Le tre Grazie di Raffaello e altre

della Redazione di Antiqua

Tra i nostri temi di studio preferiti rientra la ricerca dell’archetipo di un’invenzione figurativa, ossia del modello al quale le successive realizzazioni si sono ispirate da un punto di vista iconografico, riproducendone l’immagine in modo fedele (nota 1).
In quest’ottica, la nostra Redazione aveva iniziato a raccogliere materiale per scrivere un articolo, che si sarebbe dovuto intitolare Raffello copione!, attorno alle opere ritenute fonte di ispirazione, se non addirittura modelli, per il celebre dipinto raffigurante Le Esperidi con i pomi d’oro, universalmente noto come Le tre Grazie, conservato presso il Musèe Condé di Chantilly [Figura 1].

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Figura 1. Raffaello, Tre Grazie, 1504-1505 circa, Chantilly, Musèe Condé.

La prima ad essere stata individuata è una rara moneta dell’imperatore Balbino [Figura 2, nota 2].

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Figura 2. Moneta di Balbino, bronzo, mm. 34-36, Tarso, Cilicia, 238 d. C.; recto: AVT KEC KAIA BAɅBEINOC CEB, nel campo ᴨ-ᴨ; verso TAPCOV MHTP, nel campo Γ-B, in esergo AMK, mercato antiquario.

Certo Raffaello non poteva conoscere l’affresco da Pompei che si trova al Museo Archeologico di Napoli [Figura 3] – l’altrettanto celebre opera a cui istintivamente si è portata ad associare il dipinto di Chantilly – perché esso viene portato alla luce nella casa di Titus Dentatius Panthera solo dopo il 1867 (nota 3).

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Figura 3.  Tre Grazie, affresco 63 x 60, I secolo d. C. (cosiddetto IV stile), Napoli, Museo Archeologico Nazionale.

Abbiamo letto di recente un bel saggio di Vincenzo Farinella, intitolato Ecole de’ Roberti: dalla fine agli inizi, contenuto negli atti di una giornata di studi tenutasi a Bologna in Palazzo Pepoli il 29 ottobre 2020, in occasione della mostra sul Polittico Griffoni in Palazzo Fava, volume che abbiamo l’opportunità di segnalare [Figura 4, nota 4].

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Figura 4. AAVV (a cura di Mauro Natale), il Polittico Griffoni. Un dono per la città, Minerva, Argelato (Bo) 2021, 272 pagine formato 21 x 15, euro 25,00.

Il nostro interesse è stato attirato, in particolare, dall’ultima parte di questo saggio in cui viene introdotto un altro brano “archeologico” in cui l’autore prende in esame le Tre Grazie, particolare dell’affresco dedicato al mese di Aprile nel ciclo di Palazzo Schifanoia a Ferrara, dipinte da Francesco del Cossa [Figura 5].

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Figura 5. Francesco del Cossa, Aprile, particolare delle Tre Grazie nel Trionfo di Venere, 1469-70 circa, Ferrara, Palazzo Schifanoia.

Secondo Farinella, le Tre Grazie Schifanoia sarebbero tratte da uno specchio in bronzo già appartenuto alla collezione dello scultore Lorenzo Ghiberti (1378-1455), oggi conservato al Metropolitan di New York [Figura 6].

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Figura 6. Specchio con Le tre Grazie, bronzo, I-II secolo d. C., New York, Metropolitan Museum of Art.

Il pezzo “… fu attentamente guardato dal medaglista Niccolò Fiorentino, che intorno al 1486 lo replicò puntualmente bella celebre medaglia per Giovanna Tornabuoni”.
Mostriamo per quanto celebre la medaglia di Niccolò Di Forzore Spinelli, detto Fiorentino (1430-1514) [Figura 7, nota 5].

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Figura 7. Niccolò Fiorentino, Medaglia di Giovanna Tornabuoni, bronzo, mm. 79,2; recto: VXOR  LAVRENTII  DETORNABONIS  IOANNA ALBIZA; verso: CAS / TITAS / PVLCHRIT VDO A / MOR, Collezione Alberto Delitala.

Secondo alcuni studiosi il pezzo avrebbe fatto da modello per le Tre Grazie di Raffaello di Chantilly – da cui siamo partiti – mentre prevale l’opinione, sottoscritta dallo stesso Farinella, che il modello sia il gruppo marmoreo della Libreria Piccolomini “studiato da Raffaello nel 1502 quando fu trasferito da Roma a Siena” [Figura 8, nota 6].

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Figura 8. Le tre Grazie, marmo, II secolo d. C., Siena, Duomo, Libreria Piccolomini.

Tornando al dipinto di Francesco del Cossa, Farinella si serve degli argomenti relativi alla sua derivazione dallo specchio del Metropolitan per affermare o ribadire che questi supporterebbero l’ipotesi di un soggiorno di del Cossa a Firenze, intorno alla metà degli anni Sessanta del Quattrocento, dove avrebbe potuto ammirare il manufatto presso gli eredi del Ghiberti (nota 7).

NOTE

[1] A questa impostazione “ascendente” ossia dalle “repliche” al modello, si affianca un’impostazione “discendente” che parte dalla più antica raffigurazione di un soggetto ed esamina le varie rappresentazioni dello stesso soggetto nel corso dei secoli (in questo caso, con riferimento all’idea e non necessariamente agli aspetti strettamente iconografici).

[2] Decimo Celio Calvino Balbino è stato un imperatore romano in carica dal febbraio al maggio 238 d. C. insieme a Marco Clodio Pupieno Massimo.

[3] Si veda il bel sito Pompeiinpicture [Vedi].

[4] Il saggio di Vincenzo Farinella è alle pagine 77-92, le illustrazioni (ff. 23-31) sono alle pagine 216-223.

[5] La stessa immagine delle Tre Grazie con la scritta PVLCHRITVDO  A MOR VOLUP/TAS compare sul verso di un’altra medaglia di Noccolò Fiorentino, recante sul recto il ritratto di Pico della Mirandola e la scritta MIRANDOLENSIS IOANNES PICUS [Figura A].

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Figura A. Niccolò Fiorentino, Medaglia di Pico della Mirandola, mercato antiquario.

[6] La voce Wikipedia dedicata alle tre Grazie [Vedi] mette in relazione l’opera con il gruppo Piccolomini (sopra Figura 8) e la medaglia di Giovanna Tornabuoni (sopra Figura 7) mostrando anche l’affresco pompeiano (sopra Figura 2) e un gruppo romano in marmo del II secolo d. C. presso il Metropolitan di New York. In bibliografia viene citata, tra l’altro: Eva Tea, Le fonti delle Grazie di Raffaello, in L’arte n. 17, 1914, p. 41-48.

[7] In conclusione, e come esempio dell’impostazione “discendente” di cui si parlava (vedi ancora nota 1), segnaliamo un bellissimo articolo scritto da Emanuela Pulvirenti, postato in data 14.1.2014 sul blog Didatticarte, che si occupa delle Tre Grazie nell’arte attraverso i secoli, partendo proprio dall’affresco di Pompei (sopra Figura 2) e arrivando fino alle pubblicità di Samsung e Prada [Vedi ].

Ottobre 2021

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