Ancora sulla cornice barocca firmata Giuseppe

di Andrea Bardelli

Nel luglio del 2015 abbiamo presentato una cornice intagliata che si trova presso la prestigiosa galleria antiquaria Dalva Brothers di New York, soffermandoci sui quattro medaglioni intagliati e sull’iconografia delle scene che vi sono rappresentate [Leggi].
Soprattutto grazie alla tenace curiosità del signor Leon Dalva è stato possibile estendere la ricerca al significato di alcuni elementi scolpiti e intagliati di contorno, non solo arricchendo la conoscenza dell’opera con nuove interpretazioni, ma giungendo anche a ipotesi inedite circa la possibile datazione.
L’uso di raffigurazioni dove gli intrecci vegetali sono popolati da animali o figure antropomorfe risale all’antichità e procede nei secoli in modo trasversale interessando vari settori della produzione artistica. Nella nostra cornice, ai lati del medaglione superiore raffigurante l’Aria, troviamo due insoliti delfini che pare digrignino i denti con aria battagliera, accanto a due putti che reggono dei fagiani; si vedono anche dei girasoli [Figura 1].
Un po’ ovunque, all’interno del fogliame, compaiono ghiande, considerate un simbolo di potere e antichità, fiori e uccelli di vario genere.
Ai lati si vedono due inusuali torsi umani, probabilmente di mori, che vedono le loro braccia trasformarsi in foglie di acanto con le quali sembra si proteggano dai raggi solari [Figura 2], forse un’invenzione legata a questo oggetto dal momento che non è stato rintracciato alcun riferimento iconografico.
Completano il quadro diversi putti variamente affacendati, dello stesso tipo di quelli reggenti i fagiani di cui si è detto sopra.
Sopra il medaglione inferiore raffigurante l’Acqua si intravede un piccolo serpente, forse una vipera [Figura 3], mentre all’altezza delle scene laterali e nel punto centrale più basso della cornice troviamo tre mascheroni identificabili come una rappresentazione antropomorfa della natura [Figura 4].

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Figura 1

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Figura 2

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Figura 3

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Figura 4

Questi soggetti che possiamo definire marginali rispetto a quelli principali raffigurati all’interno dei medaglioni potrebbero essere anch’essi riconducibili ai quattro elementi: i delfini per l’acqua, gli uccelli per l’aria, il serpente, la flora e i mascheroni per la terra, i girasoli e i “mori”che si proteggono gli occhi per il fuoco.
Dobbiamo però alla caparbietà di Leon Dalva una serie di suggestive proposte circa un loro più preciso significato. E’ stata quindi elaborata una teoria relativa all’iconografia “secondaria” della cornice, che si aggiunge a quella dei quattro elementi.
Alla base di tutto si ritiene vi sia la complessa vicenda politica che ha legato per lungo tempo Francia, Spagna, Austria e che ha visto coinvolta anche Parma, che si continua a considerare il luogo di origine dell’oggetto.
Nel tentativo di districare questo rebus, un ruolo centrale è assunto dai fagiani [Figura 5], animali che non vengono frequentemente rappresentati (come invece accade per aquile o pavoni, la cui presenza non avrebbe dato adito a dubbi circa loro possibili significati).

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Figura 5

Spagna e Francia sono stati nemici per lungo tempo, tuttavia nel 1615, per volere di Maria de Medici (1575-1642), viene deciso il matrimonio incrociato di Luigi XIII e Anna d’Austria (committente di Vouet) e dell’infante di Spagna, fratello di Anna (futuro Filippo IV) con Elisabetta di Borbone, sorella di Luigi.
Lo “scambio” (in realtà ci fu solo un incontro tra ambasciatori) avviene proprio nell’Isola dei fagiani, sull’Atlantico al confine tra Francia e Spagna (caso unico in Europa, di condominio tra i due paesi, esistente tutt’oggi). Tra il 1622 e il 1625 Rubens dipinge la scena nel ciclo di Maria de Medici che si trova al Louvre [Figura 6].

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Figura 6. Rubens, Incontro nell’Isola dei fagiani, 1622-1625, Parigi, Museo del Louvre.

Successivamente, però, i rapporti tra Spagna e Francia degenerano nuovamente. Nel 1633 Parma si unisce politicamente alla Francia siglando un trattato contro gli Asburgo; in particolare, nel 1636 il duca di Parma Odoardo Farnese si reca in Francia da Luigi XIII, il quale gli accorda l’onore di riconoscendolo come un pari; al 1644 risale la committenza da parte di Anna d’Austria degli affreschi di Vouet per Fontaibleau e al 1650 circa la committenza allo stesso Vouet, da parte di Pierre Séguier, della decorazione del Hotel Séguier (nota 1).
Sulla stessa Isola dei fagiani, dopo anni di contrasti, nel 1659 si celebra il fidanzamento di Luigi XIV (1638-1715) re di Francia con la cugina infanta di Spagna Maria Teresa d’Austria (unica figlia di Filippo IV ed Elisabetta di Francia) e lo stesso anno si stipula tra Luigi XIV e Filippo IV la Pace dei Pirenei.
A seguito delle unioni dinastiche che questi matrimoni hanno prodotto, il nipote di Luigi XIV (in quanto figlio di Luigi il Gran Delfino, primogenito di Luigi XIV e di Maria di Baviera), diventa re di Spagna, il primo della dinastia Borbone, con il nome di Filippo V (1683-1746).
E Parma ?
Nel 1714 Filippo V sposa Elisabetta Farnese, duchessa di Parma.
La specchiera potrebbe essere stata concepita per celebrare l’unione tra i Farnese e i Borbone, il sistema di alleanze scaturito dalla Pace di Utrecht (1713) che pone fine alla guerra di Successione spagnola e il nuovo clima politico.
Possiamo quindi pensare che i delfini rappresentino il delfino, ossia la Francia, i girasoli la Spagna, e i fagiani un riferimento al luogo che più di ogni altro si è legato ai ripetuti tentativi di alleanza tra Francia e Impero e di pacificazione dell’Europa.
Il serpente potrebbe avere a che fare con Esculapio, dio della guarigione, piuttosto che con qualcosa di negativo e le colombe sono da interpretare come simbolo di pace.
Giove potrebbe essere il Re Sole Luigi XIV, Anfitrite potrebbe essere Elisabetta (allo stesso modo figurava Anna d’Austria a Fonteinbleau); e Apollo ed Ercole rappresentano la vittoria sull’Imperatore e sull’alleanza formatasi contro Francia e Spagna. Allo stesso modo sono stati utilizzati come allegorie per il trionfo di Luigi XIII per Séguier.
Un’ultima domanda. Perché nessuna corona o stemma ?
Una spiegazione plausibile è che la cornice fosse stata inizialmente concepita per un dipinto raffigurante l’illustre matrimonio e che gli emblemi araldici fossero dipinti in apposite riserve.
Infine, se non pare sussistano dubbi su Giuseppe (indipendentemente da quale Giuseppe si tratti) e se FC e F sono interpretabili come “fece”, non è stato ancora possibile avanzare ipotesi plausibili sul significato di AVP e AV. E’ anche stato suggerito (Leon Dalva) che dietro la sigla AVP si possa celare Pietro Antonio Avanzini (1657-1733) – AV[anzini]P[ietro] – pittore del ducato e maestro di disegno di Elisabetta Farnese (1692-1766).
Possiamo però quasi certamente trarne un risultato: la datazione della cornice non già alla fine del XVII, come da noi in precedenza segnalato, bensì all’inizio del XVIII secolo, stilisticamente in linea con altri capolavori di intaglio accertati nella stessa epoca (nota 2).

NOTE[1] Per le committenze di Fontainbleau e dell’Hotel Séguier a Vouiet vedi ancora il precedente articolo citato all’inizio.[2] Non è questa la sede per ampliare il tema dei confronti stilistici. A titolo puramente esemplificativo, citiamo la cassa d’organo del santuario della Beata Vergine delle Grazie di Grosotto in Valtellina, iniziata da Paolo Scalvini tra il 1705 e il 1708 e ultimata da Giovanni Battista del Piaz nel 1713 [Leggi].

Sullo stesso argomento (oltre agli articoli richiamati nel testo): Un disegno inedito di Simon Vouet in relazione alla cornice firmata giuseppe (luglio-agosto 2020) [Leggi].