Significato di un bronzetto raffigurante donna con candela
della Redazione di Antiqua
Capita talvolta di imbattersi in oggetti che, al di là del loro valore artistico, attraggono per il mistero che avvolge la loro decifrazione.
È questo il caso di un bronzetto raffigurante una donna discinta che con un lembo della sua veste afferra nella mano destra una candela accesa. È importante mostrare più immagini perché l’oggetto sia guardato da più punti di vista [Figure 1, 2, 3 e 4].




Figure 1-4. Donna con candela, bronzo argentato, cm. 24,5 x 11,5 x 7,5 cm con la base in marmo, 18,5 x 11,5 x 7,5 cm senza base, Bertolami 14 dicembre 2022 n. 25, ivi definito Scuola Nordeuropea, XVII-XVIII secolo.
In genere, le case d’aste sorvolano sull’interpretazione dando definizioni piuttosto laconiche. In questo caso, invece, viene fornita una spiegazione dettagliata che riproduciamo integralmente:
“Curioso bronzetto dall’iconografia misteriosa. Probabilmente trattasi di una figura di strega rappresentata scarmigliata, bloccata in un gesto scomposto, apparentemente di paura, con una candela in mano. Potrebbe trattarsi anche di una donna sorpresa da qualcosa che la terrorizza nella notte. Tiene in mano una bugia con candela accesa e sul fianco una specie di faretra, forse un porta-penna. Chissà cosa la spaventa nella notte, tanto da farle ricadere la veste e scoprirle un seno spalancando la bocca in un grido soffocato. Potremmo trovare immagini simili nella pittura di stregoneria di Dürer o Franz Francken, quasi fosse una figura materializzatasi dalla scena di un sabba. La minuta bulinatura dei capelli e della faretra, il tipo di pettinatura e la bella base a mezza colonna rimandano ad una scultura realizzata antecedentemente al XIX secolo”.
Diciamo subito che quella che è stata definita “una specie di faretra” è presumibilmente proprio un porta-penna e che una datazione al XIX secolo sembrerebbe più plausibile rispetto a quella proposta del XVII-XVII secolo. Concordiamo, invece, sul fatto di collocarlo in area nordeuropea.
I riferimenti ad Albrecht Dürer (1471-1528) e a Frans Francken il Giovane (1581-1642) appaiono quindi pertinenti perché entrambi praticano il soggetto “streghe” nel loro repertorio, ma per il bronzetto in discorso non è stato possibile trovare alcun riferimento preciso nelle loro opere (nota 1).
Ma si tratta effettivamente di una strega?
Verifichiamo questa e altre ipotesi.
La relazione tra streghe e candele è piuttosto stretta. Non solo si tramanda che i riti magici avvengano al lume di candela, ma la festa della Candelora, che cade il 2 febbraio, è detta anche “notte delle streghe” perché in essa le streghe abbandonano l’apprendistato per iniziare il loro percorso iniziatico (nota 2).
Effettivamente, candela a parte, la movenza quasi di danza, la veste scomposta, l’acconciatura scompigliata e l’espressione del volto potrebbero far pensare alla partecipante a un sabba.
La cosa più insolita riguarda il modo con cui la donna tiene in mano il portacandele, reggendolo non per l’impugnatura, bensì da sotto e avvalendosi di un lembo della veste. Al termine di un’accurata ricerca non è stato possibile reperire alcun esemplare di porta candela che avesse un manico sotto la base (nota 3).
Una possibile alternativa alla strega è la cosiddetta Dama bianca che appartiene prevalentemente al folclore germanico, una sorta di spirito in abito bianco avvolto da una pallida luminosità. Secondo alcuni racconti, le dame bianche si aggirerebbero portando candele accese da cui lascerebbero cadere gocce di cera sulla criniera dei cavalli, per poi intrecciarla e pettinarla (nota 4). Siamo tuttavia propensi ad escludere questa ipotesi perché la carnalità espressa dal bronzetto in esame non si addice a un fantasma.
Dopo averla presa in considerazione, scartiamo anche l’ipotesi Giuditta in veste di Giustizia, scaturita pensando che l’oggetto tenuto nella mano destra fosse l’elsa mutila di una spada andata perduta. L’incedere deciso della figura femminile rappresentata nel bronzetto e l’impugnatura della spada tenuta con la veste che si immaginava lorda del sangue di Oloferne avrebbe potuto far pensare all’eroina biblica, ma un’immagine ingrandita dell’oggetto impugnato dalla donna rivela senza ombra di dubbio che è integro e che si tratta di una candela [Figura 2bis].

Figura 2bis. Particolare dell’immagine di Figura 2.
Ci è stato anche suggerito che il bronzetto rappresenti una delle vergini protagoniste della parabola delle dieci vergini narrata nel Vangelo di Matteo (Mt 25, 1-13). Secondo il racconto evangelico, cinque vergini sagge si erano premunite di lampade cariche di olio per accenderle di notte e riconoscere lo sposo secondo l’antico rito nuziale. Per contro, altrettante vergini stolte si erano addormentate senza disporre di una riserva d’olio e al loro risveglio, dovendosi recare a compralo, avevano mancato l’incontro con gli sposi.
Questo soggetto era molto popolare nel Medioevo ed ha avuto grossa influenza sull’arte gotica tedesca, soprattutto in scultura. Inoltre, la parabola viene spesso utilizzata nel mondo protestante per ricordare ai fedeli di rimanere vigili e di non trascurare la loro relazione con Dio.
Il nostro bronzetto potrebbe rappresentare una vergine saggia, dato che la candela appare accesa, ma il suo atteggiamento e le sue movenze contrastano con alla compostezza che ci si attende da una vergine saggia, per non parlare del fatto che la parabola parla di lampade ad olio e non di candele.
Saremmo quindi tentati di rigettare anche questa seppur arguta interpretazione, ma non possiamo non mostrare una xilografia di Nicholas Manuel Deutsch (1484-1530) in cui la vergine saggia brandisce una lampada dotata di un’impugnatura simile a quella che si immagina, celata dal lembo di veste, nel bronzetto [Figura 5].

Figura 5. Nicholas Manuel Deutsch, Vergine saggia, xilografia, siglata NMD, 1518 (fonte Alamy).
Un’improvvisa intuizione ci indirizza verso il mondo della lirica in cui le streghe trovano ampio spazio e il passo successivo ci porta a considerare il Macbeth di Giuseppe Verdi e l’opera di William Shakespeare da cui è tratto.
Riteniamo che il personaggio raffigurato nel bronzetto possa essere proprio Lady Macbeth nella celebre scena del suo sonnambulismo (nota 5).
Della stessa scena tratta dall’originale shakespeariano (nota 6) il pittore svizzero Johann Heinrich Füssli (1741-1825) fornisce una nota versione di cui ci si può avvalere come termine di confronto iconografico [Figura 6].

Figura 6. Johann Heinrich Füssli, Lady Macbeth sonnambula, olio su tela cm. 221 x 160, 1784, Parigi Museo del Louvre, inv. RF 1970-29.
Si può notare come sia nel dipinto di Füssli, sia, soprattutto, nel bronzetto (vedi ancora Figura 2bis) venga data particolare evidenza alla mano sinistra. Il gesto può evocare la drammatica sequenza – comune alle opere di Shakespeare e di Verdi – in cui la sonnambula si sfrega le mani nel tentativo di mondarle dal sangue di tutti i lutti che ha causato.
NOTE
[1] Si veda l’articolo: Sara Arosio, “Grazie e disGrazie. Albrecht Dürer e l’insorgenza della rappresentazione della strega come distorsione dell’immagine delle tre Grazie, engramma.it [Leggi].
[2] Sull’argomento si possono reperire in rete numerose notizie. Vedi, ad esempio: Carla Babudri, Festa della Candelora – Vita da Strega, postato 29.2.2024 [Leggi]; Pierfranco Bruni, La Candelora, notte delle streghe, postato 3.2.2018 [Leggi]:
[3] Era parso di averne trovato uno in un’immagine, per altro creata con Intelligenza Artificiale [Figura A], ma osservandola più attentamente, la donna raffigurata tiene nella mano destra un oggetto non meglio identificato (simile a quello che si vede sul tavolo) e che la luce proviene da un normale candeliere che spunta sul fondo.


Figura A. Donna con candela, immagine generata con AI (fonte www.canva.com).
[4] [Vedi].
[5] La scena si svolge nel terzo atto. Vedi: Felicita Pacini, Il Macbeth di Verdi: tra visioni e realtà nel sito lafilaharmonie.com [Leggi].
[6] Qui nell’atto quinto.
Ringraziamo Guerrino Lovato, scultore e iconologo, per aver proposto alcune delle interpretazioni sopra riportate.
Luglio 2025
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