Carta di riso? No washi
di Graziana Canova Tura

Quando si parla di carta giapponese è bene evitare la dicitura “carta di riso” che, pur molto usata da decenni in occidente, è errata e “terribly misleading”.
La carta giapponese si chiama WASHI (和紙 – wa=Giappone, shi=carta) e si produce, a mano, con le fibre di arbusti vari, tra i più noti il gelso da carta, kōzo (– Broussonetia kazinoki), ganpi (雁ぴ) e mitsumata (三椏 – entrambe del genere Edgeworthia). Cfr. Washi the World of Japanese Paper, di Sukey Hughes, Kodansha International, 1978 (1° ed.), pp. 360.

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Figura 1. G. Canova Tura, washi fatta col kōzo (gelso), 2007.

Sarebbe bello che si usasse la parola esatta, washi, e così non si continuasse a propagare una delle mille imprecisioni che circolano sul Giappone.
I giapponesi sono troppo educati per correggerci e sopportano tante nostre inesattezze, ma ricordo un maestro di scrittura col pennello, che mi onorava della sua confidenza, il quale una volta mi chiese: “ma perché voi occidentali chiamate la nostra washi ‘carta di riso’?”.
Mi fu molto difficile rispondere, ma da allora cerco sempre di sfatare questo luogo comune, anche a costo di sembrare pedante.
Una caratteristica della washi, che come noto viene usata anche per gli shōji, gli scorrevoli costituiti da un’intelaiatura di legno sulla quale sono incollati riquadri di carta giapponese, è di lasciar filtrare una luce particolare.
Al confronto con la carta occidentale in quella giapponese vi è una minor concentrazione di fibre, che hanno maggior spazio tra di loro; così la luce viene riflessa in molte e diverse direzioni, dando quell’effetto suggestivo di luminosità tenue e diffusa. Nella carta occidentale le fibre sono più unite, più dense, quindi meno spazio, meno luce.
La minore densità non ne inficia la robustezza, anzi sembra, in modo inaspettato, renderla molto più resistente a strappi e ad altre sollecitazioni.

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Figura 2. Immagine tratta da A life of ts’ai lung and japanese paper making di Kiyofusa Narita, Tokyo, Paper Museum, 1976, pp. 106.
Libricino di stampe giapponesi sulla produzione di carta secondo il metodo tradizionale, ancora oggi usato. Le stampe sono da Kamisuki jōhōki, epoca Edo (1600-1867). La prima traduzione in inglese risale al 1781.

Per approfondimenti
-La carta washi, casazen.com [Vedi].
Nota: invece di scrivere Gampi, l’esatta dizione è Ganpi, traslitterazione dal giapponese がんぴ ga-n-pi)
-Wikipedia.org [Vedi].

Prima pubblicazione: Antiqua.mi, maggio 2012
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