I disegni di Botticelli per Cristoforo Landino

della Redazione di Antiqua 

A pagina 43 del suo Botticelli’s Primavera. A Botanical Interpretation, recensito a settembre di quest’anno [Leggi], Mirella Levi D’Ancona scriveva che l’interesse di Botticelli per la botanica pare fosse stato originato dalla traduzione dell’umanista Cristoforo Landino (1424-1498) del Naturalis historia di Plinio pubblicata nel 1476 e che, successivamente, Sandro Botticelli (1445-1510) avesse fornito le illustrazioni per il commentario di Landino sulla Divina Commedia di Dante, pubblicato nel 1481.
Per questo, la stessa autrice suggeriva di collocare la datazione della celebre Primavera proprio tra queste due date.
La notizia dell’esistenza di disegni eseguito da Botticelli, sicuramente tra le opere meno note del pittore fiorentino, ha destato la nostra curiosità e abbiamo scoperto che le serie di disegni sono due.

I disegni per l’edizione della Divina Commedia del 1841
La prima serie consta dei disegni destinati a essere incisi per l’edizione commentata da Landino, stampata a Firenze nel 1481 da Niccolò di Lorenzo della Magna, originario della Slesia, su incarico di Bernardo d’Antonio di Ricciardo degli Alberti, cugino ed erede di Leon Battista Alberti.
I disegni si devono considerare perduti e a noi sono pervenute solo 19 incisioni a bulino realizzate dall’orefice fiorentino Baccio Baldini (1436?-1487?) per illustrare i primi 19 canti dell’Inferno; il progetto originale prevedeva di illustrare tutti i 99 canti dell’intera Commedia.
Su questa edizione della Commedia la letteratura è molto ampia e anche in rete si possono reperire ottime fonti come il saggio Dante 1841, che fornisce i primi risultati di un progetto di censimento illustrato dell’edizione in oggetto prodotto dal Consortium of European Research Libraries (CERL) e finanziato dalla britannica Fondazione Polonsky.
Da questo saggio abbiamo tratto alcune informazioni e rimandiamo per eventuali approfondimenti alla sua versione integrale [Leggi].
Si deve a Giorgio Vasari (1511-1574) l’aver attribuito a Botticelli la paternità dei disegni e l’aver tramandato la collaborazione tra il pittore e Baccio Baldini, ma parte della critica non concorda: potrebbe essere stato lo stesso Baldini l’inventore della composizione sulla base di semplici schizzi di Botticelli.
Queste perplessità derivano principalmente da motivi stilistici perché i disegni, o almeno la loro traduzione in stampe, rivelano un gusto giustamente definito “arcaicizzante” [Figure 1 e 2].

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Figure 1 e 2. Baccio Baldini (da Sandro Botticelli?), illustrazioni per la Divina Commedia, 1484-1887 (?), incisioni a bulino (utilizzate per l’edizione di Niccolò della Magna stampata per la prima volta a Firenze nel 1481).

Non tutte le incisioni sono state eseguite nello stesso momento e la loro genesi non è del tutto chiara.
Dalla copia del contratto originale trovata da Lorenz Böninger nell’Archivio di Stato di Firenze, datata 24 dicembre 1480, si può dedurre che a quell’epoca non era stato ancora identificato un incisore e che l’incarico sia seguito subito dopo.
Pare quindi che i bulini per i primi due canti dell’Inferno siano stati eseguiti tra l’inizio del 1481 e il 30 agosto dello stesso anno in cui viene terminata la prima stampa, come riportato nel colophon, e che restano gli unici fino al 1484, come testimonia una lettera allegata alla copia di dedica all’umanista Bernardo Bembo (1433-1519).
Le altre 17 incisioni, destinate a illustrare altrettanti canti successivi dell’Inferno, sono state plausibilmente ultimate tra il 1484 e il 1487, presunta data di morte di Baccio Baldini.
Mentre le prime due incisioni risultano impresse direttamente sulla pagina di testo, alcuni infortuni incorsi in fase di stampa, hanno indotto a imprimere le 17 incisioni su fogli separati al fine di incollarli negli spazi lasciati bianchi sulla pagina. Si veda, ad esempio, la copia della Biblioteca Bodleiana di Oxford con l’incisione relativa al Canto II dell’Inferno, stampata sottosopra [Figura 3]. L’altra immagine, inserita per confronto, è tratta dall’esemplare facente parte della raccolta degli incunaboli dell’Accademia della Crusca di Firenze ed è interessante perché testimonia l’esistenza di alcune copie in cui l’incisione del Canto II è ripetuta prima dell’inizio del Canto III [Figura 4].

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Figura 3. Pagina tratta dall’esemplare della Biblioteca Bodleiana di Oxford.

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Figura 4. Pagina tratta dall’esemplare dell’Accademia della Crusca, collocazione inc. 14 [Vedi].

I disegni per Lorenzo di Pier Francesco de’ Medici
In epoca imprecisata, presumibilmente durante gli anni Novanta del Quattrocento, Lorenzo di Pier Francesco de’ Medici (1463 – 1503), cugino di Lorenzo il Magnifico e ritenuto il committente di alcune tra le opere più note di Botticelli come la Primavera, la Nascita di Venere, Pallade e il Centauro, gli commissiona l’esecuzione di una serie di disegni destinati a illustrare un testo manoscritto della Divina Commedia.
Ci sono pervenuti 93 disegni (su 92 fogli), rispetto al progetto originale che doveva contemplarne un numero superiore; mancano 8 disegni relativi all’Inferno, che si devono considerare perduti e due disegni per altrettanti canti del Paradiso che forse non sono mai stati eseguiti. Il supporto è costituito da fogli di pergamena di pecora che misurano circa 32,5 cm. di altezza e 47,5 di larghezza, tranne un disegno raffigurante il Grande Satana che misura cm. 46,8 x 63,5. Ciascun foglio reca un solo disegno sul lato liscio (al verso), mentre il testo manoscritto è riportato sul lato poroso detto fiore (al recto); fa eccezione il primo foglio su cui compare sia il disegno La voragine infernale sul recto – uno dei più celebri [Figura 5] – sia il disegno riferito al Canto I dell’Inferno sul verso.

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Sandro Botticelli, La Voragine infernale, disegno su pergamena, Biblioteca Apostolica Vaticana.

Per eseguire i disegni, Botticelli si è servito uno stilo d’argento con il piombo, ripassandone poi i contorni con inchiostro ocra, oro o nero. L’unico disegno “finito” e il già citato La voragine infernale, altri sono privi di colore [Figura 6], alcuni colorati solo parzialmente [Figura 7].

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Figura 6. Sandro Botticelli, Purgatorio I, disegno, Berlino, Kupferstichkabinett.

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Figura 7. Sandro Botticelli, Inferno XVIII, disegno su pergamena, Biblioteca Apostolica Vaticana.

Per quanto riguarda la parte manoscritta, ciascun foglio reca – sul recto, come si è già detto – un intero canto, senza la prima lettera destinata a essere miniata e senza il primo verso che doveva essere scritto in caratteri colorati. La stesura del testo si deve al presbitero Nicola Mangona, un calligrafo tra i più noti nella Firenze quattrocentesca.
Quanto all’epoca di esecuzione dei disegni, la data ante quem è il 1503, anno di morte del committente Lorenzo di Pier Francesco de’ Medici. Si ritiene, sebbene la critica non sia concorde, che Botticelli possa averli realizzati nel corso degli anni Novanta, come accennavamo all’inizio, e ciò, nonostante l’invenzione della stampa a caratteri mobili in Occidente risalga a ben prima, ossia al 1455.
Del manoscritto e relative illustrazioni si perdono le tracce nel Cinquecento e nel 1632 esso risulta già smembrato. Dopo varie vicissitudini, 7 fogli sono pervenuti alla Biblioteca Apostolica Vaticana che li conserva tutt’ora. Gli altri 85 fogli, al termine di altrettante vicende sono giunti in Germania e finalmente accorpati in un’unica raccolta depositata presso il Kupferstichkabinett di Berlino solo dopo la riunificazione del 1989.
Le notizie relative ai disegni commissionati da Lorenzo di Pier Francesco de’ Medici sono state tratte da varie fonti, tra le quali spicca l’articolo di Francesca Interguglielmi, scritto il 15.4.2021 e pubblicato su Finestre sull’Arte [Leggi].
La riproduzione di numerosi disegni è reperibile nell’ambito del progetto Wikimedia Commons [Vedi].

Novembre 2022

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