Cassettone neoclassico genovese (?) stemmato

della Redazione di Antiqua

In una seduta d’asta dell’ormai lontano 2016 veniva proposto da Cambi come genovese un cassettone neoclassico con al centro uno stemma [Figura 1].

cassettone-neoclassico-piacenza-genova-stemma-zenoglio

Figura 1. Cassettone neoclassico, Cambi 17.11.16 n. 1321 (ivi definito Genova).

Lo stemma raffigura una gamba calzata sostenuta dai due leoni rampanti nella parte inferiore e un’aquila coronata in quella superiore [Figura 1bis].

cassettone-neoclassico-piacenza-genova-stemma-zenoglio

Figura 1bis. Stemma, particolare del mobile di Figura 1.

Diciamo subito che il mobile non rientra per nulla nella tipologia del cassettone neoclassico genovese, o più genericamente ligure, che siamo abituati a considerare (nota 1).
L’intarsio cosiddetto “a buio” (nota 2) viene praticato in Piemonte ed è addirittura caratteristico dell’ebanisteria piacentina (nota 3), la quale è particolarmente influenzata da quella lombarda (nota 4). La scelta stessa di un piano in legno, ancorché intarsiato, invece di un piano in marmo pregiato appare in contrasto con il gusto genovese.
Abbiamo allora condotto, con l’ausilio di autorevoli studiosi, una ricerca sullo stemma che ha consentito di identificarlo con quello della famiglia Zenoglio di Chiavari. Il nome del casato deriva da “ginocchio” e quindi rimarremmo nell’ambito dei cosiddetti stemmi parlanti.
Un’immagine dello stemma, contrassegnata dal numero 888 [Figura 2] si trova in un testo manoscritto da Andrea Musso del 1680 (La università delle insegne ligustiche delineate da Gio. Andrea Musso), conservato presso la Biblioteca Berio di Genova (m.r.C.f.2.22) (nota 5).

i

stemma-famiglia-zenoglio-musso-1680-888

Figura 2. Stemma della famiglia Zenoglio (Musso 1680 n. 888).

È stato osservato che lo stemma riportato da Musso, a parte il nome della famiglia riportato come Zenoglia e non come Zenoglio, mostra un’aquila bicipite, mentre sullo stemma sul cassettone si vede un’aquila con una sola testa coronata.
Non essendo documentata una concessione imperiale alla famiglia, la si può interpretare come una licenza del disegnatore.
Lo stemma presente sul cassettone è quindi più realistico perché vicino alla verità storica di una famiglia inserita in un contesto che vede Genova, già invasa dalle truppe austriache nel 1746, dialogare successivamente con i Francesi.
Nel suo libro Collezionare lontano dalla “capitale”. Il caso di palazzo Descalzi a Chiavari nel Settecento (Edifir, Firenze 2011), Raffaella Fontanarossa dedica una scheda alla villa di Chiavari fatta costruire “al mare” dai Costa Zenoglio, denominazione assunta successivamente dal casato.
Più precisamente, sebbene le fonti non si esprimano in modo unanime, il palazzo, dotato di un “grandioso giardino” risulta fabbricato e/o ampliato da certo Michelangelo Zanoglio tra il 1760 e il 1780. Doveva trattarsi di una casa sontuosa se, presumibilmente dopo l’istituzione della Repubblica Ligure del 1797, viene “indicato dai deputati di Napoleone quale residenza degna ad ospitare i suoi militari in alta uniforme” (Fontanarossa, op. cit., pp. 36 e 37).
Per motivi stilistici, la cronologia del cassettone di Figura 1 è perfettamente coerente con una datazione alla fine del XVIII secolo.
Riguardo all’ambito di provenienza, evidentemente, la casa d’aste era ovviamente al corrente dell’origine del mobile – salvaguardata per motivi di riservatezza – e da qui l’attribuzione certa a Genova, di non immediato riscontro sul piano della forma e del decoro, come già osservato.
Possiamo aggiungere che la stessa Fontanarossa denuncia interventi di restauro sul palazzo – non più di proprietà della famiglia, estintasi con il deputato Rolando Costa Zenoglio (1864-1938) – verificatisi tra il 2003 e il 2010 e definiti, senza mezzi termini, uno “scempio”. Fino ad allora, si erano conservati “parte degli stucchi, dei mobili e della quadreria sei-settecentesca di cui attualmente resta, nei più fortunati, la sola memoria visiva” (Fontanarossa, op. cit., p. 59, nota 104).
È quindi assai probabile che proprio negli anni immediatamente successivi al 2010 si sia verificata la dispersione degli arredi, tra cui il nostro cassettone.

Conclusione
Per un cassettone così “poco genovese”, i legami stilistici non vanno ricercati nell’ambito dei complessi rapporti tra Genova e Milano, ma ha senso identificarne la provenienza specifica proprio dal territorio di Chiavari che, fin dal Medioevo, ha avuto stretti rapporti con Piacenza.
Da Chiavari a Piacenza, infatti, si snodava la cosiddetta via del sale, lungo un percorso di circa 200 chilometri attraverso l’Appennino, passando dalla val d’Aveto (una valle appartenente, in parte, alla provincia di Genova e, in parte a quella di Piacenza) e dalla Val Trebbia. Su questa via si praticavano vari tipi di commercio in entrambe le direzioni: sale e prodotti ittici dalla Liguria in cambio di altri generi dal Piacentino. È quindi plausibile che gli Zenoglio, indipendentemente da dove sia stato eseguito il mobile, si siano rivolti a qualche bottega piacentina perché Piacenza vantava una grossa e rinomata tradizione nel campo della produzione del mobile.

NOTE

[1] Sul cassettone neoclassico ligure si può vedere un vecchio articolo riprodotto in copia anastatica [Leggi]. Il più recente e autorevole testo sul mobile genovese del Settecento è Ludovico Caumont Caimi, L’ebanisteria genovese del Settecento, PPS, Parma 1995.

[2] Si esegue incastonando i vari decori (disegni, nastri e filetti) direttamente nel massello di noce che costituisce la superfice del mobile. Questa tecnica si contrappone al “commesso” che si ottiene accostando lastronatura e decori e applicandoli sulla superfice del mobile, realizzata in essenze di legno “povere”, che viene completamente rivestita.

[3] Sul mobile piacentino, vedi diffusamente C. Longeri-S. Pighi, Il mobile piacentino, Tipleco, Piacenza 2003. Si noti una certa affinità stilistica e decorativa con il cassettone piacentino pubblicato nell’articolo Un cassettone neoclassico intarsiato con stemma araldico tra Parma e Piacenza (maggio 2023) [Leggi , ivi Figura 5].

[4] Avendo riscontrato una certa famigliarità con i cassettoni esaminati nell’articolo Cassettoni neoclassici lombardi con lesena a cornucopia (settembre 2019) [Leggi], si era pensato, in un primo momento, proprio a un mobile di influsso lombardo, riproponendo la questione, non ancora risolta, del rapporto tra committenza genovese ed ebanisteria locale o lombarda; in proposito, si rimanda all’articolo Milano o Genova … o l’anello di congiunzione (luglio 2019) [Leggi] che, in appendice, riporta la vicenda del cassettone eseguito da Giuseppe Maggiolini per il marchese genovese Domenico Serra. Si veda anche quanto scritto a proposito di Gaetano Renoldi “ebanista milanese abitante in Genova Strada Novissima” nell’articolo Gaetano Renoldi ebanista milanese a Genova (giugno 2021) [Leggi].

[5] Per questa o altre ricerche dello stesso genere, si rimanda Armoriale delle famiglie italiane, disponibile in rete [Vedi].

Ringraziamo Roberto Santamaria (Archivio di Stato di Genova) e Andrea Lercari (studioso della storia di Genova e della nobiltà genovese) senza il cui amichevole contributo non saremmo mai giunti all’identificazione dello stemma.

Giugno 2023

© Riproduzione riservata