La Matilde di Canossa di Gian Lorenzo Bernini

della Redazione di Antiqua

Presso il Metropolitan Museum di New York, dal 2 ottobre 2012 al 6 gennaio 2013 (con successiva tappa al Kimbell Art Museum di Fort Worth dal 3 febbraio al 14 aprile 2013) è in corso un particolare evento espositivo dal titolo Models in Clay, dedicato a 39 bozzetti in terracotta di Gian Lorenzo Bernini, mostrati per la prima volta unitamente a 30 disegni [Figura 1].

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Figura1. Gianlorenzo Bernini, Leone (dalla fontana dei quattro fiumi), modello in terracotta, 1649 ca., emblema della mostra (foto © Laura Gilbert).

Si tratta di una mostra di eccezionale interesse per la peculiarità del tema e qualità e rarità degli oggetti esposti. Tra i tanti, è in mostra un modello di terracotta del Bernini relativo al monumento funerario di Matilde di Canossa (1046-1115) in San Pietro a Roma e sappiamo che da questo modello lo stesso Bernini fece tirare un bronzetto a lungo di proprietà dei Barberini, che oggi si trova nei musei statali di Berlino [Figura 2]. Il monumento a Matilde di Canossa [Figura 3] fu commissionato da papa Urbano VIII alla fine del 1633 e iniziato nella primavera del 1634.

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Figura 2. Matilde di Canossa, bronzetto tratto da una terracotta di Gianlorenzo Bernini, quarto decennio del XVII secolo, Belino, Musei Statali.

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Figura 3. Gianlorenzo Bernini e aiuti, Monumento a Matilde di Canossa (1634-1637), Vaticano, san Pietro.

In data 10 marzo 1634 giunse nella Basilica vaticana il corpo della contessa, proveniente dall’abbazia di san Benedetto Po (Mn) dove era sepolto in precedenza. Il lavoro venne completato e inaugurato il 21 marzo del 1637, giorno di san Benedetto, nonostante un’iscrizione indichi il 1635.
Bernini eseguì scolpì personalmente la statua dopo che la stessa era stata sbozzata da Giuseppe Balsimelli e Niccolo Sale, mentre Agostino Radi e Alessandro Loreti si occuparono della struttura architettonica.
Il bassorilievo raffigurante il perdono concesso da Gregorio VII all’imperatore Enrico IV il 28 gennaio 1077 fu eseguito da Stefano Speranza tra il marzo 1634 il febbraio 1636; i due putti sopra il sarcofago sono rispettivamente di Luigi Bernini, fratello di Gianlorenzo, e di Andrea Bolgi.
I putti sulla sommità dell’arco, recanti la corona e le insegna araldiche con il melograno e il motto “Tuetur et unit” (proteggi e unisci) sono di Matteo Bonarelli, Lorenzo Flori e ancora di Andrea Bolgi.

Prima pubblicazione: Antiqua.mi, dicembre 2012

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