L’ inafferrabile Bice … Esther Beatrice Lyle Smyth (1863-1947): i disegni, i ricami, la famiglia

di Bianca Rosa Bellomo (*)

1907, VII biennale di Venezia, porta d’ingresso della sala “Arte del Sogno”. Una foto in bianco e nero, in un fascicolo dell’Artista Moderno (N.17-18), ha in basso la didascalia: Decorazione di De Albertis. Portiera di Bice Smith [Figura 1].

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Figura 1. Porta d’ingresso della Sala “Arte del Sogno”, Venezia, VII Biennale (1907), fotografia, L’Artista Moderno 1917 n. 17-18.

Si è parlato e scritto di quella sala.  Tanti artisti: quadri, decorazioni pittoriche, marmi colorati tappeti e stoffe, cuscini di cuoio … I nomi si possono trovare dovunque e non li ripeto.
Poche volte si legge, invece, il nome di Bice Smith, e, raramente, la scritta ricami d’Anghiari, quali erano, appunto, quei ricami.
In realtà il nome vero e completo era Esther Beatrice Lyle Smyth, spesso scritto male, in molti modi che hanno creato confusione e ostacolato le ricerche.
Sono anni che cerco i ricami, racconto, e cerco di lei. Testimonianze, pochi cenni, ci sono arrivate da esposizioni e concorsi, dall’inizio nel 1901, da Torino (1902), da un articolo di Amelia Rosselli (1903), dai vincitori di una medaglia d’oro all’Esposizione di St. Louis (1904), dall’Esposizione del Sempione (1906), da Berlino (1909), da testi sulla Beneficenza in Italia (1910), e ancora, ancora, qua e là, da testi importanti come il Manuale d’arte decorativa e moderna di Alfredo Melani (1922), a Ricami Italiani Antichi e Moderni di Elisa Ricci (1925), a l’Opre leggiadre della Petrali Castaldi (1929).
Nessun manufatto. Fino ad ora e chissà fino a quando.
Solo pochissime immagini: una bellissima a colori di una parte della portiera del 1907. Il nome di Bice Smith è scomparso. Il ricamo colpisce per l’originalità e gli accostamenti [Figura 2]. La fonte: tavola di una pubblicazione prestigiosa Modelli d’arte decorativa di Bestetti e Tumminelli, Milano [Figura 2bis].

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Figura 2. Esther Beatrice Lyle Smyth, Ricamo d’Anghiari, particolare a colori della Porta di Figura 1, Modelli d’arte decorativa, Bestetti e Tumminelli, Milano.

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Figura 2bis. Tavola tratta da Modelli d’arte decorativa, Bestetti e Tumminelli, Milano.

I Ricami d’Anghiari, semplici, rustici, con colori “audaci”, su disegni della stessa Lyle Smyth venivano applicati sulle rozze tele, tessute fin dai tempi remoti dalle contadine. Una piccola impresa locale che, nel 1906, poteva contare su 40 lavoranti e uno smercio ben oltre i confini di Anghiari.
Altre foto sono state trovate recentemente nelle riviste Art et décoration: revue mensuelle d’art moderne (1904 e 1905) e L’Art Décoratif: revue mensuelle d’art contemporain (1905) [Figure 3, 4 e 5].

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Figure 3, 4 e 5. Esther Beatrice Lyle Smyth, Ricami d’Anghiari, disegni, 1904-1905.

Le foto e piccoli elenchi di pezzi, in cataloghi di esposizioni parigine del tempo, ci fanno capire che il disegno e il ricamo erano nel suo cuore e nella sua mente.
La Lyle Smyth non si occupò solo di Anghiari. Da una lettera di Ginna Marcelli a Domenico Petri, allora suo fidanzato, si sa che il primo impulso al merletto di Sansepolcro venne proprio da lei [Figura 6, nota 1].

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Figura 6. Lettera di Ginna Marcelli a Domenico Petri.

È una signorina inglese che stava a Sorci, nipote della Baronessa Giachetti. Quello che fece per noi questa signorina non si può immaginare, è uno di quei nobili cuori che non cercano nulla per sé e sempre pronti a sacrificarsi per gli altri. Quando mi vide a buon porto ci lasciò fare, per lasciare a noi tutto il merito, però ogni tanto le scrivo sempre”.
Sì, si scrissero, e la firma della Lyle Smyth la ricaviamo da una lettera molto affettuosa, del 1918 [Figura 7].

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Figura 7. Firma di Esther Beatrice Lyle Smyth

Gli incontri con Elisa Ricci e Carolina Amari, allora le più grandi esperte di arti femminili e non solo, avvennero per presentazione della Lyle Smyth. Si aprirono molte nuove strade, si imparò un metodo, si ebbero disegni, si trovarono persone che, dall’alto della loro autorità riconosciuta, fecero una bella pubblicità.
I primi dati biografici di Esther Beatrice Lyle Smyth, scarsi, si sono trovati a Firenze: la nascita il 5 aprile 1863 in Inghilterra, dai primi anni del Novecento fino al 1917 una abitazione ad Anghiari (a Sorci), il trasferimento a Firenze dal marzo del 1917 al marzo del 1939, poi il nulla, come inghiottita da un buio profondo senza speranza di luce.
Chi era? Da dove veniva? Come era la sua famiglia?
Alcune descrizioni quasi si contraddicevano: wild Irishwoman , selvaggia irlandese (nota 4), nipote della baronessa Giachetti (una nobile?) come la descrive Ginna Marcelli. Ogni tanto cercavo ancora.
Una nuova strada – e viene da sorridere – improvvisamente, me l’ha indicata, qualche anno fa, una razza antica di bovini, la razza Guernsey, dai colori marrone o fulvo, con macchie bianche o gialle, dal temperamento docile, dal buon latte, e un libro del 1894 (The English Guernsey Cattle Societ’sy Herd Guernsey Cattle Society’s Herd, volume 10).
Beatrice Esther Lyle Smyth, proprietaria e allevatrice, di un toro (Guernsey Prince) e tre mucche (Argentina, Beatrix 3rd, Mignarde 2nd), compare nel testo e, meravigliosamente, accanto al suo nome si legge l’indirizzo del tempo: Barrowmore Farm, Chester.
Dall’indirizzo alla famiglia il passo è stato breve e pieno di sorprese. Si è trovata una preziosa genealogia in cui si legge la nascita di Esther Beatrice: a Claughton, contea di Chester, domenica, 5 aprile 1863. Esther Beatrice era la prima di undici figli di Hugh Lyle Smyth e di Eliza Turner.
Il padre, facoltoso commerciante e dinamico uomo di affari aveva proprietà in Irlanda del nord, Londonderry, e case e terreni nella contea di Chester, Inghilterra. Fu lui a far costruire, nel 1881, Barrow Court da un famoso architetto: John Douglas.
L’immagine di Barrow Court è in vari testi e si trovano con facilità stampe, come quella che riportiamo [Figura 8].

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Figura 8. Barrow Court, arch. John Douglas, Contea di Chester (UK), The Building News, ottobre 1881, foto-litografia, James Akerman, Londra.

Nell’immaginare la campagna inglese, l’allevamento di bestiame, ma anche, come si legge in giornali locali del tempo, i concorsi per fiori fin dalla più tenera età, le associazioni di orticultura, le gare per fare il burro, riconosciamo l’irlandese selvaggia cresciuta a contatto con la natura.
Famiglia speciale. Il padre, che fu sceriffo di Chester, era figlio di Ross Thompson Smyth di Ardmore e Sarah, figlia di Hugh Lyle di Jackson Hall. Persone con tradizioni importanti, dell’Irlanda del nord, da cui, poi, il doppio cognome: Lyle-Smyth.
Undici figli, tante storie. Ricordiamo la sorella Una Maud che scrisse sotto pseudonimo (Marius Lyle), ricordiamo Norah, scultrice, che partecipò al movimento delle suffragette e fu compagna (addirittura fu l’autista) nelle avventure politiche di Sylvia Pankhurst (nota 5). Ricordiamo infine Giorgina Elinor, la più giovane sorella, che sposò un conte italiano, di Bologna, Umberto Tomasi Isolani. L’incontro in un ospedale milanese nel 1916 dove Giorgina era crocerossina, poi il matrimonio. Il figlio di Giorgina, Casimiro, detto Kim, educato in Inghilterra, cresciuto bilingue, fu un eroe della Seconda Guerra Mondiale con una carriera, successiva, nell’intelligence e, poi, in diplomazia.
Tutto questo cercare non è invano, ne sono sicura. Esistono discendenti che prestarono foto di famiglia per alcuni libri e un contatto è recentissimo.  Spero che pur con tempi che non saranno brevi e che io rispetto, si saprà’ qualcosa in più di Beatrice, dei suoi ricami e, soprattutto, come mi auguro, dei suoi disegni.
Nel 1939 Beatrice era per l’Italia il “nemico” e tutti i suoi averi (non tanti in effetti) in banche italiane, nel 1940, furono, con decreto, sequestrati dallo stato. Se ne era andata dall’Italia, se ne era andata in fretta, e aveva scelto come dimora l’Irlanda, nelle proprietà di famiglia.
Morirà, esattamente il 6 novembre 1947 a Oak Park, Londonderry, contea di Donegal.
In Italia aveva continuato ad occuparsi di agricoltura (era abbonata a riviste specializzate), di beneficenza, di organizzazioni che si occupavano dei reduci di guerra.
Era una persona buona e generosa.
La genealogia ha chiarito un’altra notizia: era in effetti nipote della baronessa Giachetti. Agnes, la sorella del padre aveva sposato, in seconde nozze, nel 1881 a Napoli, nella Chiesa Inglese, il barone Giachetti. Un’altra strada che si può percorrere.
Le poche immagini raccolte in tanti anni sono come la punta di un iceberg, ne sono sicura e, alla fine di questo scritto, mi sento di scrivere: … continua.

NOTE

[1] Confermato da un articolo sulla rivista La donna, 1918.

[2] Elisa Ricci, 1858-1945.

[3] Carolina Amari, 1866-1942.

[4] The Diary of Gino Speranza, Italy, 1915-1919, ed. By Florence Colgate Speranza, 1966 New York.

[5] Sylvia Pankhurst, 1882-1960.

(*) Ex insegnante di matematica, studiosa di merletti e ricami e biografa di Elisa Ricci, autrice e curatrice di numerose pubblicazioni.
L’autrice ringrazia alcuni compagni di viaggio: Jeanine Robertson, Claudio Romeo, Liana Pate, Mario del Pia.
Una prima versione di questo articolo è stata pubblicata sul bimestrale Giuliana Ricama, e-Graphic, Zevio (Vr) settembre-ottobre 2017 pp. 53-55.

Dicembre 2022

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