Giuseppe Beretti, Giovanni Battista De Curtis, Iacobo Fiamengo e lo stipo manierista napoletano, 76 pagine formato 21 x 28, in-Opera edizioni, Milano 2020, euro 45,00.

È il primo volume pubblicato da in Opera, un’esperienza nuova nel campo dell’arte: laboratorio di restauro, galleria d’arte, casa editrice e fucina di studi e ricerche. Il tutto ruota attorno a Giuseppe Beretti, restauratore e storico delle arti decorative, autore del presente volume.
La prima cosa che colpisce, avendo il libro tra le mani, è la cura editoriale, l’attenzione al carattere di stampa, all’impaginazione e alle figure alla quale ci aveva abituato Franco Maria Ricci.
Tuttavia, non è solo forma, c’è anche sostanza.
Dopo aver reso omaggio ad Alvar Gonzales Palacios, cui va il merito di aver attirato l’attenzione sugli stipi manieristi napoletani diversi anni or sono, il testo si dipana quasi come un racconto dal 1584 quando Teodoro De Voghel e Lorenzo Duca iniziano a realizzare gli armadi della Certosa di San Martino a Napoli intarsiati con legni policromi. A questi si collega l’attività di Iacobo Flamengo, il quale lavorerà nell’ultimo decennio del Cinquecento e all’inizio del secolo successivo accanto a Giovanni Battista De Curtis eseguendo numerosi stipi e altri mobili in ebano con tessere in avorio inciso.
Tra opere firmate e altre attendibilmente attribuite si giunge a comporre un quadro piuttosto completo e comunque ricco della loro produzione.

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