Il cane addormentato di Arcangelo Resani

della Redazione di Antiqua

Una delle tante storie di collezionismo privato ci consente di parlare di un pittore poco noto, Arcangelo Resani (Roma 1670-1740).
La storia è questa: un lettore della rivista Cose Antiche (nota 1) si rivolgeva alla redazione per avere la valutazione di un dipinto raffigurante un cane addormentato [Figura 1].

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Figura 1. Arcangelo Resani (attr.), Cane e sporta, olio su tela, cm. 60 x 80, Bozzolo (Mn), collezione privata.

A supporto della sua richiesta, il lettore produceva una lettera inviatagli in data 23 novembre 1964 dal prof. Antonio Archi, conservatore della Pinacoteca di Faenza al quale, evidentemente, aveva segnalato il dipinto in suo possesso poiché la stessa pinacoteca ne aveva un’altra versione [Figura 2].

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Figura 2. Arcangelo Resani (attr.), Cane e sporta, olio su tela, cm. 58 x 73, Faenza, Pinacoteca Comunale, inv. n. 239, prov. Collezione Bosi (1931).

Il prof. Archi confermava l’attribuzione e si rendeva disponibile per un confronto tra le due tele non appena quella faentina fosse tornata da una mostra in corso a Napoli (nota 2). Lo stesso conservatore attestava il successo “di pubblico” dell’opera scrivendo “… che la cartolina che lo riproduce è andata subito esaurita!” (nota 3).
Ma chi era Arcangelo Resani?
Di origine genovese per parte di padre, era nato a Roma nel 1670. Le prime notizie biografiche si possono reperire nel testo Abecedario pittorico nel quale compendiosamente sono descritte le patrie, i maestri, ed i tempi, ne quali fiorirono circa quattro mila professori di pittura, di scultura, e d’architettura diviso in tre parti, scritto dal contemporaneo padre carmelitano Pellegrino Antonio Orlandi (Bologna 1660-1727), filosofo, teologo e storico dell’arte, pubblicato a Bologna nel 1704 presso Costantino Pisarri sotto le scuole (p. 81). Un suo autoritratto è esposto agli Uffizi [Figura 3].

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Figura 3. Arcangelo Resani, Autoritratto, olio su tela, cm. 105 x 87, 1710-1713, Firenze, Galleria degli Uffizi, Corridoio Vasariano, inv. 1890, n. 1754.

A Roma fu allievo del pittore abruzzese Giovan Battista Boncori (1643-1699) e subì l’influenza del pittore Giuseppe Ghezzi (1634-1721) e del fratello Pierleone (1674-1755).
Resani si dedicò inizialmente alla pittura di soggetto religioso [Figura 4] e dipinse diverse pale d’altare (purtroppo oggi disperse o non rintracciabili) e alcuni affreschi come quello della volta della chiesa di Santa Maria Vecchia a Faenza (crollata nel 1782).

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Figura 4. Arcangelo Resani, Crocifissione coi SS. Vitale e Apollinare, Ravenna, Pinacoteca Comunale.

Trasferitosi in Emilia-Romagna, Resani venne in contatto con il pittore bolognese Candido Vitali (1680-1753), specialista nel campo della natura, avvicinandosi a questo genere che divenne quello per il quale è maggiormente riconosciuto. Fu anche membro dell’Accademia Clementina a Bologna.

Ammesso a far parte dell’Arcadia come “pastore”, compose anche alcuni sonetti sotto il titolo di Sonetti morali di Arcangelo Resani pastor arcade sopra l’anima. All’eminentissimo e reverendissimo signor cardinale Giulio Alberoni legato a latere di Romagna, pubblicati a Faenza, per l’editore Maranti “stampator del s. Ufizio”.
Angelo Resani morì a Ravenna nel 1740 (nota 4).
Tornando al quesito del lettore da cui siamo partiti, uno degli esperti che gravitavano attorno alla rivista, Gian Luca Promontorio, specificava che Resani si trasferì da Roma a Bologna all’età di 19 anni, quindi nel 1689. Successivamente, il pittore andò a risiedere definitivamente a Forlì e fu proprio nelle chiese di Forlì e a Ravenna che si espresse nella pittura religiosa per poi approdare alla natura morta.
Soprattutto con riferimento a questo genere di pittura, viene sottolineata una certa ripetitività sia nei soggetti, sia nell’esecuzione e si cita l’esempio di un dipinto a olio su tela (cm. 85 x 114,3) attribuito a Resani, passato in asta da Philips a Londra nell’ottobre 1987 con il titolo A cowherd with his two sons and livedstock (Un pastore con i suoi due figli e bestiame) venduto per una cifra equivalente a 6.650 euro e del dipinto di identico soggetto, titolo e misure, venduto dalla medesima casa nel dicembre 1996 per l’equivalente di circa 7.310 euro.
Pertanto, l’esperto Promontorio valutava il dipinto di Figura 1 tra i 7 e gli 8.000 euro.
Sono cifre importanti per un pittore che non viene considerato una figura di rilievo nell’ambito dell’arte italiana tra Sei e Settecento.
A conferma di ciò, registriamo il passaggio in asta presso Dorotheum a Vienna nel giugno 2010 di un dipinto che, stimato tra 4.000 e 5.000 euro, è stato venduto per 10.000 [Figura 5].

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Figura 5. Arcangelo Resani, Natura morta con motivi di caccia e cane, olio su tela, cm. 89 x 116, Dorotheum, Vienna 22 giugno 2010 n. 217.

Per contro, si segnala l’ultimo passaggio noto in asta svoltosi a Roma presso la casa d’aste Gregory’s nel gennaio dello scorso anno, dove una natura morta con cacciagione è stata stimata solo 400 euro, forse per le dimensioni medio piccole o per la necessità di dovere affrontare qualche restauro [Figura 6].

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Figura 6. Arcangelo Resani, Natura morta con cacciagione, olio su tela, cm. 30 x 23,5, Gregory’s asta 43 (29.1.2021) n. 142.

NOTE

[1] Rivista mensile pubblicata a Milano dall’editore Edimarketing; il primo numero uscì mel maggio 1992.

[2] Si trattava della mostra La natura morta italiana tenutasi presso il Palazzo Reale di Napoli (catalogo Alfieri e Lacroix, Milano 1964). Il dipinto è assegnato al Resani da vari autori (De Logu) dopo essere stato attribuito ad Angelo Maria Crivelli, detto il Crivellone, (1660 – 1730) a seguito dell’interpretazione di una scritta ottocentesca a tergo.
Sulla fortuna critica e sulle vicende attributive [Vedi].

[3] In tempi relativamente più recenti (ottobre 2012), l’allora direttore dei Musei Vaticani Antonio Paolucci, che sicuramente se ne intende, alla richiesta di scegliere un singolo quadro della Pinacoteca, rispose: “C’è un quadro che mi porterei via anche subito. Chissà se i faentini lo conoscono … Io lo amo molto. È il quadro di natura morta di un pittore che si chiamava Resani. Vive nel Settecento. Il quadro rappresenta un cagnolino bianco e nero che dorme. Un cagnolino da caccia. Dietro c’è una sporta, una umile sporta di giunco. Da contadini. E poi ci sono due uccellini morti. Si dirà: ma come un soggetto così modesto così umile. Ma è proprio questo il bello di quel quadro: la vita silenziosa, l’aver saputo rappresentare un momento umile della vita comune e averlo consegnato a un quadro. Ecco che cosa è la bellezza della pittura” (vedi ancora link in nota 2).

[4] Le note biografiche sono state tratte dalla voce di Wikipedia [Leggi] e dal sito della Pinacoteca di Faenza [Leggi ].

Giugno 2022

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