Placchetta in bronzo di Sansone che uccide un drago
della Redazione di Antiqua
Nel volume Placchette e rilievi di bronzo nell’età di Mantegna, pubblicato nel 2006 in occasione della mostra di Mantova, Francesco Rossi pubblica una rara placchetta raffigurante un uomo nudo a cavallo che combatte con un drago servendosi di quella che sembra una mascella d’asino. La intitola “Sansone (?)” e la attribuisce alla “Scuola mantovana (?)” della fine del XV secolo (Rossi 2006, p. 47 n. 20).

Figura 1. Sansone, bronzo d. 4,13, (Scuola mantovana) fine XV secolo, collezione privata.
È del tutto plausibile che l’attribuzione all’ambito mantovano derivi dal confronto con una placchetta raffigurante Meleagro e il cinghiale di Calidone [Figura 2], che lo stesso Rossi attribuisce in un primo momento, seppur dubitativamente, allo Pseudo Melioli (Rossi 2006, p. 44 n. 15) e, successivamente, pur sempre in via dubitativa, allo Sperandio a proposito dell’esemplare della collezione Scaglia (Rossi 2011, IV.8).

Figura 2. Meleagro e il cinghiale di Calidone, bronzo d. 4,13, (Scuola mantovana) fine XV, Parigi Louvre inv. OA 2838, ivi definito “da un modello dello Pseudo Melioli”.
Per quanto riguarda il soggetto della placchetta di Figura 1, Rossi si pone giustamente il dubbio che si tratti di Sansone per la compresenza della mascella d’asino, tipica di Sansone (nota 1) e del drago, attributo tipico di san Giorgio che lo affronta solitamente proprio a cavallo.
Per quanto riguarda la mascella d’asino, se ne parla nel Libro dei Giudici in cui, a proposito di Sansone, si legge: “Poi, trovata una mascella d’asino ancora fresca, stese la mano, l’afferrò e uccise con essa mille uomini” (Gdc 15,15) [Figura 3].

Figura 3. Aureliano Milani (1675-1749), Sansone, olio su tela cm. 225×290, collezione Banca Popolare dell’Emilia-Romagna.
Però, la conclusione a cui giunge Rossi (citando Gdc 15, 17-18) non è del tutto convincente quando afferma che: “… potrebbe trattarsi di una contaminazione motivata dal fatto che la strage dei filistei, a opera di Sansone, si svolge nel deserto” (Rossi 2006, op. cit.), come se il deserto fosse l’habitat naturale dei draghi.
Che Sansone non abbia mai combattuto contro un drago è cosa certa.
In rete si trova l’immagine di mosaico dell’XI -XII secolo conservato nella Chiesa di San Martino a Layrac (Nuova Aquitania), per il quale viene fornito il titolo Sansone sconfigge il drago [Figura 4], ma pensiamo sia un errore perché altre fonti più accreditate affermano trattarsi di un leone (nota 2).

Figura 4. Sansone sconfigge il leone, mosaico, XI-XII secolo, Layrac nella Chiesa di San Martino (fonte: Bridgeman images).
Per tentare di identificare il soggetto della placchetta proviamo ad affidarci ai testi religiosi ebraici dove il drago viene identificato con le parole nachash e tannin che, in entrambe i casi, possono significare serpente. Nello Zohar, testo fondamentale della mistica ebraica, sono i diavoli ad assumere talvolta le fattezze di un drago.
Nella demonologia dello Zohar, si trova in varie forme anche il motivo della battaglia tra il principe e un drago o rettile demoniaco – rappresentazione del male (qlippah o qlippoth) – che ha imprigionato una principessa (nota 3).
La placchetta potrebbe quindi raffigurare il principe che uccide il drago per liberare la principessa, oppure, più generalmente, un’allegoria della lotta del bene contro il male. Che il principe o il bene siano personificati da Sansone non stupisce, essendo uno dei più celebrati eroi della tradizione ebraica. Oppure, più semplicemente, il drago potrebbe rappresentare i Filistei, nemici giurati del popolo ebraico e pertanto raffigurati con un animale simbolo del male.
Se accettiamo l’ipotesi di una placchetta realizzata a Mantova alla fine del XV secolo, possiamo presumere – in base ai riferimenti alla tradizione ebraica che sopra abbiamo evidenziato – di collocarla nell’ambito della locale comunità che in quello stesso periodo contava più di 200 persone, per lo più provenienti da Roma, dalla Germania e dalla Provenza (nota 4).
È noto che l’arte della fusione in bronzo fosse praticata dagli ebrei come racconta la vicenda della famiglia De Levis nella vicina Verona (nota 5).
Infine, a proposito di Sansone e di arte del bronzo, citiamo in conclusione un articolo in cui si cerca di dimostrare che l’indovinello proposto da Sansone ai Filistei – avente per oggetto il leone da lui ucciso a Timna, nella cui carcassa si trova del miele e uno sciame d’api (Gdc 14, 1-14) – potrebbe in realtà nascondere una sottile metafora relativa ai forni fusori (nota 6).
NOTE
[1] Secondo la tradizione ebraica, Caino si serve di una lama prodotta dalla mandibola di un asino per uccidere, ma il Libro della Genesi non chiarisce le modalità dell’omicidio; vi si legge: “Caino alzò la mano contro il fratello Abele e lo uccise” (Ge 4,8). Però, mascella e mandibola non sono sinonimi; la mandibola è mobile e sostiene i denti inferiori, mentre la mascella è fissa e sostiene i denti superiori.
[2] Varie immagini di Sansone in lotta con un leone e altro in: Giulio Giuliani, Sansone, supereroe dell’era romanica, beforechartres.blog 21.8.2019 [Vedi].
[3] Per una trattazione del drago nell’ebraismo, si rimanda alla ricca voce di wikipedia [Vedi].
[4] Ermanno Finzi, La presenza ebraica nel mantovano: una panoramica, in La Reggia, Società per il Palazzo Ducale, Anno XXV, n. 1 (95), marzo 2016; Mauro Perani (a cura di), Gli ebrei a Castel Goffredo, Giuntina, Firenze 1998.
[5] Michael Riddick, The Use and Invention of Plaquettes by the De Levis bronze Foundry of Verona, renbronze.com 15.1.2021 [Leggi].
[6] Felice Vinci, Un’ipotesi di soluzione dell’indovinello biblico di Sansone, agenziacomunica.net 20.9.2023 [Leggi ].
Bibliografia citata
-F. Rossi (a cura di), Placchette e rilievi di bronzo nell’età di Mantegna, Skira, Milano 2006.
-F. Rossi, La collezione Mario Scaglia. Placchette, Lubrina, Bergamo 2011.
Maggio 2025
© Riproduzione riservata