Opere d’arte immaginate nell’ultimo romanzo noir di Silvia Avallone
della Redazione di Antiqua
Il romanzo Cuore nero di Silvia Avallone (Rizzoli 2024) è molto bello e conturbante e ne raccomandiamo la lettura indipendentemente dallo scopo di questo articolo che è quello di individuare alcune opere d’arte di cui si parla nel testo (nota 1).
Parte della vicenda si svolge a Sassaia, borgo composto da una cinquantina di case, in gran parte disabitate, nei boschi dell’Alta Valle del Cervo (denominata La Bürsch in lingua walser) in provincia di Biella. Vi giunge Emilia, la protagonista con un passato molto pesante alle spalle, e qui incontra l’altro protagonista, Bruno, il quale la introduce a Basilio, terzo e ultimo abitante del borgo.
Basilio si sta occupando di restaurare un affresco del Giudizio universale nella chiesa “del tardo Quattrocento” di Alma ed Emilia, con una laurea artistica presso l’Università di Bologna, si offre di aiutarlo.
Mentre Sassaia esiste, Alma, nella realtà, si chiama Campiglia Cervo ed è il comune da cui Sassaia dipende come frazione. Un tempo, esattamente fino al 1964 – e tutt’oggi nella finzione del romanzo – i due centri erano uniti solo da un sentiero in mezzo ai boschi di castagno, denominato “Stra’ dal Forche”. Il sentiero pedonale esiste ancora con lo stesso nome, anche se Sassaia è adesso raggiungibile in auto dalla Panoramica Zegna (nota 2).
A Campiglia Cervo ci sono numerosi edifici sacri, tra cui la chiesa dei santi Bernardino e Giuseppe affacciata sulla piazza principale. La chiesa è romanica ed è menzionata come luogo di culto fin dal XIII secolo, ma la cronologia indicata nei principali testi di riferimento parla del XVI secolo. All’interno, non c’è alcun affresco del Giudizio universale, bensì uno straordinario polittico di Bernardino Lanino (1512-1583) risalente al 1565 [Figura 1].

Figura 1. Bernardino Lanino, Polittico, 1565, chiesa SS. Bernardino e Giuseppe, Campiglia Cervo (Bi) (foto milanofotografo.it).
Nella chiesa non è segnalata nemmeno la Madonna nera, copia di quella del Santuario di Oropa [Figura 2], ricavata da un tronco di rovere e anch’essa bisognosa di restauro, da cui Emilia decide di iniziare il suo apprendistato.

Figura 2. Maestro della Madonna di Oropa, Madonna con Bambino (particolare), legno di cirmolo, XIII secolo, Santuario di Oropa, Biella.
Lo stesso soggetto è però raffigurato in un affresco datato 1723 che si trova sulla facciata di una casa a Quittengo, altra frazione di Campiglia Cervo [Figura 3].

Figura 3. Madonna di Oropa (particolare), affresco, 1723, Campiglia Cervo (Bi), frazione Quittengo (foto milanofotografo.it).
A Campiglia Cervo si segnalano altri affreschi, ma nessun Giudizio universale (nota 3), ad esempio una Crocifissione dipinta sulla facciata meridionale di un caseggiato denominato “Casa dei frati” [Figura 4].

Figura 3. Crocifissione, affresco, XVII-XVIII secolo, Campiglia Cervo (Bi) (foto Danilo Craveia, 8 maggio 2021, fonte: Centro di Documentazione della Bürsch).
Ricordiamo anche l’affresco raffigurante una Madonna con Bambino nella più antica chiesa di tutta la Valle del Cervo, quella di Santa Maria di Pediclosso, che dà il nome a un gruppo di case lungo la pedonale che collega il santuario di San Giovanni d’Andorno e la frazione Oretto di Campiglia Cervo [Figura 5]. L’affresco, attribuito a Gaspare da Ponderano, è appena stato sottoposto a restauro (nota 4).

Figura 5. Gaspare da Ponderano, Madonna con Bambino, affresco, XV-XVI secolo, chiesa di Santa Maria di Pediclosso in frazione omonima di Campiglia Cervo (Bi).
Torniamo alla fiction per dire che a Basilio, coadiuvato da Emilia si prospettano altri restauri, il primo dei quali nella chiesa di Novella, piccola frazione “a venti minuti a piedi da Alma”, definita “un rudere”. Così come Alma, anche Novella è un nome di fantasia, senza alcun legame con Campiglia Cervo, e di questo lavoro non si viene a sapere nulla.
Più circostanziato è il riferimento alla chiesa cinquecentesca di Donato – “al confine della provincia” a “trentaquattro chilometri da Alma” – in cui i nostri due restauratori si sarebbero dovuti cimentare con una danza macabra “assai rara dalle nostre parti” e una pietà lignea.
Il comune di Donato esiste e dista effettivamente 34 chilometri (33,7 per la precisione) da Campiglia Cervo/Alma. Vi si trovano tre chiese risalenti al XVII-XVIII secolo. Accanto a una di queste, quella dedicata a San Giovanni in frazione Ceresito, si trova una piccola cappella con all’interno un affresco del XV secolo di cui, sfortunatamente, non è stato possibile reperire alcuna immagine.
Per quanto riguarda la danza macabra, in tutto il Biellese ne viene segnalata solo una – anche se quasi del tutto cancellata dal tempo e dall’incuria – non a Donato, bensì a Coggiola, comune che da Donato dista circa 50 chilometri e circa 33 da Campiglia Cervo [Figura 6].

Figura 6. Danza macabra, resti di affresco, XV secolo, Coggiola (fonte: newsbiella.it).
Una fonte locale ricorda che, ancora nel 1908, Cesare Bozzalla (1849-1935), avvocato, industriale e studioso locale, scriveva a proposito di “affreschi rappresentanti danze macabre e personaggi dalle estremità inscheletrite”, deprecandone lo stato di conservazione e testimoniando i pochi frammenti rimasti “attesta[va]no del loro pregio e [facevano] lamentare la distruzione degli altri” (nota 5).
Nessuna traccia a Donato anche della pietà lignea di cui si parla nel romanzo.
Non sappiamo se l’autrice Silvia Avallone avesse in mente qualcosa di specifico però piace pensare, visti i legami della Valle Cervo con la cultura walser, che si possa trattare di una pietà del tipo Vesperbild, come quella conservata nella chiesa di San Nicolao a Orta San Giulio in provincia di Novara [Figura 7, nota 6].

Figura 7. Scultore svizzero-tedesco, Vesperbild, 1400-1420 circa, Orta San Giulio (No), chiesa di San Nicolao (foto Simone Riccardi).
NOTE
[1] Un’operazione simile era stata fatta in precedenti occasioni, a proposito dei libri Gli affreschi del maestro di Clot (ottobre 2022) [Leggi] e Il coraggio del pettirosso (marzo 2025 e giugno 2025) [Leggi].
[2] Apprendiamo questa e altre notizie nell’articolo Silvia Avallone presenta “Cuore nero” a Sassaia, nei luoghi dove è ambientato il romanzo di Simona Romagnoli, postato sul sito del quotidiano La Stampa il 14 Agosto 2024.
[3] L’unico Giudizio universale segnalato in zona è una tela settecentesca di qualità non eccelsa, conservata nella chiesa di Pralungo (Bi), comune distante 19 chilometri da Campiglia Cervo [Figura A].

Figura A. Giudizio universale, olio su tela, XVIII secolo, Pralungo (Bi).
[4] Sul restauro eseguito da Maria Luisa Lucini e sulle ricerche condotte dalla studiosa Claudia Ghiraldello su Gaspare da Ponderano, si rimanda all’articolo Campiglia, la comunità a Santa Maria di Pediclosso per celebrare il nuovo restauro dell’affresco, postato sul sito newsbiella.it il 1 maggio 2025 [Leggi].
[5] Si veda l’articolo Il Biellese magico e misterioso: La “Danza macabra” scomparsa a Coggiola e la “Tomba del guerriero” di Rosasco a cura di Roberto Gremmo, postato sul sito newsbiella.it il 3 maggio 2020 [Leggi].
[6] L’immagine è tratta da: Simone Riccardi, Opere d’arte sulle vie dei pellegrini: sculture lignee tedesche in Piemonte e Valle d’Aosta. Qualche caso di studio tra Quattro e inizio Cinquecento, in Pellegrini e viandanti sulle vie delle montagne dal Medioevo ai tempi moderni, atti convegno, Borgomanero 2017, pp. 74-89 [Leggi].
Luglio 2025
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