Il Moderno e i rapporti con Andrea Pisano e Firenze

di Attilio Troncavini

Bisogna che prima o poi qualcuno scriva una monografia sul Moderno – ormai quasi concordemente identificato con l’orefice veronese Galeazzo Mandella e noto soprattutto per aver eseguito diversi rilievi in bronzo (placchette) a cavallo tra Quattro e Cinquecento – riunendo e ordinando i vari contributi sparsi scritti su di lui (nota 1).
Nell’attesa fornisco un altro, inedito motivo di riflessione attorno al possibile legame tra il Moderno e lo scultore Andrea Pisano.
Come sempre le immagini sono più eloquenti di qualsiasi discorso a patto che le si legga senza pregiudizi, da un lato, senza eccessivo entusiasmo dall’altro.
Lo spunto è venuto dalla riproduzione di una formella di Andrea Pisano raffigurante l’Agricoltura, che si trova nel fregio inferiore del campanile del Duomo di Firenze frutto della collaborazione con Giotto, pubblicata in un manuale di Storia dell’Arte di Springer e Ricci del 1940.
La resa del manufatto marmoreo con un’immagine in bianco e nero dai toni scuri [Figura 1] ha indotto in prima istanza a considerarlo in bronzo e ciò ha sollecitare il parallelo con una celebre placchetta del Moderno.

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Figura 1. Andrea Pisano, L’agricoltura (Antonio Springer e Corrado Ricci, Manuale di Storia dell’Arte, III, Il Rinascimento in Italia, Ist. Arti Grafiche, Bergamo 1940, p. 15, fig. 16).

Mi riferisco alla placchetta raffigurante Caco che ruba le giovenche di Ercole [Figura 2; nota 2] che mettiamo a diretto confronto con un’immagine realistica dello stesso rilievo marmoreo di Andrea Pisano che si conserva a Firenze nel Museo del Duomo [Figura 3].

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Figura 2 Il Moderno, Caco ruba le giovenche di Ercole, inizio XVI secolo, collezione privata.

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Figura 3 Andrea Pisano, L’agricoltura, 1348-50, Firenze, Museo del Duomo, già lato est del campanile.

Il gesto di Caco di tirare l’animale per la coda, facendolo indietreggiare in modo che le orme non ne rivelassero la direzione, è molto simile a quello dell’agricoltore che dirige l’aratro.
Un altro confronto può essere fatto tra la figura di Ercole addormentato, in primo piano nella placchetta e vari personaggi addormentati che compaiono nei bassorilievi di Andrea Pisano (nota 3). Quello più attinente (gli altri sono Eva e un imberbe Adamo) è il Noè ebbro, che rappresenta la viticultura, eseguito da Andrea Pisano e collaboratori [Figura 4].

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Figura 4. Andrea Pisano, La viticoltura (L’ebrezza di Noè), 1343-48, Firenze, Museo del Duomo, già lato ovest est del campanile.

Quando si fanno questi confronti si ha sempre il timore di essersi fatti suggestionare e di aver visto ciò che magari altri non vedono o non condividono.

Tuttavia, questo confronto non è isolato.

Alla stessa serie di placchette appartiene quella raffigurante Ercole trionfante su Caco in cui Ercole si riposa dopo aver punito il ladro di giumente [Figura 5] che possiamo mettere a confronto con la formella di Andrea Pisano che rappresenta lo stesso soggetto [Figura 6].

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Figura 5. Il Moderno, Ercole trionfante su caco, inizio XVI secolo, Collezione Cagnola, Gazzada inv. PL.60 (foto Vivi Papi 1996).

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Figura 6. Andrea Pisano, Giustizia sociale (Ercole e Caco, 1348-50, Firenze, Museo del Duomo, già lato est del campanile.

Difficile pensare a un caso.

L’Ercole di Andrea Pisano è “rotondetto”, quello di Moderno slanciato e nervoso, ma l’impostazione della scena è la medesima.
Vorrei attirare, in particolare, l’attenzione sulla figura di Caco a terra esanime che i due artisti eseguono in modo assai simile.
Tanto la figura di Ercole può apparire di maniera in entrambe le opere, quella di Caco è concepita in modo molto originale, al punto che è difficile pensare che possa essere venuta in mente ad Andrea Pisano e al Moderno in tempi e luoghi diversi (nota 4).
Infine, se qui possiamo parlare di una forte somiglianza sulla base di una stessa idea, il personaggio di Caco nella formella scolpita da Andrea Pisano trova un riscontro pressoché esatto in un’altra placchetta del Moderno nota con il titolo di Combattimento [Figura 7; nota 5].

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Figura 7. Il Moderno, Combattimento (sotto le mura di Roma), inizio XVI secolo, Venezia, Museo Correr.

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Dettaglio Figura 7

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Dettaglio Figura 6

Cosa si vuole dimostrare?

Sicuramente un debito iconografico delle placchette del Moderno nei confronti dei bassorilievi di Andrea Pisano, ma non solo.
Nonostante ai tempi del Moderno la diffusione di immagini attraverso stampe e altri media era ampia, possiamo pensare che nel viaggio verso Roma, dove è segnalato all’inizio del XVI secolo, il Moderno abbia fatto tappa a Firenze dove abbia avuto modo di ammirare personalmente il campanile di Giotto e trarne spunti.

NOTE

[1] Rimandiamo ai contributi pubblicati su Antiqua, che già formano un elenco piuttosto ricco e alla bibliografia ivi richiamata.
A proposito di un gruppo di paci derivate da una Pietà del “Moderno” di Alessandro Ubertazzi, aprile 2018 [Leggi].
La Flagellazione del Moderno e Michelangelo siglata A.B., ottobre 2018 [Leggi].
La Flagellazione del Moderno (segue) siglata A.B., novembre 2018 [Leggi].
La Capsella di San Nazaro e il Moderno siglata A.B., dicembre 2018 [Leggi].
Fonte da o per il Moderno, febbraio 2019 di Andrea Bardelli, febbraio 2019 [Leggi].
Cammeo con scena di battaglia attribuito al Moderno di Andrea Bardelli, marzo 2020 [Leggi].
-Ancora sul cammeo dell’Hermitage di Andrea Bardelli, giugno 2020 [Leggi]

[2] Il più recente contributo su questa placchetta lo si trova in A.Bardelli-E.Fantone, Il fascino dell’antico. Le placchette in bronzo della Collezione Cagnola, catalogo della mostra, Villa Cagnola, Gazzada (Va), 2017, p. 10-11, scheda III.

[3] La serie completa delle formelle, insieme a varie notizie sul campanile del Duomo di Firenze, si trova in: https://it.m.wikipedia.org/wiki/Campanile_di_Giotto

[4] La critica recente sembra orientata a proporre solo due nomi per quanto riguarda gli ispiratori del complesso ciclo iconografico dei bassorilievi del campanile di Giotto: Vincenzo di Beauvais, morto nel 1264, autore del trattato intitolato Specula in cui suddivide in quattro specchi tutte le attività celesti e umane, oppure Fra Remigio dei Girolami, domenicano nato a Firenze e ancora vivo agli inizi del XIV secolo, allievo di San Tommaso d’Aquino e (forse) maestro di Dante (fonte wikipedia, vedi ancora nota 3).

[5] Vedi ancora Bardelli-Fantone, op. cit., p. 14-17, scheda IV.
Questa placchetta è stata citata anche a proposito di un confronto nell’articolo Fonte da o per il Moderno (vedi nota 1).

1 Luglio 2020 © riproduzione riservata