Trumò intarsiato del Settecento attribuibile a bottega bergamasca (Caniana?)

di Andrea Bardelli

Nella scorsa estate ho pubblicato un articolo su un cassettone intarsiato con figure di putti e animali, appartenente a una famiglia di mobili che mi sono sentito di assegnare alla bottega dei Caniana, attivi prevalentemente nella Bergamasca tra Sei e Settecento [Leggi].
Troviamo dei putti del tutto simili intarsiati in avorio sul fronte della ribalta e sulla cimasa di un cassettone a ribalta con alzata (d’ora innanzi trumò) passato in asta da Sotheby’s a Londra il 5 luglio 2006 [Figura 1].

Figura 1. Bottega bergamasca (Caniana?), cassettone a ribalta con alzata, Sotheby’s a Londra, 5 luglio 2006 n. 114.

Anche se non vi sono riscontri puntuali, la fonte iconografica dei putti è rintracciabile – come nel caso del cassettone di cui sopra – nelle incisioni di Claudine Bouzonnet-Stella, tratte da disegni dello zio Jacques Stella e pubblicate a Parigi nel 1657 col titolo Les jeux et plaisirs de l’enfance.
Si noti che, mentre i putti ideati da Stella sono nudi, in questo mobile, come nell’altro, i putti indossano sui fianchi una fascia realizzata in noce che interrompe il candore dell’avorio
I due putti sull’altalena raffigurati al centro della cimasa del trumò trovano invece un confronto perfetto con l’identico motivo che compare su diversi cassettoni attribuiti proprio alla bottega dei Caniana [Figura 2], alcuni dei quali pubblicati nel 2008 sulla rivista del Castello Sforzesco di Milano, il cui museo dedicato ai mobili ne ospita uno all’interno delle sue raccolte (nota 1).

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Figura 2. Bottega Caniana (attr.), cassettone, collezione privata.

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Dettaglio Figura 1.

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Dettaglio Figura 2.

In quella sede veniva pubblicato uno “spolvero”, ossia un disegno utilizzato per riportare una figura sulla superficie da decorare, conservato presso la Fondazione Fantoni di Rovetta (Bg) [Figura 3], sovrapponibile con un intarsio eseguito da Gian Battista Caniana (1671-1754) su un armadio della sacrestia della parrocchiale di Brignano Gera d’Adda (Bg) [Figura 4], nonché sugli schienali della Terza Sacrestia della basilica di San Martino ad Alzano Lombardo (Bg).

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Figura 3. Putti sull’altalena, spolvero, Rovetta, Archivio Fondazione Fantoni, inv. A3889 (per gentile concessione, pubblicato in Bardelli-Mander 2008, vedi nota 1).

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Figura 4. Gian Battista Caniana, armadio da sacrestia (particolare), Brignano Gera d’Adda, parrocchiale ( Labaa 2001, op. cit., p. 100, vedi nota 3).

Questi confronti erano stati tra i principali argomenti per attribuire alla bottega dei Caniana i cassettoni in discorso.
Su queste basi, non siamo in grado di sostenere con assoluta certezza che il trumò sia uscito dalla bottega dei Caniana, tuttavia, possiamo citare due indizi, per quanto esili, che parrebbero confermarlo. Il primo è che il mobile, nel catalogo d’asta, viene indicato “lombardo-veneto”, definizione invalsa nel mondo antiquario per identificare mobili “ibridi” e collocarli a Bergamo o a Brescia (nota 2).
Il secondo, più interessante, è che dello scarabattolo interno si dice costituito da sei cassetti intarsiati con animali (“six drawers inlaid with animals”) che rimandano alle scene con animali evidenziate con riferimento ai cassettoni di cui stiamo discutendo.
Altre conferme si possono reperire attraverso confronti con opere note dei Caniana.
Gian Battista, oltre che artefice del legno (intarsiatore e intagliatore), è stato anche un valente architetto (nota 3).
Presso la già citata Fondazione Fantoni si conservano alcuni suoi disegni, come quello per le cantorie del Duomo di Bergamo [Figura 5], oppure per l’altare dello Spirito Santo nella basilica di Alzano Lombardo [Figura 6] dove, nella definizione della parte parte superiore, egli dimostra dimestichezza con le architetture barocchette che trovano un’applicazione proprio nella cimasa delle alzate nei “trumò” segnatamente lombardi (nota 4).

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Figura 5. Gian Battista Caniana, cantoria del Duomo di Bergamo, disegno, Fondazione Fantoni (Labaa 2001, op. cit., p. 88).

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Figura 6. Gian Battista Caniana, altare dello Spirito Santo nella basilica di Alzano Lombardo, disegno, Fondazione Fantoni (Labaa 2001, op. cit., p. 92).

Restando nel campo dei manufatti lignei è possibile mettere a confronto il nostro trumò con l’imponente confessionale commissionato a Gian Battista Caniana per la basilica di Santa Maria Assunta a Gandino (Bg) [Figura 7].

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Figura 7. Gian Battista Caniana, confessionale, Gandino, basilica (Labaa 2001, op. cit., p. 97).

Come si può notare, le due cimase presentano qualche punto di contatto nell’adozione delle due volute a ricciolo, scelta per altro confacente all’ampio repertorio dell’architettura barocchetta lombarda.

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Dettaglio Figura 1.

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Dettaglio Figura 7.

Infine, l’utilizzo dell’avorio, della madreperla e di altri materiali come l’argento, insieme a legni di varie essenze e colore fa parte delle soluzioni decorative adottate dai Caniana. Si veda un particolare dell’altare della chiesa conventuale di S. Croce in Rocchetta a Bergamo [Figura 8] eseguito da due figli di Gian Battista Caniana: Giuseppe ( 1709-1761) e Caterina (1697-1784).

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Figura 8. Giuseppe e Caterina Caniana, paliotto (particolare), Bergamo, chiesa di S. Croce in Rocchetta (Labaa 2001, op. cit., p. 224).

Tutti questi indizi, pur con diversi pesi, concorrono a rendere plausibile che il mobile si possa effettivamente considerare bergamasco, inducendoci a trarre alcune importanti conclusioni e deduzioni.
Saremmo in presenza del primo e unico caso fin’ora segnalato di mobile barocchetto, del genere decorato con cornicette nere, da ascrivere a Bergamo.
Da tempo, infatti, si pensava che a Bergamo questo gusto non avesse attecchito e che, anche in pieno Settecento, si continuassero a costruire i classici canterani di stampo secentesco, del genere di quelli commentati nel precedente articolo dia cui abbiamo preso le mosse.
Potremmo allora pensare di considerare bergamaschi anche altri mobili a “cornicette nere”, ancorché privi di intarsi, che presentino forti analogie con il trumò appena esaminati nella forma del corpo inferiore e nell’alzata (con particolare riferimento alle ante e alla cimasa), nei piedi e, soprattutto, nel disegno eseguito disponendo le cornicette.
Al momento, una ricerca effettuata con centinaia di esemplari di ribalte e trumò presenti nell’archivio fotografico di Antiqua.mi non ha consentito di reperire confronti significativi, ossia mobili che presentassero elementi morfologici o decorativi che li potesse mettere in relazione al nostro. Sembrerebbe quindi per ora trattarsi di un caso isolato, il tentativo da parte dei Caniana di cimentarsi in una tipologia per loro insolita.

NOTE

[1] A. Bardelli-M. Mander, Su Giovan Battista e Giovanni Paolo Caniana, Rassegna di Studi e notizie, Castello Sforzesco, Milano 2007-2008 pp. 37-51.

[2] La definizione di lombardo-veneto – di per se inappropriata, essendo il Lombardo-Veneto una realtà geopolitica istituita solo nel 1815 – può essere scaturita considerando la forma lombarda del mobile e il tipo di intarsio di “gusto fiammingo” riscontrabile in alcuni mobili classificati come veneti (C. Alberici, Il mobile veneto, Electa, Milano 1980, p. 119-126; C. Santini, Mille mobili veneti. L’arredo domestico in veneto dal sec. XV al sec. XIX. Le province di Verona, Padova e Rovigo, Artioli, Modena 2000, p. 63-65).

[3] L’indispensabile testo di riferimento è: R. LABAA, Gian Battista Caniana. Architetto e Intarsiatore, Almenno San Bartolomeo (Bg) 2001.

[4] Qui il termine “lombardo” è usato in un’accezione ristretta, riferendolo ai mobili prodotti a Milano e nelle province limitrofe, escludendo gli ambiti bergamaschi e bresciani non solo perché all’epoca appartenenti alla Repubblica di Venezia, ma perché, salvo quanto cerchiamo di dimostrare in questo articolo, il classico mobile decorato con cornicette nere a rilievo non vi trova alcun riscontro.

Prima pubblicazione: Antiqua.mi, ottobre 2019

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