AAVV, Un capolavoro di Pietro Piffetti, 84 pagine formato 23,5×16,5, Allemandi, Torino 2010, euro 15,00.
AAVV, Il “Trofeo militare” di Giuseppe Maria Bonzanigo, 80 pagine formato 23,5×16,5, Allemandi, Torino 2011, euro 15,00.

Mi sono reso conto parlando con alcuni amici, persone di una certa cultura, che nessuno di loro conosceva Piffetti, tanto meno Bonzanigo. Se tante volte ho pensato che di questi autori si fosse parlato anche troppo, sicuramente più di altri, mi devo ricredere: le lacune di molti devono essere colmate. A questa affermazione programmatica pare rispondere a tono una breve introduzione al volume su Piffetti, scritta dai due bravi curatori della collana, Alberto Vanelli e Andrea Merlotti, i quali affermano due cose: l’intenzione di costruire “una biblioteca in cui trovino spazio uomini e donne noti agli studiosi, ma meno conosciuti al grande pubblico” e la scelta degli autori nel mondo della ricerca così da “presentare in tono narrativo e il più possibile divulgativo i risultati più seri, recenti e aggiornati delle loro indagini”. Stando ai primi risultati, le uniche due monografie dedicate a ebanisti, sembra di poter dire che ci siamo, seppure con esiti diversi.
Il volume su Piffetti beneficia di un’introduzione di Alvar Gonzales Palacios che “se la cava” come sempre con grande mestiere e senza troppo sforzo citando alcuni suoi precedenti lavori. In realtà, il volume è dedicato non tanto all’ebanista quanto al suo celebre trumeau conservato a Torino presso la Fondazione Accorsi-Olmetti, ottimamente fotografato. I saggi di contorno si incentrano sugli aspetti iconografici, sui rapporti con la musica e sul restauro.
Forse ancora più interessante è il secondo volume della collana, quello dedicato a Bonzanigo.
La vicenda legata al suo Trofeo militare è degna di un romanzo tragicomico dell’Ottocento perché è una storia di trasformismo e opportunismo politico, non proprio baciata dal successo e dalla fortuna come accade a volte, e quindi a tratti patetica e grottesca. Nel ripercorrerla attraverso i vari saggi che compongono il volume, troviamo il Bonzanigo realizzare questo complesso altorilievo pieno di figure prima del 1793 per celebrare le virtù belliche dei sovrani sabaudi, ma tra la morte di Vittorio Amedeo III (1796) e l’ascesa al trono del successore Carlo Emanuele IV, l’acquisto non viene perfezionato. Mutate le condizioni politiche con l’avvento dei francesi, Bonzanigo interviene sull’opera inserendo il ritratto di Napoleone in posizione centrale, ma anche in questo caso, dopo una lunga trattativa, l’opera resta nella bottega dello scultore almeno fino al 1814. La restaurazione della monarchia sabauda nel 1815 riapre la possibilità di collocare il trofeo, non prima di avervi apportato alcune modifiche, la prima delle quali l’eliminazione di qualsiasi reminiscenza napoleonica, per adattarlo al nuovo clima, ma invano. Dopo la morte di Bonzanigo, avvenuta nel 1820, l’opera transita dalla Francia prima di approdare, finalmente, a Torino nel 1870.
Anche in questo caso, come nel precedente volume, le foto su carta patinata sono splendide e aiutano a scoprire, a parte la sua complessa genesi, uno straordinario capolavoro di virtuosismo nell’intaglio (Andrea Bardelli).

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