Le soppressioni austriache e il trasporto del coro ligneo da S. Romano in S. Lorenzo

di Pierluigi Majocchi

A partire dal 1772 fino al 1789, sotto il regno prima di Maria Teresa d’Austria e poi di Giuseppe II d’Asburgo, la politica austriaca che intendeva accentrare nello Stato le funzioni riguardanti l’Istruzione pubblica, l’Assistenza sanitaria, e l’Assistenza caritativa, portò alla profanazione di un gran numero di chiese, alla chiusura di molti conventi di frati e monasteri di monache e alla soppressione di quasi tutte le antiche Confraternite o Scuole gestite sia da laici che da religiosi.
I loro beni vennero incamerati dallo Stato e fatti confluire in un Fondo di Religione, i cui proventi sarebbero stati utilizzati per sostenere le funzioni passate in gestione allo Stato.
In conseguenza di questa riforma il 15 dicembre 1775 nella parrocchia di S. Lorenzo venne soppressa l’antica Scuola della Concezione di Maria eretta ufficialmente nei primissimi anni del Cinquecento, che tanta parte aveva avuto nella storia della chiesa di S. Lorenzo. Il suo ruolo fu affidato alla Scuola del SS. Sacramento fondata in S. Lorenzo il 25 giugno 1636.
Nella sola città di Lodi si profanarono 24 chiese, e fra queste ci fu anche la chiesa di S. Romano, coll’annesso convento dei Canonici Regolari Lateranensi di S. Agostino, che si trovava sull’attuale via Legnano all’angolo colla via Elisa Giambelli.
Il complesso era stato assegnato nel 1545 ai Canonici Lateranensi, dopo che gli stessi erano stati allontanati nel 1523 dal loro convento di S. Bartolomeo nei Borghi di Lodi a causa della distruzione dei borghi per esigenze belliche, e dopo essere stati temporaneamente ospitati dal 1523 al 1528 nel convento di Santa Agnese sostituendosi ai frati Eremitani di S. Agostino.
Negli anni dal 1570 al 1576 l’allora priore di S. Romano, Paolo Pellati, arricchì a sue spese la chiesa di pregevoli manufatti di notevole valore artistico, fra i quali soprattutto il balconcino dell’organo col nuovo organo, il preziosissimo tabernacolo, l’inferriata davanti all’altare maggiore, il pulpito, e il nuovo coro ligneo per il quale si spesero 1845 lire imperiali, comprese la costruzione l’intagliatura e la verniciatura . Ad eseguire i lavori in legno venne chiamato il famoso intagliatore Anselmo de Conti che fu incaricato anche di dirigere e coordinare tutti i lavori di restauro (nota 1).
Egli portò a Lodi anche i suoi quattro figli, Cesare, Virgilio, Pierangelo e Sacripante che costituirono con lui una bottega famigliare di maestri da legname, e nel 1579 stipularono un contratto con le monache di S. Giovanni Battista di Lodi per costruire le 40 sedie di noce del coro della chiesa.
Dopo che la chiesa di S. Romano fu definitivamente profanata il 6 luglio 1772, la maggior parte degli arredi venne distribuita a diverse chiese ed enti; in questa fase il coro ligneo passò alla chiesa di S. Lorenzo [Figure 1 e 2] che a quel tempo era retta dal preposto Giovanni Battista Magnani (1768-1789).

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Figure 1 e 2. Anselmo de Conti e bottega, coro ligneo, Lodi, chiesa di S. Lorenzo (già nella chiesa di S. Romano).

Giovanni Battista Molossi nella sua opera Memorie d’alcuni uomini illustri della città di Lodi (nota 3), scritta nel 1776 e quindi contemporanea ai fatti, trattando delle opere di Paolo Pellati spiega che dopo la profanazione della chiesa di S. Romano “Il quadro rappresentante S. Romano, che fu poscia cambiato in quello di S, Lorenzo, e le sedie del coro, [furono date] alla Collegiata di S. Lorenzo, che, a spese del Capitolo, furono ne’ più acconci modi al loro coro adattate” e aggiunge che “Le case, e la Chiesa della Canonica, tosto che furono date a livello al molto reverendo sig. don Giovanni Battista Magnani Proposto della Insigne Collegiata di S. Lorenzo, le prime furono appigionate a varie persone, e nella Chiesa già profanata, col trasporto de’ cadaveri alla Chiesa del Carmine ora prepositurale di S. Salvatore, costruito venne il Magazzino del pane pel Militare, coll’aggiunta d’altra fabbrica al medesimo necessaria”.
A conferma di questo fatto, vanno anche alcuni appunti manoscritti eseguiti forse dal preposto Andrea Astimagno (1837-1857), nei quali è scritto che il preposto Giovanni Battista Magnani, essendo troppo angusta l’abitazione unita alla chiesa, si ritirò prima nella casa Maldotti, e “comprò poi il grande locale della canonica di S. Romano da cui veniva a celebrare in S. Lorenzo. Qui [cioè nella chiesa di S. Lorenzo] vi sono le sedie del coro e l’immagine di S. Romano convertita in S. Lorenzo” (nota 4).
È probabile quindi che anche le figure dipinte sugli scranni del coro rappresentanti i compatroni S. Lorenzo e S. Eugenia siano state fatte dipingere dal preposto Gianbattista Magnani in quella circostanza, modificando le figure preesistenti.
Il bellissimo coro ligneo è composto da 13 scranni, sei per parte con al centro lo scranno maggiore, un numero che non a caso ricorda quello dei 12 Apostoli con al centro Gesù. Sullo schienale di ogni scranno, fra finte strutture architettoniche e pavimenti ad intarsio che danno l’illusione della profondità, sono inserite figure di santi.
Al centro è raffigurato Davide nell’atto di suonare l’arpa, fra S. Lorenzo che poggia la mano destra sulla graticola strumento del suo martirio, e Santa Eugenia ripresa nell’atto di aprirsi l’abito per mostrare ai suoi increduli carnefici di essere una donna.

NOTE

[1] ASM-Fondo Religione cartella 5112, libro intestato Spesa della fabbrica della chiesa di S. Romano dal 1570 al 1576.

[2] Federico Cavalieri e Mario Comincini, Oltre i Piazza, in Quaderni del Museo Civico di Lodi, n. 1 p. 178.

[3] Giovanni Battista Molossi, Memorie d’alcuni uomini illustri di Lodi, parte II p. 78, Lodi 1776.

[4] APSLLo, Capitolo S. Lorenzo I, Appunti inseriti in coda al Libro rosso dei Parroci di S. Lorenzo.

(*) Capitoletto estratto da una ricerca dello stesso autore sulla chiesa e parrocchia di S. Lorenzo in Lodi (in attesa di pubblicazione).

Sempre a cura di Pierluigi Majocchi pubblichiamo un riassunto trascritto in forma di tabella, il più possibile aderente al testo originale, del grosso fascicolo conservato nell’Archivio di Stato di Milano nella cartella 5112 del Fondo di Religione di cui alla nota 1 sopra [Vedi].


Prima pubblicazione: Antiqua.mi, settembre 2013

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