La Flagellazione del Moderno (segue)

di Attilio Troncavini (*)

Esaminiamo nuovamente la placchetta del Moderno raffigurante la Flagellazione [Figura 1], già oggetto di un precedente articolo [Leggi].

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Figura 1. Moderno, Flagellazione, bronzo, post 1506, Berlino, Museo Bode.

Dopo esserci soffermati sulla figura del Cristo, affrontiamo il tema delle fonti iconografiche che possono aver ispirato le due figure di flagellatori.
Sull’argomento si sono già sbizzarriti vari studiosi come il Bange (1922), indicando un disegno di Martin Van Heemskerk (1539 circa) raffigurante le statue dei Tirannicidi (Armodio e Aristogitone) nel cortile di Palazzo Medici-Madama a Roma, dove si trovavano prima di essere trasferiti a Napoli nel 1790 [Figura 2], oppure Planiscig (1924), secondo il quale la fonte di ispirazione è da ricercare nei cosiddetti Dioscuri di Montecavallo, qui in un’incisione del 1546 [Figura 3], facenti parte di un gruppo proveniente dalle Terme di Costantino e già collocati in piazza del Quirinale quando nel 1587 Domenico Fontana li utilizza per una fontana.
Infine, Pope-Hennessy (1965) pensa che i due flagellatori del Moderno potrebbero essere stati ispirati dai carnefici del Massacro degli innocenti inciso da Marcantonio Raimondi nel 1511-12 sulla base di un’invenzione di Raffaello [Figura 4, nota].

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Figura 2. I Tirannicidi, marmo, copia di un originale greco, II secolo d.C., Napoli, Museo Archeologico Nazionale.

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Figura 3. Lafreri Antonio, I Dioscuri, incisione, 1564, New York, Metropolitan Museum of Art.

Infine, Pope-Hennessy (1965) pensa che i due flagellatori del Moderno potrebbero essere stati ispirati dai carnefici del Massacro degli innocenti inciso da Marcantonio Raimondi nel 1511-12 sulla base di un’invenzione di Raffaello [Figura 4, nota].

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Figura 4. Raimondi Marcantonio (da Raffaello), Massacro degli innocenti, incisione, 1511-12, Chiari (Bs), Pinacoteca Repossi.

Mentre le prime due indicazioni appaiono poco centrate, quella di Pope-Hennessy sembra essere l’intuizione più geniale e pertinente.
Il riferimento a Raffaello induce a mostrare un dipinto su tavola che si trova presso la National Gallery of Art di Washington [Figura 5], già attribuito al maestro urbinate, sebbene con molti dubbi, prima di essere definitivamente assegnato a un altro pittore della bottega di Perugino: Francesco Ubertini detto Bacchiacca (1494-1557).

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Figura 5. Bacchiacca (Francesco Ubertini), Flagellazione, Washington, National Gallery of Art.

Come già evidenziato nel precedente articolo, nonostante gli sforzi compiuti da vari studiosi, non è possibile datare la placchetta del Moderno sulla base del confronto con le possibili fonti iconografiche e delle relative interdipendenze.
L’incisione di Marcantonio Raimondi è databile, come visto, al 1511-12 e anche la tavola del Bacchiacca, di una decina di anni più giovane di Raffaello, potrebbe essere stata eseguita in quegli anni. Se consideriamo la placchetta del Moderno ispirata a questi lavori, la sua cronologia si collocherebbe nel secondo decennio del Cinquecento.
Tuttavia, il Moderno poteva aver tratto ispirazione da alcuni precedenti disegni di Raffaello, gli stessi serviti poi a pittori della bottega e incisori.

C’è però un’altra opera che il Moderno poteva aver conosciuto, ossia la Flagellazione che Francesco di Giorgio Martini esegue diversi anni prima, tra il 1480 e il 1485 [Figura 6], dove si avverte lo stesso dinamismo, soprattutto per quanto riguarda la parte sinistra della scena.

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Figura 6. Francesco di Giorgio Martini, Flagellazione, 1480-1485 circa, bronzo patina bruna, cm. 55,5 x 40,5, Perugia, Galleria Nazionale dell’Umbria, inv. 746.

Si vedano i vari dettagli messi a confronto (A, B e C per il flagellatore di sinistra,  D, E e F per quello di destra).

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A

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B

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C

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D

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E

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F

Questa impostazione della scena, costituisce con poche varianti la fonte di ispirazione per diversi artisti, come nel caso di Federico Zuccari (1539-1609), il quale nel 1573 esegue l’affresco raffigurante la Flagellazione [Figura 7] per la chiesa di Santa Maria Annunciata a Roma, meglio nota come Oratorio del Gonfalone.

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Figura 7. Zuccari Federico, Flagellazione, 1573, affresco, Roma, chiesa di Santa Maria Annunciata.

Vi è un’ultima considerazione da svolgere ed è quella relativa all’ambientazione della scena.
La questione è stata già toccata nell’articolo precedente senza essere sviluppata e senza produrre immagini.
In un’incisione del 1509 di Giovanni Antonio da Brescia (autore anche di un’incisione del Laocoonte) raffigurante una Flagellazione [Figura 8] e in una del 1513 di Nicoletto da Modena raffigurante un San Sebastiano [Figura 9], compare lo stesso sfondo architettonico utilizzato dal Moderno, con una doppia serie di archi impostati su sequenze di colonne in prospettiva.

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Figura 8. Giovanni Antonio da Brescia, Flagellazione, incisione, 1509 circa.

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Figura 9. Nicoletto da Modena, San Sebastiano, 1512 circa, Londra, British Museum.

Nella seconda incisione compare inoltre, in alto a destra, lo stesso arco spezzato che troviamo nella placchetta del Moderno, che, come già rilevato nel precedente contributo, denota gli esemplari più antichi della placchette rispetto a quelli dove si vede l’arco ripristinato.
Sebbene non manchino le proposte da parte di vari autori circa la dipendenza della placchetta dalle incisioni o viceversa, non ci sentiamo di supportare alcuna ipotesi.
Ancora una volta preferiamo considerare il Moderno come un artista perfettamente aggiornato sulle invenzioni iconografiche che si stavano creando in quegli anni a Roma e non solo.

NOTA
I pareri espressi dai vari studiosi qui citati sono ripresi e commentati in Vannel Fiorenza-Toderi Giuseppe, Medaglie e Placchette del Museo Bardini di Firenze, Polistampa, Firenze 1998, n. 188 p. 155 e in Cannata Pietro, Rilievi e placchette dal XV al XVIII secolo, (catalogo mostra), De Luca, Roma, n. 26 p. 50 (vedi riferimenti bibliografici ivi citati).

* Questo articolo è stato pubblicato su Antiqua.mi nel novembre 2018 siglato A.B.

Ringrazio Francesco Federico Mancini per avermi messo a disposizione la documentazione relativa a Francesco di Giorgio Martini.