I personaggi del Compianto

della Redazione di Antiqua (*)

Si denomina Compianto un gruppo ligneo o di terracotta, in genere policromo, raffigurante il Cristo deposto, attorniato da alcuni personaggi. Non è questa la sede per esaminare le origini e la storia di questa rappresentazione che ha il suo massimo sviluppo durante il XVI secolo.
Ci vogliamo qui soffermare sull’identificazione dei personaggi che compaiono sulla scena, tutt’altro che scontata e attorno alla quale si accendono interminabili discussioni in occasione della visita a qualche Compianto conservato in chiese, musei, mostre.
I personaggi del Compianto sono in genere otto. Qualcuno può mancare per iniziativa dell’artefice che lo ha creato oppure, assai più spesso, a causa di perdite e dispersioni per cui alcuni Compianti giungono a noi incompleti [Figura].

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Figura. Artefice lombardo, Compianto, fine del XV secolo, Orseline (Locarno) chiesa dell’Assunta (Madonna del Sasso).
Cristo (1), Madonna (5), Giovanni (2), Maria di Magdala (3), Giuseppe d’Arimatea (4), Nicodemo (6), Maria di Cleofa (7), Salome (8).

Immancabile la figura del Cristo deposto, steso su un lenzuolo con le braccia raccolte in grembo.
Attorno a lui vi sono sette figure, tre maschili e quattro femminili.
La prima figura maschile, inconfondibile, è quella di Giovanni, apostolo ed evangelista, il discepolo prediletto da Gesù, raffigurato come un giovane glabro.
Una seconda figura, barbuta, è quella di Giuseppe d’Arimatea, in genere raffigurato con vesti sontuose, collocato a sinistra nella composizione (a destra per chi guarda) poiché la tradizione dice che ebbe il compito di estrarre i chiodi dalla mani di Cristo.
Costui compare in tutti e quattro i Vangeli canonici, cosa alquanto infrequente nel Nuovo Testamento, anche se viene ivi descritto in modo non univoco.
Nel Vangelo secondo Matteo, Giuseppe è un ricco mercante di Arimatea, divenuto discepolo di Gesù, al quale cede il suo sepolcro, che era nuovo, per esservi seppellito [Mt 27, 56-60]. Nel Vangelo secondo Giovanni si racconta che Giuseppe era un discepolo di Gesù e che fu lui ad ottenere da Pilato il corpo di Gesù per poterlo seppellire [Gv 19,38].
Quest’ultima circostanza è confermata nel Vangelo secondo Marco che descrive però Giuseppe come membro autorevole del Sinedrio [Mc 15,43]. Anche secondo il vangelo di Luca era membro del Sinedrio, ma un membro dissidente, che non aveva condiviso la decisione degli altri membri riguardo la condanna di Gesù [Lc 23, 50-56].
Secondo una certa tradizione, che non trova tuttavia alcun riscontro nei Vangeli, Giuseppe d’Arimatea avrebbe fornito anche il calice per la celebrazione dell’Ultima Cena e avrebbe poi raccolto alcune gocce di sangue stillanti dal corpo di Gesù crocifisso nello stesso calice, tramandato poi dalla leggenda come il Sacro Graal.
La terza figura maschile è quella di Nicodemo, anch’esso barbuto, ma a capo scoperto, collocato a destra nella composizione (a sinistra per chi guarda) poiché la tradizione gli attribuisce il compito di aver estratto i chiodi dai piedi di Cristo.
Di Nicodemo parla Giovanni nel suo Vangelo, come un fariseo, anch’esso membro del Sinedrio, ma, allo stesso tempo discepolo di Gesù. Nicodemo compare tre volte nel Vangelo secondo Giovanni: ascolta l’insegnamento di Gesù [GV 3,1-21], interviene in sua difesa quando è malmenato dai farisei [GV 7,45-51], aiuta Giuseppe d’Arimatea a seppellirlo [GV 19,39-42].
La questione si complica a proposito delle figure femminili. Innanzi tutto, il termine “tre Marie” deriva dal racconto di Giovanni [Gv 19, 25], il quale presenta l’elenco di tre donne che si chiamano Maria: la madre di Gesù, Maria di Cleofa e Maria di Magdala.
Sulla presenza di Maria, madre di Gesù, non vi sono dubbi. Essa viene rappresentata spesso in preda a un mancamento, sorretta dalle altre donne.
Non sussistono dubbi nemmeno sulla presenza sulla scena di Maria di Magdala altresì nota come Maria Maddalena. Il nome Maddalena deriva, appunto, da Magdala, una piccola cittadina sulla sponda occidentale del Lago di Tiberiade, detto anche di Genezaret. Essa compare in varie fasi della Passione in tutti e quattro i Vangeli [Mt 27,56; Mc 15,40; Lc 24,10; Gv 19,25]. Viene descritta in due occasioni come una persona dalla quale Gesù scaccia sette demoni [Mt 16,9; Lc 8,2].
Alcune tradizioni accostano la figura di Maria di Magdala sia a Maria di Betania, la sorella di Marta e del risorto Lazzaro, sia alla peccatrice. Entrambe, in diverse circostanze, rendono omaggio a Gesù lavandogli i piedi, asciugandoli con i capelli e ungendoli con olio pregiato. I motivi di questa identificazione sono complessi; basti sapere che è stata esplicitamente rigettata dalla Chiesa cattolica nel 1969 durante il concilio Vaticano II. Nonostante ciò, per quanto riguarda l’iconografia del Compianto, Maria di Magdala è spesso inginocchiata ai piedi del Cristo con i capelli sciolti.
Inoltre, la storia dell’arte si è impadronita del personaggio della Maddalena in versione penitente, di cui i Vangeli non parlano affatto, raffigurandola nel deserto con le vesti lacere.
La terza Maria è Maria di Cleofa. Essa compare durante la Passione e Resurrezione in tutti i Vangeli, ma è solo Giovanni che la definisce così [Gv 19,25]; gli altri evangelisti la chiamano infatti “madre di Giacomo” [Lc, 24,10], oppure di Giacomo e di Giuseppe [Mt, 27,56; Mc 15,40].
E’ proprio la questione della parentela di Maria di Cleofa a essere complessa. Innanzi tutti Cleofa perché moglie di Cleofa, altrimenti definito Cleopa oppure Alfeo.
Suoi figli sarebbero quindi Giacomo (uno degli apostoli e futuro vescovo di Gerusalemme, definito anche Giacomo Minore o d’Alfeo per distinguerlo da un altro apostolo, Giacomo Maggiore figlio di Zebedeo e fratello di Giovanni apostolo ed evangelista), Giuda Taddeo (altro apostolo, da non confondere con Giuda Iscariota), Simone (ancora un altro apostolo, da non confondere con Simone-Pietro, eletto a succedere al fratello Giacomo Minore nella sede episcopale di Gerusalemme) e Giuseppe. Maria di Cleofa sarebbe quindi la madre di ben tre dei dodici apostoli (Giacomo, Giuda Taddeo e Simone). I quattro fratelli sono talvolta citati come fratelli di Gesù [Mt, 13,55; Mc, 6,3], ma nella lingua semitica i termini fratello e cugino spesso coincidono. Per completezza riferiamo che, nel Vangelo di Marco, viene citato anche Levi come figlio di Alfeo [Mc, 2-14].
Lo storico palestinese Egesippo dice che Cleofa era il padre di Giuda Taddeo e Simone, confermando almeno in parte quanto sopra, ma anche fratello di san Giuseppe, il padre di Gesù.
Se così fosse, Maria di Cleofa sarebbe anche la cognata della Madonna. Per inciso, Cleofa-Alfeo è anche uno dei discepoli che parteciparono alla cena di Emmaus, nella quale compare Gesù risorto [Lc, 24,13].
Assai più complessa è l’identificazione della quarta donna che partecipa al Compianto.
Nel brano del Vangelo di Giovanni, già sopra riferito, si dice testualmente: “Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria di Cleofa e Maria di Magdala [Gv 19,25].
In realtà, quindi, il testo potrebbe anche essere interpretato come l’elenco di quattro donne, delle quali tre si chiamano Maria, mentre la quarta rimarrebbe senza nome e sarebbe “la sorella di sua madre”. Secondo alcuni, la frase “la sorella di sua madre” si riferirebbe a Maria di Cleofa, ma questo contrasterebbe col legame di parentela sopra suggerito, secondo altri potrebbe riferirsi a Salome, non citata espressamente. Salome è la madre dei figli di Zebedeo, ovvero Giacomo Maggiore e Giovanni, come sopra ricordato. Questo concorderebbe sia con la versione del Vangelo di Marco, secondo il quale Salome è una delle donne ai piedi della croce [Mc 15,40], sia con quella del Vangelo di Matteo [Mt 27,55-56].
Alle quattro pie donne che compaiono durante le varie fasi della Passione e della Resurrezione se ne potrebbe aggiungere una quinta, che compare solo in alcune rare rappresentazioni . Si tratta di Giovanna, citata solo nel Vangelo di Luca tra le donne che scoprono il sepolcro vuoto [Lc 24,10], che risulterebbe essere la moglie di Cusa procuratore di Erode.
Maria di Magdala, Maria di Cleofa, Maria Salome e Giovanna appaiono dipinte singolarmente sulle pareti della cappella di S. Maria Maddalena nell’Abbazia di Chiaravalle presso Milano.

NOTA
Sui Compianti in generale rimandiamo alla voce “Gruppi scultorei raffiguranti il Compianto sul Cristo morto” su Wikipedia, ben sviluppata e con numerose immagini [Leggi].
Sull’identità della Maddalena e sulla sua iconografia si veda un bell’articolo scritto da Gian Luigi Zecchini [Leggi].

* Questo articolo è apparso su Antiqua.mi a firma Fausto Riva che è uno pseudonimo. L’articolo era illustrato da tre immagini che in questa edizione sono state sostituite dalla sola figura di cui sopra.