Il sant’Erasmo di Poussin

della Redazione di Antiqua

e ancor più che si potesse inventare una composizione così armoniosa su un soggetto tanto brutale”.
Commento di Plautilla Bricci sul martirio di Sant’Erasmo di Poussin (M. Mazzucco, L’architettrice, Einaudi 2019, p 140)


Il tema del macabro nella pittura, in tutte le sue declinazioni (morte, horror, violenza, ecc.), è stato ampiamente trattato e sono numerosi i contributi che si possono rintracciare in letteratura e anche in rete (nota 1).

Vengono spesso citati i dipinti che raffigurano i supplizi, talvolta raccapriccianti, inflitti ai martiri cristiani, ma raramente è citato il martirio di Sant’Erasmo di Nicolas Poussin (Les Andelys 1594 – Roma 1665) che pure gode di ampie trattazioni per la sua importanza nel percosso iniziale del pittore francese e nella storia dell’arte del primo Seicento [Figura 1].

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Figura 1. Nicolas Poussin, Martirio di Sant’Erasmo, 1628, olio su tela, cm. 320 x 186 cm., Vaticano, Pinacoteca.

Non vi sono certezze sulla biografia di Erasmo. C’è chi sostiene che era originario dell’Anatolia dove era nato nella seconda metà del III secolo; divenuto vescovo di Antiochia, subì le persecuzioni ordinate da Diocleziano e nel 303 fu martirizzato in Illiria mediante eviscerazione; fu portato a Formia dall’arcangelo Michele dove morì. Altre fonti attestano l’esistenza di un sant’Erasmo vescovo di Formia il cui culto era diffuso in Lazio e in Campania.
In ogni caso, il dipinto di Poussin raffigura il santo disteso su un tavolaccio con le mani legate, mentre le viscere gli vengono estratte e attorcigliate su un argano e un sacerdote gli indica una statua di Ercole. Rispetto alle versioni di altri autori dello stesso soggetto decisamente “splatter”, qui le viscere si vedono, ma l’aspetto cruento è genialmente evocato dalla cascata dei vestiti rosso sangue.
Poussin aveva intrapreso, contro il volere della famiglia, la carriera di pittore senza grossi risultati, finché nel nel 1624, quindi già trentenne, si trasferì a Roma dove, divenuto un protégé del cardinale Francesco Barberini, svolse tutta la sua carriera.
Il martirio di Sant’Erasmo, firmato “Nicolaus Pusin fecit”, appartiene appunto al primo periodo romano di Poussin; come attestano i documenti giacenti negli archivi del Vaticano, fu commissionata nel febbraio 1628 per la basilica di San Pietro e saldato nell’estate dello stesso anno.
Nel Settecento, tuttavia, fu sostituito da una copia eseguita a mosaico e trasferito nella residenza papale al Quirinale; nel 1797 fu requisito dai francesi e portato a Parigi e solo nel 1820, con il trattato di Tolentino fu restituito a Pio VII e destinato alla Pinacoteca Vaticana dove è attualmente conservato.
Ma questa non è l’unica versione.
Si conoscono due bozzetti, custoditi rispettivamente presso il National Gallery di Ottawa in Canada presso la Galleria Nazionale d’Arte Antica, in Roma (cm. 98 x cm.75,4) (nota 2).
Inoltre, nel 1630 Poussin dipinge una nuova tela con lo stesso soggetto di cui non si conosceva l’esistenza fino alla comparsa presso il Clark Art Institute di Williamstown nel Massachusetts di una fotografia in bianco e nero che la raffigura.
Dalla didascalia in calce all’immagine [Figura 2] si ricava che il dipinto era conservato a Dresda presso la Gemaldegalerie e che quindi potrebbe essere andato distrutto nel bombardamento della città da parte degli alleati anglo-americani nel febbraio 1945.

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Figura 2. Nicolas Poussin, Martirio di Sant’Erasmo (perduto), 1630 circa, cm.240 x cm. 307, già Dresda, Gemaldegalerie (foto con la didascalia Dresda, Gemaldegalerie n. 723/Poussin, Marter des H. Erasmus / VA Bruckmann, Munchen, 1902, Williamstown, Clark Art Institute).

Come è stato giustamente osservato, i due dipinti non costituiscono l’uno il bozzetto dell’altro, bensì si tratta di due opere autonome.
Alcuni personaggi presenti in una versione non compaiono nell’altra e il paesaggio architettonico è diverso, tuttavia è come se nei due dipinti la scena fosse stata “rimontata” utilizzando le stesse figure, almeno quelle principali. Il dipinto di Dresda rappresenta in controparte la scena di quello romano per quanto riguarda il gruppo centrale costituito da santo e dal carnefice, come se fosse tratto da un’incisione. Inoltre, nel dipinto di Dresda il sacerdote è collocato sotto la statua di Ercole, anziché al lato opposto della scena di martirio vera e proprio come nel dipinto romano, secondo l’impostazione di un disegno di Pietro da Cortona (Cortona 1596-Roma 1669) attualmente conservato nel Gabinetto dei Disegni e delle Stampe delle Gallerie degli Uffizi [Figura 3].

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Figura 3. Pietro Berrettini detto da Cortona, Martirio di Sant’Erasmo, 1727 circa, disegno, Firenze, Uffizi, Gabinetto dei Disegni e delle Stampe, inv. 3032 S (fonte progetto euploos ).

Il disegno fu eseguito presumibilmente attorno da Pietro da Cortona attorno al 1627 quando sembrava che fosse lui a dover eseguire la pala di Sant’Erasmo per uno degli altari in San Pietro “… dal che deriva una precedente cronologia sul Poussin e una innegabile e molto marcata delle idee di Pietro sulla composizione di quest’ultimo” (nota 3).
Sembra ispirata direttamente al disegno di Pietro da Cortona, piuttosto che alle due versioni di Poussin, un’incisione di Pietro Testa detto Lucchesino (1612-1650) [Figura 4], in cui il sacerdote compare sulla destra e indica la statua di una dea, sostituita da Poussin con Ercole.

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Figura 4. Pietro Testa detto Lucchesino, Martirio di Sant’Erasmo, 1630-1631, acquaforte, cm. 18, 3 x 23,9, Bergamo, Accademia Carrara, Gabinetto disegni e stampe (foto Alamy).

Se ne ricava che fosse l’invenzione di Pietro da Cortone a dettare legge e che anche Poussin ne abbia tratto ispirazione. Benché Pietro fosse più giovane di Poussin, anche se di poco, il francese era indotto “.. a ricercare nell’opera del cortonese elementi a lui congeniali per ispirazione classica e per dichiarata intelligenza della pittura veneziana” (vedi ancora nota 3).
Pare proprio quindi sia stato un giovane Pietro da Cortona, forte di una profonda conoscenza dell’antico, anche se in procinto di diventare uno dei principali interpreti della “maniera moderna” ossia del Barocco, a introdurre Poussin al classicismo di cui, di lì a poco, sarebbe diventato uno dei più acclamati esponenti.
Per completezza, mostriamo anche un’incisione di fine Seicento di Giuseppe Maria Mitelli (1634-1718) [Figura 5] che ripropone esattamente, quindi non in controparte, la versione di Poussin dei Musei Vaticani.

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Figura 5. Giuseppe Maria Mitelli da Poussin), Martirio di Sant’Erasmo, fine XVII secolo, acquaforte, cm. 27 x 42,8, Milano, Castello Sforzesco, Raccolta Bertarelli.

NOTE

[1] Vedi ad esempio 15 dipinti tra i più violenti e brutali della storia dell’arte, dal Medioevo al Novecento [Leggi].

[2] Queste e altre informazioni sono state tratte dall’articolo Nicolas Poussin e il Martirio di Sant’Erasmo (28.5.2012) [Leggi].
A proposito dei due bozzetti si legge: “I due bozzetti non si discostano dall’opera definitiva se non per le dimensioni e per minime differenze, mentre sostanziali sono le differenze stilistiche. Il bozzetto di Ottawa è stato realizzato con pennellate rapide e con poche rifiniture; mentre il bozzetto di Roma è di buon livello, eseguito con fattura meno rapida, con chiaroscuri più intensi ma con le espressioni dei volti meno drammatici”.

[3] Parte delle considerazioni qui svolte sono tratte dal fondamentale articolo L’altare di Sant’Erasmo, Poussin e il Cortona di Giuliano Briganti pubblicato sulla rivista Paragone (anno 1960, XI, n. 123 pp. 16-20).

Novembre 2020

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