Ribalta roveretana … o tedesca, o pontificia

della Redazione di Antiqua

Ci siano trovati ad esaminare il “caso” di cassettone a ribalta del tutto anomala.
Il mobile si presenta mosso sulla fronte e sui fianchi, è lastronato in radica di noce e tuja, filettato in legno di frutto. Pomelli e maniglie sono in bronzo dorato e quest’ultime hanno una forma insolita; cerniere e le serrature sono “a vista”. I piedi sono a mensola. Il piano ribaltabile, una volta calato, si sostiene da solo, rivelando uno scarabattolo con tre cassetti, anch’essi di andamento mosso [Figure 1 e 1 a].
La ribalta ci è stata presentata come di fattura lombarda del XVIII secolo, provenienza che non ci sentiamo assolutamente di condividere.

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Figure 1 e 1a. Cassettone a ribalta, cm.112 x 130 x 60, metà circa del XVIII secolo, collezione privata.

Le belle immagini a corredo della richiesta consentono di apprezzare vari dettagli della struttura interna, interamente in pioppo e le tecniche di costruzione.
L’assemblaggio delle varie parti mediante cavicchi in legno è, per l’Italia, una caratteristica quasi esclusiva dell’ebanisteria trentina che però utilizza pressoché invariabilmente l’abete come legno d’opera [Figura 1b e 1 c].

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Figure 1b e 1c. Fianchi e connessioni dei cassetti del mobile di Figura 1.

Inoltre, la sua ribalta ha le assi dello schienale disposte in verticale e non in orizzontale alla maniera veneta [Figure 1d, nota 1].

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Figura 1d. Schienale del mobile di Figura 1.

Per quanto riguarda l’impiego del pioppo e non dell’abete, registriamo tuttavia un’eccezione: un cassettone di gusto veneto, intarsiato “all’olandese” apparso anni fa sul mercato antiquario, caratterizzato dalla costruzione in pioppo con cavicchi di legno [Figura 2].

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Figura 2, Cassettone, Rovereto (Tn), metà circa del XVIII secolo, già mercato antiquario (Galleria Allemandi e Beltrametti, Brescia).

Qualche anno più tardi, è apparso, sempre sul mercato, un suo gemello firmato da un artefice, il quale indicava espressamente Rovereto (Tn) come piazza di esecuzione del mobile (nota 2).
Possiamo quindi affermare che a Rovereto esisteva, cosa assai anomala per la regione come sopra ricordato, una bottega che costruiva mobili in pioppo. Ciò che al momento non è possibile sapere è la disposizione delle assi dello schienale nei due mobili gemelli di cui sopra.
Dopo questa rivelazione, la maggior parte degli esperti che abbiamo consultato è propensa ad assegnare a bottega roveretana anche il cassettone a ribalta in esame

Sempre sulla base dei vari pareri espressi, è però opportuno prendere in considerazione alcune alternative.
La prima è che il mobile sia austriaco o tedesco. L’ebanisteria “di lingua tedesca” utilizza i cavicchi per assemblare i mobili, anzi è da lì che il Trentino ha mutuato la tecnica, ma non sappiamo, per ignoranza della materia, se viene utilizzato il pioppo per gli interni; nessuno si è mai posto il problema per cui bisognerebbe fare una ricerca.
Stilisticamente, la ribalta è collocabile tra Veneto ed Emilia, ma una provenienza tedesca, alla luce dei pochi confronti che è stato possibile effettuare, non è da escludere.
Si veda, ad esempio, un mobile a doppio corpo di provenienza sassone [Figura 3, nota 3] che presenta sulle ante una filettatura con un andamento confrontabile con quello sulla calatoia della nostra ribalta [Figure 1e e 3a].
Al momento, tuttavia, non sono emersi elementi sufficienti a conforto di una provenienza tedesca per un mobile che appare “italiano” a tutti gli effetti, a parte le maniglie, straordinarie in tutti i sensi, che non trovano alcun riscontro nei modelli tipici di varie regioni che è stato possibile verificare.

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Figura 3. Doppio corpo, Braunschweig (bassa Sassonia), 1740 circa.

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Figura 1e. Dettaglio dell’asse della ribalta di Figura 1.

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Figura 3a. Dettaglio dell’anta del mobile di Figura 3 (ruotato di 90°).

La seconda alternativa che si può offrire è che il mobile provenga dallo Stato Pontificio, segnatamente da una delle Legazioni emiliane, Bologna o Ferrara (nota 4).
Quella “ferrarese” è stata una delle prime piste intraprese per identificare la provenienza della ribalta, perché proprio i mobili ferraresi, pur nella loro indiscussa originalità e identificabilità, combinano elementi stilistici emiliani e veneti.
Effettivamente, la ribalta in discorso è compatibile sia stilisticamente, sia costruttivamente (pioppo, disposizione assi in verticale) con i territori appartenuti allo Stato della Chiesa; possiamo aggiungere che anche la disposizione in senso verticale della lastronatura in noce sulla fronte dei cassetti è abbastanza tipica, anche se non esclusiva, dell’Italia centrale.
Vi si riconoscono anche echi della mobilia marchigiana, sebbene la regione Marche usi l’abete come il Veneto dalla cui ebanisteria è fortemente influenzata. Nel Ferrarese, in quanto zona di confine tra Veneto ed Emilia, si usano sia il pioppo, sia l’abete (talvolta combinati tra loro) e le assi dello schienale si dispongono sia in senso verticale che orizzontale.
Mostriamo in proposito un cassettone a ribalta di provenienza emiliana che, pur tra le molte diversità, mostra qualche affinità con il mobile di Figura 1, ad esempio, nel cromatismo [Figura 4].

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Figura 4. Cassettone a ribalta, Emilia, prima metà del XVIII secolo, Christie’s, New York 6 marzo 1992 n. 152.

Quest’ultimo mobile andrebbe correttamente assegnato a una delle Legazioni emiliane, perché caratteristico dell’ebanisteria emiliana influenzata direttamente da quella romana. Tipicamente emiliano è il piede a mensola lievemente aggettante rispetto alla zoccolatura di base, mentre altrettanto tipicamente romane sono bocchette “a pipistrello” in bronzo dorato.
Tornando alla nostra ribalta, ciò che assolutamente non torna con l’ebanisteria “pontificia” è l’uso dei cavicchi, a meno che non si pensi a uno dei tanti ebanisti tedeschi documentati a Roma (si ritorna alla Germania) che abbia abbinato tecniche proprie del suo paese di origine con legni autoctoni.
In conclusione, escludiamo senza riserve la provenienza lombarda e, pur mantenendo vivo l’interesse sulle ipotesi Germania ovvero Stato Pontificio, riteniamo che la provenienza da una bottega di Rovereto sia, al momento attuale, da sottoscrivere.

NOTE

[1] Per inciso, sullo schienale è incollata un’etichetta della ditta Ulderigo Martelli. Trasporti internazionali e Operazioni doganali di Firenze, sicuramente lo spedizioniere che ha avuto l’incarico di movimentare il mobile a un certo punto della sua storia.

[2] Malauguratamente, il nome dell’artefice non è stato tramandato perché il mobile in questione (di cui non siamo in grado di fornire alcuna immagine) è stato venduto senza prenderne nota.

[3] Il mobile è pubblicato in Christian Schatt, Barock-und Rokoko Möbel. Mobiliar aur Bürgerhäusern und Herrensitzen des 17. und 18. Jahrhundetts, Battenberg, Munchen 2000, p. 112-113.

[4] Denominazione attribuita a partire da papa Clemente XI (1700-1721) alle principali circoscrizioni territoriali e amministrative dello Stato Pontificio, rette da un cardinale legato.
Con le riforme attuate nel 1816-17 da Pio VII (1800-1823), vennero definiti “legazione” per antonomasia i territori di Bologna, Ferrara, Ravenna e Forlì (Dizionario Simone).


La Redazione ringrazia l’antiquario Mauro Beltrametti per aver fornito l’immagine del mobile di Figura 2 e aver fornito la preziosa testimonianza circa il mobile gemello; ringrazia inoltre Manuela Sconti Carbone per le opinioni espresse.

Novembre 2021

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