Giovanni Angelini detto Cristina, ebanista di fine Ottocento

della Redazione di Antiqua 

In un libro intitolato Illustro bergamaschi. Studi critico-biografici, pubblicato nel 1879, lo storico dell’arte Pasino Locatelli (1822-1894) riferisce di alcuni lavori di intarsio eseguiti da Carlo Francesco Mattusi di cui ci siamo occupati abbastanza di recente [Locatelli 1879, pp. 177-178] (nota 1). Di seguito, per dimostrare la vitalità della tecnica dell’intarsio, Locatelli fa riferimento, senza nominarli, ad alcuni artisti contemporanei e cita espressamente un “… giovine, che con qualche saggio da lui esposto a Milano nella mostra d’arte industriale dell’anno 1874, ha attirato l’attenzione degli intelligenti ed il plauso spontaneo del pubblico …” (p. 178-179). Peccato che anche di questo artefice non faccia il nome! Lo definisce compaesano del Fantoni (nota 2) e descrive alcune opere portata a Milano: un “graziosissimo” gruppo in bosso di angioletti portanti una croce e due figure della Morte e del Peccato.
Incuriositi, abbiamo rintracciato il catalogo della mostra del 1874 [Figura 1] scoprendo che, nella sezione D (Mobilio in legno intagliato e scolpito dei secoli XV, XVI XII, XVIII e XIX), compare un Gruppo di puttini portanti croce in legno bosso (n. 184) di Angelini Giovanni di Rovetta, nonché una Scultura in legno rappresentante il Peccato (n. 187) e una Scultura in legno rappresentante la Morte (n. 188).

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Figura 1. Frontespizio del catalogo dell’Esposizione storica d’arte industriale del 1874 a Milano.

È lui, il compaesano del Fantoni che era, appunto, di Rovetta (Bg).
Angelini porta a Milano anche altre opere che vengono registrate nel catalogo: Due teste Cherubini in legno bosso (n. 185), un Basso rilievo in legno acero, soggetto sacro (n. 186), un Capitello di acero e noce (n. 189) [Esposizione 1874, p. 12].
Altre informazioni su Giovanni Angelini le apprendiamo da un trafiletto a firma C. (Carlo) Romussi, pubblicato sulla rivista d’arte Il Raffello del 1875 (nota 3) in cui si parla di mobili intagliati, con tutta evidenza quelli presentati nell’Esposizione del 1874. Anche qui, il discorso viene preso “alla lontana”, facendo notare come la tradizione dei Fantoni non si fosse persa e magnificando “… un gruppo di angioletti condotti con purezza di linee, che lieve lieve si innalza fra le nubi volteggiando con grazia attorno ad una croce” e, accanto, “una figuretta di un morto abbandonato sopra uno scoglio nel cui corpo è cominciata, con verità straziante, la dissoluzione e lo sfacelo”, riferendosi evidentemente alla scultura della Morte.
L’autore è un ventenne (quindi Angelini è nato attorno al 1855) di cui si sottolineano le umili origini, gli esordi come semplice falegname e la forza di volontà che lo portano, da autodidatta, ai risultati che tutto possono ammirare (nota 4).
Solo alla fine del trafiletto si legge “Giovanni Angelini si noma il giovane operaio, ieri falegname, oggi, per virtù propria, artista” e ancora “… i terrazzani di Rovetta lo distinguono col soprannome di Cristina”.
Cristina?
Non è stato possibile finora accertare le ragioni di questo nomignolo però apprendiamo dal sito del comune di Rovetta che “… quasi tutte le famiglie di Rovetta avevano un soprannome, dato per una più pronta e rapida identificazione …”.
Sullo stesso sito abbiamo reperito notizie di una statua della Madonna del Rosario Madonna nota come “La Mare” eseguita in origine dal “rovettese Giacomo [sic] Angelini detto Cristina” e recuperata in alcune sue parti da A. Ghislandi dopo circa un secolo, quindi in pieno Novecento [Figura 2, nota 5].

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Figura 2. Giovanni Angelini-A. Ghislandi, Madonna del Rosario, legno intagliato e dipinto, San Lorenzo di Rovetta (Bg), chiesa parrocchiale.

Sul sito beweb.chiesacattolica.it, citato in nota 5, è possibile reperire diverse immagini di opere di Giovanni Angelini detto Cristina, come una serie di pannelli di base di un trono processionale, datati 1871 [Figura 3].

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Figura 3. Giovanni Angelini, pannelli di base di un trono processionale, 1871, legno intagliato, dipinto e dorato, Diocesi di Bergamo (ubicazione ignota).

Troviamo anche un cosiddetto copri fonte, ossia una struttura architettonica in legno destinata a coprire la vasca battesimale che è generalmente in pietra. L’arredo è decorato con intarsi eseguiti dallo stesso Angelini o frutto della collaborazione con qualche specialista [Figure 4 e 4bis].

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Figure 4 e 4bis. Giovanni Angelini, copri fonte battesimale, legno intagliato e intarsiato, Diocesi di Bergamo (ubicazione ignota).

Alcuni lavori sono attribuiti ad Angelini G., presumibilmente il nostro Giovanni detto Cristina a cui si aggiunge un non ancora meglio identificato Angelini C. Un esempio è costituito da un confessionale, impreziosito da una scena evangelica intagliata in modo raffinato al centro della fronte [Figura 5].

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Figura 5. Giovanni Angelini-C. Angelini, confessionale, legno intagliato, Diocesi di Bergamo (ubicazione ignota).

All’interno del confessionale compare la scritta in stampatello “Angelini Cristina”, forse, più che una firma dell’artefice, una scritta identificativa apposta da qualcun altro [Figura 5bis].

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Figura 5bis. Particolare della firma nel confessionale di Figura 5.

Allo stato attuale non sappiamo se C. Angelini corrisponda a un co-artefice o se i redattori della scheda sul sito beweb.chiesacattolica.it abbiano pensato che la C stesse per Cristina (nota 6).

NOTE

[1]Si rimanda all’articolo Notizie contrastanti sulle’ebanista neoclassico Carlo “Maltusio” (a cominciare dal nome) (aprile 2023) [Leggi]. In quella sede, il volume di Locatelli non era stato menzionato, ma esso riprende integralmente quanto riportato sul Mattusi dalle opere di Damiano Muoni ivi citate.

[2] Allude ovviamente al celebre intagliatore bergamasco Andrea Fantoni (1659-1734).

[3] La rivista è stata pubblicata dal 1869 al 1883 (a cui si aggiunge una sola annata di una nuova serie con dieci fascicoli nel 1897), prima legata al Comitato Promotore di Urbino per il Monumento ai Grandi Artisti di Urbino, poi espressione dell’Accademia Raffaello.

[4] A sottolineare il carattere didattico di questa esposizione è interessante quanto scrive Romussi: “Gli operai che visitavano l’esposizione avrebbero dovuto fermarsi davanti a queste sculture [sta parlando proprio di quelle di Angelini] ed attingere da esse la forza nelle lotte fra la realtà e la speranza, poiché da questa scaturiva un grande esempio”.

[5] Non è stato possibile identificare meglio A. Ghislandi, ma sappiamo che ha eseguito diversi arredi lignei per le chiese della diocesi di Bergamo, tra cui una coppia di bancali da presbiterio insieme alla ditta Carminati (anch’essa per ora non meglio identificata) nel 1924 [Figura A].

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Figura A. Ditta Carminati-A.Ghislandi, bancale da presbiterio (lato sinistro), Diocesi di Bergamo, ubicazione ignota (fonte: beweb.chiesacattolica.it).

[6] Pur pensando che si tratti di un errore, alcune schede riportano opere eseguite da G. Angelini e C. Angelini riferite al XVIII secolo [Figura B].

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Figura B. Giovanni Angelini-C. Angelini, testina di angiolett (una di quattro), XVIII secolo (?), legno intagliato, Diocesi di Bergamo (ubicazione ignota).

Bibliografia citata
-Esposizione storica d’arte industriale. Milano 1874, Catalogo Generale, Treves, Milano 1874.
-Il Raffaello, anno VII (1875), Rocchetti, Urbino 1876.
-Pasino Locatelli, Illustro bergamaschi. Studi critico-biografici, Pagnocelli, Bergamo 1879.

Ringraziamo Nicoletta Serio per averci messo sulle tracce di questo artefice.
Saremmo grati a chiunque fosse in grado di fornirci notizie su Giovanni Angelini detto Cristino, sulle sue opere e sull’ubicazione dei lavori pubblicati in questo articolo.

 Giugno 2023

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