Moderno & Artisti Associati. Associazione tra figlio e nipoti di Galeazzo Mondella

di Michael Riddick (*)

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(*)
Questo articolo appartiene a una serie di cinque concernenti il Moderno e la sua scuola che Antiqua pubblica in collaborazione con Renbronze.com ( www.renbronze.com ).
Galeazzo Mondella, detto il Moderno, fu il più prolifico produttore di piccoli rilievi in ​​bronzo del Rinascimento. Mentre alcune delle sue produzioni erano evidentemente concepite come opere d’arte indipendenti, altre erano probabilmente destinate a essere raggruppate in una serie. Ulteriori esempi tentavano apparentemente di preservare creazioni da lui concepite originariamente in materiali più preziosi.
Nel corso degli studi, diverse placchette in bonzo attribuite al Moderno sono state invece riassegnate a seguaci o presunti anonimi collaboratori di bottega. Questi artisti sono oggi identificati da pseudonimi come il Maestro delle Fatiche di Ercole, il Maestro di Coriolano, il Maestro dei Tondi di Orfeo e Arione, il Maestro delle nuvole di spighe di grano, il Maestro di Lucrezia e altri.
Sebbene molti di questi pseudonimi siano stati applicati solo negli ultimi decenni, l’identità proposta di questi artisti o la loro possibile riconsiderazione come Moderno è stata poco esplorata a causa dell’assenza di informazioni o ulteriori critiche. Tuttavia, alcune osservazioni possono fornire ragionevoli suggerimenti riguardo al loro contesto o alla paternità, in particolare per quanto riguarda l’opera di Matteo del Nassaro, un incisore di gemme che Giorgio Vasari notò essere stato allievo del Moderno, nonché allievo del contemporaneo veronese Niccolò Avanzi.
Prossimi titoli:
Un contesto per la Vergine col Bambino e l’Imago Pietatis del Maestro delle spighe
Proposta di Matteo del Nassaro come Maestro dei Tondi di Orfeo e Arione
La medaglia della Battaglia di Canne. Un crossover italo-tedesco?
Riavvicinamento al Maestro di Coriolano come Moderno e collaboratore a Roma

Moderno & Artisti Associati. Associazione tra figlio e nipoti di Galeazzo Mondella
Gli studi di Luciano Rognini sulla famiglia di orafi Mondella hanno ampiamente rilevato come Giambattista, figlio di Galeazzo Mondella (detto il Moderno), assunse l’attività del padre (nota 1). Sfortunatamente, a conoscenza del presente autore, non sono noti esempi superstiti del lavoro di oreficeria di Giambattista, sebbene noi sappiamo da documenti recentemente pubblicati che nel 1528 (nota 2), all’età di ventidue anni e subito dopo la morte del padre, Giambattista stabilì una società di affari con i suoi tre cugini bresciani: Giovanni Maria, Giovanni Battista e Luigi Mondella per ‘l’esecuzione e il commercio di compravendita di gioielli e oggetti d’oro e d’argento’ (nota 3). Questo sodalizio durò fino al 1535 quando le finanze furono sistemate in seguito alla prematura morte del cugino bresciano Giovanni Battista Mondella (nota 4).
Tale associazione potrebbe essere responsabile della diffusione postuma delle composizioni del Moderno in tutta la Lombardia. In particolare, alcune riproduzioni delle sue composizioni furono quasi certamente il frutto di questo sodalizio operante tra Verona e Brescia. In particolare, gli esemplari di una pace della Madonna col Bambino affiancato da Sant’Antonio Abate e Girolamo – di cui si sa che è sopravvissuta una grande quantità di fusioni (nota 5) – recano iscrizioni sul retro e sono forse il prodotto di questo sodalizio familiare. Il rovescio di questa pace è variamente iscritto:
HOC • OPVS • MONDELA • VER • AVRIFEX • MCCCCXC
HOC • OPVS • MODERNI • C • C
Sebbene queste iscrizioni siano già state adeguatamente discusse in letteratura, questa particolare associazione familiare spiega la precedente osservazione secondo cui la C • C sull’ultima iscrizione si riferisce a COMITES CONFECTORES o “creatori associati” (nota 6) e verifica una precedente osservazione di Walter Cupperi secondo il quale le iscrizioni appaiono incise nei rovesci stessi sulle fusioni più raffinate e integrate nella fusione in caso di vili copie postume (nota 7).
Gli esemplari con iscrizioni di queste paci quindi molto probabilmente non sono contemporanei alla vita dello stesso Moderno, ma seguono piuttosto un modello da lui concepito in precedenza a Mantova nel 1490 (nota 8), mentre i suoi discendenti perpetuarono il disegno ulteriormente dopo il 1528. Douglas Lewis suggerì che il modello originale potrebbe essere stato realizzato sotto il patrocinio di Isabella d’Este, salita al potere nel 1490 (nota 9), e Francesco Rossi ha anche suggerito una possibile commissione da parte del cardinale mantovano Scarampi (nota 10).
Un’eccellente fusione  della pace proveniente dalla collezione ottocentesca del barone di Monville [Figura 1] è un raro esempio che presenta ancora un’antica maniglia – forse contemporanea o un’aggiunta leggermente successiva – e, cosa assai interessante, mostra ornamenti incisi che fiancheggiano le lettere C • C e anche una doppia riga sopra l’iscrizione inferiore, evidentemente per aiutare ad allineare il punto in cui sarebbe stata attaccata la maniglia della pace in modo da non interferire con l’iscrizione dell’autore [Figura 1bis].

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Figura 1. Madonna con Bambino, pace in bronzo dorato, già nella collezione del Barone di Momville (Thomas Charles Gaston), del Moderno e probabilmente fusa da Moderno & Soci, 1528-1535 circa (per l’immagine si ringrazia De Gubert Antiques, Francia) [visita].

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Figura 1bis. Dettaglio del retro della pace in bronzo dorato di Figura 1.

Una copia leggermente più tarda ma molto bella della pace conservata al Victoria and Albert Museum [Figura 2] riproduce una traccia residua di questa linea tracciata sul suo rovescio (nota 11).
Un esemplare della pace della collezione Sambon appare di alta qualità e potrebbe essere uno di questi esemplari commissionati a questa cooperativa familiare veronese-bresciana, realizzati per un donatore per una chiesa non meglio specificata [Figura 2] (nota 12).

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Figura 2. Pace in bronzo della Madonna con Bambino, già nella collezione di Arthur Sambon (inizi XX secolo), del Moderno e probabilmente fusa da Moderno & Soci, 1528-1535 circa (Asta Hirsch 9 maggio 1914 lotto 92).

Uno dei soci, cugino di Giambattista, Giovanni Maria Mondella, tra il 1533 e il 1557, autografò una croce smaltata da lui eseguita per una porzione del Reliquiario della Santissima Croce conservato nel tesoro del Duomo Vecchio di Brescia (nota 13), firmandola in modo che si può superficialmente paragonare alle paci di cui sopra:
IO • M • MONDELLA AVRIF • FECIT (Giovanni Maria Mondella orafo fece)
Un esempio luminosamente smaltato della Madonna col Bambino del Moderno, citato da Rossi (nota 14) potrebbe infatti essere il prodotto di Giovanni Maria Mondella il quale, evidentemente, era piuttosto talentuoso nella lavorazione di smalti colorati.
Mentre le scritte su queste paci sono fondamentali per identificare Moderno come l’orafo, disegnatore e intagliatore veronese di nome Galeazzo Mondella, le loro iscrizioni sono evidentemente il probabile prodotto di suo figlio e dei suoi nipoti, preservandone la memoria e la fama, rafforzando le loro radici generazionali a Verona. La genesi di questa attività collaborativa, istituita subito dopo la morte di Moderno, indica anche l’ambizione del suo giovane figlio e dei suoi nipoti, tutti nuovi nei loro mestieri, che sfruttano la fama regionale di Moderno per avviare le proprie fiorenti carriere.

NOTE

[1] Luciano Rognini (1973-74): Galeazzo e Girolamo Mondella. Artisti del Rinascimento Veronese in Atti e Memorie della Accademia di Agricoltura, Scienze e Lettere di Verona, vol. VI, XXV, pp. 95-119.

[2] Il testamento del Moderno fu redatto il 5 maggio 1528 e si presume che egli sia deceduto poco dopo. La compagnia formata dal figlio e dai nipoti fu fondata il 18 novembre 1528. Vedi Douglas Lewis (1989): The Plaquettes of ‘Moderno’ and His Followers in Studies in The History of Art, vol. 22, National Gallery of Art, Washington, DC, pp. 105–07 e Alessandro Barbieri (2012): Il Reliquiario della Santissima Croce del tesoro del Duomo Vecchio di Brescia in Arte Lombarda

[3] Il possibile collegamento tra i Mondella di Verona e quelli di Brescia fu ipotizzato per primo da Luciano Rognini, ma all’epoca mancavano prove documentali per compiere questo ormai certo collegamento. L. Rognini (1973-74) op. cit. (nota 1). Per una trattazione delle famiglie Mondella a Verona e di quelle attive anche a Brescia nella prima metà del XVI secolo vedi A. Barbieri (2012): op. cit. (nota 2), si veda in particolare la nota 124.

[4] A. Barbieri (2012): op. cit. (nota 2).

[5] Jeremy Warren rileva più di 50 fusioni. Vedi Jeremy Warren (2016): The Wallace Collection. Catalog of Italian Sculpture, The Trustees of the Wallace Collection, London.

[6] D. Lewis (1989): op. cit. (nota 2). Lewis nota che questa intuizione è stata prima incoraggiata dalla professoressa Virginia Woods Callahan (comunicazione mail del Giugno 2023).

[7] Walter Cupperi (2005): Pinacoteca Civica di Vicenza. Scultura e arti applicate dal XIV al XVIII secolo, Milano, pp. 213-14, no. 241.

[8] Lo testimonia un esemplare datato della pace nella collezione di Alfred Higgins, venduto all’asta di Christies il 29 gennaio 1904, lotto 47 (acquistato lì dal collezionista Paul Garnier) e un altro esemplare raffigurante un cappello da cardinale e la parola MANTVA lungo la sua base, venduto tramite Münzhandlung a Basilea l’8 ottobre 1934, lotto 439.

[9] D. Lewis (1989): op. cit. (nota 2).

[10] Francesco Rossi (2006): Placchette e rilievi di bronzo nell’età del Mantegna, Mantova e Milano. Skira, no. 32, pp. 53-56.

[11] Victoria & Albert Museum Inv. A.425-1910.

[12] L’iscrizione è di difficile comprensione ma sembra sia stata donata a un certo Giacomo che doveva presiedere una chiesa provinciale. Si ringrazia Alison Luchs e Douglas Lewis per il loro aiuto e le riflessioni sulla comprensione di questa iscrizione (comunicazione mail del Dicembre 2023).

[13] A. Barbieri (2012): op. cit. (nota 2).

[14] Francesco Rossi (1974): Musei Civici di Brescia: Cataloghi Placchette Sec. XV–XIX, Vicenza, no. 72, p. 222. Vedi anche Ciro Ferrari (1974): Tesori d’arte nella terra dei Gonzaga. Catalogo mostra, Mantova, Palazzo Ducale, no. 187, p. 129.

Marzo 2024
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