Placchetta della Presentazione (?) di Cristo

di Attilio Troncavini

Questo articolo accorpa e sintetizza tre diversi contributi: una scheda pubblicata anonima nell’aprile 2011, un articolo scaturito dalla mail di un visitatore pubblicato anonimo nel 2012 e un articolo pubblicato nell’aprile del 2013 a firma A. Troncavini e F. Riva.

La placchetta rappresenta Cristo condotto in catene tra due personaggi, un sacerdote alla sua destra e un uomo con ampio cappello alla sua sinistra, seguito da un corteo in armi [Figura 1].

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Figura 1. Artefice ignoto, Presentazione di Cristo (?), lega di piombo e stagno, mm 84 x 113, Germania, Fiandre o Italia settentrionale, fine XVI secolo.

Un esemplare in argento cesellato e una sua replica di fattura mediocre sono a Brescia presso i Musei Civici, altre versioni sono segnalate a Monaco (Bayerische National Museum) e, genericamente, nei musei di Berlino. Altri tre esemplari compaiono, rispettivamente, su un catalogo d’asta del 1934 (Basilea, Munzhandlung), sul catalogo della collezione Imbert edito nel 1941 (tav. XXXV n. 3) e sul catalogo di un’asta Pandolfini del 1985 (tav. 9 n. 23).
La bibliografia più recente è costituita da:
F.Rossi, Musei Civici di Brescia. Placchette. Secoli XV-XIX, Neri Pozza, Vicenza 1974, p. 125-126 n. 210-211 (ill. p. 84 e 85);
R.Varese, Placchette e bronzi nelle Civiche Collezioni (Ferrara), Centro Di, Firenze 1975, p. 53 n. 42.
La critica concorda sull’epoca, fine del XVI secolo, ma non sulla provenienza: chi sostiene che sia tedesca, di “stretta” derivazione da Dürer, chi invece propende per l’Italia settentrionale, segnatamente per Cremona, in ragione di un accostamento all’opera del Boccaccino e dei Campi, a loro volta influenzati da stampe tedesche. Il riferimento andrebbe esteso alle Fiandre perché proprio a quest’ambito viene spesso associato il tema iconografico del Giudizio di Cristo, ripreso anche in diverse sculture lignee.
Sotto il profilo iconografico, il Cristo si presenta privo della corona di spine e dei segni della flagellazione. Quindi, la definizione di Ecce homo, con cui questa placchetta è universalmente nota, non è esatta perché l’Ecce homo si riferisce all’episodio in cui Pilato, dopo la flagellazione e il coronamento di spine, mostra Gesù al popolo perché decida della sua sorte (Gv 19,5).
Dovrebbe pertanto trattarsi, piuttosto, di una delle tante “presentazioni” di Cristo il quale, dopo l’arresto, viene condotto davanti ad Hanna, a Caifa, a Erode e a Pilato.
Si pensa, in particolare, che la placchetta descriva la presentazione a Pilato (che non compare), presso il quale lo conduce l’assemblea del Sinedrio accusandolo di vari misfatti [“Tutta l’assemblea si alzò, lo condussero da Pilato e cominciarono ad accusarlo”. (Lc 23, 1 e 2); “… misero in catene Gesù, lo condussero e lo consegnarono a Pilato.” (Mc 15,1)], come sembra indicare la presenza accusatrice del sommo sacerdote alla destra del Cristo e la folla armata che segue.

Un’altra ipotesi da considerare è che l’episodio illustrato possa far riferimento ad altri brani del Vangelo, non tanto a Luca in cui la flagellazione viene solo minacciata (Lc 23, 16 e 22), quanto quelli di Matteo e Marco in cui la stessa si colloca tra l’episodio di Pilato e la crocefissione (Mt 27, 26-30; Mc 15, 14-20).
Il personaggio di sinistra potrebbe essere allora effettivamente Pilato che ordina ai soldati di flagellare Cristo e successivamente crocifiggerlo; questo spiegherebbe il Cristo denudato, ma senza segni di percosse, maltrattamenti e derisioni.

Una terza ipotesi è che la scena potrebbe essere una Presentazione a Erode, in cui Erode (fuori scena) fa indossare a Cristo una veste bianca (che quindi starebbe per essere messa e non tolta) prima di mandarlo da Pilato (Luca 23,11). L’ipotesi è suggestiva, ma le mani legate dietro la schiena rendono plausibile una denudazione pre flagellazione, piuttosto che una vestizione.

Tutto ciò premesso, appare sorprendente il confronto con un Ecce Homo dipinto nel 1607 da Ludovico Cardi detto il Cigoli [Figura 2], che si trova presso la Galleria Platina di Palazzo Pitti a Firenze e costituisce una versione molto diffusa di questo episodio.

I due personaggi che affiancano il Cristo sono molto simili a quelli della placchetta, soprattutto quello che vediamo alla sua destra, con particolare riferimento al cappellaccio che gli nasconde il viso. Ancora una volta si può obiettare che in questo dipinto compare un Cristo flagellato, quindi compatibile con l’iconografia tradizionalmente accettata di Ecce Homo.
Dobbiamo però registrare che al Louvre di Parigi è conservato un disegno dello stesso Cigoli, in cui il Cristo compare intonso [Figura 3].

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Figura 2. Ludovico Cardi detto il Cigoli, Ecce Homo, 1607, olio su tela, cm. 175 x 135, Firenze, Palazzo Pitti, Galleria Palatina.

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Figura 3. Ludovico Cardi detto il Cigoli, Ecce Homo, disegno, cm. 25,2 x 17,5, Parigi, Museo del Louvre.

Qui sembra che gli stiano facendo indossare una veste come nell’episodio della Presentazione a Erode di cui si diceva sopra (le mani legate davanti e non dietro la schiena lo rendono più plausibile).
Presentazione a Pilato, Presentazione a Erode, Ecce Homo, la questione iconografica resta aperta, considerando anche la possibilità che l’autore della nostra placchetta abbia svolto il tema con una certa libertà.
A questo punto potrebbe riaprirsi la questione della provenienza e dell’epoca della placchetta. Infatti, se in qualche modo l’invenzione si dovesse al Cigoli (non nuovo per altro alla creazione di modelli di ampia diffusione, se non di veri e propri archetipi), si potrebbe lanciare l’ipotesi di una provenienza della placchetta dal Centro Italia, con una datazione non anteriore all’inizio del XVII secolo.
Registriamo tutto per dovere di cronaca e per amore di confronto, tuttavia non ci pare che quanto emerso sia sufficiente a sovvertire le ipotesi a suo tempo sostenute e confortate da pareri autorevoli (Rossi 1974, Varese 1975), ossia che si tratti di un manufatto d’arte tedesca (fiamminga) o dell’Italia settentrionale influenzato, in questo caso, da stampe nordiche, anche perché non possiamo assolutamente escludere che sia stato il Cigoli a subire la medesima influenza.

Per concludere, mostriamo un interessante reperto costituito da una matrice che riproduce esattamente i contorni della placchetta in questione [Figura 4].

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Figura 4. (a sinistra) Matrice relativa alla Presentazione di Cristo, rame, cm. 12,5 x 9 gr. 420; (a destra) custodia in lamiera di rame ripiegata, Milano, collezione privata.

Si tratta di una matrice ad incavo costituita da una lamina di rame dello spessore di circa 1 mm.
Due le ipotesi. La più verosimile è che servisse a “tirare”, ossia a produrre modelli in cera, destinati ad essere trasformati in fonderia in placchette in bronzo (piombo, stagno o altro) mediante la tecnica della cera persa. La seconda è che potesse servire a stampare sottilissime lamine d’argento o di metallo tenero da argentare, con il risultato di ottenere manufatti che sembrassero eseguiti a sbalzo. In questo caso, ci doveva essere un contro-stampo (ossia una corrispondente matrice a rilievo).
Si parla di lamine sottilissime perché per lamine più spesse sarebbe stato necessario utilizzare una matrice in acciaio. In tutti i casi, si ritiene che la matrice possa avere circa 100 anni, quindi la nostra placchetta è stata riprodotta fino a tempi relativamente recenti e ciò significa che possono esistere anche copie molto tarde della stessa.

Per la matrice si ringrazia Vito Zani, per le spiegazioni in merito alla sua natura e al suo utilizzo si ringrazia il signor Giuseppe Corrisio della ditta Panzera di Milano.