Filippo Comerio ornati e disegni a grottesche per la Bottega di Giuseppe Maggiolini di Parabiago
di Eugenio Maria Castiglioni

Filippo Comerio nasce a Locate Varesino il primo maggio del 1747, lui è l’ultimo di nove fratelli e da subito dimostra di amare il disegno e la pittura.
A 16 anni lascia la famiglia; è a Bologna e poi a Roma per poter apprendere nelle botteghe e nelle accademie l’arte del disegno e della pittura che tanto ama.
Nel 1776, sulla strada di ritorno da Roma, Filippo Comerio si ferma a Faenza per dipingere, su incarico di un suo conterraneo Padre Brambilla dell’Ordine dei Fate bene Fratelli, alcuni quadri sulla Storia di San Giovanni di Dio, per la chiesa dell’ospedale e per la cattedrale.
Filippo Comerio a Faenza sposa Lauretana Benini figlia del titolare di un laboratorio per la produzione di ceramiche e qui comincerà a decorare con successo le sue maioliche che verranno sempre più richieste.
Il verde che lui utilizza sullo smalto bianco delle maioliche sarà sempre in futuro chiamato “verde Comerio”.
Il 4 di aprile del 1781 Faenza viene colpita da un devastante terremoto e Filippo Comerio con la sua famiglia ritorna a Milano e poi a Locate Varesino suo paese natale.
A Milano Filippo Comerio è completamente sconosciuto e non riesce a lasciare il segno della sua presenza intanto viene incaricato di affrescare diverse chiese nel comasco come a Locate Varesino suo paese natale, Lonate Ceppino e Fenegrò.
Con ogni probabilità mentre sta realizzando gli affreschi e le decorazioni interne alla Chiesa dei SS. Gervasio e Protasio a Parabiago sul progetto dell’architetto Albertolli e del Piermarini per la facciata, conosce Giuseppe Maggiolini, l’ormai famoso ebanista e intarsiatore di Parabiago che in quel periodo sta lavorando per le più importanti famiglie milanesi e per la maggior parte delle corti europee tra cui gli Asburgo d’Austria.
Giuseppe Maggiolini realizzava le tarsie dei propri mobili su disegni forniti dai maggiori artisti dell’epoca tra i quali l’amico Giuseppe Levati e Andrea Appiani.
Da questo momento inizia una collaborazione assidua tra Filippo Comerio e Giuseppe Maggiolini.
I disegni che Filippo Comerio fornisce a Giuseppe Maggiolini sono progetti d’insieme, disegni e schizzi ornamentali che includono figure e invenzioni di ornato con soggetti a grottesca ritornati in voga nell’ultimo Settecento [Figure 1 e 2].

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Figure 1 e 2. Tarsia in un mobile di Giuseppe Maggiolini e disegno nella raccolta Maggiolini al Castello Sforzesco di Milano.

Nella biografia dei Maggiolini dal titolo Genio e Lavoro, vita e opere di Giuseppe e Francesco Maggiolini scritta da don Giacomo Mezzanzanica nel 1878, figlio di Cherubino Mezzanzanica allievo prediletto di Giuseppe Maggiolini, inspiegabilmente la figura e il ruolo del pittore Filippo Comerio non viene presa in considerazione.
In questa biografia si fa menzione di Filippo Comerio solamente una volta alla pagina 70 citando solo il cognome, dove si legge “…Comerio, Cantalupi, Rajnini, Tedesco ambirono l’amicizia dei due intarsiatori di Parabiago…”.
Ma così non è perché nella raccolta dei disegni e delle tavole dei Maggiolini ceduta alle Raccolte d’Arte del Comune di Milano nel 1882 dagli eredi di Giacomo Antonio Mezzanzanica, i disegni e le tavole firmate dal Comerio sono le più numerose dopo quelle del pittore Giuseppe Levati.
In totale sono 1869 le tavole che fanno parte della raccolta di cui circa 1540 sono disegni degli stessi Maggiolini che in parte riprendono le tavole degli artisti con i quali collaborava, nella raccolta troviamo 111 tavole di Giuseppe Levati che già nel 1765 aveva cominciato a collaborare con Maggiolini, 66 di Filippo Comerio, 30 di Giocondo Albertolli e del figlio, 27 del Cantalupi, solo 13 quelle di Andrea Appiani e disegni in minor numero di molti altri artisti.
Questa dimenticanza è probabilmente dovuta al fatto che Filippo Comerio, pittore dell’immaginario è stato completamente ignorato nel Neoclassico italiano, così come ricorda lo storico dell’arte Renzo Mangili che con i suoi studi e ricerche lo ha fatto conoscere al pubblico nel suo catalogo pubblicato nel 1997.
Le tavole, tutte firmate, che troviamo nella Raccolta Maggiolini a Milano nelle Civiche Raccolte d’Arte del Castello Sforzesco, Gabinetto Disegni con gli studi e i disegni di Filippo Comerio, trattano in gran parte soggetti tipici della pittura e decorazione a grottesca [Figure. 3, 4, 5, 6 e 7].

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Figure 3, 4, 5, 6 e 7. Disegni a grottesche di Filippo Comerio nella raccolta Maggiolini al Castello Sforzesco di Milano.

Molte tavole del Comerio furono copiate dagli artigiani che lavoravano nella bottega del Maggiolini per la realizzazione delle tarsie che necessitavano di più copie degli stessi disegni.
La storia della pittura delle “grottesche” comincia intorno al 1480, quando alcuni pittori si calarono nelle cavità di antiche abitazioni romane ormai in rovina pensando di trovarsi dentro grotte naturali.
Dentro queste “grotte” si trovarono di fronte a numerose decorazioni pittoriche, scoprirono così le rovine dimenticate della Domus Aurea fatta costruire da Nerone, dopo il grande incendio di Roma, nel 64 d.C.
Sarà però Raffaello il primo a studiare a fondo questi sistemi decorativi e a utilizzarli a partire nel 1518 nella decorazione, su incarico di Papa Leone X, delle Logge che si trovano nel Palazzo Apostolico [Figure 8, 9 e 10].

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Figure 8. Galatea di Raffaello.

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Figura 9. Disegno di delfino di Filippo Comerio nella raccolta Maggiolini al Castello Sforzesco.

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Figura 10. Galatea di Filippo Comerio nel Palazzo Patirani Locatelli a Bergamo.

La pittura a grottesca, abbandonata nel periodo barocco, viene ripresa dagli artisti del Neoclassico nella seconda metà del ‘700, tra i quali troviamo Filippo Comerio che si rifà in diversi suoi disegni alle Logge di Raffaello [Figure 11 e 12].

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Figure 11 e 12. Disegni a grottesche di Filippo Comerio nella Raccolta Maggiolini al Castello Sforzesco di Milano.

Pittore dell’immaginario Filippo Comerio non ha utilizzato la pittura grottesca solo negli studi e nei disegni da fornire alla bottega di Giuseppe Maggiolini, ma anche in molte sue decorazioni e pitture con soggetti ovviamente non religiosi nelle diverse ville nobili di Bergamo e del suo territorio.
Alcune sue tavole con decorazioni di insieme a grottesche si collegano chiaramente agli affreschi di casa Soldini a Bergamo [Figure 13 e 14].

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Figure 13 e 14. Decorazioni a grottesche in una tavola della Raccolta Maggiolini al Castello Sforzesco di Milano e particolare degli affreschi di casa Soldini a Bergamo.

Queste tavole sono state realizzate dal Comerio utilizzando sempre matita, penna bruna e acquerello grigio su carta bianca vergata.
Oltre a pittore importante del Neoclassico italiano, Filippo Comerio ha dimostrato anche di essere un grande disegnatore e anche in questo caso dobbiamo far riferimento alla pubblicazione di Renzo Mangili del 1998 dal titolo Filippo Comerio disegnatore.

Ottobre 2020
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