Cassoni stemmati, quando lo stemma è decisivo e quando fuorviante

della Redazione di Antiqua 

Due esempi, speriamo, illuminanti circa l’utilizzo dell’araldica nell’identificazione della provenienza geografica di un dato mobile.
Partiamo da un cassone caratterizzato da due lesene a forma di cariatide, fronte centrata da uno stemma araldico con ai lati due grosse cartelle rettangolari formate da cornici a rilievo; fascia di base bacellata poggiante su due piedi intagliati a volute contrapposte [Figura 1].
Il mobile, stilisticamente databile alla fine del XVII secolo, non è facilmente inquadrabile dal punto di vista della provenienza geografica, poiché la maggior parte degli elementi descritti compare in vari ambiti, sia in Italia settentrionale, dalla Liguria al Veneto, sia in Italia centrale.

cassone-noce-modena-xvii-secolo

Figura 1. Cassone, noce, Modena, XVII secolo, mercato antiquario.

Per questa ragione, l’identificazione dello stemma [Figura 1a] diventa cruciale ai fini dell’attribuzione del mobile a un ambito più circoscritto.

cassone-noce-modena-xvii-secolo

Figura 1a. Stemma sulla fronte del cassone di Figura 1.

L’antiquario in possesso del cassone dichiarava che lo stemma apparteneva alla nobile famiglia modenese dei Rangoni.
In realtà, le insegne Rangoni occupano solo la parte sinistra dello stemma, che si configura quindi come uno stemma matrimoniale. Si veda, ad esempio, lo stemma che accomuna i casati Rangoni e Pallavicino su un muro del Castello di Roccabianca in provincia di Parma [Figura 2].

stemma-matrimoniale-rangoni-pallavicino-parma-castello-roccabianca

Figura 2. Stemma matrimoniale Rangoni-Pallavicino, Parma, Castello di Roccabianca, Roccabianca (Pr).

Abbiamo potuto verificare che l’altra metà dello stemma al centro del cassone di Figura 1 è quello dei Malatigni, anch’essi facenti parte della nobiltà modenese, ottenendo una insindacabile conferma della provenienza modenese del cassone stesso (nota 1).
Si vedano, qui sotto affiancati, gli stemmi delle famiglie Rangoni [Figura 4] e Malatigni [Figura 5].

stemma-rangoni

Figura 4. Stemma Rangoni (fonte wikipedia).

stemma-malatigni

Figura 5. Stemma Malatigni (fonte biblioteca estense.beniculturali.it).

Il secondo esempio è rappresentato da un cassone passato in asta circa un anno fa [Figura 6].

cassone-noce-brescia-xvii-secolo

Figura 6. Cassone, noce, Brescia, XVII secolo, Il Ponte 11 ottobre 2022 n. 209.

Anche qui le lesene sono difese da cariatidi e la fronte è centrata da uno stemma araldico – raffigurante un albero – in questo caso affiancato da girali fogliate; alle estremità opposte troviamo due semicorolle, il tutto all’interno di una cornice intagliata. Sotto il bordo anteriore del piano è fissato un classico profilo a dentelli; la base, anche in questo caso, è bacellata, sebbene con un motivo diverso e poggia su piedi ferini.
Rinunciando a un’analisi stilistica, qui possibile – come vedremo subito – per la presenza di numerosi riscontri, la casa d’aste non identifica una provenienza, ma segnala l’appartenenza dello stemma alla famiglia della Rovere, nobile famiglia di origine savonese il cui nome è legato soprattutto alle vicende del Ducato di Urbino e dello Stato Pontificio.
Il loro stemma rappresenta un albero di quercia di cui il rovere costituisce una sottospecie [Figura 7].

stemma-della-rovere

Figura 7. Stemma Della Rovere (fonte wikipedia).

Un’immagine di dettaglio dello stemma [Figura 6a] mostra un albero che non presenta attinenze con quello dei Della Rovere, caratterizzato dalla presenza di ghiande.

cassone-noce-brescia-xvii-secolo

Figura 6a. Stemma sulla fronte del cassone di Figura 6.

E infatti, il cassone di Figura 6 non rientra nel novero delle tipologie di cassoni riconosciute come liguri, né in quelle dell’Italia centrale (nota 2).
In compenso, si trovano confronti abbastanza precisi con cassoni riconducibili a due territori tra loro limitrofi: Brescia e il Trentino.
Cassoni bresciani e trentini condividono, in particolare il decoro che abbiamo definito “semicorolla” collocato ai lati opposti della fronte (nota 3). Ma è a Brescia e nel Bresciano che si concentra la maggior parte degli esemplari noti.
Iniziamo da un cassone transitato sul mercato senza identificazione di provenienza di cui mostriamo alcuni dettagli [Figure 8, 8a, 8b, 8c]; lo stemma centrale, affiancato da giragli fogliate, è direttamente confrontabile con un fregio analogo sulle panche ai lati del coro cinquecentesco della chiesa di san Giovanni evangelista a Brescia [Figura 9].

cassone-noce-brescia-xvii-secolo

Figura 8. Cassone, noce, Brescia, XVII secolo, mercato antiquario.

cassone-noce-brescia-xvii-secolo
cassone-noce-brescia-xvii-secolo

Figure 8a e 8b. Particolari del cassone di Figura 8.

cassone-noce-brescia-xvii-secolo

Figura 8c. Particolare del cassone di Figura 8.

panca-noce-coro-brescia-san-giovanni

Figura 9. Particolare di una panca in noce ai lati del coro in San Giovanni evangelista a Brescia.

Mostriamo in rapida successione altri cassoni dello stesso genere e provenienti dal medesimo ambito territoriale [Figure 10, 11 e 12].

cassone-noce-brescia-xvii-secolo

Figura 10. Cassone, noce, Brescia, XVII secolo, Lovere (Bg), Accademia Tadini.

cassone-noce-brescia-xvii-secolo

Figura 11. Cassone, noce, Brescia, XVII secolo, Erbusco (Bs), Cantine Cavallari.

cassone-noce-brescia-xvii-secolo

Figura 12. Cassone, noce, Brescia, XVII secolo, collezione privata (famiglia bresciana).

In conclusione, laddove l’individuazione della provenienza di un mobile non è supportata da una casistica sufficientemente ampia – come nel caso del cassone di Figura 1 – la decifrazione dello stemma diventa indispensabile.
Quando è invece possibile circoscrivere l’appartenenza del mobile a un dato contesto, sulla base di riferimenti sufficientemente ampi e validi, l’identificazione dello stemma potrebbe anche risultare superflua. Per quanto riguarda il cassone di Figura 6, nello specifico, l’analisi dello stemma, se condotta con superficialità, conduce a risultati depistanti.

NOTE

[1] L’unico elemento che avrebbe potuto suggerire una provenienza emiliana è l’asse del coperchio che si protende in modo accentualo oltre il filo dei fianchi, poggiando su due listelli posti di traverso e fissati sollo il piano in modo da aderire alla parte alta dei fianchi stessi. Troviamo la stessa costruzione nei tavoli emiliani coevi dove i due listelli, collocati in questo caso sotto il piano del tavolo, servono a fissarlo mediante perni alle gambe in modo da renderlo smontabile all’occorrenza [Figura A].

tavolo-modena-o-bologna-xvii-secolo

Figura A. Tavolo, Modena o Bologna, XVII secolo, Semenzato ottobre 2000 n. 214.

[2] Non è stato possibile dare un significato alle cifre D P B che circondano lo stemma.

[3] Per quanto riguarda il Trentino, il testo di riferimento è: Umberto Raffaelli, Arte e tradizione in Trentino. La cassapanca, Euroedit, Trento 1989.

Dicembre 2023

© Riproduzione riservata