Ribalte “inglesi” a Genova, Bologna e Lucca

della Redazione di Antiqua

Capita talvolta di imbattersi sul mercato in cassettoni a ribalta di forma squadrata e gusto decisamente britannico, variamente attribuiti a Genova, a Bologna o a Lucca.
Cerchiamo di capire cosa le differenzi ai fini di una corretta attribuzione all’uno o agli altri ambiti locali, partendo dal “prototipo” inglese.
Stiamo parlando di un modello che viene introdotto verso la fine dell’epoca della Regina Anna della casa Stuart che regnò dal 1702 al 1714 e che resta in auge per tutto il XVIII secolo [Figura 1].

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Figura 1. Cassettone a ribalta, Gran Bretagna, prima metà del XVIII secolo, mercato antiquario.

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Figura 2. Cassettone a ribalta, Gran Bretagna, prima metà del XVIII secolo, mercato antiquario.

La fronte è scandita, partendo dall’alto, da un cassetto più basso, da un doppio cassetto più alto e da due cassetti interi di uguale altezza. Ai lati del cassetto basso escono elementi estraibili a sostenere il piano ribaltabile che è connesso da cerniere rettangolari. All’interno dello stesso, inclinato a 45°, possiamo trovare, variamente combinati, una serie di tiretti, dei vani a giorno (che gli inglesi chiamano pigeon-holes, ossia “buchi per piccioni”), talvolta disposti attorno a un vano centrale protetto da un’anta. I piedi sono a mensola (bracket feet, ossia piedi “a parentesi) e le maniglie possono avere varie fogge che spesso aiutano a definire l’epoca.
Il caso ligure
In considerazione della nota dipendenza della mobilia ligure dall’ebanisteria anglo-olandesi, non può sorprendere di trovare questo modello a Genova e dintorni [Figure 3, 4 e 5].

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Figura 3. Cassettone a ribalta, Liguria, XVIII secolo, mercato antiquario.

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Figura 4. Cassettone a ribalta, Liguria, XVIII secolo, mercato antiquario.

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Figura 5. Cassettone a ribalta, Liguria, XVIII secolo, mercato antiquario.

La versione Ligure è molto fedele all’originale inglese.
Il disegno della lastronatura sulla facciata esterna della ribalta può variare da un esemplare all’altro, così come la scansione della fronte e la sagomatura dei piedi.
Si noti che quello che sembra un primo cassetto è in realtà, con qualche eccezione, una parte fissa che cela un vano a cui si accede facendo scorrere una tavoletta collocata dianzi lo scarabattolo.
Quest’ultimo segue l’impostazione inglese in tutte le sue varianti.
Il piano di scrittura è in prevalenza lastronato, ma lo possiamo trovare anche rivestito in pelle; è connesso alla struttura da cerniere rettangolari, ma sono anche presenti elementi di sostegno estraibili mediante un pomello. Nell’esemplare di Figura 5 questi elementi estraibili, essendo alti quanto i cassetti tra cui sono inseriti, si conformano più esattamente al modello inglese (vedi ancora Figura 2); inoltre, solo il cassetto centrale è “falso”, mentre i due laterali si possono aprire dall’esterno.
Bocchette e maniglie possono assumere fogge diverse e alcuni esemplari sono privi di maniglie; la serratura che consente di chiudere il piano ribaltabile è “a vista” e di forma quadrata.
Come si può apprezzare dallo schienale, il legno di struttura è l’abete, all’uso ligure, con assi disposte, in genere, in senso verticale [Figura 3a].

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Figura 3a.  Schienale del cassettone a ribalta di Figura 3 (Liguria, XVIII secolo, mercato antiquario).

Il caso emiliano
Secondo un’opinione diffusa, l’Emilia è la regione che meno di altre è stata influenzata dall’ebanisteria inglese.
Sembra dimostrare il contrario la presenza di diversi esemplari che l’esperienza e i riscontri sul mercato antiquario collocano proprio in Emilia e, in qualche caso, segnatamente a Bologna [Figure 6 e 7].

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Figura 6. Cassettone a ribalta, Emilia (Bologna), XVIII secolo, mercato antiquario.

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Figura 7. Cassettone a ribalta, Emilia (Bologna), XVIII secolo, mercato antiquario.

Rispetto alla Liguria prevale l’uso della radica di noce che, sul piano esterno della ribalta, compare all’interno di una larga cartella rettangolare filettata.
La fronte è suddivisa in un primo “falso” cassetto più basso – come già evidenziato nel caso ligure – e in tre sottostanti cassetti più alti e tra loro uguali; i piedi sono a mensola, ma di un tipo inequivocabilmente emiliano che prosegue sul fianco, del tutto avulso dal modello inglese.
Anche lo scarabattolo, costituito da tre tiretti su due file sovrapposte non ha nulla di anglosassone.
Il piano di scrittura è quasi sempre lastronato e può essere sorretto sia da cerniere a compasso, sia da cerniere rettangolari o sagomate che si accompagnano, o meno, a sottostanti elementi estraibili con pomello.
Bocchette e maniglie non seguono uno standard particolare e la serratura sul piano è del tipo quadrato “a vista”.
Possiamo incontrare alcune eccezioni come nel caso di una ribalta dove la radica non compare e la filettatura sul piano appare inconsueta [Figure 8, 8a e 8b].

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Figure 8, 8a e 8b. Cassettone a ribalta, Emilia, XVIII secolo, mercato antiquario.

Che si tratti di un mobile emiliano è testimoniato dalla distribuzione della fronte (salvo che il primo cassetto più basso, in questo caso, si apre verso l’esterno), dallo scarabattolo con tre tiretti su due file sovrapposte e, soprattutto dal piede.
Piuttosto, alcuni particolari come lo spigolo aggettante dell’asse della ribalta (che prosegue sulla parte superiore) e la filettatura in acero inserita con la tecnica detta “a buio” direttamente nel massello, sottraggono il mobile dall’ambito bolognese per collocarlo in un contesto dove è più forte l’influsso piemontese (Piacenza?).
Detto per inciso, la Figura 8b mostra in azione gli elementi estraibili a sostegno del piano ribaltato.
Nella maggior parte dei mobili in questione, il legno di struttura è il pioppo (caratteristico dell’ebanisteria emiliana) con le assi dello schienale disposte in verticale [Figura 7a].

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Figura 7a.  Schienale del cassettone a ribalta di Figura 7 (Emilia, XVIII secolo, mercato antiquario).

Il caso lucchese
Rientriamo in un contesto, quello toscano, dove gli influssi dell’ebanisteria inglese sono cosa nota. Sul mercato è presente un certo numero di ribalte per le quali viene espressamente indicata una provenienza lucchese [Figure 9, 10 e 11].

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Figura 9. Cassettone a ribalta, Toscana (Lucca), XVIII secolo, mercato antiquario.

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Figura 10. Cassettone a ribalta, Toscana (Lucca), XVIII secolo, mercato antiquario.

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Figura 11. Cassettone a ribalta, Toscana (Lucca), XVIII secolo, mercato antiquario.

La disposizione della lastronatura sulla facciata esterna della ribalta varia come nel caso ligure. A questo proposito, si noti una certa affinità tra le ribalte di cui alle Figure 9 e 10 e la ribalta ligure di Figura 4.
L’impaginazione della fronte consta di tre cassetti di uguale misura, di cui il primo può essere sdoppiato come in Figura 9; ciò che può variare è l’altezza del “falso” cassetto che si interpone tra asse ribaltabile e primo cassetto.
In questo spazio si collocano gli elementi estraibili a sostegno della ribalta (pressoché sempre presenti); talvolta sono privi di pomello e si fanno scorrere afferrandoli per la testa che, in qualche caso, è “a punta di diamante” come nella Figura 11.
I piedi sono a mensola, in genere bassi e talvolta sagomati.
Lo scarabattolo vede un’alternanza di vani e tiretti, talvolta in presenza di uno sportello centrale ad anta come negli esemplari liguri.
Per quanto riguarda la ferramenta, bocchette e maniglie sono spesso di gusto inglese, le cerniere che fissano il piano ribaltabile sono rettangolari (in genere un po’ più lunghe di quelle liguri); le serrature sono “a vista” e quadrate.
Ma ciò che rende queste ribalte facilmente riconoscibili è la particolare costruzione dello schienale in cui le assi di pioppo sono disposte in senso orizzontale in corrispondenza dello scafo che contiene la parte ribaltabile e in senso verticale in corrispondenza del corpo inferiore a cassetti [Figura 9a].

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Figura 9a.  Schienale del cassettone a ribalta di Figura 9 (Lucca, XVIII secolo, mercato antiquario).

Bibliografia consultata sul mobile inglese
-Robert Wemyss Symonds, Veneered walnut furniture, 1660-1760, John Tiranti Ltd., Londra 1946, p. 32.
-John Woodforde, The Observer’s Book of Furniture, Frederick Warne & Co. Ltd., Londra 1970, p. 64.

Gennaio 2023

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