Sedia con etichetta della ditta Rovinazzi di Bologna

della Redazione di Antiqua 

Abbiamo ricevuto l’immagine di una sedia con la richiesta di informazioni e la formulazione di riferimento, se fosse meglio ripristinare l’imbottitura della parte alta dello schienale, ossia del poggia testa [Figura 1], oppure se fosse preferibile una soluzione “a giorno” [Figura 2, nota 1].

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Figura 1. La sedia come è stata trovata.

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Figura 2. La sedia dopo la rimozione del rivestimento e dell’imbottitura.

Ci è stato riferito che la seduta era imbottita con paglia, mentre il poggia testa era farcito con fiocchi di lana sostenuti da un cartoncino; i chiodi utilizzati per fissare il tessuto di rivestimento risultavano uguali sia per seduta, sia per schienale.
La sedia è attribuibile ai primi anni del Novecento, ma la letteratura in materia – diversamente da quella relativa al mobile antico che procede quasi esclusivamente su base stilistica – si affida nella classificazione ai documenti riferibili alle ditte che fabbricavano i mobili oppure ai progetti dei designer che li ideavano.
Stiamo quindi parlando di disegni e di un repertorio fotografico abbastanza ricco costituito dai cataloghi di vendita oppure da quelli delle varie esposizioni a cui partecipavano le ditte attive sul mercato.
Il panorama è piuttosto variegato perché vi erano ditte di produzione emanazione di architetti e designer, altre di proprietà di altri, ma dirette da loro, altre ancora che di loro si servivano occasionalmente per la progettazione di singoli arredi.
Un testo ancora fondamentale, a cui si rimanda, è Il mobile liberty italiano, scritto da Irene de Gutty e Maria Paola Maino, pubblicato da Laterza a Bari nel 1994, a cui possiamo aggiungere Cinquant’anni di mobili in Italia (1885-1935) di Andrea Disertori e Anna Maria Necchi Disertori per Hoepli, Milano 1988.
Quindi, al fine di classificare correttamente la sedia e rispondere al quesito circa l’imbottitura del poggia testa, occorre risalite alla ditta produttrice e al modello.
All’interno dell’imbottitura della sedia in esame è stata trovata un’importante testimonianza, un’etichetta recante la scritta: DITTA VALERIANO ROVINAZZI BOLOGNA VIA ZAMBONI 7 ABC” [Figura 3].

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Figura 3. Etichetta della ditta Valeriano Rovinazzi.

La ricerca effettuata sui testi sopra citati e altri che trattano il mobile del primo Novecento non ha prodotto alcun risultato per quanto riguarda la ditta Rovinazzi che ha suscitato il nostro interesse inducendoci ad allargare la ricerca alla rete.
Qui la documentazione su Rovinazzi è sufficientemente ricca e ne risulta una ditta la cui attività principale non consisteva nella progettazione e/o nella produzione di arredi, bensì nella sua commercializzazione.
Alcune sintetiche, ma esaurienti notizie sono contenute nel sito della Fondazione Carisbo a corredo di una cartolina postale facente parte del fondo Brighetti, a ricordo della gara fra le mostre di alcuni negozi bolognesi tra il 25 e il 26 maggio 1902 [Figura 4].

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Figura 4.  Ricordo della Gara fra le Mostre dei Negozi 25 e 26 maggio 1902 – ditta Valeriano Rovinazzi, cartolina postale, cm. 9 x 14, Stabilimento L. Pongetti, Bologna 1902, Fondazione Carisbo, Fondo Brighetti inv. BRI 01615 (vedi).

Vi si legge: La ditta Valeriano Rovinazzi si trovava in via Zamboni, 7 a Bologna. La gamma degli articoli trattati, secondo una pubblicità a pagamento, andava da “mobili di lusso e dozzinali alle macchine da cucire; da pianoforti verticali e a coda a istrumenti musicali ad arco fino ai piani melodici Racca con e senza motore” (nota 2).
A proposito dei piani melodici Racca, il riferimento è a Giovanni Racca, nato nel 1843 in provincia di Cuneo e successivamente trasferitosi prima a Torino e poi a Bologna dove, in occasione dell’Esposizione Internazionale di musica del 1888, presentò due strumenti meccanici.
Egli legò la sua fama al piano melodico, azionabile ruotando una manovella e muovendo delle leve del piano, mentre la musica veniva ottenuta dallo scorrimento di cartoni perforati su di un rullo.
Dopo la morte di Giovanni, avvenuta nel 1902, la ditta ebbe diverse vicende fino alla crisi alla vigilia della Prima Guerra Mondiale e alla definitiva chiusura nel 1929 (nota 3).
Abbastanza di recente è apparso sul mercato un piano melodico per il quale viene fornita la seguente didascalia: “Piano melodico brevettato Maranesi Pietro – ditta Rovinazzi, Via Zamboni n. 7 Bologna” [Figure 5].

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Figura 5. Piano melodico Racca, cm 74 x 120 x 91 (h), commercializzato dalla ditta Rovinazzi, 1920 circa, casa d’aste Trionfante 23.11.2022 n. 92.

Si segnala che si tratta di un esemplare raro per la composizione delle partiture che non sono a rullo, ma a libro [Figura 5bis].

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Figura 5bis. Cartoni perforati in dotazione al piano melodico di Figura 5.

Il citato Pietro Maranesi non è l’autore del brevetto, bensì il proprietario della ditta Eredi Rovinazzi, come si deduce da un opuscolo stampato a Bologna dalla Lito-tipografia A. Cacciari nel 1920 [Figura 6, nota 4].

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Figura 6. Ditta successori V. Rovinazzi, proprietà cav. Pietro Maranesi, opuscolo a stampa, Lito-tipografia A. Cacciari, Bologna 1920.

Proprio da quest’opuscolo si ricava che, oltre alla commercializzazione di mobili, macchine da cucire e strumenti musicali, la ditta Rovinazzi si era specializzata nella vendita di sedie da teatro.
Questa attività era precedente alla gestione Maranesi, come si può dedurre dalla “Corrispondenza diversa coi fornitori” contenuta nel carteggio del Regio Teatro di Parma, relativo al 1913 in cui, tra i fornitori compare “Valeriano Rovinazzi, mobili in ferro di Bologna …” (nota 5). Se ne trae conferma da una pubblicità reclamizzante poltrone in ferro e legno per cinematografi [Figura 7].

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Figura 7. Pubblicità della ditta Rovinazzi, inizi XX secolo.

Non da ultimo, la ditta Rovinazzi produceva il piano elettrico Mignon [Figura 8], una sorta di juke box ante litteram che, presumibilmente, si avvaleva di un meccanismo di riproduzione del suono simile a quello del piano melodico, visto che la pubblicità parla di “50 metri di musica”; l’apparecchiatura funzionava introducendo una moneta da 10 centesimi e operando la scelta del brano pigiando un bottone. Viene definito “… strumento veramente ideale per Bar, Caffè, Birrerie, Restaurants, Sale da Ballo, Società di divertimento ed anche per famiglia”.

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Figura 8. Piano elettrico Mignon in una pubblicità della ditta Rovinazzi.

A riprova del suo spirito commerciale e della sua versatilità, non vi era settore in cui la ditta Rovinazzi provasse a cimentarsi. Da una cartolina spedita sotto la gestione dei successori del cav. Maranesi, apprendiamo che essa vendeva anche “corde di budella vere indiane per racchette” e offriva un servizio di riparazione delle stesse [Figura 9].

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Figura 9. Cartolina postale pubblicitaria della ditta Rovinazzi, 1927.

Dopo quest’ampia digressione, torniamo ai mobili mostrando una coppia di comodini attribuiti alla collaborazione tra gli ebanisti Carlo Zen (1851-1918) e Achille Falceri, proprietario di un mobilificio con sede a Verona in via 4 Spade 16 [Figura 10].

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Figura 10. Carlo Zen e Achille Falceri (attr.), coppia di comodini, inizi XX secolo, mercato antiquario.

Non ci interessa, in questa sede, entrare nel merito di questa attribuzione, ma solo far notare che alcuni arredi della camera, di cui i due comodini fanno parte, recano sul retro l’etichetta della ditta Rovinazzi, la stessa che compare sulla sedia di Figura 1 [Figura 10bis, nota 6].

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Figura 10bis. Etichetta della ditta Rovinazzi riferita ai comodini di Figura 10.

La natura prettamente commerciale della ditta Rovinazzi, che si limitava alla rivendita di mobili prodotti da altri, è quindi ampiamente confermata, come dimostra anche un curioso confronto tra la copertina di un catalogo della famosa fabbrica viennese di mobili incurvati Jacob & Josef Kohn del 1912 circa senza e con l’impressione del marchio Rovinazzi [Figura 11 e 11bis].

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Figure 11 e 11bis. Catalogo in lingua italiana della ditta Jacob & Josef Kohn, 1911-1912.

È quindi pressoché certo che la sedia in discussione sia stata prodotta da un mobilificio per ora ignoto e che Rovinazzi vi abbia apposto la sua etichetta in fase di offerta al pubblico.
Vi si rintracciano echi di vari “firme” come Luigi Fontana, Federico Tesio, i fratelli Zatti e gli stessi Carlo e Piero Zen, ma, come già evidenziato, l’analisi stilistica soccombe di fronte alla necessità di fare riferimento a dati certi di repertorio.
Per non eludere del tutto la domanda, in attesa di maggiori certezze, possiamo osservare, che, ove presente, l’imbottitura del poggia testa con il suo tessuto di rivestimento non avvolgeva interamente la parte alta dello schienale, bensì ne lasciava scoperta la parte lignea a fare da cornice.

NOTE

[1] A giorno = tecnica di struttura, costruzione e simili, priva di rivestimento o di copertura, in modo da lasciare visibile la sua ossatura (fonte: dizionario.internazionale.it, ad vocem).

[2] Quasi certamente, la pubblicità a cui si fa riferimento rientra tra quelle pubblicata su varie testate, tra cui Il Savio di Cesena, da cui apprendiamo che la ditta commercializzava anche macchine per maglierie marca Pubied (“le migliori del mondo”) [Figura A].

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Figura A. Pubblicità della ditta Rovinazzi, Il Savio n. 15, aprile 1903.

[3] Per un approfondimento, si rimanda al sito storiaememoriadibologna.it [Vedi].

[4] Non si comprende l’informazione che completa la didascalia “Esemplare rarissimo, prodotto dalla ditta nel 1884; dei tre prodotti questo è l’unico esistente, poiché la fabbrica fu distrutta all’inizio della produzione con i due ancora in lavorazione.

[5] Serie carteggi-1913. R. Teatro di Parma-Spettacolo 1913; 1912 gennaio 13-1913 ottobre 4.[…] 5. Teatro Regio di Parma. Stagione verdiana. Corrispondenza diversa coi fornitori [Vedi].

[6] Per completezza, mostriamo una cartolina postale che sembra risalire a una prima fase dell’attività della ditta di Valeriano Rovazzi [Figura B]. Il francobollo, il 5 centesimi della cosiddetta Serie floreale, è stato emesso dal 1901 al 1924 e sul timbro sembra di leggere la data 1905. L’indirizzo è via Zamboni 7 (e non 7 ABC, di cui alle Figure 3 e 10bis) e l’attività sembra circoscritta alla sola vendita di mobili e a quella di tappezziere.

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Figura B. Cartolina postale pubblicitaria della ditta Rovinazzi, 1905 (?).

Febbraio 2024

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