Appunti sul mobile novarese tra Sei e Settecento

della Redazione di Antiqua

Premessa
Come già sostenuto a proposito del mobile antico alessandrino (nota 1), pensiamo che non si possa parlare di “mobile novarese” anche in presenza di mobili di sicura origine e, addirittura, di mobili dove una firma o dei documenti consentano di attribuirli a una bottega novarese.
Preferiamo ancora una volta parlare di mobili con certe caratteristiche che li possano ricondurre a un ambito territoriale tra Piemonte e Lombardia, più o meno identificabile nell’attuale provincia di Novara. Il termine “mobile novarese”, se proprio lo si vuole utilizzare, può diventare una sorta di identificativo convenzionale.

Tra XVII e XVIII secolo
La provincia di Novara, territorio lombardo per tutto il XVII secolo, comprendeva la sponda occidentale del Lago Maggiore, entrata a far parte, dal 1992, della provincia di Verbania-Cusio-Ossola.
Nell’ambito della vasta produzione di mobili in massello è al momento pressoché impossibile separare i “novaresi” da altri prodotti nella restante zona dei laghi, così come a Sud in tutta la pianura Padana (nota 2).
Si tratta di canterani con la fronte decorata a cartelle sagomate – all’interno di cartelle rettangolari poste ai lati di uno spazio definito “riposo” (dove si vede la bocchetta per la chiave) – e piedi a mensola, di cui mostriamo un classico esempio per il quale viene dichiarata la provenienza originaria dal Lago Maggiore che assumiamo per veritiera [Figura 1], senza che per questo, allo stato attuale delle conoscenze, lo si possa considerare tipico della zona.
Di per sé, è opportuno farlo notare, la definizione “Lago Maggiore” non esclude la possibilità che il mobile venga dalla sponda varesina.

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Figura 1. Cassettone, fine XVII secolo, provenienza: Lago Maggiore, Cose Antiche n. 61, febbraio 1998 p. 94.

Un secondo cassettone, sempre di dichiarata – anche se non meglio specificata – provenienza dal Lago Maggiore presenta maggiori motivi di interesse [Figura 2].

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Figura 2. Cassettone, XVII-XVIII secolo, provenienza: Lago Maggiore, mercato antiquario.

La struttura del mobile è quella classica lombarda – ne valga il confronto con il cassettone precedente – ma l’intarsio “a buio” (praticato direttamente nel massello) sullo spigolo e sui tiretti all’interno del primo cassetto ribaltabile appartiene al lessico piemontese, facendone un mobile “ibrido” lombardo-piemontese che, in una zona “di confine” come il Novarese ha la sua ragion d’essere.
Vedremo in seguito come la presenza di un intarsio o di una filettatura, anche su lastrone, in mobili di foggia lombarda possa contribuire a “spostarli” verso il Piemonte.
Si notino anche il terminale della cartella e il piede, abbastanza inconsueti, che potrebbero aiutare ad associare altri esemplari.
Un altro cassettone, anch’esso passato sul mercato come “Lago Maggiore” [Figura 3] presenta una scansione della fronte più lombarda che piemontese, mentre le cartelle sagomale a rilievo sono decisamente piemontesi. Anche in questo caso, il piede – “già visto”, ma per ora privo di concreti riferimenti – potrà rivelarsi utile come termine di confronto.

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Figura 3. Cassettone, XVII-XVIII secolo, provenienza: Lago Maggiore, mercato antiquario.

Inseriamo ora due cassettoni, di genere rustico, anch’essi di provenienza certa dall’entroterra del Lago Maggiore. È interessante confrontarli tra loro perché l’intarsio “a buio” è del tutto simile, ma il primo [Figura 4] ha un’impostazione maggiormente lombarda per quanto riguarda la composizione della fronte, mentre i piedi sono quelli tipici che riscontriamo nei cassoni piemontesi; il secondo [Figure 5 e 5bis] ha la classica scansione della fronte “alla piemontese” con una cartella centrale più piccola e due laterali allungate.

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Figura 4. Cassettone, XVII-XVIII secolo, provenienza: Borgomanero (No).

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Figura 5. Cassettone, XVII-XVIII secolo, provenienza: Armeno (No).

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Figura 5bis. Particolare del cassettone di cui alla figura 5.

Tra i mobili attribuibili con una certa sicurezza a una bottega novarese c’è una credenza che appartiene agli arredi dell’Ospedale della Carità di Novara [Figura 6].

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Figura 6. Credenza, XVII-XVIII secolo, Novara, Ospedale Maggiore della Carità (fonte: Catalogo BBCC, scheda n. 00037088).

Di forma assai semplificata, mostra come unico decoro, al centro delle ante, delle formelle realizzate con sagome a forte rilievo che ritroviamo, ad esempio, sia sulla fronte che sui fianchi, in un cassettone passato anni or sono sul mercato antiquario come mobile “lombardo-piemontese” proveniente da una famiglia di origine novarese [Figura 7].

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Figura 7. Cassettone, XVII-XVIII secolo, Lombardia-Piemonte, mercato antiquario.

Metà circa del XVIII secolo
Inoltriamoci nel Settecento presentando un bel cassettone offerto in asta come lombardo da Boetto a Genova nel maggio 2007 e riproposto in occasione di Cremona Antiquaria nel settembre dello stesso anno come mobile novarese [Figura 8].

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Figura 8. Cassettone, prima metà del XVIII secolo, definito Novara, mercato antiquario.

Si tratta di un mobile non facilmente classificabile, che potrebbe far pensare al Veneto, sia per la profilatura chiaro-scura, sia per le maniglie, ma che veneto non è (nota 3). Sue principali caratteristiche sono le tre cartelle rettangolari che suddividono la fronte e il piede ferino intagliato.
A proposito di quest’ultimo, passando a considerare l’ampia casistica dei cassettoni cosiddetti “a lambrecchini”, era già stato evidenziato come “Tra Pavia e Novara troviamo canterani a lambrecchini che hanno più o meno le caratteristiche che abbiano finora identificato, ma il piede termina con un’impronta ferina oppure a ricciolo” (nota 4).
Mostriamo in proposito un cassettone che potrebbe collocarsi nell’ambito sopra identificato [Figura 9].

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Figura 9. Cassettone, prima metà del XVIII secolo, Novara-Pavia, Varenna (Lc), Villa Monastero.

Se finora ci siamo mossi nel campo delle ipotesi, addentrandoci ora verso la metà del secolo, siamo in grado di fornire alcuni riferimenti certi in tre mobili provenienti da una storica famiglia di Borgomanero (No), diversa – lo diciamo per dovere di precisione – da quella già in possesso del cassettone di Figura 4.
Il primo è un cassettone con la fronte leggermente mossa, intarsi “a buio” sui cassetti e lungo gli spigoli, diffusa ebanizzatura (riscontrabile anche nel cassettone di Figura 4), piedi incurvati a ricciolo, cartella a fondo ribassato sul fianco [Figura 10].

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Figura 10. Cassettone, metà del XVIII secolo, provenienza: Borgomanero (No).

Sicuri della sua provenienza, possiamo considerare questo mobile non solo tipico novarese, ma paradigmatico di un gusto diffuso tra Piemonte e Lombardia.
Lo stesso possiamo dire di due ribalte di proprietà della stessa famiglia, che rispecchiano lo stile lombardo più di quanto non faccia il cassettone di Figura 10 [Figure 11 e 12].

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Figura 11. Cassettone a ribalta, metà del XVIII secolo, provenienza: Borgomanero (No).

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Figura 12. Cassettone a ribalta, metà del XVIII secolo, provenienza: Borgomanero (No).

Con riguardo a questa seconda ribalta, facciamo notare due particolari.
Il primo è la sottile filettatura con cui sono disegnate le cartelle sulla fronte dei cassetti che, combinata in altri esemplari con le tradizionali cornicette nere lombarde, è da ritenere l’indizio – seppur esile – di una possibile provenienza da zone di confine tra Piemonte e Lombardia.
Il secondo particolare è costituito dalle formelle già riscontrate nei mobili di cui alle Figure 6 e 7, anche se queste non si possono considerare una caratteristica peculiarmente novarese.
Allo stesso modo, sebbene fossimo tentati di farlo, non possiamo considerare i piedi a ricciolo una caratteristica “novarese”, essendo riscontrabili in diversi esemplari lombardi tout court e addirittura milanesi (nota 5).
Passiamo a considerare un’altra ribalta, questa volta però apparsa sul mercato antiquario dove era proposta come mobile lombardo [Figura 13].

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Figura 13. Cassettone a ribalta, metà del XVIII secolo, Lombardia-Piemonte, mercato antiquario.

Di lombardo questo mobile ha sia la forma generale, sia alcuni particolari come l’alzatina collocata sul piano, le formelle delimitate da cornicette sulla fronte dei cassetti (nota 6) e i piedi a ricciolo introflesso, ma le due grosse cartelle ricavate a intaglio sulla parte esterna dell’asse ribaltabile sono prettamente piemontesi, al punto da ritenerlo sicuramente di confine tra Piemonte e Lombardia, possibilmente novarese sulla base dei pareri di alcuni antiquari a suo tempo interpellati (nota 7).
Sempre sul piano stilistico, ci sentiamo di attribuire all’ambito novarese un’altra ribalta passata in asta a Genova da Boetto nel 1996 [Figura 14].

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Figura 14. Cassettone a ribalta, metà del XVIII secolo, Novara (?), Boetto settembre 1996.

La rispondenza ai modi lombardi per quanto riguarda la struttura del mobile e la disposizione delle più classiche cornicette nere preposte alla decorazione della fronte dei cassetti e della facciata esterna dell’asse ribaltabile, viene temperata dalla presenza di intarsi di colore chiaro praticati “a buio” nel massello secondo i modi piemontesi.
Non è stato al momento possibile trovare un preciso riscontro dopo decine di confronti, ma è auspicabile che il disegno di queste formelle e la loro disposizione possa consentire di “avvicinare” all’ambito territoriale in esame alcuni mobili a cornicette nere classificati come lombardi senza distinzioni.
Verso la fine del XVIII secolo
Torniamo a “giocare” in campo sicuro con due mobili appartenuti a una famiglia di origini novaresi.
Il primo è ancora una ribalta che le maniglie di tipo neoclassico consentono di datare alla fine del XVIII secolo nonostante un impianto che potrebbe far pensare a un mobile della prima metà dello stesso secolo [Figura 15].

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Figura 15. Cassettone a ribalta, fine del XVIII secolo, provenienza: Novara città.

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Figura 15bis. Particolare della ribalta di cui alla figura 15.

Ma la sua caratteristica principale è l’ampio utilizzo della radica di tuia nella lastronatura.
In base alle testimonianze di alcuni antiquari e restauratori locali – che, con la dovuta prudenza, registriamo diligentemente – l’impiego della radica di tuia sia frequentemente riscontrabile nel mobile novarese, al punto da contribuire, ove presente, all’identificazione come “novaresi” di mobili di non facile classificazione.
Non ce la sentiamo di fare nostra questa teoria (nota 8), anche se la ribalta di Figura 15, certamente attribuibile a bottega novarese, potrebbe costituirne conferma.
Dalla stessa casa proviene un cassettone databile alla fine del XVIII, ma attardato su un’impostazione arcaica come nel caso del mobile che lo ha preceduto [Figura 16].

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Figura 16. Cassettone, fine del XVIII secolo, provenienza: Novara città.

Il disegno della fronte con una cartella circolare al centro e due cartelle rettangolari sui lati è di derivazione francese, diffuso in Piemonte e in alcune zone “francofone” dell’Emilia come Parma, assai meno in Lombardia.
Il piede è abbastanza particolare per quanto attiene un inserto di lastronatura in noce che decora la parte anteriore [Figura 16bis].

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Figura 16bis. Particolare (piede) del cassettone di Figura 16.

Questo inserto compare sia nei canterani “a lambrecchini” di varie provenienze, dove è dorato (vedi ancora nota 3), sia, lastronato come questo, in alcuni mobili lombardi “a cornicette nere” in attesa di una più precisa collocazione geografica. Trovandolo su un mobile di sicura provenienza novarese, saremmo stati tentati di farne una sorta di benchmark, ma l’eventualità che si possa parlare di piede “novarese” è ancora ampiamente da corroborare (nota 9).
La stessa impostazione della fronte del cassetto nel mobile di Figura 16 è riscontrabile in un altro mobile di provenienza novarese certa: un cassettone, probabilmente rimaneggiato, segnalato nella Basilica di S. Michele a Oleggio (No) [Figura 17].

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Figura 17. Cassettone, inizio XIX secolo, Oleggio (No), Basilica di S. Michele (fonte: Catalogo BBCC, scheda n. 00016639).

Nel cassettone di Figura 16, lo spigolo è “scantonato” come nella gran parte dei mobili fin qui esaminati, una caratteristica che, se non vogliamo definire tipica piemontese, può essere considerata la più diffusa durante il XVII secolo, la prima metà del XVIII e la fine dello stesso secolo (nota 10), mentre attorno alla metà lo spigolo è prevalentemente arrotondato – come dimostra il cassettone di cui alla nota 3, Figura A – e sarà così anche nella prima metà del XIX secolo.
È proprio all’inizio del XIX secolo che collochiamo il cassettone oleggino anche per la forma del piede, una citazione del tipico piede di metà Settecento (vedi ancora Figura A alla nota 3).
Ritroviamo questo piede “ad asso di coppe rovesciato” in un cassettone del tutto insolito, non facilmente classificabile anche per quanto concerne la datazione [Figura 18].

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Figura 18. Cassettone, inizio XIX secolo (?), Novara (qui attr.), mercato antiquario.

La fronte del mobile con una grande cartella sagomata centrale e una serie di cartelle che le fanno da contorno, distribuite ai lati dei cassetti risponde al lessico lombardo, mentre, alla luce di quanto si è appena detto, lo spigolo e il piede – a cui aggiungiamo il fianco intarsiato – sono di marca piemontese. Ci sembra inevitabile attribuire all’ambito novarese questo cassettone che esprime egregiamente il concetto di mobili “di confine” di cui ci stiamo occupando.

NOTE

[1] Si rimanda all’articolo I mobili “di confine”. Il caso dell’Alessandrino (marzo 2025) [Leggi].

[2] Su questa tipologia si rimanda all’articolo Il mobile del Seicento in Lombardia e lo stile borromaico (21.1.2010) [Leggi].

[3] Mostriamo un cassettone di impianto tipicamente piemontese di qualche decennio posteriore che presenta un impianto decorativo assai simile [Figura A].

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Figura A. Cassettone, metà del XVIII secolo, Piemonte (Novara?), mercato antiquario.

[4] Si rimanda all’articolo Canterani a lambrecchini (giugno 2011) [Leggi ] che andrebbe rivisto alla luce di successivi approfondimenti.

[5] Se applicassimo alla lettera queste indicazioni, potremmo riferire all’ambito novarese una ribalta passata sul mercato come milanese [Figura B].

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Figura B. Cassettone a ribalta, metà del XVIII secolo, Milano (?), mercato antiquario.

Si notino non solo la sottile filettatura sull’anta che divide i tiretti dello scarabattolo (freccia rossa) e il piede ferino (cerchio rosso), ma altresì il disegno dello spigolo (rettangolo verde) che richiama quello del cassettone della Figura 9. Senonché, troviamo un piede simile nell’unico trumò firmato dai fratelli milanesi Valentini nel 1763 e recentemente riproposto in asta da Finarte in data 29 ottobre 2024 n. 67.

[6] In realtà, a ulteriore conferma di un carattere lombardo sui generis, le cartelle hanno un design di gusto lombardo, ma le cornicette non sono applicate alla maniera lombarda, bensì ricavate nello spessore del massello come si usa in Piemonte (e in Emilia).

[7] Riferendosi allo stesso mobile o a un esemplare identico, Alvar Gonzales Palacios, notando i “… riccioli rovesciati verso l’interno, utilizzati come sostegni …”, lo riteneva milanese – a nostro avviso erroneamente – inserendolo nel capitolo Circa 1750: riguardo alcuni mobili milanesi della sua opera più importante nel campo del mobile antico, ossia Il tempio del gusto (Il Granducato di Toscana e gli Stati Settentrionali) edito a Milano da Longanesi nel 1986 (ivi vol. I, p. 263; vol. II ill. 574 p. 283).

[8] Alcune ricerche di tipo storico non hanno prodotto alcun risultato circa un possibile legame tra Novara e la tuia, una pianta della famiglia delle Cupressaceae che cresce principalmente in Nord Africa e a Malta dove è un simbolo nazionale.

[9] Si veda, ad esempio, una ribalta proposta in asta da Wannenes nel 2014 [Figura C], considerata milanese sulla base del confronto con un celebre mobile appartenente alle collezioni del Castello Sforzesco di Milano e pubblicata da diversi autori (uno fra tutti: Enrico Colle, Museo d’Arti Applicate. Mobili e intagli lignei, Electa, Milano 1996, p. 71 n. 67).

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Figura C. Cassettone a ribalta, metà del XVIII secolo, Milano (?), Wannenens, 24-25 settembre 2014 n. 647.

Di questo mobile, appartenente allo stesso ambito della ribalta di cui alla nota 5, Figura B, osserviamo, non solo il piede ferino con l’inserto in noce (cerchio rosso), ma anche il ricciolo ebanizzato che sormonta lo spigolo, già evidenziato a proposito dei mobili di cui alle Figure 12 e 15, senza per altro giungere a conclusioni affrettate, trattandosi di elementi decorativi ampiamente diffusi e condivisi. Senza ulteriori commenti, ci limitiamo a mostrare una ribalta, di cui è testimoniata la provenienza da una villa sul Lago Maggiore, nella quale si riscontrano gli stessi dettagli [Figura D].

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Figura D. Cassettone a ribalta, metà del XVIII secolo, provenienza: Lago Maggiore, mercato antiquario.

[10] Sulla problematica di alcuni mobili neoclassici con lo spigolo “sgusciato” tra Piemonte e Lombardia, si rimanda all’articolo Cassettoni piemontesi (?) con lo spigolo “sgusciato” (marzo 2024) [Leggi].

Giugno 2025

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Post-scriptum [5.6.2025] Ci siamo dimenticati di citare l’articolo Canterano piemontese Luigi XIV: analisi ai fini dell’acquisto e restauro (febbraio 2023) [https://www.antiquanuovaserie.it/canterano-piemontese-luigi-xiv-analisi-ai-fini-dellacquisto-e-restauro/] in cui si ipotizzava una possibile provenienza novarese relativamente al mobile in esame (ivi Figura 1) e a un esemplare simile (ivi Figura 6).