Notizie su Anselmo e Cesare de’ Conti a Lodi (fine XVI secolo)

di Pierluigi Majocchi

In alcuni articoli pubblicati su questo sito è stata presentata l’attività lodigiana di Anselmo de Conti, artefice del legno milanese; una prima volta in relazione al coro realizzato con il figlio Virgilio per la chiesa di S. Romano tra il 1570 e il 1576 e una seconda volta, in breve, in relazione alla costruzione di un camino in marmo rosso nel 1574 insieme a Giovanni Pietro Codeferri (nota 1).
In un successivo documento datato 11 maggio 1581 [Figura 1], Anselmo de’ Conti fu Pietro, che risulta abitante a Milano nella parrocchia S. Giorgio al Pozzo a Porta Orientale, promette di costruire una sedia da coro con due angeli al posto delle colonne per la chiesa di S. Cristoforo a Lodi, e di farlo in quattro mesi ricevendo un compenso di 23 scudi d’oro (nota 2).

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Figura 1. Documento datato 11 maggio 1581 relativo alla commessa ad Anselmo de’ Conti di un coro ligneo per la chiesa di S. Cristoforo a Lodi.

Di questo lavoro in S. Cristoforo non esiste più niente. La chiesa venne trasformata in epoca napoleonica prima in stalla e poi in caserma, si sono salvate soltanto alcune tarsie del coro che sono state collocate nell’abside del Duomo di Lodi.
Poco più tardi, troviamo a Lodi anche il figlio di Anselmo, Cesare de’ Conti. Abita a Lodi vicino a S. Agnese ed è anch’egli “legnamaro”, ma esercita la sua attività separatamente dal padre.
Risalgono al 1583 (3 agosto) gli accordi presi con il Capitolo del Duomo di Lodi per costruire un grande armadio di noce per la Sacrestia, simile a quello costruito per i padri Barnabiti di Milano, solo più alto per particolari esigenze di contenuto. L’armadio deve occupare tutta la lunghezza della parete della Sacrestia, dall’uno all’altro muro, deve essere consegnato in tre mesi e il prezzo concordato ammonta a 50 scudi d’oro (nota 3).
Nel Duomo di Lodi vi sono due grandi Sacrestie: una al primo piano e una posta ad un piano superiore.
La prima contiene un arredo ligneo molto bello ma realizzato in uno stile che rimanda al pieno Settecento; l’ambiente della sacrestia è stato addossato alla facciata esterna del Duomo che conserva ancora le arcatelle, i decori e le finestre che dimostrano che l’ambiente fu costruito in epoca più recente.
La seconda, invece, ha una struttura più antica, ha il tetto in volta, come si legge nel documento e contiene un arredo ligneo che occupa tutte e quattro le pareti [Figure 2 e 3].

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Figure 2 e 3. Mobili da sacrestia (particolari), Lodi, Duomo.

Gli armadi sono in legno di noce, ma un’analisi stilistica li colloca tra la fine del XVII e gli inizi del XVIII secolo, quindi l’armadio di Cesare de’ Conti è da considerare, al momento, perduto (nota 4).
L’ultimo lavoro documentato di Cesare de’ Conti a Lodi risale al 1587 ed è la costruzione di due scanni e una porta per il coro di S. Agnese, da consegnare in due mesi circa al prezzo di 28 scudi d’oro. Come è noto, il coro era stato realizzato solo un anno prima da Lazzaro Barbieri (nota 5) e viene chiesto a Cesare di adattarsi allo stile di questo. In particolare nel documento, che è datato 29 luglio 1587, si legge “e dette sedie ano da esser chonforme a un desegno qual sarà presso Pietro Bagio nodar” e più avanti “ deti banchi abiano da essere più chonformi a il choro che si po’ ”. Non sappiamo perché questo incarico non sia stato assegnato allo stesso Barbieri; potrebbe essere morto, essersi trasferito altrove oppure possono esserci stati dei dissapori con la committenza.

NOTE

[1] Le soppressioni austriache e il trasporto del coro ligneo da S. Romano in S. Lorenzo (settembre 2013) [Leggi]; L’attività di Giovanni Pietro Codeferri a Lodi (ottobre 2013) [Leggi].

[2] ASML, Fondo Notarile, Notaio Bracchi Tommaso fu Ludovico (trascritto in Appendice, Documento 1).

[3] ASML, Fondo Notarile, Notaio Paleari Michele (trascritto in Appendice, Documento 2). Il documento contiene un descrizione abbastanza particolareggiata di come deve essere fatto l’armadio.

[4] Sul Duomo è in via di pubblicazione (ottobre 2014) un volume nel quale è probabile si parli anche delle Sacrestie.

[5] ASML, Fondo Notarile, Notaio Baggi Pietro (trascritto in Appendice, Documento 3). Sul coro in S.Agnese si rimanda a Il coro ligneo di Lazzaro Barberi per S. Agnese a Lodi (febbraio 2014) [Leggi].

Note in calce
Quanto viene specificato dai committenti di Cesare de’ Conti “simile a quello costruito per i padri Barnabiti di Milano”, induce ad alcune riflessioni.
Nel 1587 la chiesa dei padri Barnabiti era quella dei santi Paolo e Barnaba, nata dalla ristrutturazione (1561 circa) su disegno di Galeazzo Alessi dell’antica chiesa di S. Barnaba in brolo, già restaurata nel 1545 dal nuovo ordine di san Paolo, detto anche dei Barnabiti proprio dalla chiesa di S. Barnaba, fondato nel 1533 da padre Antonio Maria Zaccaria,.
Non può trattarsi dell’altra grande chiesa barnabita di Milano, quella di sant’Alessandro, fondata da san Carlo Borromeo solo nel 1602 su progetto del barnabita Lorenzo Binago.
In genere, un artefice viene incaricato perché un suo precedente lavoro è stato già visto e apprezzato e questo lavoro viene spesso richiamato espressamente nel contratto.
E’ pur vero che proprio a Cesare viene chiesto per S. Agnese di adattarsi allo stile di Lazzaro Barbieri (vedi sopra), ma in Duomo si tratta di arredare un ambiente ex novo senza mobili preesistenti ai quali doversi conformare. Quindi è probabile che l’armadio “barnabita” evocato come modello, oggi da considerare perduto, fosse stato eseguito dallo stesso Cesare de’ Conti o, tuttalpiù, da qualche membro della sua famiglia, per la chiesa milanese dei santi Paolo e Barnaba ante 1587.
Come riportato in nota 4 è in preparazione un nuovo volume sul Duomo di Lodi dal quale potrebbero emergere importanti notizie. Nell’attesa, riferiamo che gli autori delle attuali armadiature delle due sacrestie nel Duomo di Lodi, sono al momento ignoti. Tuttavia è possibile evidenziare in alcuni elementi costruttivi e decorativi riscontri formali con gli arredi del Santuario dell’Incoronata, sempre a Lodi, e più precisamente sia con il coro eseguito da Carlo Antonio Lanzani (ultimato nel 1697-99), sia con un armadio realizzato da Antonio Rota o Rotta, attualmente collocato in un corridoio adiacente la sacrestia, eseguito in uno stile arcaico rispetto allo stile con il quale lo stesso Rota realizza l’arredo interno della sacrestia nel 1744
Andrea Bardelli

Appendice

Documento 1

ASML – Fondo notarile, notaio Bracchi Tommaso fu Ludovico

1581 11 Maii

Promissio et obligatio facta per d. Anselmum de Comitibus f.q. d. Petri habitatorem in civitate Mediolani parochie S. Georgii ad Putheum (…) Porte Orientalis, presentem sponte etc., reverendo domino don Egidio de Laude Vicario in monasterio Sti Christofori Laude presenti stipulanti et acceptanti nomine monasterii Villanove et (…),
de construendo et construi faciendo predicto rev. d. Egidio, sedille unum sive ut vulgo dicitur una sedia a choro, una cum sede inferiori (…) ex assidibus nucis, cum duobus angelis loco columnarum, bene facta et ad laudum periti, hinc ad quatuor menses proxime futuros.
Ita tamen quod predictus rev. d. Egidius illam transmittat ad accipiendum in civitate Mediolani pro eam defferendam ad presentem civitatem, et quod predictus d. Anselmus teneatur illam unire in simul, sed tum predictus d. don Egidius teneatur ad expendendum cibarias, et hoc pro pretio scuttorum viginti trium auri italorum, de quo pretio ex nunc preditus d. Anselmus confitetur habuisse libras septuaginta quatuor et solidos octo imperiales et reliquas restantes solvere promittit incontinenti fabricam dicte sede sub pena omnium dampnorum.
Promittens etc., et cum pactis executivis etc., et iuraverunt videlicet predictus rev. d. don Egidius more religioso, et predictus d. Anselmus tactis Scripturis.
Actum prout supra in studio domus habitationis mei notarii site in vicinia Sti Vitti Laude anno 1581 indictione nona die Sabati XIII mensis Maii, presentibus
magnifico J.C. d Jo. Francisco Cipello filio magnifici d. Maximiliani habitatore predicte vicinie StiVitti,
nobili d. Jo. Jacobo Codatio f.q. nob. d . Christofori habitatore predicte civitatis Laude vicinie SS. Naboris et Felici,
et nobile d. Ludovico Ricardo f.q. nob. d. Camilli vicinie S. Geminiani predicte civitatis Laude, omnibus testibus nottis et idoneis ,
et pro notariis consentientibus nobili d. Alexandro Pusterla et Danielle Tencha ambobus notariis Laude.

Documento 2

ASML – Fondo notarile, notaio Paleari Michele
Conventiones et pacta facta per et inter
rev. dd. Capitulares parte una,
et magistrum Cesarem de Comitibus ex altera.

In nomine Domini Amen, anno nativitatis eiusdem millesimo quingentesimo octuagesimo tertio indictione XI.ma die Mercurii tertio mensis Augusti.
Ibique convocato et congregato reverendo Capitulo ecclesie maioris Laude, de impositione iussu et mandato multum reverendi et magnifici J.U.Doctoris apostolici prothonotarii domini Alberti de Vignate prepositi eiusdem ecclesie comunis Laude, citato per d. presbitero Dionisium de Scalphis custode dicte ecclesie ut retulit, in presentia multum reverendi et magnifici J.U.Doctoris apostolici prothonotarii perpetui comissarii abbatie Sanctorum omnium civitatis Cremone d. Marci Antonii Amidani vicarii generalis sedis episcopalis laudensis, in qua quidem convocatione et aggregatione aderant fuerunt et sunt predictus magnificus reverendus d. Prepositus nec non multum rev. d. Jacobus Antonius Bizonus apostolicus prothonotarius archidiaconus eiusdem ecclesie, Gaspar Antonius Schachus archipresbiter, Jacobus Raynoldus, Flavianus Rubeus, Stephanus Panigarola, Camillus Bellavita, Baldesar Francinetus, Albertus Morbius, Aurelius Trestus, Franciscus Isella, Petrus Paulus Valentinus, et Heronimus Gratiolus, omnes canonici prebendati predicte ecclesie laudensis facientes et representantes totum et integrum Capitulum predicte ecclesie ob infirmitatem rev. J.U.Doctoris d. Cesaris Andena et absentiam aliorum qui licet vocati fuerint non comparuerunt ut ipse custos retulit.
Qui quidem rev. d. Prepositus, archidiaconus, archipresbiter, et canonici, prius habito inter eos colloquio hac posito et obtento partito per balotas, sponte etc. et aliter omni meliori modo etc., parte una,
Et magistro Caesar de Comitibus, filius (separatus et qui ut asserit negotia sua separari et agi) d. Anselmi, vicinie ecclesie (Sancte) Agnetis Laude, parte altera,
sponte devenerunt et deveniunt ad infrascriptas conventiones et pacta solemni et valida stipulatione hinc inde interposita, videlicet:
Primieramente ch’el detto maestro Cesare sia tenuto et obligato a fabricar uno armario nella sacrastia de sopra della chiesa magior di Lodi tutto de noce et albera per rispetto di fondi et casse sequndo la forma et modello de l’armario fabricato nella sacrastia de li padri Bernabitti in Milano, ponendoli li ferri cioè chiavadure ase botoni manete et chiavi, et tutto ciò c’è bisogno sequndo la forma et modello de detto armario de Bernabitti, ponendoli la sua bandella avanti et come sta quello de detti Bernabitti.
Il qual arnario sia et deba esser de longheza quanto capisse da l’uno muro a l’altro che resta d’essa sacrastia, e alteza et largheza ala forma et sequndo quello de detti Bernabitti, salvo perhò che detto maestro Cesare sia tenuto a far le sponde che sono più alte del detto armario per governar pali sopra gli telari quali per lo incomodo de banchini d’esso Capitolo si fariano tanto alte quanto sono de esso cardenzono già detto et de più ancora sino a l’imposta dela volta de essa sacrastia, con le sue ante spezate et fondi per poter governar le robbe della sacrastia.
Et detto armario si facia con vintiuna cariola in trei campi a la forma del sudetto armario di Milano, et con sue casetine de sopra et de sotto conforme al detto armario de Milano, con suoi cornisoni cornice et di più con una sponda che faccia spalera con rispondente al resto della opera. Et de più far un piede de noce per la croce de l’altar magior con l’ornamento condecente.
Et questo da qua a trei mesi per lo avenire sia tenuto darlo finito a tutte sue spese come detto di sopra et sia colaudato al giuditio de uno perito confidente de le parti. Et esso maestro Cesare sia tenuto a far bono tutto quello che sarà giudicato per detto perito caso che non lo facesse iusto et sequndo la forma et modello, et de assoni grossi et ben lavorati et sechi et siano sechi de trei anni et così siano tutte le asse de detta opera, caso che detto maestro Cesare manchasse de quanto è detto di sopra, salvo sempre et reservato che le sponde di sopra siano de largheza de nove onze de più a misura milanese che non è quello deli Bernabitti al servitio sudetto.
Item che detti reverendi Capitulari siano tenuti et obligati dar al detto maestro Cesare per causa del detto cardenzono over armario come di sopra scudi cinquanta da lire seii l’uno nel modo infrascritto, videlicet
De presenti scudi venti (et quali scudi venti esso maestro Cesare confessa verso li sudetti signori Capitulari qua presenti et che aceteno haverli hauti et receputi in tanta pecunia d’oro et argento sborsata per il molto rev. Baldesar Francineto tesorer d’esso Capitolo et quali danari essi signori Capitulari promettono al detto signor thesorero de compensarli et farli boni ne i suoi conti) et il resto che è de scudi trenta prometono pagarli al detto maestro Cesare presente et che aceta, cioè scudi dieci d’oro da qua a doi mesi, et il restante finita che sarà l’opera.
Item nel caso che il detto maestro Cesare non finisse la detta opera in detto tempo, che sia lecito allora et in quel caso a detti signori Capitulari pigliar un altro maestro et farla fonir a spese de esso maestro Cesare perché così per patto espresso si sono convenuti.
Et de sic attendere et observare promisserunt et promittunt dicte partes sibi vicissim et ad invicem, obligando predicti reverendi Capitulares bona dicti Capituli et dictus magister Caesar se et bona sua, renuntiando etc. et cum pactis executivis vicissim et iuraverunt tactis Scripturis in manibus predicti rev. d. Vicarii.
Actum prout supra in sacrastia maiori in ecclesia maiori Laude presentibus rev. presbitero domino Camillo de Recorda filio domini Baptiste vicinie ecclesie maioris Laude, d. Fabritio de Zanchis f.q. d. Benedicti vicinie S. Nicolini Laude, et Camillo de Sessis f.q. d. Hieronimi vicinia S. Salvatoris Laude, omnibus testibus idoneis.

Documento 3
                                                                           ASML – Fondo notarile, notaio Baggi Pietro fu Gio. Francesco

Conventiones inite inter monasterium Ste Agnetis Laude, ex una,
et d. Cesarem de Contis, ex altera.
Rogatum per me Petrum Bagium notarium laudensem.

In nomine Domini anno nativitatis eiusdem millessimo quingentessimo octuagessimo septimo indictione XV.a die Mercurii 29 mensis Julii.
Dominus Caesar de Contis filius divisus et separatus domini Anselmi, habitator Laude vicinie maioris, ex una parte,
et rev. d. Aurelius de Modellis [Nota *] frater professus in monasterio Ste Agnetis Laude, suo nomine ac nomine et vice aliorum dominorum fratrum dicti monasterii pro quibus promittit de rato etc. renunriando etc., ac etiam renuntiando ne possit allegare et se excusare se promisisse factum alienum et fecisse quicquid potuerit, ex altera,
sponte devenerunt et deveniunt ad infrascriptas conventiones et pacta stipulatione hinc inde interposita, promittentes dicte partes sibi vicissim attendere et observare contenta in infrascriptis conventionibus et pactis sub reffectione omnium expensarum damnorum et interesse etc.. Et pro premissis attendendis per ipsas partes extiterunt fideiussores ac principales debitores videlicet
pro predicto d. Aurelio, suo et dicto nomine, magnificus d. Jacobus Tridatus f.q. magn. d. Aluisii, vicinie Ste Agnetis Laude,
et pro dicto d. Caesare, dominus Jo. Petrus de Zanabonis f.q. d. Baptiste habitator in vicinia S. Laurenti,
ibi presentes, et qui principaliter et insolidum, ita quod insolidum etc. renuntiando etc., attendere et observare unica tamen observatione sufficiente contenta in dictis infrascriptis conventionibus pro domino Caesare et rev. d. Aurelio suo et dicto nomine stipulantibus, et me notario stipulanti etc.
quarum conventionum tenor talis est, videlicet

Adì 29 de Luiio 1584……..

Ponatur tenor
Insuper predictus d. Caesar confessus fuit et confitetur versus predictum reverendum d. Aurelium stipulantem suo et dicto nomine, ab eo habuisse et recepisse libras quinquaginta quatuor imperiales in pecunia argenti ibidem exhibita datta et consignata in presentia, quam dixerunt, ad bonum computum scutorum viginti octo de quibus in super narratis conventionibus. Promittentes dicte partes ac fideiussores insolidum etc., obligando bona et iura etc.,renuntiando etc., cum pactis executivis vicissim et insolidum etc., et iuraverunt, videlicet, predictus rev. d. Aurelius posita manu ad pectus more religioso, et Caesar tactis Scripturis.
Actum in studio domus habitationis mei notarii site in vicinia S. Michaelis Laude, presentibus
nobili d. Latino Cadamusto f.q. nob. d. Ulissis, vicinie S. Geminiani Laude, teste noto,
dominis Antonio et Jo. Petro fratribus della Costa f.q. d. Manfredi, habitatoribus videlicet, dictus Jo. Petrus in loco Crucete territorii Brembii episcopatus Laude, et dictus d. Antonius in loco Camosati ultra Abduam ducatus Mediolani, omnibus testibus idoneis etc.,
et pro notariis Tristano Vignato et Jo. Pietro Ferrario notariis laudensibus.

Adì 29 de Luiio 1587

Nota de uno acordio fato tra li reverendi patri de Sta Agnesa et mi Ceser de Chonti maestro da legnamo, a far doii banchi da sacerdoto, ciovè si domadano sedie (…) de le quale serano achanto a il choro e dette sedie ano da esser chonforme a un desegno qual sarà presso Pietro Bagio nodar. E deti banchi sarano con il coperto de aprire, dando però li frati le ase et serrature, et li serà uno usso che sarà per intrar in el monasterio, e anchora deti banchi abiano da essere più chonformi a il choro che si po’, però non interompendo l’ordine de il bancho. E deti banchi ano da esser de noce chonforme a il choro.
E questa opera la à da far per precio de schudi vinti otto de soldi de l’anno, e deti dinari me li abiano da dar in tri termini, cioè la terza parte de presente, e l’altra terza parte fato che sia meza opera, e l’altra terza chomo serà finita deta opera. E deta opera mi obligo darla finita per tuto il mese de Setembre prosimo che viene, e non dandola finita in detto termino mi contento di farla poi per scudi 23 de oro, non infravenendo prò desgrazia da il cielo o de infermità.
E per fede de il vero ò fato il presente schrito et sotoschrito de mia propria mane.
Io Ceser de Chonti mi obligo et afermo quanto di sopra.

(Nota *) Aurelio Modelli da Lodi, priore (vedi Capitolo del 13 Maggio 1586, ASM-Fondo religione cart. 4999-Procure).

Prima pubblicazione: Antiqua.mi, settembre 2014

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