsiato.
Come vedremo, anche questo mobile si può collegare alla “Bottega dell’anforetta” facendolo rientrare nell’ambito degli esemplari che a questa si possono associare, anche se della stessa non presentano caratteristiche immediatamente individuabili.
Si arriva a comporre il quadro attraverso un incrocio di collegamenti che, se da un lato, può apparire macchinoso, dall’altro è rappresentativo del metodo di lavoro che stiamo seguendo.
Partiamo da un cassettone [Figura 6] che ha la gamba diversa (caratterizzata da una strozzatura a sezione circolare), ma mostra lampanti affinità con quelli sopra identificati (Figure 1-3). Mi riferisco allo stesso medaglione centrale (cfr. Figura 3), allo stesso scontorno dei cassetti grandi (cfr. Figure 1 e 2), ma, soprattutto, allo stesso decoro del primo cassetto di Figura 1.

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Figura 6. Cassettone neoclassico intarsiato, Christie’s 17 marzo 1990 n. 82.

Senza evidenziarne i motivi per non appesantire il testo, possiamo definire simile ai precedenti il cassettone caratterizzato dal motivo dei soli pendoni fioriti sul primo cassetto, ricorrente in altri mobili della “famiglia” [Figura 7].
A quest’ultimo, in virtù di un dettaglio apparentemente marginale, ovvero il decoro ai lati del primo cassetto (insieme ad altri che non ripetiamo), possiamo associare un cassettone contrassegnato da una testa di leone intarsiata al centro di ciascuna delle due metà in cui è sdoppiato il primo cassetto [Figura 8].

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Figura 7. Cassettone neoclassico intarsiato, Christie’s 27 novembre 1990 n. 70.

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Figura 8. Cassettone neoclassico intarsiato, Finarte maggio 1990 n. 179.

Troviamo lo stesso leone, collocato al centro del primo cassetto in un cassettone [Figura 9] dove, insieme ad altri elementi decorativi che possiamo trovare sparsi nei mobili di cui sopra, si ripresenta lo scontorno dei due cassetti grandi con una sequenza di tralci di vite visto nel cassettone di Figura 3. Riscontriamo le stesse lesene del cassettone di Figura 9 in un cassettone [Figura 10] che si rivela anomalo rispetto ai precedenti, non fosse altro che per la mancanza di un medaglione centrale.

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Figura 9. Cassettone neoclassico intarsiato, Finarte, Roma dicembre 1990 n. 315.

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Figura 10. Cassettone neoclassico intarsiato, mercato antiquario.

Notiamo in esso una caratteristica che ci consente di giungere alla meta.
Si tratta del decoro del primo cassetto dove compare un vaso al centro di girali fogliati [Figura 5 a], la stessa idea che troviamo adottata nel cassettone di Stupinigi di Figura 5.

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Figura 5 a. Particolare di Figura 5.

A supporto di questa conclusione presentiamo un comodino [Figura 11] che offre la stessa idea di vaso al centro del primo cassetto e una lesena del tutto simile per disegno alla “catena” che collega le gambe anteriori nel cassettone di Figura 10, ma, soprattutto, lo scontorno dell’anta che ricorda molto lo scontorno dei cassetti grandi del cassettone di Figura 5.

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Figura 11. Comodino neoclassico intarsiato, mercato antiquario.

Infine, per quanto riguarda il paesaggio di rovine intarsiato al centro di quest’ultimo [Figura 5b], troviamo un preciso confronto in un cassettone di qualità particolare [Figura 12], simile nel decoro della lesena e nella composizione del fianco [Figura 5c] che si ritiene possa rientrare anch’esso nel novero dei mobili appartenenti allo stesso ambito di bottega.

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Figura 5 b. Particolare di Figura 5.

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Figura 12. Cassettone neoclassico intarsiato, Babuino, Roma novembre 2020 n. 21.

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Figura 5 c. Particolare di Figura 5.

Il ragionamento qui condotto può essere giudicato troppo deterministico, oppure apparire semplicistico, ma rispecchia uno dei possibili metodi di analisi in assenza di firme o di documenti.
La classificazione dei mobili neoclassici lombardi in gruppi omogenei (“botteghe”) viene effettuato cogliendo sì aspetti specifici, ma riconducendoli poi a una “atmosfera” famigliare che li accomuna.
Ciò che non è possibile verificare, questo è fondamentale dirlo, è il divario di qualità tra i singoli esemplari, a parità di similitudini nell’impianto e nel decoro. É il principale limite delle ricerche effettuate, come questa, su repertori fotografici. Solo un esame dei mobili dal vero, oltre a scongiurare l’eventualità di falsi o di copie, potrebbe ristabilire una giusta gerarchia tra esemplari “pilota” e stanche ripetizioni di bottega.

NOTE

[1] Si rimanda all’articolo Alcuni mobili neoclassici lombardi già attribuiti ai Ravelli (novembre 2020) [Leggi].

[2] La letteratura precedente è costituita da Noemi Gabrielli, Museo dell’arredamento Stupinigi, Musolini, Torino1966 (n. 95, attribuzione a Ignazio e Luigi Revelli, 1790 circa); Luigi Mallè, Stupinigi. Un capolavoro del Settecento europeo tra Barocchetto e classicismo. Architettura, pittura, scultura, arredamento, Tipografica torinese, Torino 1968 (Saletta Rossa, conferma tale attribuzione); Roberto Antonetto, Minusieri ed ebanisti in Piemonte, Daniela Piazza, Torino 1985, p. 353, figg. 526-527).

[3] All’identificazione delle scene e dei personaggi intarsiati sui cassettoni neoclassici lombardi dedicheremo un apposito contributo.

[4] L’identificazione di questa bottega, forse per meglio dire di una “linea di produzione” all’interno di una bottega, rientra in un ponderoso lavoro di classificazione condotto in collaborazione con Manuela Sconti Carbone su centinaia di immagini di cassettoni neoclassici lombardi. Alcuni articoli sono già stati pubblicati su Antiqua, altri ne seguiranno.


Ringrazio in particolare Antonella Golzio e a Ciro Scalera della Fondazione Ordine Mauriziano che gestisce la Palazzina di Caccia di Stupinigi, nonché Manuela Sconti Carbone e Claudio Cagliero per lo scambio e il confronto di idee.


Aprile 2021

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