Il Codice Sassoon, la più antica Bibbia ebraica

della Redazione di Antiqua 

Il Codice Sassoon, un manoscritto su pergamena dell’inizio del X secolo d.C. di circa 400 pagine stimato tra i 35 e i 50 milioni di dollari e venduto lo scorso 17 maggio 2023 da Sotheby’s New York per 38.126.000 dollari, è la Bibbia ebraica più antica e più completa che si conosca [Figura, nota 1].

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Figura. Codice Sassoon, manoscritto su pergamena, inizio X secolo d.C. (fonte Sotheby’s).

Infatti, gli altri due Codici noti sono quello di Leningrado che è completo, ma datato all’inizio del XI secolo d.C. (nota 2) e quello di Aleppo, databile al 930 circa d.C., ma gravemente incompleto (nota 3).
Come è noto, non si tratta di testi originali, bensì della trascrizione di testi precedenti.
Tutti e tre i Codici sono detti testi masoretici perché sono stati scritti secondo i principi della masorah (tradizione). Il testo masoretico è quello attuale della Bibbia ebraica (nota 4).
I Codici in questione rappresentano una tappa fondamentale per comprendere come il testo biblico sia stato fissato e poi trasmesso nella forma che conosciamo oggi.

La Bibbia ebraica
La Bibbia ebraica o tanak si compone di tre parti: torah (“legge” contenuta nei cinque libri che costituiscono il Pentateuco), nevi’im (otto libri dei profeti) e ketuvim (unici libri, tra cui Salmi e Proverbi).
La Bibbia oggi si presenta come un solo volume, comprendente anche il Nuovo Testamento, ma è in realtà costituita da decine di libri (biblia da cui il nome), frutto di stratificazioni e riscritture.
Le scritture ebraiche (libri del tanak) vengono composte nel millennio prima di Cristo e solo tra l’anno 50 e l’anno 130 (I e II secolo d.C.) fu scritto, in greco, il Nuovo Testamento.
I primi manoscritti biblici ebraici conosciuti sono i cosiddetti Rotoli del Mar Morto, che risalgono a un arco di tempo tra il II secolo a.C. e il I secolo d.C. (nota 5). Da quel momento in poi si registrano secoli di silenzio durante i quali la Bibbia ebraica veniva trasmessa oralmente (nota 6).
I Codici come il Codice Sassoon e atri sono quindi importanti perché rappresentano un ponte tra i primi manoscritti trovati vicino al Mar Morto e il testo biblico che leggiamo oggi.

Vicissitudini del Codice Sassoon
Come detto sopra, il Codice fu manoscritto su pergamena all’inizio del X secolo (nota 7) e conservato in una sinagoga nel nord della Siria. È stato possibile seguirne le tracce grazie agli appunti lasciati dai vari proprietari, fino alla distruzione della sinagoga avvenuta a cavallo tra XIII e XIV secolo d.C.. L’ultima annotazione sul Codice parla di un certo Salama bin Abi al-Fakhr, il quale avrebbe dovuto tenerlo al sicuro finché la sinagoga non fosse stata ricostruita. Tuttavia, l’edificio non fu mai ricostruito e del Codice non si seppe più nulla per circa 600 anni.
Riapparve in un’asta nel 1929 quando fu acquistato per 350 sterline dal britannico David Solomon Sassoon (1880-1942), rampollo di una dinastia definita dei “Rotschild d’Oriente” e collezionista di libri antichi che gli diede il suo nome.
Rimase ai suoi eredi fino al 1978, quando il British Rail Pension Fund lo acquistò per 320.000 dollari. Successivamente è stato rivenduto altre due volte con quotazioni crescenti, fino ai 4,2 milioni di dollari sborsati nel 1989 da Jacqui Safra, uomo d’affari svizzero, discendente da una famiglia ebraica siro-libanese, che, a maggio, lo ha messo in asta a New York con l’esito riferito all’inizio.

NOTE

[1] Mancherebbero solo cinque pagine con i primi dieci capitoli di Genesi.

[2] L’annotazione di un copista rivela che la trascrizione avvenne al Cairo nel 1008 d.C.. Il Codice di Leningrado (noto anche come B 19 A o Codice di San Pietroburgo) fu trovato da Abraham Firkovich (1786-1874), portato a Odessa nel 1838 e nel 1863 acquistato dalla Biblioteca pubblica imperiale (oggi Biblioteca nazionale russa).

[3] Il Codice di Aleppo, proveniente dalla sinagoga della città siriana, scomparve nel 1947 durante i disordini antiebraici a seguito della spartizione della Palestina decisa dalle Nazioni Unite. Nel 1959, il Codice arrivò in Israele, probabilmente ancora integro, e qui smembrato e venduto in parte. I circa 300 fogli superstiti su circa 500 sono attualmente conservati nel Santuario del libro a Gerusalemme.

[4] La scuola masoretica è fiorita dal VII all’XI secolo d.C. a Tiberiade in Galilea a opera di sei generazioni della famiglia di Aaron ben Moses ben Asher. Poiché, in precedenza, il tanak non era vocalizzato e dava luogo a diverse possibili letture, gli scribi incaricati di trascriverlo iniziarono a corredarlo con un sistema di annotazioni detto masorah, che dettagliavano come il testo doveva essere scritto e pronunciato, rendendolo quindi fisso.

[5] Scoperti nelle grotte di Qumran nel deserto della Giudea, vicino a Ein Feskkha sulla riva nord-occidentale del Mar Morto tra il 1947 e il 1956.

[6] Vi sono delle traduzioni del tanak in greco, realizzate da ebrei di cultura ellenista a partire dal III secolo a.C. (alcuni libri furono tradotti successivamente tra il II secolo a.C. e il I secolo d.C.), note con il nome di Settanta (anche come LXX) dal numero dei traduttori (più esattamente 72, ossia sei scribi per ciascuna delle tribù di Israele) inviati – secondo quanto narrato nella Lettera di Aristea a Filocrate (testo pseudoepigrafico della metà del II secolo a.C.) – dal sommo sacerdote Eleàzar da Gerusalemme ad Alessandria d’Egitto per compiacere Tolomeo II (faraone tra il 285 e il 246 a.C.) che li voleva nella sua Biblioteca.
Sono importanti perché aiutano a ricostruire gli originali in ebraico.
Gli ebrei, tuttavia, abbandonarono il testo greco già nel I secolo d.C. che venne invece utilizzato dai cristiani e alcune edizioni comprendono anche il Nuovo Testamento, originariamente scritto in greco (come detto sopra).
La Chiesa ortodossa orientale utilizza tuttora i Settanta come base per le traduzioni in lingua moderna e la Chiesa ortodossa greca (che non necessita di traduzione) usa i Settanta nella sua liturgia. Le traduzioni fatte da studiosi cattolici, pur basandosi sul testo masoretico, utilizzano i Settanta per scegliere fra le possibili varianti quando il testo ebraico è poco chiaro.

[7] La datazione pare confermata da esami condotti con il metodo del carbonio, fatti eseguire dall’ultimo proprietario Jaqui Safra (vedi oltre).