Dipinti su vetro degli Eremitani di Padova

di Andrea Bardelli

Circa un anno fa, a seguito della pubblicazione di un articolo dal titolo Vetro dipinto inedito siglato VBL (luglio 2021) [Leggi], mi era stato chiesto di scrivere la scheda di quattro dipinti su vetro, facenti parte delle collezioni de Museo degli Eremitani di Padova, che dovevano comparire in una mostra di cui non ho più avuto notizie.
Non sono un esperto di dipinti, tanto meno su vetro, però, stimolato dalla novità e attratto dalla qualità della pittura, ho raccolto la sfida.
Si tratta di dipinti di una certa dimensione, che rappresentano quattro momenti della Creazione; il riferimento è a Genesi cap. 1 e 2, ma in particolare al sesto giorno Gen. 1, 24-31 completato dal secondo racconto, più antico, della Creazione, Gen. 2, 4b-15.
Li presento secondo un nuovo ordine e una nuova titolazione rispetto ai numeri di inventario e a quanto già noto [Figure 1/4].

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Figura 1. La creazione dell’uomo, dipinto su vetro, cm. 40 x 70, Padova, Museo degli Eremitani, inv. 1737).

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Figura 2. L’uomo costituito “signore” della terra, di animali, piante, ecc., dipinto su vetro, cm. 40 x 70, Padova, Museo degli Eremitani, inv. 1743).

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Figura 3. L’uomo in rapporto diretto con Dio, dipinto su vetro, cm. 40 x 70, Padova, Museo degli Eremitani, inv. 1744).

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Figura 4. L’uomo dà il nome agli esseri viventi, dipinto su vetro, cm. 40 x 70, Padova, Museo degli Eremitani, inv. 1736).

Tre di questi dipinti (vedi sopra Figure 1, 2, e 3) sono stati presentati in occasione della mostra Ponenti e foresti. Pittura europea nelle collezioni dei Musei Civici di Padova tenutasi a Padova nel 1992 presso il Museo Civico al Santo; il primo (sopra, Figura 4) è da considerare inedito.

Il catalogo della mostra del 1992
Il catalogo del 1992, a cura di Caterina Limentani Virdis e Davide Banzato, pubblicato nello stesso anno a Roma da De Luca, contiene una scheda cumulativa a cura di Luigi Borsatti, un antiquario che svolge la sua attività a Teolo (Pd). Le opere erano così identificate:
77. Dio chiama Adamo che timoroso si nasconde, vetro, cm. 44 x 84, inv. 1737 (A.1199; B, 1737; Ref. Fot. 271.H) (sopra Figura 1).
78.Adamo che ascolta la voce di Dio, vetro, cm. 44 x 84, inv. 1744 (A.1202; B, 1744; Ref. Fot. 272.H) (sopra, Figura 3).
79. Adamo chiama a raccolta i volatili, vetro, cm. 44 x 84, inv. 1743 (A.1201; B, 1743; Ref. Fot. 270.H) (sopra, Figura 2).
Tutti risultano essere stati donati da Carlo Borromeo nel 1859.
I tre dipinti vengono attribuiti a Isaak van Oosten (Anversa 1613-1661) e si propone una datazione al sesto decennio del XVII secolo perché è il “periodo in cui si colloca la maggior parte dell’attività dell’artista”.
Il motivo risiede in “evidenti analogie” con un dipinto intitolato Il Paradiso Terrestre con la Caduta dei Progenitori, conservato in una collezione privata comasca e pubblicato in “Bernt 1969-70, II, fig. 883”. Si tratta di: Walter Bernt, Die niederländischen Maler des 17. Jahrhunderts, München 1969/70, maggiormente diffuso nell’edizione londinese (Walter Bernt, The Netherland Painters of the Seventeenth Century, 3 voll., Trans. P. S. Falla, London 1969-70).
Altrettanto evidente viene ritenuto “il riferimento a composizioni similari di Jan Brueghel” [il Giovane 1601-1678], sebbene con esiti meno convincenti, come si può desumere dal confronto con il dipinto in collezione comasca sopra citato oppure un Paradiso Terrestre conservato a Vaduz presso la Collezione Liechtenstein e pubblicato in “Thiery 1987, p. 248 n. 14”. Si parla di: Y. Thiery-K. De Meerendre, Les peintres flamands de paysage au XVIIeme siècle. Le baroque anversois et l’ecole bruxelloise, 2 voll., Bruxelles, 1987.

La provenienza Borromeo
Sono due i Borromeo di nome Carlo, entrambi del ramo di san Maurilio, i quali nel 1859 avrebbero potuto donare i quattro dipinti su vetro al museo padovano:
Carlo Borromeo (1787-1866)
Carlo Borromeo (1828-1889) sposato con Costanza d’Adda (1842-1891).
Non è stato possibile capire chi dei due possa essere e stabilire un legame con Padova.
Tuttavia, il nome dei Borromeo presenta numerosi legami con la pittura fiamminga.

I Borromeo e i Brueghel
I rapporti tra il cardinale Federico Borromeo (1564-1631) e Jan Brueghel il Vecchio (1568-1625) sono noti e sappiamo che l’artista fu ospite del cardinale a Milano negli anni 1595-1596 e che quest’ultimo gli commissionò nel corso degli anni diversi dipinti (Giacomo Berra, Il “Paradiso” commissionato dal conte Giovanni Borromeo, nipote del cardinale Federico, a Jan Brueghel il Vecchio, About art online, n. 6 settembre 2020).
Presso la Pinacoteca Ambrosiana di Milano si conservano anche numerosi dipinti di Jan Brueghel il Giovane. Tra quelli basati sui primi capitoli di Genesi, ricordiamo: Adamo ed Eva nel Paradiso Terrestre e Il peccato originale [Figure 5 e 6].

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Figura 5. Jan Brueghel il Giovane, Adamo ed Eva nel Paradiso, 1640 circa, olio su tavola cm. 49 x 83), Milano, Pinacoteca Ambrosiana.

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Figura 6. Jan Brueghel il Giovane, Il peccato originale, 1640 circa, olio su tavola cm. 49 x 83), Milano, Pinacoteca Ambrosiana.

Isaak van Oosten
Di questo pittore si sa pochissimo, se non che svolse ad Anversa l’intera sua carriera come membro della Gilda di san Luca.
Fu fortemente influenzato sia da Jan Brueghel il Vecchio, sia da Jan Brueghel il Giovane al quale alcuni suoi lavori sono stati erroneamente attribuiti.
La vicinanza a Jan Brueghel il Giovane trova testimonianza, ad esempio, nel confronto tra un dipinto di van Oosten raffigurante La creazione di Adamo, la creazione di Eva e la Tentazione, passato in asta da Sotheby’s a Londra nel luglio 2006 [Figura 7] e un dipinto dello stesso Brueghel [Figura 8] in cui van Oosten trae fedelmente il particolare della creazione di Adamo.

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Figura 7. Isaak van Oosten, La creazione di Adamo, la creazione di Eva e la Tentazione, olio su rame, firmato J.v.oosten f…t, Sotheby’s Londra 6.7.2006 n. 102.

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Figura 8. Jan Brueghel il Giovane, La creazione di Adamo, 1630 circa, fonte Alamy, ubicazione ignota.

Jan Brueghel il Giovane
Il dipinto di cui sopra rientra in una serie di sei dipinti su rame nota come Le storie di Adamo ed Eva, i cui titoli sono: La creazione di Adamo (vedi sopra Figura 8), Adamo dà il nome agli animali, La tentazione di Adamo, La Cacciata dal Paradiso Terreste, Il lavoro nei campi, La morte di Abele.
Una versione del dipinto Adamo dà il nome agli animali, databile al 1630-1631 è attualmente conservato a Città del Messico nel Museo Soumaya Fondazione Carlos Slim [Figura 9].

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Figura 9. Jan Brueghel il Giovane, Adamo dà il nome agli animali, 1630, olio su rame 68,7 x 86,7, Mexico City, Museo Soumaya Fondazione Carlos Slim.

Questo dipinto, che nella composizione rivela diversi punti di contatto con il dipinto su vetro degli Eremitani inv. 1736 (vedi ancora Figura 4) è tratto da una serie di sei incisioni intitolata La storia di Adamo ed Eva (come i dipinti su rame di cui sopra), eseguite da Jan Saenredam (1565-1607) nel 1604 tratte da Abraham Bloemaert (1566-1651) [Figura 10].

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Figura 10. Jan Pietersz Saenredam (da Abraham Bloemaert), Adamo dà il nome agli animali, 1604, incisione a bulino, cm. 27,5 x 19,6, Londra, British Museum, inv. 856,0815.51.

Una prima conclusione
Questo per ora ci porta a concludere che un soggetto ampiamente diffuso in ambito fiammingo viene svolto da Jan Brueghel ed è plausibile che sia stato ripreso da Isaak van Oosten, il quale, come abbiamo visto, ne era ampiamente influenzato.
Rispetto a questa ipotesi si potrebbero sollevare alcune obiezioni: che Isaak van Oosten non è mai stato in Italia, che il dipinto su vetro è una tecnica del tutto particolare che viene praticata prevalentemente a Venezia (oltre che in Italia meridionale) e che, per la loro fragilità, le lastre veneziane non si prestavano ad essere trasportate.
Ci viene in soccorso un’opera che si conserva, ancora una volta, presso la Pinacoteca Ambrosiana di Milano: si tratta di un dipinto su vetro attribuito a Lucas Hugenszoon detto Luca di Leida (Leida 1494-1533) raffigurante il Trionfo di David, donato del cardinale Federico Borromeo all’Ambrosiana nel 1618 [Figura 11].

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Figura 11. Luca di Leida, Trionfo di David, dipinto su vetro, cm. 23,5 x 18,7, Milano, Pinacoteca Ambrosiana inv. 343.

Federico Borromeo, nel suo trattato Musaeum del 1625 (catalogo delle opere donate alla Pinacoteca Ambrosiana nel 1618), cita un dipinto su cristallo di cui loda l’estrema finezza, rammaricandosi di non riuscire a documentare l’autore e la tecnica (“Del lavoro in cristallo… vorrei citare l’autore, così come mi piacerebbe dare notizie sulla natura e sulla origine di tale forma di pittura. Ma non sono riuscito a scoprire né chi l’abbia dipinta, né come si sia cominciato a dipingere il cristallo”).
Non è certo che il cardinale si riferisca proprio a quest’opera. L’attribuzione a Luca di Leida, noto anche come pittore su vetro, si lega alla testimonianza di Karel van Mender (K. van Mander, Le vite degli illustri pittori fiamminghi, olandesi e tedeschi, a cura di R. de Mambro Santos, Sant’Oreste, Apeiron, 2000), il quale afferma di aver visto un pannello come questo, raffigurante Il trionfo di David, nella casa di Hendrick Goltzius (1558-1617).
A proposito della dimestichezza dei fiamminghi con i dipinti su vetro, cito un lavoro del 2016 di Donatella Fratini dal titolo Vasari, Guicciardini, van Mander e la genesi della storiografia artistica nelle Fiandre in cui, mettendo a confronto varie edizioni delle Vite di Vasari, la studiosa osserva come, nell’edizione del 1550 (Torrentiniana), i fiamminghi (definizione inclusiva dei tedeschi) venissero citati con precipuo riferimento ad alcune tecniche, tra cui la pittura su vetro, oltre alla pittura a olio e all’incisione (in D. Fratini in Vasari als Paradigma. Rezeption, Kritik, Perspektiven / The Paradigm of Vasari. Reception, Criticism, Perspectives, atti del convegno di studi, Firenze, Kunsthistorisches Institut, Max-Planck-Institut, 14-16 febbraio 2014, a cura di F. Jonietz, A. Nova, Venezia, Marsilio Editori, 2016, pp. 249-256.).
Secondo alcuni il vetro dell’Ambrosiana sarebbe una copia successiva, probabilmente legata a un’incisione del già citato Jan Saenredam, a sua volta presa da un originale di Luca. Lo studio approfondito della tecnica e della straordinaria qualità del tratto pittorico hanno recentemente ricondotto l’opera alla paternità del grande maestro olandese, il quale, come è altrettanto noto, non si mosse mai da Leida.

Conclusioni finali
La paternità di Isaak van Oosten non è documentabile; tuttavia, possiamo sostenere che i quattro dipinti su vetro del Museo degli Eremitani siano stati eseguiti, su commissione dei Borromeo, da un pittore fiammingo (Isaak van Oosten?) influenzato dai Brueghel, padre e figlio, e dai loro soggetti che le incisioni hanno largamente contribuito a diffondere. Resta da chiedersi, ma la risposta in questo caso non è semplice, se siano stati eseguiti in Italia (il che escluderebbe van Oosten) oppure nelle Fiandre sui preziosi supporti vitrei inviati colà con mille cautele.

Ringrazio Federica Spadotto, storica dell’arte, per avermi segnalato i dipinti e sollecitato a redigerne la scheda e mons. Eros Monti, direttore dell’istituto Superiore di Studi Religiosi, Villa Cagnola, Gazzada (Va), per l’identificazione dei soggetti e delle fonti bibliche.

Maggio 2023

© Riproduzione riservata

Post scriptum (5.5.2023)
C’è un proverbio milanese che recita, tradotto in italiano, “pasticcere fai il tuo mestiere”, adatto a castigare il mio tentativo di cacciare di frodo in un terreno che non è il mio.
Dopo la pubblicazione dell’articolo, abbiamo ricevuto da Roeland Kollewijn, art advisor a livello internazionale che ringrazio sentitamente, la segnalazione di alcune incisioni raffiguranti le medesime scene dipinte sui nostri vetri.
Le incisioni si conservano al British Museum di Londra e fanno parte di una serie di dodici, eseguite attorno alla metà del XVIII secolo dal tedesco Joann Elias Ridinger (1698-1767), il quale ne rivendica l’invenzione apponendovi la scritta “Ioh. Elias Ridinger invenit fec et excud. A V” [Figure A/D].

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Figure A/D. Joann Elias Ridinger, incisioni tratte dalla serie Das Paradies oder die Schöpfung und der Sündenfall des ersten Menschenpaares (Paradiso o creazione e caduta della prima coppia umana), cm. 39 x 54, Augsburg 1730-1760, Londra, British Museum, inv. 1862,0712.378-389 (si riferisce al volume rilegato che le contiene) [Vedi].

Le abbiamo inserite nella stessa sequenza adottata nell’articolo, ma, stando alle riproduzioni sul sito del British Museum, sembrerebbero impaginate nel volume che le raccoglie secondo un diverso ordine.
Le immagini incise da Ridinger sono in controparte rispetto ai dipinti su vetro e risultano molto più dettagliate e ricche di particolari.
Tutto quanto precede induce a ritenere che i dipinti su vetro siano tratti dalle incisioni e siano quindi da datare dopo il 1750. A questo punto, li si potrebbe anche considerare opere di fattura tedesca, facendo decadere l’ipotesi dell’esecuzione dei dipinti da parte di Isaak van Oosten.