Chiarimenti su un dipinto di Carlo Dolci

della Redazione di Antiqua (*)

L’attenzione rivolta al pittore Carlo Dolci (1616-1687) in occasione della mostra che si è tenuta a Firenze, Sala Palatina di Palazzo Pitti, dal 30 giugno al 15 novembre 2015, ci ha indotto ad affrontare una delicata questione sorta attorno a un dipinto raffigurante una Madonna della rosa che si trova presso una collezione privata, firmato e datato 1630, quindi eseguito quando il pittore era appena quattordicenne [Figura].

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Figura. Carlo Dolci, La Vergine e il Bambino (Madonna della Rosa), 1630, collezione privata.

Il dipinto non era esposto nella mostra fiorentina, ma viene riprodotto e commentato nel volume Carlo Dolci. Complete catalogue of the paintigs di Francesca Baldassari, la maggiore esperta di Dolci, edito nel 2015 (nota 1).
Questo testo, pubblicato per ora solo in inglese, avrebbe dovuto supportare una grande mostra monografica su Carlo Dolci programmata per il 2016, quinto centenario della sua nascita, che si sarebbe dovuta tenere prima a Houston nel Texas e successivamente presso la National Gallery di Londra. Sfumato questo progetto, si è trasformato in una riedizione rinnovata e aggiornata del volume Carlo Dolci, scritto dalla stessa Baldassari nel 1995 (editore Artema di Torino).

Il caso
In questa sede l’autrice pubblica l’immagine in bianco e nero di un dipinto di soggetto identico (p. 109 n. 25), segnalandone vari passaggi di proprietà dal 1926 al 1982, quando viene venduto da Christie’s (asta del 19 gennaio 1982, lotto 132) prima di far perdere le sue tracce.
Nella stessa scheda, a titolo di confronto, cita anche la versione della quale stiamo trattando, pubblicandone un’immagine a colori (25a), nei termini che riportiamo letteralmente:
25. The Virgin and Child (Virgin of the Rose)
The Virgin is painted half-length with her head bowed and an intense expression on her face. She is holding a white rose. The Child, held in its mother’s arms, stands on a rock and is turned toward the viewer. The light illuminates the right side of the painting, emphasising thr figure of Jesus and accentuating his mother’s tender expression.
This subject was very popular with Dolci and repeated several times, although with some variations, expecially in the figure of Jesus. A version I have not been able to see personally is the one that was solda at a Milanese Finarte auction (16/12/2009, lot 912; 97×80.5 cm) (fig. 25a). The canvas, no longer evaluable owing to extensive repaintings, is probably autograph, as the initials and date carved directly into the fresh paint under the foot of the Child would seem to indicate (AS 1630 (?)/ CAROLUS DOLCI).
Vignali’s still significant influence in the version under examination is discernible in the use of chiaroscuro and in the somewhat feeble and undeveloped figure of the Child. On stylistic grounds the work can be dated to the beginning of the 1630s (nota 2).
Confermiamo che la versione del dipinto in questione è proprio quella venduta da Finarte presso la quale è stata acquistata dall’attuale proprietario nel 2009.
La Baldassari, dichiarando onestamente di non essere stata in grado di esaminarla di persona, la attribuisce (“probably”) a Carlo Dolci per la presenza della firma autografa, ma ne rivela un aspetto inquietante: la presenza di vaste ridipinture (extensive repaintings) che ne compromettono la leggibilità e quindi la corretta valutazione.

La storia
Prima di affrontare la questione, pensiamo sia interessante ripercorrere la storia precedente del dipinto, almeno la più recente di cui si hanno notizie.
Il dipinto appare nel 1995 a Bologna presso la casa d’aste Nuova Adma nella seduta del 2 dicembre dove viene notata dall’attuale proprietario, ma non viene acquistata.
E’ probabile che l’acquirente sia stato l’antiquario Galleria Antiquitas S. Caterina di Brescia che potrebbe averlo rivenduto a un ignoto acquirente nel 1997. Abbiamo infatti visionato copia di una dichiarazione di autenticità su carta intestata dell’antiquario, datata 28 ottobre 1997, nella quale, tra l’altro, si specifica che lo stato di conservazione è “molto buono”. Pensiamo sia stato l’ignoto acquirente a mettere in vendita il dipinto presso Finarte nel 2009, dove l’attuale proprietario l’ha acquistato, perché il documento di cui sopra faceva parte del corredo informativo a qualifica dell’opera. Il catalogo di Finarte riporta sia la provenienza dalla Galleria Antiquitas S. Caterina, sia un ringraziamento alla dottoressa Francesca Baldassari per aver confermato l’attribuzione sulla base della fotografia.

Analisi scientifiche e conclusioni
Tutto ciò premesso, di concerto con il proprietario è stato coinvolto il dott. Gianluca Poldi, analista scientifico presso l’Università di Bergamo ed esperto di indagini non invasive su opere d’arte.
Alla luce dell’osservazione diretta e della campagna di analisi l’affermazione” vaste ridipinture” non è più sostenibile. Si notano solo pochi ritocchi motivati da poche lacune e consunzione di alcune campiture.
Per approfondire gli aspetti connessi alle analisi scientifiche e al loro risultato si rimanda al contributo del dott. Gianluca Poldi, pubblicato questo stesso mese [Leggi].

NOTE

[1] Francesca Baldassari, Carlo Dolci. Complete catalogue of the paintigs, Cento Di, Firenze 2015; il catalogo della mostra di Firenze, a cura di Sandro Bellesi e Anna Bisceglia è edito da Sillabe (Livorno 2015).

[2] 25. La Vergine e il Bambino (Madonna della Rosa)
La Vergine è dipinta a mezzo busto con il suo capo chinato e un’intensa espressione sul suo viso. Sta tenendo una rosa bianca. Il Bambino, tenuto tra le braccia di sua madre, si erge su una roccia ed è rivolto verso lo spettatore. La luce illumina il lato destro del dipinto, enfatizzando la figura di Gesù e accentuando la tenera espressione di sua madre.
Questo soggetto era molto popolare con Dolci e ripetuto più volte, anche se con alcune varianti, specialmente nella figura di Gesù. E’ una versione che non ho potuto vedere personalmente quella che fu venduta a un’asta di Finarte Milanese (16/12/2009, lotto 912; 97×80.5 cm) (fig. 25a). La tela, non più valutabile a causa di vaste ridipinture, è probabilmente autografa, come le iniziali e la data incisa direttamente nella vernice fresca sotto il piede del Bambino sembrerebbero indicare (AS 1630 (?)/ CAROLUS DOLCI).
L’influenza ancora significativa del Vignali nella versione in esame è riscontrabile nell’uso del chiaroscuro e nella figura un po’ debole e poco sviluppata del Bambino. Per motivi stilistici l’opera può essere datata all’inizio del 1630.

(*) Questo articolo è stato pubblicato su Antiqua.mi nel marzo 2016 con l’indicazione “a cura di Andrea Bardelli”.

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