Non Atteone ma Adone il soggetto di un arazzo fiammingo
della Redazione di Antiqua (*)

Ricordo che anni fa mi fu chiesto da un amico di esaminare un dipinto sebbene non mi possa certo considerare un esperto in questo settore, anche sa da allora sono molto migliorato.
Prudentemente non mi sbilanciai su epoca e provenienza, ma a proposito del soggetto raffigurato presi per Socrate riceve in carcere la visita di Critone quello che era invece un Giuseppe che interpreta i sogni di due prigionieri.
Dall’alto di questo pulpito, quindi senza presunzione e senza alcun intento di dileggio, desidero rettificare l’interpretazione che è stata data al soggetto di un bell’arazzo passato di recente sul mercato delle aste antiquarie [Figura].

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Figura. Venere e Adone, arazzo, cm. 275 x 371, manifattura fiamminga, XVIII secolo, asta Wannenes, Genova 15-16 maggio 2018 n. 789, stima: euro 4.000-5.000 (correttamente segnalati usure, rotture e restauri).

Si tratta di un interessante pezzo prodotto da manifattura fiamminga del XVIII del quale si scrive rappresenti Diana e Atteone, alludendo alla celebre vicenda tratta dal libro III delle Metamorfosi di Ovidio. In questo episodio Diana, sorpreso il giovane cacciatore Atteone a spiarla mentre fa il bagno, si adira e gli spruzza dell’acqua sul viso trasformandolo in cervo; Atteone fugge inseguito dai suoi stessi cani che lo sbranano.
Non basta, tuttavia, la presenza nell’arazzo di una figura femminile, di una maschile e di due cani per identificare il soggetto come Diana e Atteone.
La donna non pare dimostri propositi vendicativi, anzi sembra trattenere amorevolmente il giovane, dietro di loro compare Cupido, simbolo dell’amore e, sulla sinistra in fondo, vediamo un cinghiale.
E’ proprio questo animale a suggerire in modo definitivo che la scena raffigurata è quella che precede la morte di Adone, così come descritta, sempre nelle Metamorfosi ma nel libro X.
Venere cerca di dissuadere Adone ad intraprendere una battuta di caccia al cinghiale e, se guardiamo attentamente Cupido, lo vediamo abbandonare arco e faretra e scongiurare a mani giunte lo stesso Adone.
Come sappiamo Adone viene ferito mortalmente e molte opere di scultura, pittura, ceramica, ecc. immortalano Adone morente tra le braccia di Venere, mentre Cupido si dispera (nota).
A.B.

NOTA
Un gruppo ceramico di Venere e Adone e le possibili mistificazioni del soggetto sono stati discussi nell’articolo Medoro o Adone in una porcellana ottocentesca [Leggi].

(*) Questo articolo è stato originariamente pubblicato a firma Fausto Riva (nome di fantasia)