Mobili tra Cremona e Bergamo

della Redazione di Antiqua

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Figura 1. Cassettone, Lombardia, XVII-XVIII secolo, Il Ponte 14 marzo 2012 n. 369.

Che si tratti di un mobile lombardo è fuori discussione, come testimoniano le cerniere “a vista” che collegano il piano ribaltabile, la serratura anch’essa “a vista” e i pomelli rotondi di foggia lombarda. Sforzandoci di circoscrivere la zona di produzione, propendiamo per il Cremonese, straordinario territorio che, da un punto di vista dell’ebanisteria coniuga esperienze venete, emiliane e persino piemontesi. Proprio per la mancanza di una sua specificità, diluita dalle varie influenze, non è facile riscontrare nel mobile caratteri tipicamente cremonesi (nota 1).
Possiamo dire che la struttura interna che si rivela ribaltando la fronte del primo cassetto, costituita da due coppie di tiretti ai lati di un vano centrale a giorno centinato rientra nel lessico cremonese e bresciano, così come i nastri filettati piuttosto larghi (anche se, questi, ampiamente condivisi in altri ambiti) [Figura 1bis].

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Figura 1bis. Dettaglio del mobile di Figura 1.

Anche la forma delle cartelle, riconducibile a un elemento centrale romboidale e da due elementi simmetrici “semi-romboidali” ai lati, non si possono certo considerare una prerogativa cremonese, ma si trovano variamente configurate – quindi anche nella versione ellissi e semi-ellissi – in varie tipologie riconducibile a Cremona e dintorni (nota 2).
Per rendere visivamente questi concetti, mostriamo un mobile di sicura provenienza cremonese – in quanto facente parte dell’arredo di un prestigioso palazzo a Cremona – che non avevamo avuto occasione di pubblicare nell’articolo citato nella nota 1 e che, pur nell’assoluta diversità rispetto al cassettone di Figura 1, restituisce la stessa “atmosfera” che si è tentato di evocare [Figura 2].

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Figura 2. Cassettone, Cremona, metà circa del XVIII secolo, collezione privata.

Unica nota “stonata” nel cassettone di Figura 1 è l’incorniciatura intagliata della fronte, non per l’ebanizzatura – ampiamente diffusa nel Cremonese – quanto per la forma.
Questo elemento, strutturale e decorativo allo stesso tempo, trova ampio riscontro nell’ebanisteria bergamasca anche se in legno naturale, mai ebanizzato e collocato unicamente come “catena” ossia come elemento separatore dei cassetti (nota 3).
Mostriamo un esempio di canterano bergamasco che non ha nulla in comune con quello di figura 1, se non per le catene intagliate [Figura 3].

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Figura 3. Cassettone, Bergamo, XVII-XVIII secolo, mercato antiquario.

Come si spiega allora la presenza di un elemento “bergamasco” in un mobile che di bergamasco non ha nulla e che l’esperienza e alcuni confronti inducono a collocare a Cremona?
Senza alcuna pedanteria, occorre far ricorso alla storia e alla geografia per conciliare due realtà apparentemente distanti.
La cartina successiva mostra semplicemente le province lombarde nella loro attuale configurazione [Figura 4].

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Figura 4. Cartina delle province lombarde oggi.

Come si può notare, le province di Bergamo e di Cremona confinano per un lungo tratto, ma ciò avveniva anche durante il XVIII sebbene Cremona facesse parte del Ducato di Milano, mentre Bergamo della repubblica veneta.
Questo spiega la sostanziale diversità tra mobili bergamaschi, di chiara influenza veneta, e quelli cremonesi in cui sono presenti diverse altre influenze come sopra indicato.

Possiamo quindi ipotizzare che il canterano di Figura 1 sia stato prodotto in una zona di confine tra la Bassa Bergamasca, Cremona e Brescia, idealmente in una località come Soncino (Cr), tanto per indicare un luogo d’antica tradizione, oppure in un suo omologo in terra bergamasca.

Un approccio simile si può adottare anche per un altro mobile: un cassettone a ribalta che potremmo far rientrare nella categoria dei mobili decorati con cornicette ebanizzate, tipici della tradizione lombarda. Il mobile è di proprietà degli Istituti milanesi Martinitt, Stelline e Pio Albergo Trivulzio e, a quanto riportato nella scheda del Catalogo dei Beni Culturali, deriva probabilmente da qualche legato per cui il luogo di originaria provenienza potrebbe essere ovunque in Lombardia [Figura 5].

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Figura 5. Cassettone a ribalta, Lombardia, XVIII secolo, Milano, Istituti Martinitt, Stelline e Pio Albergo Trivulzio, inv. 1990-29 (fonte ICCD3294008).

Per confronto, si veda un cassettone a ribalta che presenta un impianto simile, un’unica cartella rettangolare sulla fronte di ciascun cassetto e analogo decoro sul fianco; salvo prova contraria, i piedi potrebbero non essere quelli originali, bensì frutto di una sostituzione ottocentesca [Figura 6].

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Figura 6. Cassettone a ribalta, Lombardia, XVIII secolo, Della Rocca novembre 2011 n. 527.

Anche quest’ultimo mobile non è di immediata collocazione in un ambito più circoscritto. Ci limitiamo a osservare che mobili di questa tipologia venivano sicuramente prodotti anche a Cremona (nota 4).
Dopo averlo inquadrato nell’ambito di una generica tipologia “a cornicette nere”, osserviamo più attentamente la ribalta di Figura 5. La fronte non è perfettamente liscia bensì spezzata in senso verticale in modo da risultare tripartita; ciò rispecchia un’impostazione formale che a Cremona risulta diffusa (nota 5). Inoltre, il largo nastro a doppia filettatura che decoro la facciata esterna dell’asse ribaltabile rimanda allo stesso decoro riscontrato nei cassettoni di Figura 1 e di Figura 2.
Questi due indizi potrebbero indurci, seppur con una certa prudenza, ad attribuire all’ambito cremonese la ribalta di Figura 5 e, di conseguenza, con ancora più prudenza, la ribalta di Figura 6.
Tuttavia, la ribalta di Figura 5 mostra un particolare che la allontanerebbe dall’ambito cremonese per avvicinarla a un altro ambito: il piede, la cui forma è riscontrabile quasi esclusivamente in alcuni mobili bergamaschi. Si veda, ad esempio, un inginocchiatoio bergamasco intagliato in noce, passato sul mercato antiquario con un’attribuzione alla bottega dei Fantoni [Figura 7].

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Figura 7. Inginocchiatoio, Bergamo, XVII-XVIII secolo, mercato antiquario.

In definitiva, possiamo pensare che la ribalta di Figura 5 sia un mobile eseguito nel Cremonese, ma di chiaro influsso bergamasco, oppure, ipotesi per cui propendiamo, un mobile della Bassa Bergamasca che risenta dell’influenza cremonese (nota 6).

NOTE

[1] Per un approccio ai mobili cremonesi, si rimanda all’articolo Appunti sull’ebanisteria a Cremona (febbraio 2013) [Leggi].

[2] Si veda l’articolo Mobili a lambrecchini (giugno 2011) [Leggi].

[3] Sui tipici cassettoni bergamaschi con cariatidi intagliate si veda l’articolo Il canterano bergamasco [Leggi], precisando che la tendenza attuale è di datare questi mobili tra XVII e XVIII secolo.
Le catene intagliate a motivi vegetali sono presenti anche nei mobili friulani e in alcuni mobili veneti, ma questa circostanza non incide sul discorso che stiamo sviluppando.

[4] Si veda nuovamente l’articolo citato nella nota 1 (ivi Figure 4 e 5) e l’articolo Il piccolo violino Storioni 1793 (dicembre 2018) [Leggi].

[5] Ancora una volta vedi l’articolo citato nella nota 1 (ivi, in particolare, le Figure 7 e 8).

[6] Sull’ipotesi che Bergamo abbia prodotto durante il XVIII secolo anche mobili di tipologia lombarda in senso stretto, si veda l’articolo Trumò intarsiato del Settecento attribuibile a bottega bergamasca (Caniana?) (ottobre 2019) [Leggi]. Si veda anche l’articolo Un cassettone Caniana con particolari inusuali (dicembre 2018) [Leggi] in cui si discuteva della possibile penetrazione nella Bergamasca di stilemi provenienti dalla zona del Laghi attraverso il contiguo territorio lecchese.


Ringraziamo l’antiquario Mauro Beltrametti, grande esperto del mobile dell’Italia settentrionale e lombardo in particolare per lo scambio di opinioni
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Luglio 2025

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