Giovanni Mario Verdizzotti

di Andrea Bardelli e Eugenia Fantone

Giovanni Mario Verdizzotti è sicuramente un personaggio da conoscere. E’ stato sacerdote, umanista e letterato, ma anche pittore, disegnatore, incisore – aspetto che qui privilegeremo – in contatto con vari illustri personaggi del suo tempo come Torquato Tasso e Tiziano del quale fu segretario ed intimo amico.

La vita
Giovanni Mario Verdizzotti nasce a Venezia tra il 1537 e il 1540 da una famiglia originaria di Mantova, illustre anche se non di ceto nobiliare, stabilitasi definitivamente in Laguna alla fine del Quattrocento. Per la cronaca, i Verdizzotti abitavano nella contrada della Madonna del Giglio non lontano dalla chiesa di San Fantin.
I documenti relativi alla sua nascita, morte e ordinazione sacerdotale non sono stati mai trovati.
Che possa essere nato attorno al 1537 è plausibile poiché in una lettera si rammarica di non aver conosciuto l’Ariosto “essendo io venuto alla luce del mondo alcuni anni dopo la sua morte”, avvenuta nel 1533.
Le prime notizie che lo riguardano risalgono al 1556 quando, secondo il Ridolfi (nota 1), Verdizzotti entra nella bottega di Tiziano e comincia a fargli da segretario accanto e sotto la guida di Pietro Aretino, nato ad Arezzo nel 1492 e morto a Venezia in quello stesso anno.
Tre anni più tardi, nel 1559, Verdizzotti conosce Torquato Tasso in casa dello scultore Danese Cattaneo e ne diviene amico. Infatti, prima del giugno 1559, il Tasso aveva raggiunto il padre Bernardo, trasferitisi a Venezia da Ferrara nel dicembre 1558. Attorno al 1560, circa ventenne,Verdizzotti si laurea in legge dopo essere stato obbligato dal proprio padre a studiare diritto, sorte che tocca anche al Tasso, mandato dal padre Bernardo a Padova a studiare diritto in quello stesso 1560.
Alcuni autori, segnatamente il Venturini, posticipano al 1560 la conoscenza tra Verdizzotti e Tiziano e sottolineano che solo dopo la morte d’Irene di Spilinbergo, allieva del maestro, avvenuta nel 1561, Verdizzotti ne sia diventato l’allievo prediletto, nonché segretario impegnato a sbrigarne la corrispondenza. Certamente, quando il Vasari va a visitare Tiziano a Venezia nel 1566, vi trova il Verdizzotti, a sua volta pittore e disegnatore, autore di paesaggi (nota 2). Vasari però ne fa un ritratto troppo giovanile se all’epoca doveva avere almeno 26 anni. Riferendo di quella circostanza, Vasari non accenna alla sua condizione di sacerdote; pare infatti che Verdizzotti sia entrato nella carriera ecclesiastica attorno al 1570, a circa trent’anni.
All’inizio della sua vocazione corregge il libro delle Vite dei SS. Padri, corredandolo di illustrazioni xilografiche come vedremo tra breve. In una sua dedica si legge; “Di Castelcucco li X. di luglio MDLXXIIII”, ossia 1574 e risulta, infatti, che fosse titolare di un beneficio con cura (ossia con obbligo di svolgere la funzione sacerdotale) proprio a Castelcucco, frazione di Asolo nella diocesi di Treviso.
Verdizzotti frequenta Tiziano fino alla morte di quest’ultimo avvenuta nel 1576, ma non si dedica mai completamente alla pittura, non rinunciando alle lettere e ai doveri della carriera ecclesiastica.
Tuttavia, in una lettera del 1588 rivela di aver rinunciato ai benefici per dedicarsi ai suoi studi preferiti. La sua morte può essere collocata tra il 1604 e il 1607.

Verdizzotti favolista e illustratore
Ci vogliamo qui occupare, sebbene in modo succinto, dell’attività di Verdizzotti favolista e soprattutto illustratore che trova compimento nell’opera Cento favole, la cui prima edizione risale a 1570 presso l’editore veneziano Giordano Ziletti.
Lo stesso Ziletti, nell’introduzione rivolta ai lettori, dice di aver pregato Verdizzotti di illustrare le favole con figure “disegnate nel legno di sua propria mano”, così che i lettori avranno da un medesimo autore “la poesia & la pittura”.
Per quanto riguarda i testi, è sempre Ziletti a segnalare che Verdizzotti conosceva certamente “il dottissimo Faerno”, ossia Gabriele Faerno, autore di una celebre raccolta dal titolo Fabulae centum ex antiquis autoribus delectae, pubblicata a Roma nel 1563, ossia sette anni prima della pubblicazione delle Cento Favole, che riunisce una selezione di favole di Fedro, Flavio Aviano, Babrio e Poggio Bracciolini (1380-1459). Le favole di Verdizzotti, tuttavia, non sono semplici trasposizioni o traduzioni di altri autori, ma presentano anche caratteri originali, al punto che alcune di esse sono citate da La Fontaine come unica fonte.
Le Cento Favole si inseriscono nel rinnovato interesse del Rinascimento per le favole di Esopo, mai sopito durante il Medioevo, ma è proprio verso la fine del Quattrocento che, con l’avvento della stampa, si assiste alla pubblicazione di numerose raccolte sia in latino sia in volgare.
L’opera ottiene una grandissima fortuna ai suoi tempi, non meno di dodici edizioni (dal 1570 al 1699), un discreto successo in Europa (Polonia) e lo stesso La Fontaine se ne dichiara in qualche modo debitore.

Le Cento Favole Cagnola
A noi è stato possibile studiare un’edizione del 1577 che si conserva presso la Biblioteca Cagnola di Villa Cagnola a Gazzada (Va).
Le favole sono in realtà 101 poiché, alla 100 elencate alla fine del volume nella Tavola di tutte le favole che funge da indice, se ne aggiunge un’altra, espressamente dedicata ai lettori, dal titolo Del padre e del figliuolo che menauan l’Asino, con la relativa illustrazione [Figura 1].

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Figura 1. Mario Verdizzotti, Del padre e del figliuolo che menauan l’Asino, xilografia (tratta da Le cento favole, p. 12 n. 101).

Questa favola numero 101 è collocata all’inizio del volume a pagina 12, subito dopo l’introduzione dell’editore Ziletti, e richiamata alla fine dello stesso, dopo la Tavola di tutte le favole di cui abbiamo appena detto, con l’indicazioni che si tratta di una favola dedicata ai lettori, del titolo, della morale e del numero di pagina “à faccia 12”. In particolare, l’editore Ziletti, nell’introduzione, ne giustifica la presenza come risarcimento qualora i lettori non condividessero le sue scelte editoriali.
Il numero delle illustrazioni è però ancora maggiore. A parte alcuni fregi e capilettera, dobbiamo segnalare, innanzi tutto, una splendida antiporta, che nell’edizione di Gazzada è colorata a mano [Figura 2].
Inoltre, in quella che, sebbene non numerata, possiamo considerare la pagina 8, compare la figura di un astrologo con il sottostante motto: Non bene quis sapiat si non dominabitur astris (non è veramente sapiente chi non si fa guidare dagli astri) [Figura 3].

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Figura 2. Mario Verdizzotti, Antiporta de Le cento favole, xilografia.

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Figura 3. Mario Verdizzotti, Astrologo, xilografia (tratta da Le cento favole, p.8 senza numerazione).

Una particolarità dell’esemplare Cagnola, che crediamo unica, è la presenza di un’ennesima xilografia, collocata alla fine del volume, che però è la replica esatta della xilografia che correda la favola dal titolo Del Vespertiglio [una specie di pipistrello ndr] e della Donnola (nota 3).
Nel suo lavoro del 1970-72, il Venturini esprime alcuni giudizi, non sempre lusinghieri, sulle qualità artistiche di Verdizzotti espresse nelle Cento Favole. In realtà è ancora Ziletti a dirci che egli si era dilettato fin da fanciullo a disegnare senza però farne una professione ed è quanto confermano i suoi biografi a proposito della sua permanenza presso Tiziano dove risulta producesse dei lavori artistici, senza però far parte della bottega.
Ciò che però ha sempre attanagliato la critica è la questione se queste illustrazioni siano tratte, almeno in parte, da disegni di Tiziano.
Nell’esemplare di Gazzada, ad esempio, nella pagina di sinistra rispetto all’antiporta, troviamo vergata a matita con grafia ottocentesca (?) la scritta: “Disegni del Verdizotti di cui molti cavati dai disegni di Tiziano” ed questa l’opinione a lungo radicata in molti autori.
Prevale oggi una convinzione diversa, ossia che tutti i disegni siano di Verdizzotti. Lo giustifica il fatto che, se fosse stata vera la “partecipazione” di Tiziano, l’editore non l’avrebbe passato sotto silenzio nella prefazione, mentre, come già riferito, Ziletti identifica in Verdizzotti l’unico autore di testo e illustrazioni.

Altre opere di grafica attribuite a Verdizzotti
Alcune fonti ottocentesche, riprendendo notizie ancora più antiche, attribuiscono a Verdizzotti, Tiziano e Palma il Vecchio le xilografie di una Bibbia stampata a Venezia nel 1574.
Lo riferiamo per completezza, ma di questa Bibbia non si hanno tracce, per non parlare del fatto che Palma il Vecchio muore nel 1528 e Tiziano si è dedicato alla xilografia solo fino al 1566, poi solo all’incisione in rame.
Si possono invece attribuire a Verdizzotti le vignette xilografiche [Figura 4] che illustrano le vite dei SS. Padri, scritte da Francesco Domenico Cavalca (1270-1342).

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Figura 4. Mario Verdizzotti, xilografia per illustrare Le vite dei SS. Padri di Francesco Domenico Cavalca.

Esiste poi un disegno firmato [Figura 5], concordemente ritenuto opera di Verdizzotti nonostante qualche incertezza sull’autografia della firma.

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Figura 5. Mario Verdizzotti, Cefalo e Procri, disegno, Brunswick, Heyog Anton Ulrich Museum.

Si tratta di un disegno a penna su cartoncino, conservato a Braunschweig (Brunswick), in Germania, presso l’Heyog Anton Ulrich Museum, che rappresenta Cefalo e Procri, due personaggi tratti dalle Metamorfosdi di Ovidio. Vi si vede in primo piano Procri, accasciata contro un albero dopo essere stata colpita dalla freccia di Cefalo, mentre viene scoperta dallo stesso Cefalo, la cui figura è appena abbozzata sulla sinistra.
Nel catalogo di una mostra sui disegni di Tiziano e della sua cerchia a cura di Hilliard Goldfarb, a proposito del disegno di Verdizzotti, si sostiene che la figura di Procri rivela una chiara somiglianza col tipo di nudi che ornano il frontespizio delle Cento Favole (Disegni di Tiziano e della sua cerchia, Fondazione Giorgio Cini, Neri Pozza, Vicenza 1976).

NOTE
[1] Carlo Ridolfi (1594 – 1658), pittore e scrittore, la cui opera più nota è Le Maraviglie dell’arte, ovvero Le vite degli Illustri Pittori Veneti e dello Stato, pubblicato nel 1648.
[2] Giorgio Vasari (Arezzo 1511-Firenze 1574), pittore e scrittore,. La prima edizione de Le Vite … risale al 1550, cui segue quella del 1568 nella quale viene riferito l’incontro con Verdizzotti.
[3] Dal confronto con una prima edizione del 1570, conservata presso la Biblioteca Nazionale Centrale di Roma (vedi sotto link interessanti), ricaviamo che prefazione dedicatoria di Verdizzotti e introduzione di Ziletti sono identiche (la prefazione del 1577 porta la data del 1570); nella pagina dopo la Tavola di tutte le favole, nell’edizione del 1570 e non in quella del 1577, compare un elenco di “Errori corsi nella stampa”, corretti nel 1577; nell’edizione del 1570 non compare alla fine del volume la xilografia Del Vespertiglio e della Donnola che, nell’edizione Cagnola del 1577 raddoppia quella illustrante la favola omonima.

Bibliografia
Quanto precede è in gran parte tratto dai lavori di Giuseppe Venturini, forse il più importante studioso di Verdizzotti, soprattutto per quanto riguarda i dati biografici e la sua attività artistica, mentre per la sua attività di letterato, abbiamo consultato il più recente testo di Bruno Donderi.
A questi testi facciamo rimando e alla bibliografia ivi citata.
Venturini G., Saggi critici. Cinquecento minore: O. Ariosti G. M. Verdizzotti e il loro influsso nella vita e nelle opere del Tasso, Longo, Ravenna 1970.
Venturini G. Giovanni Verdizzotti, pittore e incisore amico e discepolo di Tiziano, Bollettino del Museo Civico di Padova (1970/1972).
Donderi B., Giovanni Mario Verdizzotti un favolista italiano del Cinquecento. Questo testo dovrebbe essere tratto da un’opera a cura di Antonio Donato Sciacovelli per un editore ungherese ed è disponibile in rete [Leggi].

Alcuni link interessanti su Verdizzotti (a cura di Giulia E. Castelnuovo):

Tutti i risultati per Verdizzotti Giovanni (SNB) [Leggi] Cento Favole, Edizione 1570. Scansione completa della copia presso Biblioteca Nazionale Centrale di Roma [Leggi].
Vita dell’insigne pittore Tiziano Vecellio già scritta da anonimo autore [Giovanni Mario Verdizzotti ?] riprodotta con lettere di Tiziano nelle nozze Da Mula-Lavagnoli, Stamperia Antonio Curti, Napoli 1809 [Leggi].