Un set di piatti originali viennesi

di Gianni Giancane

Provenienti da una collezione privata veronese analizziamo un set composito di sei piatti, molto interessanti e piuttosto belli [Figure 1 e 2].

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Figura 1. Piatti con volatili, insetti e flora spontanea in policromia, porcellana, Vienna, Kaiserlich privilegierte Porcellain Fabrique, XVIII secolo (da sinistra a destra, in alto piatto n.1, n. 2 e n. 3; in basso piatto n. 4, n. 5 e n. 6), Verona, collezione privata.

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Figura 1.  Retro dei piatti con i rispettivi marchi, presentati nelle stesse posizioni della figura precedente.

Tipologia e parametri dimensionali (dati forniti dal lettore)
I piatti 1, 2, 3 e 5 sono fondi, mentre il 4 e il 6 sono piani. Per tutti, il diametro varia da un minimo di cm. 22,5 a un massimo di cm. 23,9, mentre l’altezza si assesta a cm. 3,4 per i piani e cm. 4,3 per i fondi; ogni piatto presenta una propria grammatura (caratteristica questa tipica dei manufatti d’epoca e non realizzati modernamente) e varia da un minimo di gr. 415 gr per il piatto fondo 3 a gr. 490 per il piatto piano 6.

Stato di conservazione
Per quanto deducibile dalle foto, gli esemplari 1, 3, 4, e 5 appaiono in ottimo stato di conservazione, tanto nelle cromie chiaramente leggibili e ben definite, quanto nell’integrità strutturale; anche lo smalto sembra ancora vivido e senza evidenti lacune e/o abrasioni.
Gli altri piatti, il 2 ed il 6, sono lievemente penalizzati da una piccola sbeccatura presente in ciascun esemplare sull’orlo della tesa e che andrebbe risarcita con restauro rigorosamente conservativo, esteticamente gradevole ma leggibile, mai a scomparsa.

Analisi composito-costruttiva e stilistico-formale
Il set di sei piatti così come da Figure 1 e 2 è da ascrivere, a mio parere, alla prestigiosa Manifattura Imperiale di Porcellane di Vienna (Kaiserlich privilegierte Porcellain Fabrique), attiva tra il 1718 ed il 1864.
Analizzando gli uccelli dipinti ed il marchio, presente su ogni piatto, il famoso Bindenschild in blu sotto vernice (nota 1), e nell’ottica di un rigore di indagine, scandirei il gruppo di sei in due sottogruppi, uno da due e uno da quattro.
In particolare, separerei i primi due dai restanti quattro, differenziati dal soggetto (appartengono a serie diverse per tipologia di animale), dalla mano pittorica e dalle cromie utilizzate.
Al primo gruppo attribuirei un periodo esecutivo intorno alla metà circa del XVIII secolo (anni Cinquanta-Sessanta), qualche decennio successivo agli altri piatti (anni Settanta-Ottanta) e comunque prima del 1784 quando sui manufatti compaiono numeri a due cifre, incussi nella pasta ceramica, specifici dell’anno di produzione; in particolare 84-99, per 1784-1799 e 800-864 per 1800-1864.
Su tutti i piatti qui in esame non sembrano presenti, almeno dalle immagini, tali distintivi elementi.
Per quanto evincibile dalla documentazione fotografica, sono invece rilevabili numeretti incisi (il 3 sul piatto 1, il 7 sul 2, il 2 sul 4, il 7 sul 5), tutti riferibili a modellatori-tornitori, numeri che nelle varie opere dell’opificio potevano andare da 0 a 60. Nel nostro caso essi si riferiscono agli operai “tornianti” (nel campo ceramico è più corretto tale termine che quello di tornitore).
Inoltre, sui piatti 1 e 2 compare il numero 77 dipinto in color pulce (nota 2), correttamente apposto sopra smalto e riferibile al pittore-decoratore [Figura 3].

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Figura 3. Retro del piatto 1 con il numero 3 inciso a sinistra nella pasta ceramica; si notino anche il marchio di Vienna (il famoso e qui originale Bindenschild) dipinto in blu e il numero 77, dipinto in color pulce riferibile al pittore-decoratore.

Tale parametro è in linea con i corretti dettami della manifattura che prevedeva numeretti identificativi di ciascun pittore-decoratore e che comunque non superano mai il valore di 155, sempre sopra smalto (!). Tuttavia, possono anche trovarsi numeri inferiori al 27 in blu sottosmalto.
Tutti i piatti sono elegantemente impreziositi da un particolare elemento decorativo-strutturale presente sulla loro tesa. Si tratta del famoso motivo a graticcio detto Alt-Ozier (Vecchio Vimine), una sorta di stuoia intrecciata con filetti trasversali e alternati, a mo’ di trama ed ordito. Esso compare a Meissen nella metà del Settecento e viene subito ripreso da numerose manifatture europee, al pari di altri decori ad esso similari (Alt Brandenstein, Neu Brandenstein, ecc.).
Un sottile ed elegante filetto in oro steso a pennello sul bordo completa la decorazione della tesa [Figura 4].

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Figura 4. Il piatto 1 con le splendide cromie dei motivi fito e zoomorfi nel cavetto e soli insetti sulla tesa, scandita dal motivo a graticcio Alt-Ozier e dal filetto dorato perimetrale.

E veniamo alla pittura propriamente detta
Il motivo dipinto nel campo centrale è dominato, in tutti i sei piatti, da una figura di uccello appartenete a diverse specie:
– quattro di essi (piatti 1, 2, 5 e 6) rappresentano piccoli volatili adagiati in riposo su rami;
– gli altri due (piatti 3 e 4), grossi esemplari nel loro ambiente naturale su nuda terra.
Avanzate ricerche, effettuate dallo scrivente nella stesura del presente lavoro, hanno condotto ad una particolare scoperta.
I motivi decorativi presenti sui piatti rimandano a importanti pubblicazioni alle quali si sono ispirati i pittori-decoratori dei nostri manufatti.
Parliamo della prestigiosa opera Natural History of Uncommon Birds, and of Some Other Rare and Undescribed Animals, una raccolta di stampe disegnate e incise da George Edwards, apparsa nel 1743.
Egli era alquanto bravo nel ritrarre numerosi uccelli, europei ed esotici, di solito immersi nel loro ambiente naturale (pur con alcune inesattezze scientifiche abbastanza perdonabili), a delinearne minuziosamente i tratti ed i dettagli morfosomatici tramite incisione su lastra, da trasferire successivamente su carta.
Nella rappresentazione grafica spiccano, inoltre, pochi ma significativi elementi paesaggistici al contorno, qualche roccia, qualche acquitrino, rami disadorni o con poche foglie, spesso resi tronchi nello sviluppo verticale, ma di grande effetto visivo e realizzativo [Figura 5].

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Figura 6. George Edwards, Garrulus ruber, Surinamensis, op. cit. Tav. LXXVII (Fonte: venditastampeantiche.com).

Nel terzo quarto del XVIII secolo, tra il 1758 ed il 1764 apparve una sorta di completamento della sua opera iniziale, il Gleanings of Natural History, che portò ad oltre 360 il numero complessivo delle incisioni.
Nei piatti di Vienna ivi esaminati, tuttavia, l’azione dei decoratori non si ferma agli esemplari ornitologici ed ai loro contorni naturalistici ma si estende alla raffigurazione contestuale di numerosi insetti; questi, magistralmente dipinti al pari degli uccelli, conferiscono ai manufatti un impatto visivo omogeneo ed armonioso, trasferendo ad oculati osservatori sensazioni immediate, tipiche delle opere di buona/notevole qualità rappresentativa (nota 3).

Note antiquario-commerciali
Si coglie l’occasione del presente contributo per definire alcuni concetti di validità generale nel campo delle arti antiquarie (viste anche le continue richieste di valutazione da parte dei lettori in riferimento ai loro beni personali).
Il problema della valutazione economica di un bene antiquariale, così come in altri campi, è stato e sarà sempre strettamente legato a quella che è la legge della domanda e dell’offerta.
Fermo restando l’attuale situazione socio-economica e geo-politica globale, potenzialmente influenzante anche il settore delle arti antiquarie, si cerca in questa sede di attribuire la più corretta valutazione possibile per il nostro gruppo di piatti differenziando però tre diversi ambiti valutativi.
Occorre assolutamente distinguere:
-la valutazione storico-antiquariale (individua il valore storico, artistico, architettonico di un bene antico inquadrandolo nell’ottica globale dei beni culturali);
-la valutazione commerciale (è rappresentata dal prezzo medio che un acquirente si sente chiedere da un commerciante del settore con professionale competenza);
-la valutazione di realizzo (è il prezzo reale che nell’immediato, con concrete possibilità di successo, un proponente privato può ottenere da una transazione con un altro privato o con un commerciante).
Sulla base di notevole e consolidata esperienza nel campo antiquariale, visto il mercato attuale e le sue leggi, considerati parametri e condizioni al contorno (variazioni più o meno significative a seconda dei diversi canali di vendita), al set di sei piatti originali della prestigiosa Manifattura Imperiale di Porcellane di Vienna attribuisco un’elevata valutazione storico-antiquariale (direi molto elevata) alla quale, tuttavia, corrisponde una valutazione commerciale non particolarmente eclatante, ipotizzabile in ogni caso tra i 1.500-2.000 euro circa. Più bassa, ovviamente, la valutazione di realizzo (tra la metà ed i due terzi di cui sopra).
Tali parametri valutativi sono meramente indicativi e tengono conto delle differenti condizioni sopra riportate e, in particolare, come già detto, dai differenti canali di acquisto/vendita che possono far variare anche notevolmente le cifre in gioco.
Tuttavia, come recitava qualcuno, “il mondo è mezzo da vendere e mezzo da comprare”, nulla vieta, infatti, che in caso di alienazione si possano ottenere risultati migliori o decisamente migliori, o continuare ad albergare nel campo dei tanti “invenduto”.

NOTE

[1] A proposito del marchio di Vienna, degli originali e dei falsi, si invita a leggere l’articolo a firma dello scrivente dal titolo Un vaso di porcellana della manifattura di Vienna artefatto (marzo 2022) [Leggi].

[2] Il colore pulce (detto anche color incarnato prugna) è un colore a metà fra un marrone-rosso e un rosso-purpureo. Lo si fa risalire a un’esclamazione del re di Francia Luigi XVI a proposito di un vestito che la stilista Marie-Jeanne Bertin (1747-1813) stava facendo provare a Maria Antonietta, tanto da indurlo alla frase: “Questo è il colore delle pulci!”.

[3] A proposito degli insetti e della loro presenza su oggetti in porcellana del XVIII secolo, si rimanda a quanto lo scrivente ha già pubblicato in un precedente lavoro, avente per oggetto un piatto della manifattura di Meissen: Fiori e decori in quel di Meissen (ottobre 2018) [Leggi].
Allo stesso articolo si rimanda anche per utili approfondimenti inerenti ai motivi decorativo-strutturali simili all’Alt-Ozier presenti su piatti e stoviglie di Meissen, Vienna ed altre manifatture europee.

Febbraio 2023
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