Un cassettone intarsiato con scene di animali e putti

di Andrea Bardelli

Nel giugno del 2004 la casa d’aste Sotheby’s presentava a Londra un cassettone in noce molto particolare [Figura 1], assegnandolo a bottega lombarda tra XVII e XVIII secolo, facendo riferimento ad alcuni mobili pubblicati nel 1969 da Clelia Alberici che lo indirizzano, giustamente, in ambito bergamasco (nota 1).

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Figura 1. Bottega Caniana, cassettone, Sotheby’s Londra, 9 giugno 2004 n. 1.

Il mobile è di forma squadrata con la fronte suddivisa in quattro cassetti, ciascuno dei quali scandito da cinque formelle quadrangolari di varie dimensioni. I cassetti sono contornati da una modanatura dove si alternano perline a elementi cilindrici; sotto il bordo anteriore del piano troviamo un profilo a dentelli e la base è intagliata con motivi di fogli d’acanto. Di particolare rilievo sono i piedi anteriori scolpiti a forma di mostro marino.
Mentre i fianchi sono in massello, interrotti da una doppia riquadratura intarsiata, il piano è decorato con due pannelli affiancati di tarsia pittorica, raffiguranti scene di genere, circondati da un intarsio a motivi vegetali [Figura 1 bis].

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Figura 1 bis. Dettaglio della Figura 1.

Anche le formelle sulla fronte dei cassetti sono intarsiate; le due più esterne con varie tipologie di uccelli, quella centrale con scene che coinvolgono animali di vario genere e le due intermedie con putti che giocano. Sia gli incarnati delle figure sul piano, sia i putti sono realizzati in avorio, mentre le altre parti intarsiate sono state eseguite con varie essenze lignee.
Sebbene inusuale, il mobile può essere attribuito con convinzione, come già suggerito, all’ambito bergamasco e, in particolare, fatto rientrare in una famiglia di mobili caratterizzati dall’intarsio con figure di animali, che mi sento di assegnare ai Caniana, una famiglia di intarsiatori attivi prevalentemente nella Bergamasca tra Sei e Settecento.
Di questi mobili mi sono occupato in varie occasioni. Nell’ottobre 2015 ho pubblicato su Antiqua un articolo dal titolo Rivelata una nuova fonte iconografiche per gli intarsiatori Caniana che riprendeva uno scritto nel 2010 per la Rassegna di Studi e Notizie del castello Sforzesco di Milano. La nuova fonte in questione era un volume dal titolo Le cento favole, pubblicato per la prima volta a Venezia nel 1570 dall’editore Giordano Ziletti e più volte ristampato e illustrato da un allievo di Tiziano, certo Giovanni Mario Verdizzotti (nota 2).
Tornando al nostro cassettone, i piedi vistosamente intagliati a forma di mostro marino, sono indicativi di un uso, da parte dei Caniana, di dotare di piedi “scultorei” i mobili di maggior rappresentanza, presumibilmente destinati a una committenza di alto rango.
Si veda, ad esempio, il meraviglioso cassettone, già facente parte degli arredi della Villa Asperti di Almenno San Bartolomeo (Bg) dispersi nel corso dell’asta di Finarte nell’ottobre 1996 [Figure 2 e 2 bis], che all’epoca non era stato identificato come un prodotto della bottega Caniana (nota 3).

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Figura 2 e 2 bis. Bottega Caniana, cassettone, Finarte 15 ottobre 1996 n. 315.

Possiamo addirittura pensare che le parti scolpite possano essere il frutto di una collaborazione con la bottega dei celebri Fantoni di Rovetta (Bg), con i quali i Caniana collaborano, ad esempio, nella realizzazione delle sacrestie della chiesa di san Martino ad Alzano Lombardo (Bg) (nota 4).
Dopo quest’introduzione, desideriamo occuparci degli intarsi del cassettone Sotheby’s e delle fonti iconografiche dalle quali presumibilmente i Caniana possono aver tratto ispirazione.
Le varie tipologie di uccelli raffigurati nelle formelle più esterne possono essere state tratte da una delle tante tavole del Verdizzotti, mediante una trasposizione non letterale, oppure da altre fonti a uso degli intarsiatori come i tanti “bestiari” in circolazione.
Per le formelle centrali, invece, la derivazione dalle tavole del Verdizzotti è pressoché puntuale, a parte l’aggiunta di qualche dettaglio. Si veda il confronto tra l’intarsio del terzo cassetto dall’altro e la tavola n. 25 del Verdizzotti che illustra la favola Del cane, e’l gallo, e la volpe [Figura 3], che si aggiunge ai confronti presentati nell’articolo del 2015 citato sopra e nella nota 2.

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Figura 3. Confronto tra una xilografia di G. M. Verdizzotti tratta da Cento favole, Ziletti, Venezia 1577, tav. 25 p. 83 e un dettaglio della Figura 1.

Le formelle mediane, maggiormente sviluppate nel senso della larghezza, mostrano gruppi di putti intenti nella lotta e in vari giochi.
La raffigurazione di putti o amorini è una costante nell’arte sin dall’epoca romana, viene ripresa in epoca rinascimentale e si sviluppa particolarmente in età barocca per la capacità di rappresentare scene tratte dalla vita quotidiana.
Uno delle principali fonti iconografiche sull’argomento è costituito da Les jeux et plaisirs de l’enfance, pubblicato a Parigi nel 1657 con incisioni di Claudine Bouzonnet-Stella tratte da disegni dello zio Jacques Stella (nota 5).
Sappiamo, ad esempio, che alcuni particolari di queste incisioni sono stati ripresi per decorare pezzi di porcellana sia dalla manifattura di Meissen, sia da quella di Doccia (nota 6).
E’ assai probabile che i Caniana conoscessero questa pubblicazione anche se i loro putti appaiono un’interpretazione abbastanza libera delle idee di Jaques Stella.
Mostriamo una serie di confronti, compreso quello con il particolare di un foglietto che si conserva presso la Fondazione Fantoni a Rovetta, utilizzato come “spolvero”, ossia per la trasposizione a ricalco del disegno dal modello alla lastra di legno da cui ricavare l’intarsio [Figure 4 e 5].

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Figura 4. Confronto tra l’incisione La Joute (part.) di Claudine Bouzonnet-Stella (su disegni di Jacques Stella), n.35), Parigi 1657 e un dettaglio della Figura 1.

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Figura 5. Confronto tra l’incisione La Culbute (part.) di Claudine Bouzonnet-Stella (su disegni di Jacques Stella), n.24, Parigi 1657, lo spolvero con giochi di putti (part.), Rovetta, Archivio Fondazione Fantoni, inv. A3908 (pubblicato in Labaa, op. cit., p. 100) e un dettaglio della Figura 1.

Resta da esamina la coppia di pannelli intarsiati che decorano il piano del cassettone, vera e propria tarsia pittorica, tecnica in cui i Caniana si sono cimentati in molte opere sia sacre sia profane, qui eseguita con l’utilizzo di avorio e di diverse essenze lignee, alcune delle quali tinte di colore verde per evidenziare gli elementi vegetali (vedi ancora Figura 1 bis). Nel primo si vede riprodotta una scena di genere cortese ambientata in un contesto campagnolo, nel secondo si vedono alcuni contadini impegnati nella tosa delle pecore.
E’ stato reperito un preciso confronto con un dipinto passato in asta a Roma nel 2016 presso la casa d’aste Minerva con l’attribuzione a un non meglio identificato seguace di Francesco Zucarelli (Figura 6).

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Figura 6. La tosatura delle pecore (allegoria della Primavera), attribuito a seguace di Francesco Zuccarelli, olio su tela riportato su tavola, cm. 55 x 72, Minerva Auction, Roma, Old Master Paintings and 19th Century Art, 29 novembre 2016, n. 14.

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Confronto tra il dipinto di Figura 6 e un dettaglio della Figura 1.

La studiosa Federica Spadotto, che ringrazio, mi ha comunicato che il dipinto non è riferibile allo Zuccarelli né al suo ambito, bensì ad un (per ora) ignoto artista nordeuropeo (nota 7).
In effetti, se il pannello fosse stato tratto da un dipinto o da un’incisione di Zuccarelli, nato nel 1702 e morto nel 1788, avremmo dovuto datare il cassettone attorno alla metà del XVIII, mentre la cronologia di questi mobili, per altro ritardatari rispetto allo stile rigorosamente seicentesco, si colloca all’interno del primo quarto del Settecento.
Il lotto dell’asta romana comprendeva anche un pendant intitolato La vendemmia (allegoria dell’Autunno), che non corrisponde al pannello di sinistra intarsiato sul cassettone. Possiamo solo presumere che i dipinti in origine fossero quattro e che siano stati riprodotti in coppia su due cassettoni e che quindi il nostro avesse un gemello.
C’è ancora da chiedersi chi sia l’autore dei dipinti noti ai Caniana, direttamente o tramite incisioni, una ricerca questa di cui per ora non mi assumo l’onere, ma che spero qualcuno potrà fruttuosamente intraprendere.
E’ però possibile trarre almeno una conclusione: i soggetti da intarsiare (animali, putti, scene agresti) erano scelti in modo assolutamente libero, per non dire casuale, senza alcuna attinenza tra di loro.

NOTE

[1] Alberici C., Il mobile lombardo, Gorlich 1969 (De Agostini, 1996), pp. 58-63.

[2] Nell’articolo del 2015 [Leggi] si trova sia il link per leggere l’articolo Giovanni Mario Verdizzotti pubblicato, sempre su Antiqua, nel febbraio dello stesso 2015. Il testo di riferimento sui Caniana, più volte citato nei lavori di cui sopra, è: R. LABAA, Gian Battista Caniana. Architetto e Intarsiatore, Almenno San Bartolomeo (Bg) 2001.
Sulla produzione dei Caniana segnalo altri articoli usciti in precedenza su Antiqua:
Della bottega Caniana il cassettone Finarte (maggio 2009) [Leggi];
Un cassettone Caniana con particolari inusuali (dicembre 2018) [Leggi].

[3] Questo mobile si può considerare il “gemello” di un cassettone conservato presso l’Accademia Carrara di Bergamo che può vantare una discreta letteratura: è uno di quelli pubblicati da Clelia Alberici senza esprimersi sull’artefice (Alberici C., op. cit., p. 62); Francesco Rossi lo assegna a Giovanni Battista Caniana (Rossi F., Accademia Carrara, vol. III, Bolis, Bergamo 1992, p. 18).

[4] Olivari M., Le sacrestie di Alzano Lombardo nella Basilica di san Martino, Amilcare Pizzi, Cinisello B. (Mi) 1994.

[5] Vedi l’interessante articolo «Les jeux et plaisirs de l’enfance» di Jacques Stella, postato il 22.12.2014 sul blog Bambini e topi curato da Matteo Maculotti, in calce al quale si trova il link alla pagina commons.wikimedia da cui sono tratte le immagini [Leggi].

[6] Ne parla Alessandro Biancalana, che ringrazio per l’anticipazione, in un articolo dal titolo italiano Fonti iconografiche e manifattura Ginori: dalla “stampa” e dal “riporto” ai “giochi di putti” in corso di traduzione per essere pubblicato sulla rivista del British Museum.

[7] Federica Spadotto è l’autrice del primo fondamentale catalogo ragionato dei dipinti di Zuccarelli, intitolato Francesco Zuccarelli e pubblicato a Milano da Bruno Alfieri nel 2007 (http://www.spadottofederica.it/).

Prima pubblicazione: Antiqua.mi, luglio 2019

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