Ancora sull’incisione raffigurante Alessandro e Taide

della Redazione di Antiqua

Lo scorso gennaio abbiamo pubblicato un articolo dal titolo Un modello iconografico di successo: Alessandro e Taide inciso da Annibale Carracci, firmato da Sara Petrino [Leggi], riscuotendo molto interesse e qualche critica che l’autrice ha affrontato con estrema onestà.
Premetto che l’articolo prendeva spunto da un precedente articolo, ivi citato, pubblicato su Antiqua nel giugno del 2018 in cui veniva presentata un’incisione recante la firma Annibale Carracci, il cui soggetto non era stato identificato in modo convincente.
Va quindi riconosciuto alla Petrino, a dispetto delle tante supposizioni sfoggiate nell’articolo precedente, di aver identificato esattamente il soggetto in Alessandro e Taide che incendiano il palazzo di Serse, così come raffigurato da Ludovico Carracci nel 1592 in un affresco che oggi si trova a palazzo Francia Strazzaroli a Bologna [Figure 1 e 2].

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Figura 1

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Figura 2

Messi sull’avviso da un visitatore del sito che, su base stilistica, contestava l’autenticità della firma sull’incisione, essendo ora noto il soggetto, è stato possibile condurre una ricerca in rete e scoprire definitivamente che l’incisione non è di Annibale Carracci (nota), bensì di Giovanni Maria Viani (136-1700). Infatti, se osserviamo in basso al centro l’incisione firmata Carracci, si intravede la punta dello stemma Alamandini cui l’incisione è dedicata [Figure 1bis e 3].

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Figura 1 bis (dettaglio della Figura 1)

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Figura 3. Giovanni Maria Viani, Alessandro e Taide (da Ludovio Carracci), acquaforte, cm. 29,4 x 28,2, Bologna, Genus Bononiae inv. Stampe n. 4987.

Tuttavia l’interesse della Petrino era concentrato su un dipinto di Maratta raffigurante Giaele e Sisara [Figura 4] del quale venivano indagate e proposte le possibili fonti iconografiche, identificate in Raffaello e in Annibale Carracci.

Figura 4. Carlo Maratta, Giaele e Sisara, olio su tela, cm. 88,3 x 122,7, Roma, Accademia Nazionale di San Luca, inv. 0153.

La circostanza che l’incisione usata come riferimento non sia autografa non inficia, a mio avviso, la validità del discorso, non solo per la presenza dell’affresco di Ludovico che rimanda al mondo dei Carracci, ma anche perché, come segnalatomi successivamente dalla Petrino, nel cartone raffigurante Agar e l’Angelo (realizzato per il medesimo ciclo di mosaici destinati alla cappella della Presentazione di San Pietro in Vaticano a cui appartiene Gioele e Sisara), Maratta riprende, nella figura di Agar, il Cristo e la Samaritana di Annibale Carracci, che è sempre del periodo bolognese [Figure 5 e 6].

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Figura 5. Robert van Audenaerd (1663-1743), Agar e Ismaele nel deserto confortati dall’angelo (da Carlo Maratta), acquaforte, cm. 26 x 40 (immagine), Monza, Musei Civici, inv. (2004) DEF 490.

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Figura 6. Annibale Carracci, Cristo e la Samaritana, olio su tela, cm. 170 x 225, Milano, Pinacoteca di Brera.

Una seconda critica piovuta sull’articolo riguarda l’ipotesi, suggerita dall’autrice, che il soggetto di Gioele e Sisara non sia un’invenzione di Maratta, bensì di Simone Cantarini al quale viene attribuita un’identica versione, sebbene in controparte, presentata nell’articolo precedente. Questa versione, che si trova a Maceratache, sarebbe precedente in base ai dati cronologici dei due pittori.
Tuttavia, come ci è stato giustamente fatto rilevare, il dipinto di Macerata non è di Cantarini, ma una copia tratta da un’incisione di o da Maratta. L’autrice ammette di essere stata tratta in errore dalla scheda che si trova sul sito dei Beni Culturali della Regione Marche [Leggi] e dalle assicurazioni, queste sì imperdonabili, avute da funzionari interni al museo.
(Andrea Bardelli)

NOTA
Lo scopo del precedente articolo, come espressamente dichiarato, non era quello di asseverarne l’autenticità della firma, ma di scoprire l’identità dei soggetti raffigurati.