Cassettoni neoclassici lombardi intarsiati con stemma Sforza-Della Scala

della Redazione di Antiqua

Vedi subito post-scriptum in calce all’articolo che modifica sostanzialmente i contenuti del medesimo.

I due cassettoni in coppia in asta da HAMPEL 30.3.2023 n. 24 con una stima di euro 7.000-10.000, erano già stati presentati dalla stessa casa d’aste nel marzo-aprile 2022 n. 223 con una stima di euro 8.000-12.000 ed erano andati invenduti [Figura 1].
Può indurre a una certa circospezione il fatto che il mercato li ha ignorati in occasione della prima tornata, nonostante un prezzo decisamente contenuto (ulteriormente ribassato per la prossima seduta), già di per sé poco consono a una coppia di mobili stemmati in modo così prestigioso.

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Figura 1. Cassettone neoclassico intarsiato (uno di una coppia), Hampel 30.3.2023 n. 24.

Lo stemma che compare uguale su entrambi i mobili e del tipo inquartato e mostra le insegne più caratteristiche delle due famiglie, il biscione che mangia un bambino per gli Sforza e la scala per i Della Scala o Scaligeri [Figure 1bis, 2 e 3].

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Figura 1bis. Particolare dello stemma sul cassettone di Figura 1.

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Figura 2. Stemma Sforza.

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Figura 3. Stemma Della Scala.

Pensando si possa trattare di mobili fatti eseguire in conseguenza di un evento che abbia riunito le due famiglie, abbiamo condotto un’indagine per evidenziare eventuali convergenze tra la fine del XVIII e l’inizio del XIX secolo, epoca in cui pare lecito datarli.
Gli Sforza, originari della Romagna, dopo essere stati alla guida del Ducato di Milano, si disperdono in vari rami che si estinguono progressivamente.
Gli unici rami superstiti all’epoca che ci interessa sono quelli dei Cesarina Sforza e degli Sforza di Castel San Giovanni (Pc).
I Cesarini Sforza legano il proprio destino alla contea di Santa Fiora in Toscana, quindi al di fuori dei confini lombardi.
Gli Sforza di Castel San Giovanni (Pc) discendono dagli Sforza di Borgonuovo Val Tidone e sullo stemma di questi compare il leone rampante con il “cotogno” e non il drago. La dinastia arriva fino al XX secolo [Figura 4].

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Figura 4. Stemma di Borgonuovo Val Tidone con a sinistra lo stemma della città di Piacenza e a destra lo stemma Sforza.

Per quanto riguarda gli Scaligeri, come è noto, essi governano Verona dal 1262 al 1387 e la famiglia si estingue nel 1580.
Si segnala però la presenza di un ramo lombardo, quello dei conti Scala di Lodi, esistente almeno fino a tutto l’Ottocento e riconosciuto nell’elenco ufficiale delle famiglie nobili lodigiane, sebbene i suoi membri risiedessero a Cremona.
Non è stato possibile stabilire un collegamento tra questi conti della Scala di Lodi e gli Sforza di Castel San Giovanni, se non rilevare una certa contiguità territoriale tra Lodi, Cremona e Piacenza.

Per tutto quanto precede, siamo pertanto propensi a ritenere che i due mobili non siano stati eseguiti per celebrare un matrimonio e che lo stemma sia di pura invenzione.
Ciò li collocherebbe in una fase avanzata dell’Ottocento in pieno revival storicistico, ipotesi avvalorata dal fatto che alcuni dettagli decorativi come il disegno delle lesene o le panoplie sui fianchi non trovano riscontro in alcuna delle botteghe tra fine Settecento e inizi Ottocento in corso di classificazione.
Appare piuttosto curioso rilevare, per contro, che la cosiddetta “mazzetta” a forma di trapezio rettangolo rovesciato, che si interpone tra corpo del mobile e piede, si trova nell’ebanisteria lombarda in senso stretto, ma anche in numerosi esemplari piacentini, rimandando a quell’ambito della Bassa Padana che abbiamo sopra evocato.

Un comodino chiarificatore
Abbiamo voluto sviluppare il ragionamento di cui sopra per dimostrare che, in assenza di un’analisi tecnica dei materiali e dei criteri di costruzione, si può giungere ad alcune conclusioni anche su base filologica. Nel caso specifico, se gli stemmi mancano di coerenza, si deve far strada il dubbio di trovarci di fronte ad esemplari tardivi o addirittura in stile.
La conferma viene da un comodino che ci è stato segnalato all’interno degli arredi di una famiglia cremonese [Figura 5].

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Figura 6. Comodino neoclassico intarsiato, collezione privata.

Il mobile la le stesse gambe, stesse lesene e scontorno di anta e cassetto del cassettone di Figura 1, nonché, al centro dell’anta, il medesimo medaglione raffigurante una panoplia che nel cassettone vediamo intarsiato sul fianco.
Per quanto riguarda il comodino, è stato possibile analizzarlo tecnicamente, scoprendo un assemblaggio con chiodi incompatibili con il tardo Settecento, in quanto di foggia “moderna” [Figura 6a] e, soprattutto, un meccanismo di chiusura dell’anta che si sviluppa in una fase piuttosto avanzata del XX secolo [Figura 6b].

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Figura 6a e 6b. Particolari del comodino di Figura 6.

Viceversa, non abbiamo avuto modo di esaminare dal vero la coppia di cassettoni per cui esiste sempre la possibilità teorica che il comodino sia una copia in stile di un originale più antico.
Possiamo solo dire che il comodino non contribuisce a dissipare, anzi rafforza, i dubbi che i due cassettoni siano stati prodotti da una bottega della Bassa lombarda in un’epoca ben più tarda rispetto a quella che vorrebbero stilisticamente rappresentare.

Maggio 2024

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Post-scriptum [2.5.2024] L’articolo era in linea da un giorno quando abbiamo ricevuto una preziosa segnalazione che lo stemma sulla fronte del cassettone non è quello degli Sforza-Della Scala, bensì dei Borromeo Visconti, da intendersi non necessariamente come stemma matrimoniale, bensì come stemma famigliare [Figura A].

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Figura A. Stemma Visconti Borromeo.

Indotti in errore – ma non per questo meno colpevoli – dalla didascalia del catalogo Hampel che parlava di “familien Sforza und Scaligeri” abbiamo preso per una scala quello che è in realtà il morso di un cavallo, simbolo dei Borromeo che celebra la vittoria di Giovanni I Borromeo sugli svizzeri nella battaglia di Crevoladossola (Vb) del 1487. Per altro, il noto biscione viene adottato anche dagli Sforza – quindi lo stemma di Figura 2 non è un errore – ma nasce come simbolo visconteo.
Il risultato è che lo stemma diventa credibile, non più d’invenzione e si fanno meno significativi i riferimenti sparsi all’ebanisteria della Bassa Padana.
È fuori dubbio che il comodino “chiarificatore” resti un prodotto novecentesco, mentre, non potendo esaminare la coppia di cassettoni dal vero, che si tratti di mobili in stile resta un’ipotesi da verificare.

Ringraziamo il dott. Luca Tosi conservatore Raccolte d’Arte Antica del Castello Sforzesco di Milano.