Giuseppe Antignati

di Paolo Mira

Giuseppe Antignati, Madonna del Carmine, 1777, Nosate (Mi), parrocchiale

Giuseppe Antignati, Madonna del Carmine, 1777, Nosate (Mi), parrocchiale

Le notizie biografiche su Giuseppe Antignati continuano a rimanere piuttosto scarse mentre, invece, si sta arricchendo il catalogo delle opere documentate o riconducibili alla sua bottega. Nato a Milano nella parrocchia di San Nazaro Maggiore da Giovanni Battista e Clara Modona il 14 luglio 1704, sposato con Giuseppa Valtorta e morto in Santo Stefano Maggiore il 30 gennaio 1778, Giuseppe proseguì l’attività del padre, scultore e membro dell’Accademia Ambrosiana.
Il nome di Giuseppe – che sarà l’esponente più noto della famiglia – compare in alcuni documenti dell’Archivio di Stato di Milano “inerenti le associazioni di artefici del legno nella Milano del Settecento” – in particolare in un documento dell’11 gennaio 1773, che segna la fine dell’Università dei legnamari di Milano.
L’opera che certamente lo ha reso noto è il busto ligneo della Madonnina, eseguito nel 1769 su bozzetto di Giuseppe Perego; statua che sarà poi realizzata in rame dorato dall’orafo Giuseppe Bini e collocata sulla guglia maggiore del Duomo di Milano.
Ma il suo nome è legato a numerose altre sculture – molte non più esistenti – il cui elenco è destinato ad aumentare col proseguire degli studi. La prima opera documentata nel 1733 è la statua della Madonna immacolata un tempo nella chiesa dei cappuccini di Morbegno (So), poi nella chiesa di San Carlo e oggi conservata nella parrocchiale di Talamona (So), mentre del 1752 è un analogo manufatto per la Scuola dell’Immacolata nella chiesa di San Francesco a Lodi dipinta da suo figlio maggiore Giulio, insieme ad altre sculture. Molti altri sono i simulacri mariani da lui realizzati; risultano documentate nel 1742 la statua della Madonna del Rosario per la chiesa di San Gaudenzio a Gambolò (Pv) con il suo baldacchino, nel 1749 quella per la chiesa di Sant’Ambrogio a Merate (Co), nel 1764 esegue, oltre a un medaglione con l’Annunciazione, una nuova statua del Rosario e quattro puttini per la chiesa di San Lorenzo a Gorla Minore (Va), nel 1767 quella per l’altar maggiore della chiesa di Santa Maria a Dolzago (Co), un’analoga statua con due angeli per la parrocchiale dei Santi Siro e Materno a Desio (Mb), insieme ad alcune altre sculture lignee per l’altare maggiore eseguite qualche anno più tardi; ancora una Madonna del rosario per la parrocchiale di San Rocco a Voghera (Pv), restaurata nel 2008; infine, sempre con analogo soggetto, si può attribuire alla sua produzione anche la statua per la chiesa di San Pietro Martire a Vigevano (Pv).
Dal suo scalpello hanno preso vita anche la Madonna addolorata per la chiesa, non più esistente, di San Vito al Carrobbio a Milano, ultimata nel 1749, un analogo soggetto del 1752-53 per la chiesa della Trinità di Mortara (Pv) e una statua-manichino del 1755, sempre raffigurante l’Addolorata, per la compagnia del SS.mo Sacramento della chiesa di Casorate Primo (Pv). Agli anni 1743-1744 risale, invece, la Madonna del Carmine per l’omonima chiesa di Pavia.
Ma Giuseppe Antignati non realizzò solo statue mariane; suo è il Sant’Antonio da Padova della chiesa francescana di Sant’Angelo a Milano e sempre a lui si può attribuire anche l’analoga statua conservata nella chiesa di San Pietro Martire a Vigevano (Pv).
Infine, sono documentati numerosi interventi minori – molti non più esistenti, ma altrettanto importanti – che attestano la grande laboriosità e mobilità dell’artista e della sua bottega. Del 1741 sono alcuni ornamenti per l’ancona dell’oratorio dell’Addolorata ad Abbiategrasso (Mi), il 2 giugno 1742 il suo nome compare negli incartamenti dell’ingegnere Carlo Giuseppe Merlo e Carlo Nava circa i lavori per il nuovo tabernacolo del Santuario di Caravaggio (Bg), tra il 1750 e il 1753 a Monza nella chiesa di Santa Maria del Carrobiolo esegue “puttini intagliati” e “scartocci”, mentre del 1752 sono due angeli che reggono il monogramma di Cristo a ornamento dell’altare della Crocifissione nella basilica di San Magno a Legnano (Mi). L’elenco continua poi con diversi interventi nelle chiese milanesi: nel 1749 ornati per la cappella della Madonna del rosario in San Giorgio a Palazzo, nel 1755 intagli per l’altare della Beata Vergine in San Nazaro Maggiore, quindi due piedistalli per l’altare di San Giovanni Bono in Duomo, per concludere nel 1777 con alcuni angeli e putti per la Confraternita del SS.mo Sacramento della chiesa di San Marcellino a Porta Comasina.
Alla luce di tutto ciò e dei documenti rinvenuti ora è possibile inserire nel catalogo dell’Antignati anche la statua di Nosate (Mi), forse una delle ultime opere realizzate dallo scultore poco prima della morte.

1 Settembre 2010 © riproduzione riservata