Francesco Abbiati, ebanista neoclassico lombardo. Proposta di un catalogo aggiornato.

di Andrea Bardelli e Manuela S. Carbone

Premessa
Questo contributo si propone di ordinare la produzione nota di Francesco Abbiati, sia di mobili firmati, sia di quelli attribuibili in modo convincente (ordinati con numeri), segnalandone e in qualche caso argomentandone altri di cui non si condivide l’attribuzione (ordinati con lettere maiuscole). Per quanto riguarda l’apparato critico relativo a ciascun mobile si rimanda alla letteratura citata.
Si prende in considerazione la letteratura in ordine cronologico in modo da fornire la costruzione progressiva del catalogo di Francesco Abbiati man mano che gli studiosi hanno contribuito alla sua formazione, eventualmente integrandolo con aggiunte inedite.

Francesco Abbiati viene posto per la prima volta all’attenzione della critica nel 1969 quando Clelia Alberici, nel suo imprescindibile volume sul mobile lombardo, pubblica un tavolino firmato “Abbiati Mandello”, conservato in una collezione privata, senza identificarlo come opera del nostro ebanista, lasciando addirittura intendere che Mandello fosse il cognome e non il luogo di provenienza (Alberici 1969, pp. 192-193). Si tratta del tavolo decorato con strumenti musicali venduto da Christie’s il 27 maggio 1971, Como Villa d’Este, lotto n. 342 citato da varie fonti successive [Figure 1 e 1bis].

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Figure 1 e 1bis. Francesco Abbiati, Tavolino neoclassico intarsiato, firmato “Abbiati Mandello”, collezione privata.

Pochi anni più tardi, nel 1983, spetta ad Alvar Gonzales Palacios il merito di aver restituito a Francesco Abbiati il suo cognome, identificando Mandello in Mandello del Lario, comune attualmente in provincia di Lecco, situato sul lago di Como (Gonzales Palacios 1973, p. 162).
Allo stesso Gonzales Palacios si deve il merito di aver tentato per primo la costruzione di un catalogo di mobili attorno ad Abbiati con questo incipit: “Sappiamo così poco su Francesco Abbiati da sentirci quasi in imbarazzo nel volerci occupare di lui” (Gonzales Palacios 1983, vol. I pp. 350-359, vol. II pp. 315-330, figg. 625-651).
Le prime opere menzionate da Gonzales Palacios sono citate in alcuni documenti, ma non sono ritracciabili: parliamo di un tavolino eseguito per Maria Carolina regina di Napoli, di cui si parla nelle Memorie per le Belle Arti pubblicate a Roma 1788 (ivi citate), di tre opere per la corte di Madrid, segnatamente per Maria Luisa, cognata della prima e moglie del re di spagna Carlo IV, desumibili da una supplica del 1791. Non è del tutto chiaro, ma pensiamo che il “tavolino eseguito per Maria Carolina” di cui sopra sia la tavola matematica del 1783, di cui parla il Giornale delle Belle Arti del 1787 (ivi citato), riferendo anche di due “Comò”.
Tra i mobili documentabili con un’immagine, oltre al tavolino riprodotto in Figura 1, Gonzales Palacios riporta un Tavolino ovale firmato “Franc. Abbiati” in collezione privata [Figure 2 e 2bis] e un tavolino firmato “Franc.co Abbiati” e datato “179[…]”, conservato presso il Getty Museum a Malibu in California [Figure 3 e 3bis].

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Figure 2 e 2bis. Francesco Abbiati, Tavolino neoclassico intarsiato, firmato “Franc. Abbiati”, collezione privata (Gonzales Palacios 1983 f. 627).

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Figure 3 e 3bis. Francesco Abbiati, Tavolino neoclassico intarsiato, firmato “Franc.co Abbiati 179[…]”, Malibu, Getty Museum.

Accanto a questi esemplari certi in quanto firmati, Gonzales Palacios colloca alcuni altri mobili.
Il primo è una scrivania conservata nel Palazzo Reale di Napoli [Figura A] sulla cui attribuzione ad Abbiati lo stesso autore avanza forti dubbi, scrivendo però che il mobile “… appare – nessuno lo negherà – di quel gusto lombardo che si associa al Maggiolini”.

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Figura A. Scrivania neoclassica intarsiata, Napoli, Palazzo Reale (Gonzales Palacios 1983 f. 645-646).

Un secondo mobile, un cassettone “più volte apparso … sul mercato d’arte milanese” che qui mostriamo nell’immagine del catalogo Finarte del marzo 1990 [Figura B], viene attribuito da Gonzales Palacios a Francesco Abbiati, ritenendolo frutto di una possibile collaborazione con l’architetto e decoratore Agostino Gerli (1744-1821) di cui l’Abbiati viene definito “seguace” nelle già citate Memorie per le Belle Arti del 1788 (nota 1).

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Figura B. Cassettone neoclassico intarsiato, Finarte 6 marzo 1990 n. 155.

Al momento riteniamo che questo mobile sia da inserire in un a famiglia già oggetto di analisi su Antiqua [Leggi], ma stiamo studiando altre ipotesi di classificazione. La stessa famiglia è stata recentemente nominata “Bottega dei fondi verdi” (AAVV, Maggiolini & Co. Il successo dell’intarsio neoclassico nella Milano napoleonica, Anticonline, Milano 2020, pp. 73-76) (nota 2).

L’elenco dei mobili pubblicati da Gonzales Palacios nel 1983 prosegue, alla ricerca dei mobili “madrileni”, con altri due mobili conservati presso il Palazzo Reale di Madrid e giudicati di fattura lombarda, senza tuttavia sbilanciarsi sulla paternità dell’Abbiati: un tavolino scrivania [Figura C] e una toeletta ovale [Figura D].

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Figura C. Tavolino scrivania neoclassico intarsiato, Napoli, Palazzo Reale (Gonzales Palacios 1983 f. 651-652).

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Figura D. Toeletta neoclassica intarsiata, Napoli, Palazzo Reale (Gonzales Palacios 1983 f. 654-655).

Per quanto concerne, quindi, i mobili di cui alle Figure A, B, C e D, la paternità di Francesco Abbiati resta in sospeso (nota 3).

Una decina di anni più tardi, nel 1986, nella sua opera fondamentale Il tempio del gusto, forse pentito di essersi in precedenza sbilanciato su Abbiati e sicuramente non avendo acquisito nuovi elementi, Gonzales Palcios non lo menziona (Alvar Gonzles Palacios, Il tempio del gusto. Il Granducato di Toscana e gli Stati Settentrionali, Longanesi, Milano 1986).

Nel 1996 appare in un’asta di Sotheby’s a Londra un eccezionale secretaire (bureau cabinet) [Figura 4], non firmato, ma indubbiamente (“unquestionably”) attribuito a Francesco Abbiati, nella bella scheda (anonima) inserita nel catalogo, principalmente in base al confronto con il tavolino del Getty Museum (vedi ancora Figura 2) (nota 4).

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Figura 4. Francesco Abbiati (attr.), Secretaire neoclassico intarsiato, Sotheby’s, Londra 13 dicembre 1996, lotto n. 193.

Nella stessa scheda si dà conto della scarna letteratura precedente e si preannuncia un articolo di Mario Tavella, dirigente di Sotheby’s ed esperto di arti decorative, che viene pubblicato solo nel 2002 (nota 5).
L’articolo del 2002 richiama il bureu cabinet precedente, ora in collezione privata, e introduce un mobile inedito, una toeletta (dressing table), anch’essa in collezione privata [Figura 5] (Tavella 2002, pp. 97-99). L’attribuzione a Francesco Abbiati di quest’ultima si basa sul confronto con i tavoli di Figura 2 e 3 (nota 6).

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Figura 5. Francesco Abbiati (attr.), Toeletta neoclassica intarsiata, collezione privata.

Nel 2005, Clair Jones rende noti due pannelli che si conservano nel Bowes Museum presso il Castello Barnard a Newgate nel Regno Unito, uno dei quali firmato “Fran.o Abbiati”, portando a quattro il numero degli esemplari noti fino a quel momento (oltre a quelli qui illustrati alle figure 1, 2 e 3) (Claire Jones 2005). Grazie alla cortesia di Howard Coutts, che ringraziamo, siamo in grado di mostrare alcune immagini inedite per l’Italia [Figure 6, 7 e 7bis].

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Figura 6. Francesco Abbiati, Pannello raffigurante una donna con vesti fluenti e un giovane alato (Eros) con arco e faretra, intarsi in legno di frutto su tavola in noce, cm. 94 x 63,5, Newgate, Contea di Durham (UK), Barnard Castle, Bowes Museum, inv. W.121.

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Figura 7. Francesco Abbiati, Pannello raffigurante due donne con vesti fluenti e corone d’alloro, firmato “Fran.o Abbiati”, intarsi in legno di frutto su tavola in noce, cm. 94 x 63,5, Newgate, Contea di Durham (UK), Barnard Castle, Bowes Museum, inv. W.122.

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Figura 7bis. Firma di Francesco Abbiati sul pannello di Figura 7.

Sempre nel 2005 esce il volume sul mobile neoclassico italiano di Enrico Colle, il quale attribuisce a Francesco Abbiati il tavolo [solo il piano?] da musica appartenente alle collezioni del Castello Sforzesco di Milano [Figure 8 e 8bis] sulla base del confronto con il piano del tavolino di Figura 1 (Colle 2005, pp. 330-331 n. 71), confermando quanto scritto nel catalogo degli arredi dello stesso castello nel 1996 (Enrico Colle, Museo d’Arti Applicate. Mobili e intagli lignei, Electa, Milano 1996, pp. 337-342 n. 613).

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Figure 8 e 8bis. Francesco Abbiati (attr.), Tavolo da musica, Milano, Castello Sforzesco.

Nello stesso contesto, Colle cita una cornice di cui mostra un dettaglio, proposta da Sotheby’s a Londra nel dicembre 2002 [Figura 9] e il secretaire di Figura 4. Il decoro della cornice, una sequenza di visi alternati a fiori entro cerchi, trova confronto nella fascia della toeletta di Figura 5.

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Figura 9. Francesco Abbiati (attr.), Cornice (dettaglio), Sotheby’s, Londra dicembre 2002, lotto n. 87.

Nel 2010, viene venduto da Christie’s a New York un piano di tavolo su cui compare la firma “Fran.co Abbiati” più, forse, una data non decifrabile [Figura 10]. La scheda in catalogo fa riferimento alla letteratura precedente (Gonzales Palacios 1983, Tavella 2002, ecc.), ma, ignorando il contributo di Clair Jones, considera questo tavolo come il quarto esemplare firmato noto e non il quinto.

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Figura 10. Piano di tavolo neoclassico intarsiato, firmato “Fran.co Abbiati” e possibilmente datato (firma illeggibile), Christie’s, New York 23 novembre 2010, lotto n. 274.

Un’altra opera firmata da Francesco Abbiati compare sempre da Christie’s e sempre a New York un anno dopo; si tratta di un pannello intarsiato raffigurante Platone firmato “Fran.co Abbiati 181[…]” [Figura 11].

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Figura 11. Francesco Abbiati, Pannello raffigurante Platone, firmato “Fran.co Abbiati 181[…]”, cm. 56 x 45,5, Christie’s, New York 22 novembre 2011, lotto n. 319.

Ancora un pannello firmato “Fran.co Abbiati”, raffigurante Diana ed Endimione [Figura 12], viene analizzato da Enrico Colle per conto dell’antiquario Maurizio Nobile e pubblicato in un volume senza data (Colle s.d., n. 26).

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Figura 12. Francesco Abbiati, Pannello raffigurante Diana ed Endimione, firmato “Fran.co Abbiati”, mercato antiquario.

L’opera successiva è un ennesimo pannello, in questo caso raffigurante un Cristo portacroce [Figura 13], anch’esso inedito per l’Italia. È stato pubblicato nel febbraio 2015 sul blog che fa riferimento all’antiquario newyorkese Carlton Hobbs, specializzato nei mobili inglesi e continentali del XVII e XVIII secolo, al quale è probabilmente appartenuto. Lo si dichiara “firmato da Francesco Abbiati”, ma non si specifica come (nota 7). Come riferisce la fonte appena citata, la scena è tratta da un disegno di Nicolas Delarive (1755-1818), un pittore francese vissuto in Portogallo, intitolato Jésus de la Consolationet de Misèricorde. [Figura 13bis].

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Figura 13. Francesco Abbiati, Pannello raffigurante Cristo portacroce, firmato (?), mercato antiquario.

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Figura 13bis. Nicolas Delarive, Cristo portacroce, disegno, ubicazione ignota.

L’immagine, venerata nel convento di Sant’Antonio presso i frati cappuccini di Lisbona, è stata riprodotto a stampa da Francesco Bartolozzi (1725-1815), anch’egli attivo a Lisbona. Il pannello sarebbe stato creato da Francesco Abbiati “… per una chiesa o per una cappella di famiglia in Spagna o Portogallo …” (… for a church or private family chapel in Spain or Portugal …). Ciò avvalorerebbe il legame, diretto o indiretto, di Abbiati con il Portogallo, come dimostra la provenienza dei mobili di cui alle Figure 5, 15 e 16.

Nel marzo del 2015 viene presentato in asta da Bonhams a Londra un tavolo firmato “Fran.co Abbiati/ 1806”, il primo su cui si può leggere la data completa [Figura 14].
La scheda del catalogo descrive il mobile nel suo complesso specificando che la firma si trova sul piano [Figura 14bis] e che la parte sottostante, fascia e gambe su cui compare due volte la stampigliatura E.H.B riferita a Edward Holmes Baldock (nota 8), è stata eseguita in epoca posteriore come, del resto, la forma arcuata delle gambe in stile Luigi XV lascia intendere. Le scene e i decori intarsiati sulla parte inferiore rispecchiano perfettamente lo stile di Abbiati.

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Figure 14 e 14bis. Francesco Abbiati, Tavolo intarsiato, piano firmato “Fran.co Abbiati/1806”, Bonhams, Londra, 11 marzo 2015, lotto n. 173.

Nell’aprile dello stesso 2015, presso Christie’s a Londra, ricompare la toeletta di Figura 5 (lotto n. 115), insieme una coppia di console [Figura 15] e una poltrona girevole [Figura 16] attribuite a Francesco Abbiati, tutte provenienti dalla dispersione degli arredi appartenuti alla nobildonna portoghese Ana Maria Espirito Santo Bustorff Silva.

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Figura 15. Francesco Abbiati (attr.), Coppia di console neoclassiche intarsiate, Christie’s, Londra 29 aprile 2015, lotto n. 116.

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Figura 16. Francesco Abbiati (attr.), Poltrona girevole neoclassica intarsiata, Christie’s, Londra 29 aprile 2015, lotto n. 117.

Nel 2016 Giuseppe Beretti redige la scheda relativa a una coppia di “commodes” apparse sul mercato antiquario attribuendole in modo assai convincente a Francesco Abbiati [Figura 17].

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Figura 17. Francesco Abbiati (attr.), Uno di una coppia di cassettoni neoclassici intarsiati, mercato antiquario.

Il principale riferimento è al tavolino di Figura 2 con cui condivide l’idea di decoro della fascia sottostante il piano (Beretti 2016). Aggiungiamo che i “pendoni” di frutta al centro della fronte ricordano quelli che si trovano sulla fascia del tavolo da musica del Castello Sforzesco (vedi ancora Figura 8), per altro anch’esso solo attribuito. Invece, i pannelli intarsiati con scene del mondo classico si confrontano, più che con altri, con il pannello di Diana ed Endimione di Figura 12.
Di grande interesse è la considerazione svolta da Beretti a proposito degli aspetti tecnici dei mobili allorquando scrive: “Anche da un punto di vista costruttivo le due commodes presentano materiali e modalità di schietta impronta napoletana” e conclude: “allo stato degli studi possono essere messe in relazione con la perduta scrivania che Abbiati esegue nel 1783 a Napoli per la regina Maria Carolina”.

NOTE

[1] Il cassettone di Finarte è successivamente passato in asta da Sotheby’s a Londra il 10 giugno 1998 e con questa provenienza viene spesso identificato nella letteratura successiva (Tavella 2002, pp. 97-99) Nel 1992 è stati erroneamente attribuito a Vincenzo Cagliati nello Speciale Mobili supplemento di Antiquariato n. 137, maggio 1992, p. 9.

[2] È interessante osservare che l’ossessione” di Gonzales Palacios per Francesco Abbiati lo porta ad attribuirgli anche i mobili di questa “bottega”, dimostrando, se non altro, una certa coerenza rispetto alla classificazione del mobile di Figura B; lo fa nell’introduzione del volume del 1994 di Giuseppe Beretti su Maggiolini (Giuseppe Beretti, Giuseppe Maggiolini, Malavasi, Milano 1994, p. 4), contraddicendo bonariamente l’autore il quale li attribuisce a “Bottega attiva in Lombardia verso l’ultimo quarto del XVIII secolo” (Beretti 1994, pp. 86-89).

[3] A riguardo del tavolino scrivania di cui alla Figura C, a supporto della sua origine lombarda, l’autore fa riferimento a un cassettone di cui mostra l’immagine [Figura C1]. Questo mobile è stato da noi attualmente inserito nell’ambito di una famiglia di mobili “in ballottaggio” tra Milano e Genova. Si rimanda all’articolo pubblicato su Antiqua [Leggi] dove per altro il cassettone in questione non compare.

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Figura C1. Cassettone neoclassico intarsiato, Lombardia, fine del XVIII secolo, mercato antiquario.

Per completezza segnaliamo che, sempre nel suo lavoro del 1983, Gonzales Palacios fa riferimento a altri mobili pubblicati da Giuseppe Morazzoni che non ci è stato possibile per ora rintracciare: un secretaire con un medaglione tratto da un’idea dell’architetto e decoratore Giocondo Albertolli (1742-1839) (Giuseppe Morazzoni, Il mobile intarsiato di Giuseppe Maggiolini, Gorlich, Milano, 1957, tav. XXXI) “da studiare in relazione ad Abbiati” (Gonzales Palacios 1983 p. 350, nota 3) e alcuni mobili pubblicati come di Maggiolini dallo stesso Morazzoni (Morazzoni 1957, tavv. XVIa e XVIIIa) che “vanno forse ricondotti all’ambito di Abbiati” (Gonzales Palacios 1983 p. 350, nota 19).

[4] Non si comprende il riferimento a un “tavolo ovale nel Palazzo Reale di Madrid, fine XVIII secolo, ora riclassificato come lombardo da A.G.P. op. cit. [Gonzales Palacios 1983]” (oval table in the Royal Palace of Madrid, late 18th century, now recatalogued by A.G.P. op. cit.) con “telamoni aggiunti sui piedi …, un sistema usato anche sui piedi del tavolo Getty …” (addorsed telamons on the feet …, a device also used on the legs of the Getty table …). Nessuno dei mobili di Madrid pubblicati da Gonzales Palacios (vedi Figure A, C e D) ha dei telamoni sui piedi ed è strano perché l’autore della scheda ringrazia la dottoressa Pilar Benito, si suppone un funzionario del palazzo madrileno, per aver concesso di esaminare il tavolo.

[5] Nel 2001 Ludovico Caumont Caimi firma la scheda relativa a due comodini facenti parte della collezione dell’antiquario Piva di Milano [Figura a] (Ludovio Caumont Caimi, A pair of beside tables with high legs, a drawer and front door, scheda, Piva Collection 2001 n. 35).

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Figura a. Uno di una coppia di comodini neoclassici intarsiati, Lombardia, fine del XVIII secolo, mercato antiquario.

La coppia di mobili viene attribuita a Francesco Abbiati sulla base del confronto con un cassettone pubblicato da Alvar Gonzales Palacios nel 1983 (vedi ancora Figura B.).
A parere di chi scrive, un’attribuzione a Francesco Abbiati della coppia di mobili, così come del cassettone (per le motivazioni sopra espresse), è quanto meno prematura. Stiamo lavorando sull’ipotesi che sia i comodini, sia il cassettone – ai quali si aggiunge la scrivania di Madrid (vedi ancora Figura C.) – possano essere stati prodotti dalla stessa bottega per la quale non ci sentiamo ancora di avanzare una paternità.

[6] Come sarà chiarito in seguito (vedi commento ai mobili delle Figure 15 e 16), la toeletta apparteneva alla collezione di Ana Maria Espirito Santo Bustorff Silva.

[7] Nella scheda che illustra il pannello si legge che, oltre a quest’opera, si segnalano nove pezzi “firmati” da Francesco Abbiati, ossia:
-il tavolino del Getty Museum (vedi Figura 3);
-un secretaire nella Collezione Teruzzi di Bordighiera (già Sotheby’s, Figura 4 ndr);
-il tavolino già Christie’s, Como Villa d’Este, maggio 1971 (vedi Figura 1);
-un tavolo in collezione privata firmato “Franc. Abbiati” (quasi certamente quello segnalato in Gonzales Palacios 1983 f. 627, vedi Figura 2);
-un pannello raffigurante la Giustizia firmato “Fran. Abbiati”, parte di una serie di quattro, già Carlton Hobbs e ora in una collezione privata sulla costa occidentale degli Stati Uniti;
-i due pannelli presso il Bowes Museum (Figure 6 e 7);
-il pannello raffigurante Platone (Figura 11);
-il pannello raffigurante Diana ed Endimione (Figura 12);
-i due pezzi illustrati da Mario Tavella nell’articolo del 2002 (Figure 4 e 5).
I pezzi indicati non sono nove, bensì undici (in realtà dieci perché il secretaire della Collezione Teruzzi è il cabinet illustrato da Tavella nel 2002 – Figura 4 – sono lo stesso mobile) e non tutti risultano firmati. Prendiamo atto del pannello raffigurante la Giustizia, già presso Carlton Hobbs, che non è ancora stato possibile rintracciare.

[8] Edward Holmes Baldock (1777-1845), antiquario inglese, fornitore della Famiglia Reale.

Bibliografia
-Clelia Alberici, Il mobile lombardo, Gorlich 1969 (De Agostini, 1996).
-Alvar Gonzales Palacios, Mobili d’Arte: Storia del Mobile dal ‘500 al ‘900, Fabbri, Milano 1973.
-Alvar Gonzales Palacios, Il gusto dei principi, Longanesi, Milano 1983.
-A Higly Importat Italian Walnut Marquetry and Pen-engraved Bureau Caninet by Francesco Abbiati, last decade of 18th Century, catalogo Sotheby’s, Londra 13 dicembre 1996, lotto n. 193.
-Charissa Bremer-Davis, Decorative Art, An Illustrated Summary catalogue of the Collection of the J. Paul Getty Museum, Malibu 1983, p. 191, fig. 324 (citato in A Higly important …, Sotheby’s 1996).
-G. Wilson-C. Hess, Summary Catalogue of European Decorative Arts in the Collection of the J. Paul Getty Museum, Los Angeles 2001, pp. 210-211 n. 421 (citato in A north italian walnut and marquetry panel …, Christie’s 2010).
-Mario Tavella, Addition ti the Oeuvre of Francesco Abbiati, Furniture History Society, vol. XXXVII, 2002.
-Claire Jones, A neo-classical discovery at the Bowes Museum: the identification of a signature has allowed a pair of marquetry panels in the Bowes Museum to be attributed to the Italian cabinetmaker Francesco Abbiati, 2005 Apollo Magazine Ltd. (vedi Bibliografia ivi citata per il tavolino Getty).
-Enrico Colle, Il mobile neoclassico in Italia. Arredi e decorazioni d’interni dal 1775 al 1800, Electa, Milano 2005.
-A north italian walnut and marquetry panel. Signed by francesco abbiati, circa 1780, originally a table top, catalogo Christie’s New York 23 novembre 2010, lotto n. 274.
-Enrico Colle, Tarsia raffigurante Diana ed Edimione, scheda, in Eugenio Busmanti e Maurizio Nobile (a cura di), Ricerche di un antiquario. Dipinti, sculture, oggetti dal XVI al XX secolo, Allemandi Torino s.d.
-A very large and rare marquetry panel an frame signed by Francesco Abbiati depicting the ascent to Calvary, carltonhobbs.net (2 febbraio 2015).
-A early 19th century marquetry and pen-work centre table, the italian top by Francesco Abbiati and dated 1806, the base stamped twice E.H.B for Edward Holmes Baldock, Bonhams, Londra, 11 marzo 2015, lotto n. 173.
-Giuseppe Beretti, Due commodes di Francesco Abbiati, Laboratorioberetti.it, Fogli sparsi, febbraio 2016.

Dicembre 2021

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