Il “Dantino” in 2/3 di Giovanni Duprè

di Luigi Athos Buttazzoni

Ė necessario premettere che a Firenze, nel XIX secolo, ci fu un’ulteriore rivalutazione della figura di Dante, aperta dall’esecuzione del suo cenotafio in Santa Croce – eseguito da Stefano Ricci (Firenze 1756-1837) tra il 1818 e il 1829, inaugurato nel 1830 – e culminata con il seicentesimo anniversario della sua nascita nel 1865.
Nel generale fermento intellettuale intorno all’opera e alla figura di Dante si inserisce uno scultore abile e ancor giovane quale era Giovanni Duprè (Siena 1817 – Firenze 1882).
L’opera inedita di qui esaminata è del periodo purista dell’artista in cui prevale una notevole semplificazione formale [Figure 1 e 1bis].

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Figure 1 e 1bis. Giovanni Duprè, Dante Alighieri, marmo zuccherino, cm. 37 x 24 x 17, firmata sul retro: G. DUPRĖ F. L’A. 1843, collezione privata Milano.

Dante indossa berretto frigio, paraorecchie e una mantellina allacciata con un solo bottone e sollevata sulla spalla sinistra così da lasciare scoperto il braccio sinistro. Ha un libro nella mano e l’indice inserito tra le pagine per tenere il segno come se fosse stato interrotto durante la lettura e colto nell’atto di ascoltare quanto ha da riferirgli un ipotetico interlocutore e non sembra gradirlo. Sopra la veste manca la guarnaccia con lunga abbottonatura anteriore in luogo della mantellina che di solito contraddistingue la sua figura ma che avrebbe richiesto maggior lavoro.
Duprè riprodusse Dante in molte occasioni: a figura intera in formato ridotto in piedi di circa 60 centimetri di altezza, in coppia con Beatrice [Figura 2], in forma di busto a grandezza naturale sempre con Beatrice [Figura 3] o su due medaglie, una eseguita da Adolfo Pieroni (1833-1875) [Figura 4 e 4bis] e l’altra eseguita da Luigi Gori (1848-1912) che vediamo conservata nella sua confezione originale [Figure 5 e 5bis].

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Figura 3. Giovanni Dupré, Dante e Beatrice, 1843, marmo, altezza cm. 60 circa (Siena, collezione Chigi-Saracini).

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Figura 3. Giovanni Dupré, Dante e Beatrice, 1861, marmo (collezione Cavallini-Sgarbi).

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Figura 4. Giovanni Duprè (modello)-Adolfo Pieroni (incisione), Medaglia di Dante, 1865, bronzo diametro cm. 7, Roma, Museo Nazionale Romano, Medagliere, già collezione Padoa (Firenze) inv, n. 2544. Sul retro la scritta: AL GRAN PRECURSORE/ DELL’ ITALIA UNA/ NEL SESTO SUO CENTENARIO.

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Figure 5 e 5bis. Giovanni Duprè (modello)-Luigi Gori (incisione), Medaglia di Dante, 1865, bronzo diametro cm. 5, collezione privata Milano, già Pandolfini asta 26 febbraio 2022 n. 95. Sul retro la scritta: NEL SESTO CENTENARIO/ DEL SUO GRAN FIGLIO FIRENZE PRIVA DELL’OSSADI LUI SI RICONFORTA NELLA DILETTA EFFIGIE.

Sappiamo che la data del 1843 segna l’inizio della produzione di “Dantini” “a figura intera (vedi ancora Figura 2), eseguiti dall’artista una quarantina di volte nel corso degli anni.
È possibile che in quel 1843, Duprè, che aveva ricevuto un ordine da tal Giuseppe Tommasi di Livorno per una piccola scultura di Dante da realizzare a sua discrezione, abbia scolpito due prototipi di ridotte dimensioni: quello a figura intera alto circa 60 centimetri e quello di 2/3 qui presentato (vedi ancora Figura 1) e che abbia poi scelto di replicare più volte solo quello a figura intera, giudicato di più facile accoglienza e abbinabile a Beatrice.
In ogni caso un’altra versione di 2/3 esiste e si conserva nella chiesa di S. Emidio ad Agnone (Is); ha pressoché le stesse dimensioni e si differenzia se non altro per la copertina istoriata del volumetto nella mano sinistra di Dante [Figura 6].

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Figura 6. Giovanni Duprè (bottega), Dante Alighieri, seconda metà del XIX secolo, marmo, cm. 37 x 30 x 16, Agnone (Is), chiesa di S. Emidio.

La succitata replica è accompagnata da una targa con l’iscrizione qui riportata:
“1921 / NEL VI CENTENARIO DELLA MORTE DI DANTE / IL PARROCO TEOLOGO NICOLA MARINELLI / IN QUESTA BIBLIOTECA EMIDIANA / DA LUI RESTAURATA RIORDINATA E ACCRESCIUTA DI SCAFFALI E LIBRI / E INIZIATA NEL 1897 DAL SAC. ANGELO DE HORATIIS / CONSACRA IL NOME / DEL BENEMERITO PARROCO / MONS. LUIGI PANNUNZIO / CHE EBBE VIVISSIMO IL CULTO DI DANTE / E CHE LA BIBLIOTECA / ARRICCHITA DEI LIBRI SUOI E DI ALTRI / INAUGURATA SOLENNEMENTE IL 16 GIUGNO 1901 / VOLLE E SEPPE ADORNARE DELL’EFFIGIE DI DANTE / OPERA E DONO DI G. DUPRÈ”
Dalla scheda del Catalogo Generale dei Beni Culturali (n. 1400000174), redatta nel 1973 a firma B. Premoli, si desume che la scultura fu donata al parroco don Pannunzio dalla figlia di Duprè e che si tratti di un bozzetto della seconda metà del XIX secolo, come si vede da alcuni particolari non finiti.
È quindi da considerarsi una scultura uscita dalla sua bottega, ma opera tardiva di una mano meno dotata (nota 1).
Infine, riporto qui di seguito una mail del 7 marzo 2019 del professor Ettore Spalletti dell’Università di Pisa, autore della monografia Giovanni Duprè, edita da Electa nel 2002, in risposta a una mia mail con allegata la fotografia della scultura di Dante di cui alla Figura 1, della cui tipologia non era a conoscenza. Lo studioso ha giudicato l’opera un po’ troppo astrattiva, termine da lui usato, ma può dipendere dalla sua condizione di prototipo in sintonia con la mia ipotesi esposta in precedenza:
Gentile signor Buttazzoni, devo correggere un mio errore contenuto nel mio precedente messaggio, dettato dalla fretta nel risponderle, e del quale mi scuso. La prima versione della coppia Dante e Beatrice a figura intera è effettivamente del 1843, e dunque la data del suo marmo è perfettamente congrua con i pensieri dell’artista circa l’esecuzione di quelle immagini. Rimangono però le mie perplessità per lo stile del suo marmo, che è ancora più astrattivo rispetto a quello che caratterizza il Dante a figura intera che, ripeto, in assenza della data inscritta, avrei datato ad anni più tardi. Ancora un cordiale saluto, Ettore Spalleti”.

NOTE

[1] È stato possibile rintracciare la presenza di una versione di 2/3 del dante di Duprè in gesso presso una collezione privata fiesolana, quale risulta da una scheda del Catalogo Generale dei Beni Culturali (n. 00620497). Viene dichiarata un’altezza di 50 centimetri, quindi superiore alle due versioni fin qui considerate, tuttavia, come si può desumere dalla fotografia – di pessima qualità e pertanto irriproducibile – la scultura è collocata su una base che può giustificare i 13 centimetri di differenza. Quasi certamente si tratta di una copia da gipsoteca eseguita a stampo.

Marzo 2024
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