Massimo de Vico Fellani, Le cancellate romane, 230 pagine formato31,5 x 24,5, Olschki, Firenze 2021, euro 48,00.

Nel 1951 usciva per la Società Editrice Torinese Il Ferro battuto sbalzato e cesellato in Italia dal secolo undicesimo al secolo diciottesimo di Augusto Pedrini con una prefazione di Corrado Ricci.
Lo si trovava non solo nelle biblioteche e nelle Accademie d’arte, ma anche nelle botteghe dei fabbri ferrai, spesso con le pagine strappate e macchiate per effetto delle frequenti consultazioni “in corso d’opera”.
È strano non compaia tra le opere citate nella ricca bibliografia alla fine del volume sulle cancellate romane.
Partiamo dal fondo per commentarlo perché è proprio in Appendice che troviamo alcune importanti notizie storiche e tecniche che i non “addetti ai lavori” è opportuno leggano per prime.
Ad esempio, apprendiamo che quello che noi chiamiamo ferro, ossia il materiale con cui sono eseguiti i manufatti oggetto del volume, dovrebbe essere invece chiamato “acciaio”.
Torniamo all’inizio.
La presentazione è affidata a Brunello Cucinelli il quale, essendo un grande, è assolutamente credibile quando, introducendo meravigliosamente gli argomenti del libro, si paragona all’imperatore Adriano convenendo che “i libri sono il granaio dell’anima”.
Sicuramente si tratta di un buon libro, originale per l’argomento trattato e coraggioso proprio per la specificità dell’argomento stesso: le cancellate in ferro eseguite a Roma durante il XVIII e il XIX secolo, con qualche sconfinamento nei secoli precedente e successivo.
Il termine “cancellata” va inteso in senso estensivo comprendendo non solo cancelli e cancellate propriamente detti (in maggioranza), ma anche recinzioni di statue e giardini.
L’autore, architetto specializzato in architettura del paesaggio, ha scelto un approccio molto schematico che ci sentiamo di condividere appieno.
Dopo alcune pagine introduttive dedicate ai cancelli europei, egli entra nel vivo proponendo in sequenza le schede di 173 cancellate in ordine cronologico, da alcuni progetti del Borromini, databili alla prima metà del XVII secolo, alla recinzione dei Mercati Traianei (1935).
Ciascuna scheda è illustrata dal successivo corpo di immagini tra disegni originali, copie di progetti e qualche fotografia; l’utilissima tavola 146 contiene alcuni dei principali elementi figurativi che compaiono sulle cancellate romane (motivi ornamentali, puntali, coronamenti, finali e connettori).
Libri così non si vedevano da tempo, almeno in Italia, mentre in altri paesi come la Francia, l’arte della ferronerie ha prodotto una letteratura specifica abbastanza ricca.
Come se a Roma non ci fossero abbastanza cose da vedere, d’ora innanzi sarà d’obbligo soffermarsi anche sulle cancellate.

Postscriptum
Ci ha scritto l’autore ringraziando per la recensione e fornendo, a proposito del testo di Augusto Pedrini citato all’inizio, una precisazione che volentieri pubblichiamo:
“… il volume del Pedrini l’ho letto interamente nella copia ben conservata che si trova alla Biblioteca Marucelliana di Firenze, e, come osservo nella nota 12 di pag. 22, pur nell’interesse di quell’opera, non vi ho trovato specifici riferimenti al tema particolare da me trattato; per questo non ho ritenuto di riportarlo in bibliografia, come ho fatto in diversi altri casi simili per evitare appesantimenti non strettamente necessari” (3 marzo 2022).

PER ACQUISTARE
massimo-de-vico-fellani-le-cancellate-romane-olschki-2021