Considerazioni su un interessante cassettone neoclassico in pastiglia

di Manuela S. Carbone

Sul mercato antiquario londinese è passato un importante cassettone neoclassico decorato “a pastiglia” [Figura 1].

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Figura 1.

Il mercante, sul proprio sito, lo attribuisce all’architetto e decoratore Agostino Gerli (1744- 1821) e all’ebanista lombardo Giovan Battista Maroni, alias G.B.M. (1750, 1816 circa); non sono comunque riportati i razionali di tale attribuzione, se non un disegno di Gerli [Figura 2] e la foto di un cassettone che si fa risalire a Giovan Battista Maroni [Figura 3].

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Figura 2.

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Figura 3.

Fin dalla prima analisi, questo arredo ha però riportato alla mente della scrivente un secretaire [Figura 4] pubblicato su Il mobile neoclassico in Italia di Enrico Colle (nota 1) e su Il mobile piemontese nel Settecento di Roberto Antonetto. Entrambi gli autori attribuiscono il secretaire all’area piemontese .
La scheda fatta da Colle riporta: secretaire di “manifattura piemontese 1785 circa legno impiallacciato di palissandro, rosa e bosso, applicazioni in pastiglia dorata su fondi rosso e azzurro”. Quella di Antonetto lo descrive come: “secretaire impiallacciato in legno di violetto ed altri legni, decorato a rilievi policromi. Ultimo ventennio del secolo XVIII …” (nota 2).

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Figura 4.

Come si nota dalle foto, le decorazioni del cassettone e del secretaire sono molto simili, sia nel disegno degli esili fregi, sia nel colore del fondo, blu e rosso; analoghe sono le girali con foglie e fiori, le nappe, le coppe con foglie e frutta; praticamente identiche le perline e i ventaglietti posizionati agli angoli della fronte.
La comparazione dei due mobili fa ritenere che l’ambito realizzativo sia il medesimo.
Importante, inoltre, segnalare un’interessante correlazione fatta sia da Colle sia da Antonetto.
Le decorazioni in pastiglia del secretaire rimandano ad alcuni arredi [Figure 5 e 6] e alle porte [Figure 7-10] del castello di Masino a Caravino (To), manufatti realizzati per Carlo Francesco Il Valperga (1727, 1811) allorquando, divenuto Viceré di Sardegna (1780), decide di lanciare un piano di ammodernamento delle proprie residenze.

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Figura 5. Sala delle tre finestre, 1780 circa, Caravino (To), Castello di Masino.

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Figura 6. Camera degli Ambasciatori d’Austria, 1780 circa, Caravino (To), Castello di Masino.

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Figure 7. Porta (Sala delle tre finestre), 1780 circa, Caravino (To), Castello di Masino.

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Figure 8, 9, 19. Particolari della porta di Figura 7.

La progettazione è affidata, come indicato da Alessandro Wegher, all’architetto Filippo Castelli (1738, 1820), esperto di ornati, e l’esecuzione degli arredi a Francesco Bozelli, (a volte indicato in rete come Bozzelli) intagliatore che lavorò intensamente per l’aristocrazia piemontese (nota 3).
In tali manufatti la tecnica della pastiglia, piuttosto rara, è utilizzata in maniera estensiva, probabilmente perché meno costosa della tecnica dell’intaglio, utilizzata invece negli arredi della più importante residenza torinese del Viceré.
Il gusto dei mobili è comunque molto ricercato e si ispira al gusto neoclassico inglese, più che a quello italiano o francese. Nella leggerezza dell’ornato sembrano infatti riecheggiare i modelli dell’architetto Robert Adam (1728, 1792). A conferma di questa tesi risulta che nell’archivio del castello siano ancora oggi conservati alcuni documenti, acquistati dallo stesso Carlo Francesco, con incisioni tratte dal repertorio dell’architetto inglese Matthias Lock che di Adam è stato allievo.

Nel presente studio si intende dar conto di un ulteriore importante elemento che potrebbe avere un peso non trascurabile nella valutazione generale circa la provenienza del secretaire. La relazione fra il secretaire e gli arredi del Castello di Masino potrebbe essere ancora più profonda.
Ce ne da notizia, nel libro già citato, lo stesso Antonetto. Alcune ricerche eseguite sugli arredi dalla camera del castello di Masino dedicata all’ambasciatori hanno infatti svelato ulteriori interessanti particolari: “saggi sulle cromie di una poltrona hanno rivelato tinte diverse sottostanti: azzurro per i fondi, rosso-arancione per i rilievi in pastiglia. Queste colorazioni potrebbero interessare una parte del sediame, che sarebbe stato ridipinto nell’Ottocento per adeguarlo al letto i cui colori sono risultati originali.”
Non deve comunque stupire che si sia trovata qualche somiglianza fra i mobili oggetto del presente articolo e, in generale, fra alcuni mobili piemontesi di fine XVIII secolo e alcuni importanti esemplari lombardi.
Si tenga infatti presente che, lo afferma Paolo Cornaglia, alcune delle idee dei principali architetti della corte Sabauda, Castelli, Randone, Piacenza, sono state influenzate anche dal gusto neoclassico lombardo: “L’intervento, in cui Piacenza dimostra un adeguamento immediato alle elaborazioni stilistiche del momento è infatti in primo luogo quello riguardante i tre appartamenti realizzati per Vittorio Emanuele e Maria Teresa arciduchessa d’Austria, duchi d’Aosta uniti in matrimonio il 25 aprile del 1789, in Palazzo Reale e nei castelli di Venaria Reale e Moncalieri. In questi ambienti, perfettamente documentati dai disegni di progetto nella raccolta oggi conservata presso la Biblioteca Civica di Torino (Mobili ed arredi fissi etc. nei Reali Palazzi di Torino delineati dagli Architetti Piacenza e Randone 1788, ms. Bosio 145), Piacenza si avvicina al “buon gusto” d’impronta asburgica diffuso dalle pubblicazioni di Giocondo Albertolli (“Ornamenti diversi inventati disegnati ed eseguiti da Giocondo Albertolli Professore d’ornati nella Reale Accademia di Belle Arti in Milano, incisi da Giacomo Mercoli luganese”, e “Alcune decorazioni di nobili sale ed altri ornamenti di Giocondo Albertolli Professore nella Reale Accademia di Belle Arti in Milano, incisi da Giacomo Mercoli e da Andrea de Bernardis”, editi a Milano nel 1782 e 1787) unitamente al collaboratore Carlo Randone (nota 4).

NOTE

[1] E. Colle, Il mobile neoclassico in Italia, Electa, Milano 2010, p.428, scheda numero 98.

[2] R. Antonetto, Il mobile piemontese nel 700, volume secondo, opere anonime, Allemandi, Torino, 2010 p.168-171.

[3] La Pastiglia di Masino, gli arredi neoclassici di Francesco Bozelli, Gazzetta antiquaria [Leggi].

[4] Paolo Cornaglia, Giuseppe Battista Piacenza e Carlo Randoni. I Reali Palazzi fra Torino e Genova (1773-1831), Celid, Torino, 2012, pag. 35.

Prima pubblicazione: Antiqua.mi, maggio 2020

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